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Rassegna Stampa-L'Argomento di Oggi - dal 2010-10-09 ad oggi 2011-03-19 Sintesi (Più sotto trovate gli articoli)

2010-10-09 nuove ammissioni dell'omicida: "quando la molestavo le davo dei soldi"

Ad Avetrana l'ultimo saluto a Sarah Le cugine: "Noi non siamo complici"

Diecimila persone ai funerali nel campo sportivo.

La moglie e la figlia di Michele Misseri nella camera ardente. Il legale dello zio chiede la perizia psichiatrica

AVETRANA (Taranto) - Diecimila persone si sono radunate nel campo sportivo di Avetrana per dare l'ultimo saluto a Sarah Scazzi, la quindicenne di Averana uccisa dallo zio il 26 agosto e il cui corpo è stato trovato due giorni fa dentro una cisterna. Al funerale ha partecipato l'intera cittadina, oltre a tanta gente arrivata dai comuni limitrofi. Nello stadio erano state messe più di duemila sedie, ma molti dei presenti sono rimasti in piedi e l'unica gradinata coperta dello stadio era gremita. da bambina, con la bambola nella borsa per il mare, con la sua magliettina rosa fucsia, con i suoi sogni di fuga da Avetrana.

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Sembra di sentirla mentre con la rabbia e la vergogna dell'adolescenza rimprovera lo zio, "certe cose non si fanno". Lui era così sicuro di quanta soggezione facesse a quella ragazzina che dice di non aver mai pensato che Sarah avrebbe riferito le molestie a Sabrina. "Misseri ha tenuto a precisare - scrive il giudice - che tanto sicuramente Sarah non avrebbe fatto parola con la cugina Sabrina altrimenti quest'ultima gliel'avrebbe riferito".

Strangolata per cinque minuti

Il gip non crede al mostro solitario. Non ci crede la procura, non ci crede l'avvocato di lui, Daniele Galoppa, e non ci credono i carabinieri. Nel descrivere i fatti, così come Michele li racconta, il giudice Rosati scrive "Stando al racconto del Misseri...". Il dubbio è sempre in prima riga. Dunque "Stando al racconto del Misseri i fatti sarebbero andati nei seguenti termini: il pomeriggio del 26 agosto mentre egli era nel garage della sua abitazione, affaccendato a mettere in moto il trattore, si è visto davanti Sarah che si è affacciata alla rampa di accesso e l'ha chiamato. Egli, non è ancora perfettamente chiaro in che termini, ha tentato un approccio sessuale, Sarah non ha gradito il gesto, ha voltato le spalle ed è andata via. A questo momento Misseri ha aggredito la ragazza con una corda, gliel'ha stretta attorno al collo facendo pressione per cinque, sei minuti finché la ragazzina si è accasciata al suolo senza riuscire ad emettere alcun urlo o gemito. In tale circostanza Sarah stringeva nelle mani il suo telefono cellulare che è squillato e le è quindi sfuggito, cadendo per terra e perdendo la batteria...".

Davanti alla bara bianca si sono seduti il padre e il fratello di Sarah. La madre è arrivata a cerimonia già iniziata e si è seduta accanto al figlio: non ha partecipato al rito religioso in quanto testimone di Geova. Alla fine della funzione ha lasciato immediatamente lo stadio scortata dalle forze dell'ordine, mentre il marito e il figlio sono rimasti per ricevere le condoglianze delle autorità.

le carte

Dubbi del gip su moglie e figlia

"Come mai non hanno sentito?"

L'interrogatorio di Michele Misseri: "L'avevo già molestata e lei si era ribellata". Nessun contatto con i parenti: c'è il rischio che concertino false versioni dei fatti

Dubbi del gip su moglie e figlia "Come mai non hanno sentito?"

L'interrogatorio di Michele Misseri: "L'avevo già molestata e lei si era ribellata". Nessun contatto con i parenti: c'è il rischio che concertino false versioni dei fatti

AVETRANA (Taranto) - Palazzo di giustizia di Taranto, venerdì pomeriggio. Il giudice delle indagini preliminari Martino Rosati scrive l'ordinanza di convalida del fermo per Michele Misseri, lo zio-orco di Sarah Scazzi. Ci pensa e ci ripensa, il giudice Rosati. Non gli sembra credibile che quell'uomo abbia fatto tutto in solitudine senza che nessuno sentisse nemmeno un lamento, un rumore. Le molestie nel garage, la reazione della ragazzina, lo strangolamento, la fuga in macchina, la violenza, il corpo buttato nella cisterna piena d'acqua... "Chi vuole prendere in giro con questa versione, signor Michele? Avanti, ci dica chi l'ha aiutata...", ha insistito il magistrato durante l'interrogatorio. Niente: Michele ripete che in questa storia l'anima nera è lui, solo lui. Ma il giudice nell'ordinanza il gip esprime in quattro pagine tutti i suoi dubbi.

Ombre sulla confessione

"È una confessione per il vero che lascia molte ombre su diversi aspetti" attacca. "Viene infatti da chiedersi, ragionando per logica, come mai Sarah che aveva un appuntamento con la cugina Sabrina, la quale era in casa, anziché cercare di lei sia andata nel garage dello zio. E così pure a esempio come sia stato possibile che tanto Sabrina quanto sua madre, Cosima Serrano, che era presente in quel momento, non abbiano visto o sentito proprio nulla nell'assolato silenzio di un pomeriggio agostano. Ed infine come abbia Misseri potuto determinarsi a un'azione così cruenta a pochi metri dall'uscio completamente spalancato di un garage nel pieno centro abitato del paese con moglie e figlie in casa". Misseri venerdì rivela un particolare inedito. "Non era la prima volta che ci provavo con lei", ha spiegato lo zio. E poi nuovi dettagli, con altre offese alla memoria di quella ragazzetta bionda che lui chiama "nipotina" o "terza figlia mia". Scrive il giudice delle indagini preliminari: "Il Misseri ha ammesso di provare una certa attrazione sessuale verso sua nipote e di aver anche azzardato un approccio sessuale attorno al 20 di agosto, e comunque qualche giorno prima che Sarah andasse a trascorrere una breve vacanza con suo padre. In tale frangente, ha spiegato, all'interno della propria abitazione in cui Sarah si trovava in compagnia della cugina Sabrina, egli in cucina, approfittando di una breve assenza della figlia dalla stanza, aveva allungato una mano sul gluteo della nipote palpandolo con una certa insistenza e suscitando la reazione della ragazzina che gli aveva detto "certe cose, non si fanno"". Sembra di vederla Sarah. Con la sua faccia e i suoi modi

I carabinieri per farlo cadere: "vuoi dare una sepoltura a Sarah?"

Lavoro nei campi e molestie alle donne Vita e orrori dell'orco di Avetrana

Zio Miche', 57 anni, un "ciuccio di fatica". Le voci del paese: abusi in casa

AVETRANA (Taranto) - L'orco era un tipo pio. Dopo dodici ore di tormenti, i carabinieri l'hanno fatto crollare con uno scrupolo di coscienza da chierichetto, che suonerebbe inverosimile se l'inverosimiglianza non fosse ormai la regola nel reality horror di Avetrana: "Forza, Miche', gliela vuoi dare o no una sepoltura cristiana a quella povera bambina di tua nipote?". Un minuto di silenzio, poi: "E va bene, vi porto da Sarah, prendiamo la macchina".

L'orco aveva il pollice verde. "Ha curato il giardino qui da noi per tanto tempo, e tanti giardini attorno, niente da dire, era bravissimo", raccontano alla Grottella, la masseria appena dietro casa Misseri che è diventata la base delle troupe tv dal 26 agosto, da quando Sarah è sparita nel nulla. Gli attrezzi da provetto giardiniere dormono adesso sul pianale della sua Astra blu davanti alla villetta di famiglia dai mattoncini marroni, assieme a una robusta corda di canapa, e forse quelli sono gli stessi attrezzi che gli sono serviti a sprofondare Sarah Scazzi, la nipote, nella sua tomba in fondo al pozzetto dove infine l'ha fatta scoprire ieri mattina nella zona di Mosca, otto-nove chilometri da qui, dopo 42 giorni di buio e di nulla.

Internet, l'informatore, ll Giornalista, la stampa, la TV, la Radio, devono innanzi tutto informare correttamente sul Pensiero dell'Intervistato, Avvenimento, Fatto,

pena la decadenza dal Diritto e Libertà di Testimoniare. Poi si deve esprimere separatamente e distintamente il proprio personale giudizio.

Per conoscer le mie idee Vedi il "Libro dei Miei Pensieri"html PDF

Il mio commento sull'argomento di Oggi è :

…………………………………………………………..

Per. Ind. Giacomo Dalessandro

Martina F. 2011-03-19

Yara, tamponi volontari a tutta Brambate

Yara, ragazza scomparsa, Bergamo

"Credo che il prelievo del Dna a un numero così grande di persone potrebbe essere una soluzione": parole del generale Luciano Garofano, ex comandante del Ris di Parma, che propone il tampone salivare, su base volontaria, a tutti i cittadini di Brembate Sopra, in una intervista pubblicata dal quotidiano 'L'Eco di Bergamo'.

Penso sia giunto il momento che è bene raccogliere a livello nazionale il DNA, oltre le Impronte Digitali a tutti gli Italiani, e cittadini immigrati, per realizzare un archivio Nazionale per combattere la Criminalità.

Oltre a ciò si potrà dare inizio a ricerche serie sulla salute degli Italiani, rapportando il DNA a tutte le malattie, per riscontrare eventuali patologie collegabili a DNA con parziali caratteristiche comuni, tendenze, cause, ecc.

Per. Ind. Giacomo Dalessandro

Rassegna Stampa - L'Argomento di Oggi - dal 2010-10-09 ad oggi 2011-03-19

AVVENIRE

per l'articolo completo vai al sito internet

http://www.avvenire.it

2011-01-03

1 marzo 2011

L'INCUBO DI BREMBATE

Yara, esclusa violenza

Tentò di difendersi

Sul corpo di Yara Gambirasio non ci sarebbero segni evidenti di violenza sessuale. È quanto avrebbe accertato l'esame autoptico - secondo quanto si apprende da fonti qualificate - eseguito nell'istituto di medicina legale di Milano sul cadavere della tredicenne scomparsa a Brembate di Sopra il 26 novembre.

L'esame avrebbe dunque confermato quella che erano le prime indicazioni emerse subito dopo il ritrovamento del cadavere in un campo a Chignolo d'Isola. Per avere la certezza che non vi sia stata violenza, però, bisognerà attendere i risultati dei complessi accertamenti che sono stati eseguiti. Sul corpo di Yara ci sarebbero "più ferite" d'arma da taglio, in particolare sulla braccia e sui polsi, segni questi ultimi di un disperato tentativo di difendersi prima di essere uccisa.

L'autopsia svolta sul corpo della tredicenne di Brembate, secondo quanto si apprende, confermerebbe le prime ipotesi degli investigatori. L'esame autoptico avrebbe infatti stabilito che oltre alle ferite individuate nel corso del primo esame del cadavere - almeno sei: una sul collo, una sul polso e quattro sulla schiena - ce ne sarebbero altre, in particolare su polsi e braccia. Tutte compatibili con un'arma da taglio. La parte più importante dell'esame autoptico si è conclusa questa notte all'Istituto di medicina legale di Milano. Ma le analisi anatomopatologiche proseguiranno oggi e nei prossimi giorni per ottenere eventuali evidenze di valore investigativo tra i reperti isolati. L'obiettivo è quello di ottenere indizi utili da comparare poi con una rosa di profili di persone sospette gia' individuate nel corso dei tre mesi di indagine.

C'é anche il soffocamento tra le ipotesi al vaglio dei medici legali che hanno eseguito l'autopsia sui resti di Yara Gambirasio. La prima e più importante parte degli esami autoptici, quella incentrata sull'ispezione cadaverica e sui prelevamenti istologici, si è conclusa. Secondo indiscrezioni, al momento però non confermate, l'esatta causa della morte (che è uno dei quesiti principali cui devono rispondere gli anatomopatologi) non è stata ancora definitivamente accertata. Le lesioni riscontrate già nell'immediatezza del ritrovamento, compatibili con delle coltellate, sono quattro sulla schiena, che non sono state la causa del decesso, e una più profonda al collo. Ma da una serie di altri segni non si potrebbe escludere nemmeno l'ipotesi del soffocamento. Per avere un quadro certo ci vorranno comunque alcuni giorni, dato che le risultanze dei prelievi effettuati sui resti non saranno disponibili e contestualizzabili in breve tempo.

FIORI E POESIE FUORI DA LUOGO AUTOPSIA A MILANO

"Sei un angelo volato in cielo": sono per la maggior parte di questo tenore gli accorati biglietti e le poesie lasciate da cittadini per Yara all'esterno dell'Istituto di medicina legale di Milano. "CaraYara, l'angelo che ora vive in te sia guida per trovare chi ti ha fatto del male", recita un altro messaggio. E poi: "Persone così non devono esistere", ha scritto invece qualcuno con evidente riferimento alla brutalità del crimine.

LE IPOTESI DEGLI INQUIRENTI

C'è la firma dell’assassino sul corpo di Yara. Chi ha seviziato a morte la ginnasta tredicenne è stato attento a non lasciare indizi sul telefonino. Almeno un dettaglio però gli è sfuggito: i guanti di Yara. È lì, tra le fitte fibre di tessuto, che gli anatomopatologi dell’Università di Milano stanno tentando di estrarre il Dna del carnefice.

"La bambina – riassume un investigatore – è stata pugnalata, si è difesa, ha lottato, certamente vi è stato un corpo a corpo lungo e drammatico. È praticamente impossibile che chi le ha fatto tutto questo non abbia lasciato tracce su di lei e sui suoi indumenti". Se non avesse indossato i guanti, la decomposizione e le intemperie avrebbero potuto lavare le impronte del "lupo". Sui tessuti, invece no.

Al colpevole non poteva capitare sfortuna peggiore. Tre mesi sono niente al confronto del tempo trascorso per incastrare le "Bestie di satana" o il maniaco che uccise nel 1993 Elisa Claps, il cui corpo è stato rinvenuto 17 anni dopo. In tutti questi casi in apparenza irrisolvibili, è stato decisivo il lavoro dei medici-investigatori guidati dalla professoressa Cristina Cattaneo. Sono loro che da ieri lavorano su quel che resta di una tredicenne finita come un agnellino: una serie di vigliacche pugnalate alle spalle, poi il taglio netto alla gola. Chi l’ha ridotta così non ha avuto il coraggio di guardarla in faccia mentre con ogni energia provava a guadagnare ancora un respiro.

Ci vorranno giorni per sapere quali e quante tracce di Dna ci siano sui resti di Yara. Intanto, viste le condizioni del cadavere e la posizione sul terreno al momento del ritrovamento, viene escluso che la piccola Gambirasio sia stata portata tra le erbacce solo di recente. I patologi forensi non si limiteranno all’esame autoptico. Esamineranno il substrato del terriccio sul quale giaceva il corpo della ragazza. Indagini che consentiranno di stabilire, tra le altre cose, se la 13enne era stata lasciata in quel luogo dal giorno della scomparsa o se vi è stato abbandonato in un secondo momento, comunque individuato entro le ore immediatamente successive al decesso.

Da Milano a Brembate sono sessanta chilometri. La distanza non allontana il dolore. "Yara, non ti ho conosciuto, ma i nostri cuori battono per te", si legge su un bigliettino appiccicato con cura all’ingresso dell’istituto di medicina legale di piazzale Gorini, nella cittadella universitaria milanese. Schivando telecamere e fotografi tanti milanesi arrivano fino qui per lasciare un fiore o dire una preghiera. A fine giornata la cancellata, presidiata dalle forze dell’ordine, si presenta come un ricamo di petali e parole. Dentro, nell’obitorio, si lavora con le luci al neon fino a tarda notte. Fuori c’è una famiglia, e una nazione, che aspettano giustizia. Cristina Cattaneo si ferma su ogni brandello di stoffa, con i suoi colleghi osserva i resti prima di procedere all’autopsia.

In mattinata il pm Letizia Ruggieri aveva incontrato gli investigatori e l’équipe di medici. Gli inquirenti si aspettano dagli esami le prime risposte sul caso di Yara. Se ormai è quasi certo che la 13enne sia morta subito dopo la scomparsa, resta da stabilire il modo in cui è stata uccisa, quante coltellate le sono state inferte e se l’assassino ha abusato di lei.

L’accertamento sul corpo di Yara è ritenuto uno dei più difficili tra quelli abitualmente affrontati dagli anatomopatologi. Si tratta dell’autopsia (e di una serie di altri esami scientifici) su un corpo parzialmente in avanzato stato di decomposizione e mummificato, esposto a un ambiente aperto e per di più sottoposto a pioggia e neve.

L’unica notizia a trapelare dal laboratorio è che l’esame andrà avanti fino all’alba di oggi. I medici non voglio trascurare nulla. Tre mesi di indagini non hanno portato a niente. Perfino il cadavere è stato trovato accidentalmente. Ma se all’orco della Val Brembana si riuscirà a dare un nome, questa volta non sarà per una casualità. Nello Scavo

 

 

 

2011-02-28

28 febbraio 2011

L'INCUBO DI BREMBATE

Yara, oggi l'autopsia

Colpita da sei coltellate

Almeno sei coltellate hanno ucciso Yara. Alla gola, al polso e alla schiena. Il corpo è stato trovato disteso a faccia in su e con le braccia all'indietro. In tasca, chiavi di casa, una sim card e ricarica di cellulare, ma non il telefonino. "Trovate cose importantissime", dicono gli inquirenti. A Brembate il giorno del dolore. Sconvolti i genitori, a Milano per il riconoscimento. L'esame del cadavere avrebbe evidenziato una ferita alla gola, una al polso e ben quattro alla schiena, una delle quali molto profonda all'altezza dei reni. L'ipotesi è che la ragazza sia stata prima colpita al collo, poi al polso, nel tentativo di difendersi, e infine alla schiena. Oggi l'autopsia sul cadavere della tredicenne.

IN TASCA CHIAVI E SIM DI UN CELLULARE, MA MANCA TELEFONINO

Il corpo di Yara era disteso sulla schiena con le braccia all'indietro. A riferirlo è un testimone oculare, uno dei primi arrivati sul posto, che ha potuto osservare la scena del crimine prima che tutti venissero allontanati per fare spazio agli uomini della Scientifica. Secondo quanto si è appreso, i resti non erano individuabili da lontano, e nonostante si trovassero senza alcuna copertura nemmeno parziale sopra le sterpaglie, già da pochi passi risultavano praticamente invisibili. La scena apparsa davanti agli occhi delle prime persone accorse sul posto è stata quella di un cadavere in avanzatissimo stato di decomposizione: disteso sulla schiena, con le braccia all'indietro oltre il capo come nel tentativo di liberarsi da qualcuno di dosso, o forse per via di un breve trascinamento. Le mani parzialmente coperte dalle maniche del giubbotto, lo stesso che indossava il giorno che è scomparsa, come peraltro gli altri abiti che indossava, la felpa, i pantaloni elasticizzati e i guanti. In tasca sono stati trovati alcuni oggetti come una sim card di un telefonino, presumibilmente il suo, le chiavi di casa e la batteria di un telefonino, che invece manca all'appello. Il corpo in alcuni tratti era quasi mummificato e in alcuni punti scarnificato forse per l'intervento di alcuni animali, e presentava dei taglietti, uno più esteso alla schiena all'altezza dei reni, altri più piccoli all'altezza del collo e del petto. Segni che però ancora non è chiaro se siano stati provocati da chi l'ha aggredita o se siano stati inflitti post mortem. Una parola certa su tutto ciò non si potrà avere, a livello investigativo, fino a quando gli accertamenti più approfonditi sugli oggetti trovati e le risultanze autoptiche non daranno il giusto valore a ciascuno di questi elementi.

QUESTORE BERGAMO, INDAGINI SU OGGETTI RITROVATI

Il valore delle evidenze investigative raccolte sul luogo del ritrovamento del corpo di Yara Gambirasio è in corso di analisi da parte degli inquirenti. Il questore di Bergamo, Vincenzo Ricciardi, ha precisato di "non confermare né smentire" nulla a riguardo ad alcune indiscrezioni relative al ritrovamento di una sim e di altri oggetti appartenuti a Yara. Il lavoro dell'Ert, l'unita speciale dello Sco (Servizio centrale operativo) della Polizia di Stato, di grande importanza per gli investigatori, proseguirà a oltranza fino a quando il terreno non sarà stato analizzato palmo a palmo. Saranno però accertamenti più approfonditi, fanno notare in ambienti investigativi, a permettere di capire quanto gli oggetti rinvenuti siano effettivamente utili alle indagini.

GENITORI ALL'ISTITUTO MEDICINA LEGALE MILANO

All'istituto di medicina legale di Milano Mara e Fulvio Gambirasio, i genitori di Yara, ieri hanno compiuto il riconoscimento del cadavere. Nell'istituto era presente anche la dottoressa Cristina Cattaneo, anatomopatologa che in passato si è occupata delle vittime delle Bestie di Satana e che ieri è stata sul luogo del ritrovamento di Yara. La madre della ragazzina è uscita sorreggendosi al marito e a un'altra persona. Entrambi i genitori hanno mantenuto il loro usuale riserbo: sono saliti sull'Alfa grigia delle forze dell'ordine e sono ripartiti scortati da altre due auto. L'autopsia di Yara è in programma per oggi.

OPERAIO AZIENDA, SONO STATO IN CAMPO NON C'ERA NIENTE

"'Io ci sono stato a cercare là, non c'era assolutamente niente". Lo ha detto, questa mattina, con parole smozzicate, un operaio che lavora nella ditta Rosa & C., una Spa che produce laminati industriali, proprietaria del terreno sterrato e al momento incolto, dove ieri pomeriggio e' stato ritrovato il corpo di Yara Gambirasio. Gia' ieri si era accennato al fatto che oltre alle ricerche effettuate dai volontari della Protezione Civile proprio in quel posto, anche i dipendenti della ditta avevano deciso, in una occasione, di effettuare una ricerca tutti insieme. ''Si', si' - conferma l'operaio - ci siamo stati a vedere in quel posto. E c'ero anch'io, ma la' non c'era assolutamente niente''. La Rosa & C. Spa e' un'azienda molto grande con diversi capannoni, sia industriali che ad uso ufficio, che si estende per un fronte di oltre 100 metri e termina proprio alla fine della strada asfaltata oltre la quale comincia il campo incolto dove sono stati trovati i resti.

DON CORINNO, ADESSO SAPPIAMO COSA È UN ORCO

"Nelle favole tutto finisce bene ma adesso sappiamo cosa è un orco e siamo preoccupati perché l'orco è tra noi": lo ha detto don Corinno, parrocco di Brembate, nella Messa delle ore 10. La chiesa era strapiena e in molti non hanno nascosto la loro commozione. Il parroco ha annunciato che fino a sera le campane del paese suoneranno a festa ogni ora "perché - ha spiegato - ora Yara è un angelo".

LA STORIA

Yara Gambirasio era scomparsa il 26 novembre, a Brembate Sopra (Bergamo). Erano più o meno le 18.40 quando la tredicenne, giovane promessa della ginnastica ritmica, è uscita dal palazzetto dello sport per tornare a casa. Da quel momento di lei si sono perse le tracce. Yara è scomparsa tra via Morlotti e via Rampinelli, lungo i 700 metri che portano dal centro sportivo alla sua abitazione. Tre mesi dopo quella fredda sera d'autunno, gli interrogativi del primo giorno restano ancora senza risposta. Polizia e carabinieri hanno ascoltato centinaia di persone, scandagliato la vita di amici e familiari, perlustrato palmo a palmo decine di chilometri quadrati di terreni, dalla Val Brembana, alla zona dell'Isola, fino alla Bassa Bergamasca. Il fiuto dei cani ha portato al gigantesco cantiere di Mapello (Bergamo), ispezionato a fondo per circa due settimane, attorno al quale sono state fatte mille ipotesi. Il caso sembrava chiuso già dopo una settimana, con l'arresto di un muratore marocchino, che poi si è rivelato estraneo alla vicenda.

 

27 febbraio 2011

"Liberaci dal male"

Preghiera sull'abisso

"Mio, l’hanno trovata". Cinque minuti dopo il primo flash d’agenzia la notizia già corre sulle radio private e sul web; chi ascolta telefona alla madre, o all’amica più cara: quella bambina, l’hanno trovata. L’hanno trovata, dopo averla tanto cercata, a pochi chilometri da casa; in un campo d’erba incolta, in una di quelle terre di nessuno che sono le campagne là dove le insidiano i primi capannoni industriali. Nemmeno sepolta, ma buttata tra le erbacce come una cosa, Yara con i suoi gentili tredici anni; e cresce e geme nel pensarci il sentimento di strazio e di offesa. L’hanno gettata in un campo, come un niente.

Pensi a sua madre. Fino a pochi giorni fa diceva che sentiva la figlia viva. Ma i vestiti sono gli stessi della sera della scomparsa: l’agonia forse è durata poco, e questa è l’unica povera consolazione che la ragione può offrire, in una storia feroce. A casa la sentivano viva, ma era un abbaglio del desiderio, o forse quell’invisibile legame che ci tiene vicini a chi amiamo, anche dopo la morte. Tutto probabilmente era già accaduto in una notte: tutto già compiuto. Questi tre mesi sono stati un’aggiunta ulteriore di tormento; ogni mattina a scavare più aspra la domanda, e la preghiera. Come se il male compiuto nell’oscurità non potesse venire alla luce; come in un travaglio stentato che non voleva compiersi nella sua intollerabile deformità. Quanti hanno pregato, per Yara. Non penseranno alcuni, oggi, che le preghiere sono state inutili, e un Dio lontano ha volto la faccia altrove, superiore e distante dai nostri destini? (Anche questo dubbio, che contrista i vecchi e rode i giovani, anche questo si allarga da quel campo nel Bergamasco, come un vapore amaro).

Sotto alle luci delle fotoelettriche, nel lampeggiare dei fari blu sulle auto dei carabinieri che a intermittenza schiariscono e oscurano come maschere le facce attonite dei presenti. Forse, ipotizza qualcuno, il corpo non era lì da molto, l’avrebbero scoperta prima, altrimenti, i pescatori del Brembo. Forse lì Yara è stata portata da poco, e quasi per farla finalmente trovare, tre mesi dopo; come se neanche l’assassino più sopportasse il non compiersi ultimo del suo parto maligno, come se neanche lui, in un soffio di ultima pietà, reggesse più, la sera, il pensiero di quel padre e quella madre. Forse. Ci diranno, sapremo. Sapremo poi magari anche quando, dove, e chi è stato. Ci mostreranno la faccia di un uomo come tanti, simile a noi: e quando lo interrogheranno nemmeno lui riuscirà a spiegare esattamente cosa è stato e perché, quella sera. E quell’uomo, verremo a sapere, ha come tutti una madre e una famiglia, e magari dei figli, e ancora meno riusciremo a capire come ha fatto, e come ha potuto.

L’ultimo mistero di Brembate non è nemmeno il nome dell’assassino, ma è cosa lo abbia ghermito una sera e fatto diventare così feroce, da non riconoscere in quella bambina una che somigliava a sua sorella. L’ultimo mistero è questo male che abbiamo addosso, e tanto più quanto ce ne crediamo salvi; e quanto possa sugli uomini, e di che sia capace. Amiamo dimenticarci, del nostro originario male. Dimenticarcene fino a non capire più che bisogno c’era di un Dio che morisse in croce per salvarci. L’abisso aperto su un campo in questo freddo inizio di primavera ci ricorda quanto profondo è il male. E non capiamo e pretendiamo di capire, e dubitiamo di Dio davanti a una bambina uccisa. Servisse almeno, questo strazio, a suscitare una disarmata preghiera, parole umili di figli che i nostri figli non devono disimparare: liberaci, Padre, dal nostro male.

Marina Corradi

 

 

 

 

 

2010-12-28

28 dicembre 2010

BERGAMO

L'appello dei genitori di Yara:

"Restituitele la libertà"

"Noi vi preghiamo, ridateci nostra figlia, aiutateci a ricomporre il puzzle della nostra quotidianità, aiutateci a ricostruire la nostra normalità". È uno dei passaggi dell'appello lanciato oggi dai genitori di Yara Gambiraso, la tredicenne scomparsa 32 giorni fa a Brembate Sopra in provincia di Bergamo.

"Le gente ci conosce bene, non abbiamo mai fatto o voluto il male di nessuno, ci siamo sempre dimostrati come una famiglia aperta, trasparente e disponibile verso gli altri e non meritiamo di proseguire la nostra vita senza il sorriso di Yara", prosegue l'appello dei genitori della ragazza, Fulvio e Maura Gambirasio. "Non meritiamo di proseguire la nostra vita senza il sorriso di Yara", ha proseguito il padre della ragazza, che ha letto la dichiarazione alla stampa.

Ecco il testo integrale dell'appello: "Noi siamo una famiglia semplice, siamo un nucleo di persone che ha basato la propria unità sull'amore, sul rispetto, sulla sincerità e sulla solarità del nostro quieto vivere. Da un mese - prosegue l'appello - ci stiamo ponendo innumerevoli domande sul chi, il che cosa, il come, il quando e il perché ci sta accadendo tutto ciò. Noi non cerchiamo risposte, noi non chiediamo di sapere, noi non ci assilliamo per capire, noi non vogliamo puntare il dito verso qualcuno, noi desideriamo solo, immensamente, che nostra figlia faccia ritorno nel suo mondo, nel suo paese, nella sua casa, nelle braccia dei suoi cari. Noi imploriamo la pietà di quelle persone che trattengono Yara - hanno detto i coniugi Gambirasio - chiediamo loro di rispolverare nella loro coscienza un sentimento d'amore; e dopo averla guardata negli occhi gli aprano quella porta o quel cancello che la separa dalla sua libertà. Noi vi preghiamo, ridateci nostra figlia, aiutateci a ricomporre il puzzle della nostra quotidianità, aiutateci a ricostruire la nostra normalità. La gente ci conosce bene, non abbiamo mai fatto o voluto il male di nessuno, ci siamo sempre dimostrati come una famiglia aperta, trasparente e disponibile verso gli altri e non meritiamo di proseguire la nostra vita senza il sorriso di Yara. Grazie".

 

 

 

2010-11-10

10 novembre 2010

L'OMICIDIO DI AVETRANA

Sarah, no perizia psichiatrica a Misseri

Il gip del tribunale di Taranto Martino Rosati ha respinto la richiesta di perizia psichiatrica in incidente probatorio avanzata dal difensore di Michele Misseri, l'avv. Daniele Galoppa. La richiesta era stata depositata l'11 ottobre scorso e la procura aveva espresso parere negativo.

"Mia moglie non ha mai saputo nulla". La frase è tra le dichiarazioni fatte da Michele Misseri nell'interrogatorio del 5 novembre scorso nel quale ha addossato alla figlia la responsabilità materiale dell'uccisione della cugina Sarah. "Nei giorni successivi non ho chiesto a Sabrina il motivo" che l'aveva indotta a compiere il delitto, ha detto ancora Michele Misseri.

È stata fissata a venerdì 19 novembre dal gip del Tribunale di Taranto, Martino Rosati, la data

dell'incidente probatorio con interrogatorio di Michele Misseri, l'uomo che ha prima confessato di essere l'autore dell'omicidio della nipote Sarah Scazzi, 15 anni, avvenuto il 26 agosto ad Avetrana e poi ha accusato la figlia Sabrina di essere l'unica autrice del delitto aggiungendo che lui si sarebbe incaricato dell'occultamento del cadavere. L'interrogatorio si terrà in tarda mattinata. Il giudice ha scelto di effettuare l'incidente probatorio che cristallizza l'interrogatorio in vista del processo per la pressione psicologica che grava su Michele Misseri. Quest'ultimo ha fornito diverse versioni dell'accaduto. Domani mattina è prevista invece la nuova udienza del Tribunale del Riesame che dovrà decidere sull'istanza di scarcerazione presentata dai legali di Sabrina, gli avvocati Vito Russo ed Emilia Velletri.

Intanto si delinea il movente dell'omicidio della giovane: sarebbe stata la gelosia a spingere Sabrina a compiere l'orribile gesto.

 

 

 

2010-10-22

21 ottobre 2010

AVETRANA

Sabrina resta in carcere

"Omicidio preordinato col padre"

Sabrina Misseri resta in carcere con l'accusa di concorso in sequestro e omicidio di Sara Scazzi, sua cugina. Lo ha deciso il Gip di Taranto, Martino Rosa, che oggi, accogliendo la richiesta dei pm ha emesso un'ordinanza di custodia in carcere per la ragazza. Nelle 21 pagine di provvedimento cautelare il giudice conferma le accuse di concorso con il padre Michele.

La decisione del Gip di mantenere in carcere Sabrina è maturata dopo una notte di attento esame della richiesta di misura cautelare avanzata dal procuratore aggiunto Pietro Argentino e dal sostituto Mariano Buccoliero nei confronti della cugina di Sarah, accusata dal padre Michele Misseri, reo confesso, di aver partecipato all'omicidio della quindicenne di Avetrana.

Intanto, i legali della ragazza hanno presentato la richiesta di copia degli atti contenuti nel fascicolo d'indagine per partecipare agli accertamenti irripetibili presso il Ris di Roma previsti per lunedì prossimo, sul cellulare di Sarah e sull'auto che lo zio avrebbe usato per il trasporto del corpo. I difensori di hanno anche chiesto copia degli atti relativi all'autopsia eseguita sul cadavere e del provvedimento di fermo di Sabrina.

Nell'ordinanza di custodia, il Gip ricostruisce i passaggi dell'omicidio. Il movente potrebbe non essere legato alle molestie di Michele Misseri: il gip Martino Rosati scrive che la cugina di Sarah provava gelosia per il rapporto tra quest'ultima e Ivano Russo, cuoco e amico delle due ragazze.

La dinamica: la versione resa da Michele Misseri è ritenuta attendibile, e quindi Sarah Scazzi è stata "uccisa nella cantina del garage con una corda": un reato che si è compiuto "in tre momenti". Secondo il Gip vi è stata "la volontà di realizzare l'evento delittuoso, la consapevolezza di tutti i concorrenti" e "la coscienza e la volontà di contribuire al verificarsi del reato".

Per il giudice Rosati, dunque, l'omicidio di Sarah è stata "un'azione preordinata più grave di quella programmata".

 

 

 

 

2010-10-21

21 ottobre 2010

AVETRANA

Sabrina resta in carcere

Sabrina Misseri resta in carcere. Lo ha deciso il gip del tribunale di Taranto Martino Rosati accogliendo la richiesta di misura cautelare avanzata dal procuratore aggiunto Pietro Argentino e dal sostituto Mariano Buccoliero nei confronti della cugina di Sarah, accusata dal padre Michele Misseri, reo confesso, di aver partecipato all'omicidio della quindicenne di Avetrana. Sono rimaste chiuse in casa ad attendere la decisone del gip di Taranto, Cosima e Valentina Misseri, mamma e sorella di Sabrina. Anche oggi la villetta di casa dei Misseri ha le persiane chiuse; l'auto di famiglia, una Opel Astra, è parcheggiata all'interno della villetta. Davanti all'abitazione sono presenti diversi giornalisti, soprattutto televisivi.

Gli avvocati di Sabrina hanno presentato alla cancelleria del gip Martino Rosati richiesta di copia degli atti contenuti nel fascicolo d'indagine per partecipare lunedì prossimo alle operazioni peritali presso il Ris di Roma. Si tratta di operazioni relative agli accertamenti sul cellulare della vittima e sull'auto Seat Marbella che lo zio di Sarah avrebbe utilizzato per trasportare il corpo. I legali, avv.Vito Russo ed Emilia Velletri, hanno chiesto inoltre copia degli atti relativi all'autopsia eseguita sul cadavere e degli atti relativi al provvedimento di fermo di Sabrina.

Ieri un nuovo sopralluogo dei carabinieri in casa di Michele e Sabrina Misseri, padre e figlia in carcere da giorni con l'accusa di avere ucciso Sara Scazzi il 26 agosto scorso. L'ispezione, durata un paio di ore, ha riportato l'attenzione investigativa sulla casa di Avetrana dove la piccola Sara, il giorno in cui è stata uccisa, aveva appuntamento con la cugina Sabrina per andare a mare. Nella sua confessione lo zio di Sara, Michele, si è autoaccusato dell'omicidio chiamando in causa Sabrina è accusandola a sua volta di aver tenuto ferma Sara mentre lui le stringeva una corda intorno al collo, nella cantina di casa. Questa versione, però, l'ennesima di Misseri, potrebbe non essere l'ultima e oggi il suo avvocato ha annunciato che l'uomo potrebbe ancora ritrattare fornendo una nuova ricostruzione.

Nel sopralluogo di oggi i carabinieri hanno compiuto nuovi rilievi fotografici e hanno cercato, senza trovarlo, un mazzo di chiavi che secondo quanto ha raccontato Concetta Serrano, la mamma di Sara, la ragazzina portava sempre con sé. Chiavi che non sono mai state trovate né nel pozzo dove è stato recuperato il corpo né tra i resti dei vestiti e dello zainetto che lo zio ha bruciato in campagna dopo l'omicidio.

Subito dopo che i carabinieri sono usciti da casa Misseri, Cosima la moglie di Michele e madre di Sabrina è uscita anche lei accompagnata dalla figlia maggiore Valentina. E' poi salita su un'auto guidata da suo fratello Giuseppe e, accompagnata anche dall'altra sorella Emma, è partita alla volta del carcere di Taranto scortata dai carabinieri. Prima di giungere nel carcere dove avrebbe incontrato sua figlia Sabrina arrestata venerdì scorso, Cosima ha fatto una breve sosta nella caserma dei carabinieri di Avetrana. Subito dopo, quando la donna era già andata via, nella stessa caserma è arrivato Ivano Russo uno degli amici di Sabrina che Sara frequentava insieme con la cugina. Ivano è il ragazzo del quale entrambe le cugine pare fossero invaghite.

All'uscita non ha parlato con i giornalisti e nulla è trapelato sui motivi della sua presenza in caserma. Questa nuova giornata di attività investigative ad Avetrana sviluppatasi mentre al palazzo di Giustizia di Taranto si attendeva il deposito (poi slittato) dell'ordinanza del gip sull'arresto di Sabrina, non ha ancora sciolto i numerosi dubbi che ancora permangono sulla vicenda. Da quanto emerso finora dall'inchiesta, Sara è stata strangolata nella cantina che si trova affianco alla casa dei Misseri. Ma il sopralluogo di oggi ha aperto spazi ad illazioni su una nuova ricostruzione dell'omicidio che potrebbe essere avvenuto nell'abitazione.

"Ipotesi teoricamente possibile ma concretamente improbabile" dicono gli investigatori. E i dubbi sul ruolo che ciascuno degli attori di questa vicenda, marito, moglie e figlia, potrebbero aver avuto si approfondiscono per effetto anche dell'annuncio di una nuova versione di Misseri che potrebbe completamente modificare il quadro accusatorio e anche ricollocare la scena del delitto.

 

 

 

2010-10-18

18 ottobre 2010

AVETRANA

Sarah, il gip convalida

il fermo di Sabrina

Si è concluso poco prima delle 19 nella procura di Taranto l'interrogatorio di Cosima Serrano, la moglie di Michele Misseri, reo confesso dell'omicidio di Sarah Scazzi. La donna è stata ascoltata in procura a Taranto per circa tre ore dal Pm Mariano Buccoliero e dal procuratore aggiunto Piero Argentino. La donna è stata fatta uscire da un'uscita secondaria della procura. La donna si è allontanata a bordo dell'automobile con la quale era giunta a Taranto, condotta dalla sorella maggiore Emma. A bordo c'era anche la figlia di Cosima, Valentina Misseri, sorella maggiore di Sabrina, che tre giorni fa è stata fermata con l'accusa di concorso in omicidio della cugina Sarah Scazzi.

Nel pomeriggio intanto è stato convalidato il fermo di indiziata di delitto per concorso in sequestro di persona e omicidio volontario nei confronti di Sabrina Misseri,

I legali di Sabrina Misseri, ascoltata dal gip in carcere stamani nel corso dell'udienza di convalida del fermo, hanno chiesto la scarcerazione della loro assistita. A quanto si è appreso il gip si è riservato

una decisione nel giro di 48 ore. È da sottolineare che la Procura ha chiesto una ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti della 22enne figlia di Michele Misseri reoconfesso dell'omicidio di Sarah Scazzi.

 

 

 

2010-10-16

16 ottobre 2010

L'OMICIDIO DI AVETRANA

Sarah, lunedì Sabrina davanti al gip

per convalida fermo

Si terrà lunedì mattina, 18 ottobre, nel carcere di Taranto, l'udienza per la convalida del fermo di Sabrina Misseri. La ventiduenne è accusata di concorso, con il padre Michele, nell'omicidio volontario della cugina, Sarah Scazzi, e del sequestro di persona della quindicenne.

L'udienza si svolgerà dinanzi al gip del tribunale ionico alla presenza dei difensori della giovane, Emilia Velletri e Vito Russo, e del pubblici ministeri inquirenti. Il gip non si è ancora pronunciato sulla richiesta della Procura di ascoltare Michele Misseri con la tecnica dell'incidente probatorio per cristallizzare le dichiarazioni accusatorie dell'uomo nei confronti della figlia.

"Dopo tutto quello che è accaduto in 42 giorni, anche sotto i riflettori, l'epilogo di questa vicenda è davvero sconcertante, oltre che inaspettato". Lo dice l'avvocato Walter Biscotti, uno dei due legali della famiglia di Sarah Scazzi. "Aspettiamo di vedere gli atti formali per decidere, insieme al mio collega Nicodemo Gentile, la linea da seguire".

Sconcerto, oltre che nell'opinione pubblica, pervade ormai anche la casa di Concetta Serrano Spagnolo, la madre della vittima, che nel periodo nel quale non si avevano notizie di Sara, ha vissuto fianco a fianco con Sabrina Misseri. Quest'ultima, oltre ad essere la cugina e migliore amica della ragazzina sparita, era anche la persona che l'aspettava quel pomeriggio per andare al mare e che dette l'allarme.

LA CONFERENZA STAMPA

"È definitivamente o quasi chiarito il quadro" della vicenda riguardante l'uccisione di Sarah Scazzi, secondo il procuratore della Repubblica, Franco Sebastio. Lo ha detto ai giornalisti in conferenza stampa. Intanto è stata trovata la batteria del telefonino di Sarah. Il recupero è stato possibile sulla base delle dichiarazioni fatte ieri dallo zio Michele Misseri, in un luogo diverso da quello dove l'uomo ha bruciato gli abiti della piccola Sara e diverso anche da quello nel quale è stato trovato il corpo. Frammenti che potrebbero essere delle cuffiette del cellulare di Sarah sono stati trovati tra i resti degli effetti personali e degli abiti che Michele Misseri ha bruciato in campagna. Lo ha detto il comandante provinciale di Taranto dei carabinieri, colonnello De Blasio: "Le cuffiette - ha detto - non sono state trovate nel garage".

Un motivo "intrafamiliare" avrebbe spinto Michele Misseri e sua figlia Sabrina a uccidere Sarah, ha sottolineato il pm, spiegando le ragioni dell'omicidio per cui ieri sera a sorpresa è stata anche arrestata la cugina di Sarah, Sabrina, la quale avrebbe aiutato il padre Michele a commettere il delitto. Sebastio ha precisato che intanto è stata avviata richiesta al gip per "la convalida del fermo nei confronti di Sabrina e di incidente probatorio con l'altro coimputato, Michele Misseri, affinchè siano cristallizzate le sue dichiarazioni".

Gli investigatori non ritengono probabile il coinvolgimento di altre persone nell'omicidio della 15enne di Avetrana e chiariscono "che a questo punto l'indagine possa ritenersi quasi conclusa".

LA REAZIONE DI SABRINA

"Sabrina è distrutta, amareggiata, in preda a uno choc, si sente accusata ingiustamente dal padre e piange sempre". Lo ha detto, parlando con i giornalisti, il difensore di Sabrina Misseri, l'avvocato Vito Russo, che stamane, con l'avvocato Emilia Velletri, è andato a trovarla nel carcere di Taranto dove è rinchiusa da ieri sera dopo essere stata fermata per concorso in omicidio e sequestro di persona.

"Sabrina ha dormito questa notte tre-quattro ore. È delusa dalle calunnie del padre e non si da pace perchè non capisce perchè l'uomo abbia fatto il suo nome". "È delusa - aggiunge Velletri - dalla figura del padre che ha visto non solo capace di commettere quel che ha confessato ma anche capace di accusare un innocente, addirittura la figlia".

Russo riferisce che Sabrina, nell'interrogatorio di ieri e in ogni circostanza, ribadisce con serenità la propria estraneità all'omicidio: afferma di "non aver nulla da nascondere". "Sono convinto - ha continuato il legale - dell'innocenza di Sabrina". "Sarei stato un pazzo - ha proseguito - a chiedere l'incidente probatorio sapendo che Sabrina è colpevole perchè l'incidente probatorio, si sa, è una cristallizzazione della situazione".

 

 

 

 

 

 

 

 

CORRIERE della SERA

per l'articolo completo vai al sito Internet

http://www.corriere.it

2011-01-03

La sim nel giubbotto della vittima. Polemiche sulle ricerche

Prelievo del Dna a dieci persone

per trovare chi ha ucciso Yara

Abitano nella zona e hanno precedenti per aggressioni a sfondo sessuale

La sim nel giubbotto della vittima. Polemiche sulle ricerche

Prelievo del Dna a dieci persone

per trovare chi ha ucciso Yara

Abitano nella zona e hanno precedenti per aggressioni a sfondo sessuale

Fiori e messaggi sul banco di Yara (Lapresse)

Fiori e messaggi sul banco di Yara (Lapresse)

BERGAMO - Da dove ricominciare con le indagini sull’omicidio di Yara Gambirasio, in attesa che dall’autopsia giungano informazioni in grado di indirizzare la bussola della verità? L’ipotesi che circola negli ambienti investigativi nelle ultime ore è la seguente: acquisire il Dna da una decina di persone che abitano nella zona e hanno precedenti per aggressioni a sfondo sessuale per poi poter confrontare l’impronta genetica con tracce da ritrovare sul cadavere della ragazzina. L’iniziativa pare dettata dalla logica innanzitutto ma è supportata anche dai primi riscontri oggettivi che paiono affiorare dopo oltre tre mesi di buio. Se Yara è rimasta vittima di un maniaco e se questo maniaco è qualcuno che aveva adocchiato lei e conosceva i dintorni di Brembate, allora la prima pista da esplorare è quella dell’archivio: ripescare casi di violenza sessuale e accendere un faro su chi li commise.

Questa intuizione, però, ha bisogno di un presupposto e cioè che sul corpo di Yara sia rintracciabile il Dna dell’aggressore. L’impresa non appare facile: lunedì il pool di esperti dell’istituto di medicina legale di Milano, coordinati dalla dottoressa Cristina Cattaneo ha lavorato fino a tarda ora sul tavolo operatorio ma al momento non sono trapelate indiscrezioni; si sa semplicemente — ma questa non è una novità— che il cadavere era in condizioni pessime (il volto, ad esempio, era quasi del tutto scarnificato) e che sarà difficile persino stabilire con certezza la presenza di coltellate sui tessuti. Ma intanto la macchina delle indagini non si ferma agli esami medico legali.

Yara, autopsia conclusa

Lunedì mattina polizia e carabinieri sono tornati nel campo in fondo a via dei Bedeschi a Chignolo d’Isola dove è stata trovata Yara, per eseguire una serie di prove: cronometro alla mano è stato calcolato il tempo che un’auto impiega per coprire il percorso dalla palestra di Brembate a Chignolo; test ripetuto più volte perché le vie d’accesso al terreno che è stato per tre mesi la tomba di Yara sono ben cinque. Alla prova del cronometro ne verrà accostata un’altra: i tabulati con i numeri di telefono agganciati alla cella di Brembate la sera del 26 novembre (quando la studentessa sparì) verranno messi a confronto con gli identici elenchi della cella di Mapello e di Chignolo; tra i numeri presenti in entrambi i luoghi ci dovrebbe essere anche quello dell’assassino.

A proposito di telefoni, c’è un dettaglio che fa riflettere: la sim card del cellulare di Yara è stata trovata in una tasca del giaccone della ragazzina. Come interpretare questo dato? Forse l’aggressore ha costretto la vittima a togliere quell’elemento dal telefonino per non lasciare impronte digitali (ipotesi realistica) oppure ha voluto lasciare sul luogo del delitto un qualche segnale (ipotesi suggestiva).

Gli inquirenti stanno anche rivolgendo la loro attenzione alla discoteca "Sabbie Mobili Evolution", situata a un centinaio di metri dal luogo del ritrovamento: si ritiene che l’assassino conoscesse quella zona, forse proprio per averla frequentata.

"Ammazzata da più persone"

Infine, in queste ore si affaccia qualche polemica sui controlli effettuati nelle scorse settimane dai volontari nella zona di Chignolo: ci si chiede come mai, nonostante sia stato accertato che il terreno era stato passato in rassegna almeno due volte, una delle quali anche con l’aiuto di alcuni cani, nessuno abbia notato il cadavere di Yara. Una critica che ha generato nervosismo nell’ambiente della Protezione civile di Bergamo che da lunedì sera ha decretato il silenzio stampa. È anche trapelato che sono stati ascoltati tutti i volontari che a dicembre perlustrarono la radura di via dei Bedeschi; lontano da ogni polemica sull’efficienza delle ricerche, gli inquirenti hanno solo voluto accertare l’ipotesi che Yara possa essere stata portata lì in un periodo successivo alla morte. Uno scrupolo, più che altro, in quanto le risultanze medico legali non lasciano molti dubbi sul fatto che la ragazzina sia stata portata a Chignolo nelle ore immediatamente successive alla scomparsa da Brembate.

Claudio Del Frate

01 marzo 2011

 

 

Nessuna indiscrezione sulla presenza di tracce biologiche riconducibili all'assassino

Yara, non c'è stata violenza sessuale

C'è anche l'ipotesi del soffocamento

La conferma dall'autopsia: chi l'ha rapita ha commesso l'omicidio prima di riuscire ad abusare di lei

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Il volto sorridente di Yara sull'altare della chiesa di Brembate in cui si è celebrata la messa in suo ricordo (Ansa)

Il volto sorridente di Yara sull'altare della chiesa di Brembate in cui si è celebrata la messa in suo ricordo (Ansa)

BERGAMO - Non ci sarebbero tracce di violenza sessuale sul corpo di Yara Gambirasio. Lo dicono le prime indiscrezioni sulla lunga autopsia condotta sul corpo della ragazzina di Brembate Sopra, iniziata alle 14 di ieri pomeriggio e terminata solo a notte fonda dopo oltre dodici ore di lavoro da parte dell'equipe coordinata dall'anatomopatologa Cristina Cattaneo.

SOFFOCAMENTO - Anche se per avere un quadro certo ci vorranno comunque alcuni giorni, c'è anche il soffocamento tra le ipotesi al vaglio dei medici legali. Secondo indiscrezioni, al momento però non confermate, l'esatta causa della morte (che è uno dei quesiti principali cui devono rispondere gli anatomopatologi) non è stata ancora definitivamente accertata. Le lesioni riscontrate già nell'immediatezza del ritrovamento, compatibili con delle coltellate, sono quattro sulla schiena, che non sono state la causa del decesso, e una più profonda al collo. Ma da una serie di altri segni non si potrebbe escludere nemmeno l'ipotesi del soffocamento. Per avere un quadro certo ci vorranno comunque alcuni giorni, dato che le risultanze dei prelievi effettuati sui resti non saranno disponibili e contestualizzabili in breve tempo.

IPOTESI CONFERMATE - Dal massimo riserbo che li circonda per ora sarebbe appunto emersa solo l'assenza di tracce di violenza sessuale, peraltro già ipotizzata nel corso della prima prima ispezione effettuata al momento del rinvenimento del cadavere. Una deduzione che derivava dal fatto che la ragazza avesse ancora indosso vestiti e biancheria. Questo fa pensare che il rapitore abbia ucciso Yara prima di riuscire a usarle violenza, forse a causa di una sua reazione.

Disegni e preghiere per Yara

Disegni e preghiere per Yara Disegni e preghiere per Yara Disegni e preghiere per Yara Disegni e preghiere per Yara Disegni e preghiere per Yara Disegni e preghiere per Yara Disegni e preghiere per Yara

LE TRACCE DELL'ASSASSINO - Non si sa invece se sul corpo siano state tracce biologiche dell'omicida, cosa che sarebbero di importanza fondamentale per le indagini. Eventuali elementi che potrebbero far risalire al Dna dell'assassino potrebbero essere messi a confronto con quelli di alcuni pregiudicati per reati di tipo sessuale che vivono nei dintorni. Nei prossimi giorni proseguiranno altri accertamenti, riscontri, analisi e confronti.

IL RISERBO DELL'ANTROPOLOGA - Risoluto il "no comment" della dottoressa Cristina Cattaneo. "Io ho il veto assoluto - si è limitata a dire l' antropologa forense - non posso e non voglio dirvi nulla su questa vicenda, perchè è a rischio anche la credibilità di quello che dirò poi un domani". E ancora: "C'è un magistrato competente su questo caso - ha aggiunto - chiedete a lei, è l'unica persona che può dire qualcosa: io non posso dire nulla, perchè, come voi capite, ho un mestiere da difendere".

Yara, autopsia conclusa

FIORI E POESIE SULLA STRADA - Intanto anche all'esterno dell'Istituto di medicina legale di Milano è continuato il viavai di persone che hanno lasciato un fiore, una dedica o una poesia in ricordo della ragazzina. Una anziana signora milanese ha legato alla cancellata una cornice di legno con all'interno un bigliettino sul quale c'è scritto: "Yara è il fiore più bello che Gesù ha mandato quaggiù". Numerosi sono anche gli studenti che andando a lezione nella vicina università si fermano, anche a gruppi, a commentare. I mazzi di fiori deposti davanti alla cancellata sono ormai una trentina.

Redazione Online

01 marzo 2011

 

 

 

 

La sim nel giubbotto della vittima. Polemiche sulle ricerche

Prelievo del Dna a dieci persone

per trovare chi ha ucciso Yara

Abitano nella zona e hanno precedenti per aggressioni a sfondo sessuale

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Questa intuizione, però, ha bisogno di un presupposto e cioè che sul corpo di Yara sia rintracciabile il Dna dell’aggressore. L’impresa non appare facile: lunedì il pool di esperti dell’istituto di medicina legale di Milano, coordinati dalla dottoressa Cristina Cattaneo ha lavorato fino a tarda ora sul tavolo operatorio ma al momento non sono trapelate indiscrezioni; si sa semplicemente — ma questa non è una novità— che il cadavere era in condizioni pessime (il volto, ad esempio, era quasi del tutto scarnificato) e che sarà difficile persino stabilire con certezza la presenza di coltellate sui tessuti. Ma intanto la macchina delle indagini non si ferma agli esami medico legali.

Lunedì mattina polizia e carabinieri sono tornati nel campo in fondo a via dei Bedeschi a Chignolo d’Isola dove è stata trovata Yara, per eseguire una serie di prove: cronometro alla mano è stato calcolato il tempo che un’auto impiega per coprire il percorso dalla palestra di Brembate a Chignolo; test ripetuto più volte perché le vie d’accesso al terreno che è stato per tre mesi la tomba di Yara sono ben cinque. Alla prova del cronometro ne verrà accostata un’altra: i tabulati con i numeri di telefono agganciati alla cella di Brembate la sera del 26 novembre (quando la studentessa sparì) verranno messi a confronto con gli identici elenchi della cella di Mapello e di Chignolo; tra i numeri presenti in entrambi i luoghi ci dovrebbe essere anche quello dell’assassino.

A proposito di telefoni, c’è un dettaglio che fa riflettere: la sim card del cellulare di Yara è stata trovata in una tasca del giaccone della ragazzina. Come interpretare questo dato? Forse l’aggressore ha costretto la vittima a togliere quell’elemento dal telefonino per non lasciare impronte digitali (ipotesi realistica) oppure ha voluto lasciare sul luogo del delitto un qualche segnale (ipotesi suggestiva).

Gli inquirenti stanno anche rivolgendo la loro attenzione alla discoteca "Sabbie Mobili Evolution", situata a un centinaio di metri dal luogo del ritrovamento: si ritiene che l’assassino conoscesse quella zona, forse proprio per averla frequentata.

Infine, in queste ore si affaccia qualche polemica sui controlli effettuati nelle scorse settimane dai volontari nella zona di Chignolo: ci si chiede come mai, nonostante sia stato accertato che il terreno era stato passato in rassegna almeno due volte, una delle quali anche con l’aiuto di alcuni cani, nessuno abbia notato il cadavere di Yara. Una critica che ha generato nervosismo nell’ambiente della Protezione civile di Bergamo che da lunedì sera ha decretato il silenzio stampa. È anche trapelato che sono stati ascoltati tutti i volontari che a dicembre perlustrarono la radura di via dei Bedeschi; lontano da ogni polemica sull’efficienza delle ricerche, gli inquirenti hanno solo voluto accertare l’ipotesi che Yara possa essere stata portata lì in un periodo successivo alla morte. Uno scrupolo, più che altro, in quanto le risultanze medico legali non lasciano molti dubbi sul fatto che la ragazzina sia stata portata a Chignolo nelle ore immediatamente successive alla scomparsa da Brembate.

Claudio Del Frate

01 marzo 2011

 

 

 

2011-02-28

l'esame sul cadavere della tredicenne

Yara, oggi l'autopsia a Milano

Sei coltellate sul corpo della ragazzina. Lei si è difesa e ha lottato prima di essere abbandonata

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MILANO - Comincerà a breve, all'Istituto di medicina legale di Milano, l'autopsia sul corpo di Yara Gambirasio, la tredicenne scomparsa il 26 novembre scorso e trovata cadavere tre giorni fa. Gli esami saranno molto utili a confermare le ipotesi avanzate dagli inquirenti dopo il ritrovamento del corpo. Quelli acquisiti dagli investigatori sono elementi "importantissimi" e determinanti per le indagini. Ora si sa che Yara è stata accoltellata, almeno sei volte, e che si è difesa, ha lottato con l'assassino, prima di essere abbandonata in un campo incolto ai margini del comune di Chignolo D'Isola (Bergamo), a pochi chilometri in linea d'aria da Brembate Sopra, suo paese natale.

"UN ORCO TRA NOI" - A prevalere è, come nelle prime ore dopo la scomparsa di Yara, la tesi del maniaco. "Nelle favole tutto finisce bene ma adesso sappiamo cosa è un orco e siamo preoccupati perché l'orco è tra noi": ha detto don Corinno, parroco di Brembate Sopra, nella messa delle 10. "Yara ora è un angelo", ha aggiunto. Il sorriso dolcissimo della ragazzina, però, quello che compariva su tutte le foto affisse dopo la sua scomparsa, contrasta in modo straziante con la visione dei suoi resti raccontata da un agente. Il corpo di Yara Gambirasio era disteso sulla schiena con le braccia all'indietro. E secondo quanto si è appreso, i resti non erano individuabili da lontano, e nonostante si trovassero senza alcuna copertura, nemmeno parziale, sopra delle sterpaglie, già da pochi passi risultavano praticamente invisibili. Una considerazione che avvalora l'ipotesi che il corpo possa essere stato abbandonato in quel luogo da tempo, forse il giorno stesso dell'omicidio, che sarebbe avvenuto "nell'immediatezza" della scomparsa.

Il ritrovamento del corpo di Yara

Il ritrovamento del corpo di Yara Il ritrovamento del corpo di Yara Il ritrovamento del corpo di Yara Il ritrovamento del corpo di Yara Il ritrovamento del corpo di Yara Il ritrovamento del corpo di Yara Il ritrovamento del corpo di Yara

"NON SI PARLI DI PERDONO ORA" - Lunedì mattina, con un mazzo di fiori sul banco vuoto e tanti messaggi d'affetto, i compagni di Yara hanno voluto ricordare la tredicenne. Ad accogliere alunni e genitori all'entrata della scuola media delle Orsoline, sotto una pioggerella autunnale, c'era la preside, suor Carla Lavelli: "Ci troviamo a gestire un lutto - ha detto - ad imparare ad affrontare la morte, la nostra e quella di Yara. Dobbiamo convincerci che fa parte della nostra vita". E sull'aggressore o sugli aggressori di Yara, la suora ha detto: "Chi ha commesso un atto del genere dovrebbe ritrovare la propria umanità, che in questo momento vuol dire legalmente costituirsi e riconoscere il proprio errore. Parlare di perdono adesso vuol dire banalizzarlo". "Il perdono - ha proseguito la preside - bisogna costruirselo dentro".

Redazione online

28 febbraio 2011

 

 

 

agguato studiato: l'assassino ha fatto sparire il cellulare e sapeva dove abbandonarla

Uccisa subito dopo la scomparsa

Quel ciuffo d'erba stretto nella mano

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Un ciuffo d'erba stretto in una mano come disperato tentativo di difendersi e di aggrapparsi alla vita. Spezza il cuore il pensiero che l'ultimo gesto di Yara Gambirasio sia stato proprio quello e sono esattamente dei fili d'erba che gli investigatori hanno trovato nel piccolo pugno della ragazza scoperta senza vita dopo tre mesi di mistero nello spiazzo di Chignolo d'Isola.

Ventiquattro ore dopo la svolta nel mistero della ginnasta di Brembate Sopra, si può disegnare l'estremo scampolo di vita della ragazzina in base ai pochi elementi certi racimolati in tre mesi d'indagini.

Potendo già ipotizzare una trama sintetica: Yara è morta per aver resistito a un'aggressione, probabilmente di natura sessuale, uccisa a coltellate poche ore se non pochi minuti dopo la sua uscita dalla palestra di Brembate quasi certamente nelle vicinanze del campo di via dei Bedeschi dove sabato è stata rinvenuta. Mettiamoli assieme, dunque, i fragili elementi sul taccuino delle indagini. Yara esce dalla palestra di via Locatelli a Brembate poco dopo le 18.30 di venerdì 26 novembre: ha tempo di scambiarsi un sms con l'amica Martina, alla quale dà appuntamento per una gara di ginnastica la domenica.

I ritrovamento del corpo di Yara

I ritrovamento del corpo di Yara I ritrovamento del corpo di Yara I ritrovamento del corpo di Yara I ritrovamento del corpo di Yara I ritrovamento del corpo di Yara I ritrovamento del corpo di Yara I ritrovamento del corpo di Yara

Poi il copione della breve vita di Yara deraglia: il suo telefonino aggancia l'antenna di Mapello, il paese accanto a Brembate ma fuori strada rispetto al percorso abituale verso casa Gambirasio. E verso Mapello si indirizzeranno i cani cercapersona incaricati di trovare Yara. Brembate, Mapello, Chignolo sono quasi allineati sulla carta geografica, racchiusi in 9 chilometri di strada. Alle 19 di quella sera Maura Gambirasio chiama la figlia sul telefonino ma l'apparecchio è muto; infatti accanto al cadavere della ragazzina c'erano la batteria e la sim card del telefonino, non il resto dell'apparecchio. Ed eccoci a un primo punto fermo del giallo: l'aggressione avviene poco lontano dalla palestra, l'assassino si dirige verso Mapello ma si preoccupa subito di non rendere rintracciabile il percorso della vittima, dividendo in pezzi il cellulare. Un particolare da brivido, perché significa che l'agguato era stato studiato. Il passo successivo ci porta già a Chignolo: sabato lo scheletro della tredicenne appariva integro ma i tessuti quasi completamente sfaldati; i vestiti però erano tutti al loro posto, persino l'elastico rosso tra i capelli.

I genitori riconoscono il corpo

Rcd

Per gli inquirenti quei resti non erano trasportabili, a meno di ridurli in pezzi. Viene perciò meno l'ipotesi che il cadavere sia stato portato a Chignolo in tempi recenti: vi è arrivato con ogni probabilità già la sera del 26 novembre. E dunque Yara ha resistito in un primo tempo a una violenza (lo dice la ferita sul polso) ma questo ha fatto scattare la furia dell'omicida che ha infierito con fendenti al torace, alla schiena e alla gola. A Yara sono rimaste solo le forze per strappare qualche filo d'erba, quelli che le hanno ritrovato nella manina. Dal momento dell'abbordaggio fuori dalla palestra di Brembate può essere trascorsa meno di un'ora.

C'è da riflettere poi sulla scelta di arrivare nella radura di via Bedeschi: in quanti sapevano che quegli sterpi fitti e alti fino a un metro e mezzo sarebbero stati un riparo ideale sia per un'aggressione che per celare un cadavere? Solo qualcuno che conosce la zona, così come conosceva le abitudini di Yara: ecco perché si rafforza l'ipotesi del "mostro" che si aggira a Brembate o nei paesi immediatamente confinanti.

Tutta questa ricostruzione ha un solo punto debole: le testimonianze, emerse anche ieri, in base alle quali il campo di via Bedeschi era stato perlustrato dai volontari in cerca di Yara. "Ci siamo stati di sicuro il 12 dicembre, alla battuta parteciparono 50 persone", conferma Ennio Bonetti responsabile dei volontari di Filago; e forse dieci giorni fa ci è tornata una squadra di Madone. Pare incredibile che nessuno si sia accordo della presenza del cadavere, ma gli elementi medico legali non lasciano spazio a molti dubbi. Restano poi due domande cruciali, a cui potrà dare risposta (forse) solo l'autopsia: la ragazzina ha subito anche degli abusi sessuali? Sul corpo ci sono tracce del dna dell'assassino? Nella tragedia della famiglia Gambirasio, toccherà dare risposta anche a queste orribili domande.

Claudio Del Frate

28 febbraio 2011

 

 

Le indagini Gli uomini della Protezione civile: siamo passati in quella radura più volte e della ragazzina non c'era traccia

L'ipotesi: a uccidere è stato uno del posto

Il mistero del ritrovamento in un luogo molto battuto: "Il cadavere è stato spostato lì"

Le indagini Gli uomini della Protezione civile: siamo passati in quella radura più volte e della ragazzina non c'era traccia

L'ipotesi: a uccidere è stato uno del posto

Il mistero del ritrovamento in un luogo molto battuto: "Il cadavere è stato spostato lì"

DA UNO DEI NOSTRI INVIATI

CHIGNOLO D'ISOLA (Bergamo) - Fine della pista camorristica, fine della pista svizzera, delle fantasie dei 300 veggenti e di tutte le ipotesi spuntate nei 92 giorni in cui la sorte di Yara Gambirasio è stata un enorme punto interrogativo. Le indagini ripartono dai luoghi più familiari alla ginnasta tredicenne uscita dalla palestra di Brembate Sopra il pomeriggio del 26 novembre e inghiottita in un buco nero. Il ritrovamento del cadavere nel prato alle spalle della zona industriale di Chignolo, a nove chilometri esatti dalla casa di Yara, restringe di colpo il campo d'indagine: a uccidere la ragazzina è stato il "mostro della porta accanto", uno che deve abitare in questo ristretto raggio e deve conoscere bene la zona. E subito si apre un giallo nel giallo: il punto in cui è comparso ieri il corpo della studentessa, in fondo a via dei Bedeschi, ai margini del greto asciutto del torrente Dordo, era stato più volte controllato in questi 92 giorni di ricerche ininterrotte.

I ritrovamento del corpo di Yara

I ritrovamento del corpo di Yara I ritrovamento del corpo di Yara I ritrovamento del corpo di Yara I ritrovamento del corpo di Yara I ritrovamento del corpo di Yara I ritrovamento del corpo di Yara I ritrovamento del corpo di Yara

L'ipotesi, per quanto difficile da immaginare, è che l'assassino abbia abbandonato Yara Gambirasio in quella radura in tempi recenti. Il primo a scommettere su questo dettaglio è una persona che in questi tre mesi non ha mai mollato la presa delle ricerche. Si tratta di Giovanni Valsecchi, responsabile della Protezione civile di Brembate Sopra: "Sono certo che quel prato è stato perlustrato più di una volta - commentava ieri a poche ore dal ritrovamento del cadavere - e altrettanto è stato fatto lungo il torrente". Eppure nulla era stato trovato, nonostante l'aspetto dei luoghi da novembre a oggi non sia affatto mutato.

Ma ci sono altri particolari che fanno pensare a un trasporto del corpo a Chignolo in un momento non immediatamente successivo alla scomparsa. Più testimoni ieri in paese confermavano che il prato è frequentato da appassionati di jogging, cacciatori, persone che portano a passeggio il cane "e volete che il fiuto di un cane non sia attirato dall'odore di un corpo in decomposizione?". C'è dell'altro: ai margini del campo c'è una discoteca, "Le sabbie mobili", sempre affollata nei weekend e capita spesso che le coppiette cerchino un po' di intimità proprio nei paraggi del torrente Dordo; addirittura, il 16 gennaio scorso all'uscita del locale una rissa è finita nell'omicidio di un giovane dominicano, il cui cadavere è stato abbandonato al termine di via dei Bedeschi, dunque a 200 metri dal punto in cui è stata trovata Yara. Insomma, la zona in tutto questo periodo è stata frequentata da un sacco di gente e sempre poco lontano da via Bedeschi, da Natale in avanti ha funzionato proprio il quartier generale della polizia locale che coordinava le ricerche della studentessa.

Ieri pomeriggio, poco prima che il giovane appassionato di modellismo avvistasse il cadavere, era stata notata una macchina allontanarsi a gran velocità da via dei Bedeschi. Pare impossibile, tuttavia, che Yara sia stata abbandonata lì in pieno giorno da un'auto in corsa. Il primo passo degli investigatori è stato di sequestrare le immagini delle telecamere delle aziende che si trovano lungo il percorso. Il vero problema, adesso, è rimettere in moto un'indagine che da un mese in qua si era fermata e che nei due mesi precedenti non era approdata ad alcuna certezza. Appena pochi giorni fa era stato sbancato un pavimento nel cantiere del supermercato in costruzione a Mapello, luogo indicato dai cani cercapersona nei giorni immediatamente successivi alla sparizione di Yara, senza alcun risultato; sono stati più volte ascoltati i frequentatori della palestra dove la ragazza si allenava, erano stati sentiti il vicino di casa Enrico Tironi (quello che sostiene di vedere Yara parlare con due adulti) e l'ex guardia giurata Mario Torraco (che invece assiste a una lite animata a pochi metri da casa Gambirasio proprio il 26 novembre). "Tutte le piste vengono prese in considerazione" era la frase che ancora a inizio febbraio veniva pronunciata dagli inquirenti. Il segnale che fino a oggi nulla di certo compare nel taccuino delle indagini.

Claudio Del Frate

27 febbraio 2011

 

 

sono tornati a cAsA dopo il riconoscimento del cadavere

I genitori fanno spostare fiori e biglietti

Hanno chiesto ai vigili di invitare a deporli fuori

dalla loro strada chiusa

sono tornati a cAsA dopo il riconoscimento del cadavere

I genitori fanno spostare fiori e biglietti

Hanno chiesto ai vigili di invitare a deporli fuori

dalla loro strada chiusa

Via i fiori dalla strada dei genitori di Yara (Ansa)

Via i fiori dalla strada dei genitori di Yara (Ansa)

BREMBATE SOPRA (BERGAMO) - Non vogliono né fiori né biglietti davanti alla loro villa, i genitori di Yara, di nuovo chiusi in casa, distrutti dal dolore, dopo la visita all'istituto di medicina legale. Al loro ritorno avevano trovato una rosa bianca, un orsacchiotto e un peluche. Questi due oggetti li hanno presi e portati in casa, ma poi hanno chiesto ai vigili e ai poliziotti che presidiano l'accesso alla loro strada di invitare chi eventualmente vuole lasciare un fiore o un biglietto a deporli fuori dalla loro strada chiusa.

BIGLIETTI - Poco dopo è arrivata una ragazzina di 14 anni in compagnia dei genitori e ha lasciato un mazzo di fiori con una lunga lettera dedicata a Yara. Fiori e lettera sono stati sistemati in un'aiuola a una cinquantina di metri da casa. "Noi piangiamo per tutta la sofferenza che hai dovuto patire - è scritto nella lettera - noi piangiamo per il dolore che chi ti ha conosciuto ed amato deve ora provare". Un altro biglietto è stato portato dall'amica Gaia: "Penso a quanto avrei voluto riabbracciarti e a quanto avrei voluto risentirti".

27 febbraio 2011

 

 

Lo scrittore noir

Il luogo, gli indizi

Ma l'assassino vuole farsi scoprire?

Lo scrittore noir

Il luogo, gli indizi

Ma l'assassino vuole farsi scoprire?

Chissà quanto ha atteso questo momento. Per quante mattine si è svegliato con quell'eccitazione nel petto, e ha acceso la radio o la tv sperando che qualcuno l'avesse trovata. Chissà per quanto tempo Yara è rimasta lì. Eppure non l'ha lasciata in un luogo isolato, ma in quel prato frequentato dai maniaci dello jogging, da quelli che portano fuori il cane e, di notte, dalle coppiette in cerca di un po' di intimità. A pochi passi da una discoteca e a trecento metri dal quartier generale di quelli che la stavano cercando. Chissà se avrà goduto all'idea che ce l'avevano sotto il naso e non lo sapevano. Oppure ha provato rabbia, perché ancora nessuno si accorgeva di lei.

Dev'essere stato un sollievo apprendere del ritrovamento sabato pomeriggio.

Tutte le ipotesi tenute in piedi dalla semplice assenza di piste investigative - dal rapimento al fatto che la ragazzina fosse ancora in vita - sono cadute simultaneamente. Ne è rimasta soltanto una. Quella del Mostro. E finalmente tutti sapevamo della sua esistenza. "Mi stavate cercando? Eccomi". Sabato sera ha tirato fino a tardi, attaccato alla tele che parlava di lui anche senza sapere il suo nome, e di ciò che aveva fatto. Facendo zapping da un canale all'altro, senza averne mai abbastanza. Ma la domenica del Mostro è cominciata molto presto. Si è alzato di buonora. La paura che adesso qualcuno può arrivare a lui lo ha fatto sentire vivo. Non è pentito. Altrimenti si sarebbe già costituito, oppure suicidato per il rimorso. Forse non abita da solo, magari sta coi genitori o ha una moglie, dei figli. Ha fatto colazione con loro e li ha ascoltati mentre parlavano della povera Yara. "Ah, se sapessero la verità!". Ha preso con calma il suo caffè e poi è uscito. Prima tappa, l'edicola. C'era già un capannello di gente, ingorda di notizie, che acquistava i giornali. Per questo nessuno ci ha fatto caso quando ha chiesto copia di tutti i maggiori quotidiani. Con il sottofondo delle campane della chiesa, si è avviato verso il suo posticino particolare, il rifugio dei suoi lunghi silenzi e delle fantasie più svariate degli ultimi tre mesi. Ha sfogliato con cura ogni pagina, seguendo le righe degli articoli col polpastrello, per non perdere neanche una parola. La cronaca della scoperta, l'inventario degli indizi e quell'assurda cabala dei numeri - 26 novembre, 26 febbraio - che sembra quasi una firma del destino, una di quelle cose che colpiscono l'immaginazione della gente. Si è soffermato sulle scarne dichiarazioni degli inquirenti, per carpire qualcosa sullo stato delle indagini. Poi ha dato una scorsa alle reazioni piene di collera degli abitanti del posto. Ha visto le foto della famiglia della vittima, stretta in un rassegnato dolore. Mi dispiace, avrebbe voluto dire alla mamma di Yara, fingendo con se stesso di avere ancora un cuore. È rimasto immerso nella lettura senza accorgersi del tempo che passava. Forse prima di pranzo ha fatto una sosta al bar del paese, per rubare qualche commento. Pur passando inosservato, era al centro dell'attenzione. "Fino ad oggi avete parlato di Yara. Ora siete costretti a parlare di me. Perché io esisto. E sono uno di voi". Il pomeriggio sarà stato il momento più duro, a simulare la noia di una domenica normale. Chissà per quale squadra tifa. La sera sarà arrivata come una liberazione. Chissà se è riuscito ad addormentarsi.

"La prossima mossa tocca a voi". Però l'attesa è dura. Qualcuno legge una sfida nei suoi gesti. Il Mostro vuole tanto farsi trovare. O, peggio, farsi fermare. Per questo accanto al corpo ha lasciato la sim e la batteria ma si è tenuto il telefonino di Yara. Come a voler dire: "Non sto scappando, non mi sto nascondendo. Sono qui. Ora venite a prendermi".

Donato Carrisi

28 febbraio 2011

 

 

 

Centinaia di messaggi sui gruppi di Facebook

La rabbia sul Web: "Dateci l'assassino"

Dopo la commozione arriva il desiderio di vendetta. Molti chiedono la pena di morte per chi ha ucciso la ragazzina

Centinaia di messaggi sui gruppi di Facebook

La rabbia sul Web: "Dateci l'assassino"

Dopo la commozione arriva il desiderio di vendetta. Molti chiedono la pena di morte per chi ha ucciso la ragazzina

ROMA - Non appena i mezzi di informazione hanno diffuso la notizia del ritrovamento del corpo senza vita di Yara Gambirasio, su Facebook esplode la rabbia: "Dateci l'assassino". Gli utenti si sono riversati in rete, pronti a sfogarsi sulle pagine di Facebook dedicate alla ragazzina. Dopo i primi commenti gonfi di commozione, sul social network è affiorato il livore. Sul muro del gruppo "Yara Gambirasio", 2mila iscritti, Gina Pina alle 18,50 scrive "Pena di morte a chi uccide gli angeli". E non è certo l'unica. Antonia, ad esempio, due minuti più tardi dice: "Se si trova l'assassino bisogna darlo in pasto alla popolazione". E poi Angela: "Sei volata lassù perché qualcuno maledetto ha voluto così", e ancora, Francesco S., che alle 19 afferma: "Spero che chi ti ha fatto questo muoia di una lunga malattia". Sul "Gruppo per ritrovare Yara Gambirasio", oltre 50mila iscritti, Roberto B, alle 19 e 20 urla: "Vi prego ripristinate la pena di morte. E un deterrente a queste barbarie". Gli fa eco, due minuti dopo, Massi C. "Gli infami pagheranno tutto prima poi". "In questi casi nemmeno la tortura renderebbe giustizia, che mostri schifosi, datelo a noi" aggiunge Matteo D. alle 19 e 10.

I PRIMI MESSAGGI - Non appena saputa del ritrovamento del cadavere di Yara, su Facebook la prima reazione degli utenti invece era stata di commozione. "Ciao piccola Yara...Come una stellina sei salita in cielo, ora illumina noi, che abbiamo bisogno di luce e chiarezza. Ciao Angelo", scrive Giuseppe S., sulla pagina di Facebook 'Yara Gambirasiò alle 18 e 02. "Consola la tua mamma e il tuo papà...ora per loro comincia un dolore senza fine", è il pensiero di Daniela Z. alle 18.20. Insieme a lei, tanti altri. Silvia C. sulla pagina "Gruppo per ritrovare Yara", propone: "Accendiamo tutti una candela simbolica da pubblicare sui nostri profili. Facciamo una fiaccolata per Yara e per mostrare tutto il nostro calore alla famiglia".

26 febbraio 2011

 

Segnalazioni agli amministratori del social network e alla polizia postale

"Yara tornerà come Zombie"

I gruppi macabri di Facebook

Ma gli utenti si ribellano e denunciano gli amministratori

Segnalazioni agli amministratori del social network e alla polizia postale

"Yara tornerà come Zombie"

I gruppi macabri di Facebook

Ma gli utenti si ribellano e denunciano gli amministratori

MILANO - Si fanno chiamare Vesna Paraflu, Shirubia Khmaey Krahom, MonsieurChaplin Verdeux, Mva HallucinogenMorphine, Kostante Acida e Stephanie Ferri. Ma è inutile cliccare sui loro profili, sono rigidamente anonimi. Non potrebbe non essere così. Difficilmente qualcuno che volesse evitare di passare guai seri metterebbe il proprio vero nome nella lista degli amministratori di un gruppo Facebook intitolato "Yara Zombie – Anche i morti ballano". La notizia del ritrovamento del cadavere di Yara Gambirasio si è diffusa solo da poche ore quando nel social network più famoso della Rete fa la sua comparsa la macabra pagina che utilizza il volto della ragazzina di Brembate Sopra in una sorta di locandina di film horror. Con tanto di annuncio-trailer: "Prossimamente nelle migliori sale cinematografiche la triste vicenda di Yara, la campionessa IndeFESSA. La sua promettente carriera non ha fine, nonostante abbia accettato le famose caramelle da uno sconosciuto". E ancora: "Preparatevi ad un suo imminente ritorno, nella rivisitazione del famoso pezzo di un altro morto eccellente. Vedremo Yara interpretare la parte che fu di MJ nel ideo che lo rese celebre: Thriller. Con la partecipazione straordinaria di Barbara D’Urso".

DENUNCE E SEGNALAZIONI - E visto che al cattivo gusto non c’è limite, il gruppo - che conta più di 500 membri, ovvero persone che vi hanno aderito - è stato indicizzato nelle categorie "Arte-Spettacolo" e "Umorismo", anche se l’umorismo sembrano apprezzarlo solo coloro che la pagina l’hanno messa in piedi e quelli che vi hanno aderito per convinzione, in realtà non tantissimi. Molti altri lo hanno fatto solo per potere commentare ed esprimere disgusto. Tanti hanno già segnalato il gruppo e i suoi amministratori allo staff di Facebook. Probabilmente verrà rimosso, ma come sempre sarà troppo tardi perché nel frattempo il gruppetto di troll avrà ottenuto lo scopo, ovvero provocare reazioni indignate e di rabbia – sincere – di cui ridere e gongolare dietro lo schermo codardo dell’anonimato. I post nell’area discussioni e quelli nella bacheca lo dimostrano. Non ci sono solo le segnalazioni a Facebook: un utente, Giuseppe Di Paola, riporta i riferimenti per effettuare la denuncia alla polizia postale. E molti hanno detto di avere già provveduto.

TROLL IN AZIONE - Che si tratti dell’iniziativa di troll - nel linguaggio del web sono coloro che partecipano a forum o social network solo con azioni di disturbo con l’obiettivo di creare zizzania o di mandare a monte discussioni serie – lo dimostrano le pagine di alcune delle persone che hanno aderito a "Yara Zombie". Si arriva per esempio alla pagina "La dea dei troll Giulietta Capuleti bella". E da questa a "Yara e Sara due bimbe minchia in meno", che accomuna questa vicenda a quella di Avetrana. Oppure a "Troll & Orgoglio UtOnto" che come immagine di presentazione utilizza un Totò disegnato sopra allo slogan "Perché posti boiate figliolo?".

NON SOLO "BOIATE" - Difficile però derubricare soltanto a "boiate" certi interventi comparsi su alcune di queste pagine, sempre da utenti che più anonimi non si può. Il sarcasmo macabro di Wolf Black: "Chi viene a giocare a nascondino?". E anche: "Gli amministratori in questo momento sono a messa". Quello di Goffredo Timberlake, che ha Taffazzi come foto di profilo, e che a chi gli chiede di rispettare la povera Yara risponde così: "Ma è assurdo, come fai a rompere il cazzo a un cadavere? È già occupata a putrefarsi, non sta ad ascoltare noi…". E poi: "Qui si parla di cibo per vermi, se non t'interessa gira al largo". E Zarah Eden, secondo cui "meglio nel prato vicino a casa che in una fossa comune in Libia". Victor Laszlo: "Le hanno già dedicato una canzone: dormi sepolta in un campo di grano…". E ancora una sfilza di commenti non pubblicabili. C’è poi chi giustifica una pagina del genere come un segnale "contro la strumentalizzazione le notizie", una critica al fatto che "di Yara non si interessava più nessuno, neanche a Bergamo", per arrivare a Decimo Gladio che scrive: "10.000 morti ammazzati in Libia, nessuno ne parla... Mentre viene ritrovato il cadavere di una ragazzina bergamasca, che sinceramente parlando non ce ne frega un cazzo, e ne parla tutta Italia, isole comprese…". Ecco, tutto chiaro. La colpa è dei giornalisti…

Alessandro Sala

27 febbraio 2011

 

 

Tra Chignolo d'Isola e Madone, a una decina di chilometri dal posto della scomparsa

Il cadavere di Yara Gambirasio rinvenuto in un campo nel Bergamasco

Una persona del luogo stava provando un aeromodello e ha visto il corpo. Dubbi che fosse lì da tempo

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Una persona del luogo stava provando un aeromodello e ha visto il corpo. Dubbi che fosse lì da tempo

Yara Gambirasio

Yara Gambirasio

MILANO - In un campo a Chignolo d'Isola, in provincia di Bergamo, è stato trovato il cadavere in stato di decomposizione di Yara Gambirasio, scomparsa da Brembate Sopra lo scorso 26 novembre. Il corpo della tredicenne è stato rinvenuto sabato pomeriggio da una persona del luogo che stava provando un aeromodello telecomandato. Il campo è stato subito recintato dalle forze dell'ordine.

RICONOSCIMENTO - Il riconoscimento è stato possibile grazie a un portachiavi, ad alcuni brandelli degli abiti che Yara indossava il giorno della scomparsa e all'apparecchio per i denti che la ragazza portava. La polizia scientifica e il medico legale stanno effettuando i primi rilievi sul cadavere.

RITROVAMENTO - Il ritrovamento è stato effettuato in un campo in via Bedeschi, nella zona industriale tra Chignolo d'Isola e Madone, a pochissima distanza da dove, lo scorso 16 gennaio, era stato commesso un omicidio al termine di una rissa tra clienti di una discoteca. Il corpo è stato trovato in un'area incolta che si trova a poche centinaia di metri da quello che era un centro di coordinamento delle ricerche. Le immagini di alcune telecamere delle ditte circostanti sono in corso di acquisizione da parte degli investigatori.

DUBBI - Molti abitanti della zona hanno però dubbi sul fatto che il cadavere di Yara si trovasse da tempo nel luogo dove è stato trovato. "Io fino a un mese fa abitavo qui", dice per esempio all'Ansa un uomo che si fa conoscere solo con il proprio nome, Lorenzo. "Passavo tutti i giorni in quell'area, frequentata da decine di persone ogni giorno. Ci sono persone che fanno jogging, cacciatori, pescatori, gente che porta a spasso il cane. Mi sembra inverosimile che un cadavere possa essere stato abbandonato lì e non trovato per tre mesi, anche perché questa zona è stata più volte battuta dai soccorritori e volontari della Protezione civile".

GENITORI - "Distrutti". È laconico il parroco di Brembate Sopra, don Corinno Scotti, nel descrivere come ha visto i genitori di Yara Gambirasio. "Erano distrutti e siamo rimasti in silenzio - ha raccontato don Corinno che ha fatto loro visita in casa -, perché non ci sono parole per descrivere tragedie come queste". La strada di Brembate di Sopra, dove c'è la casa della famiglia Gambirasio, è stata bloccata in un raggio di circa 200 metri per impedire a chiunque di avvicinare l'abitazione. La zona è presidiata da polizia locale, carabinieri e volontari della Protezione civile. Nel paese vige peraltro ancora l'ordinanza del sindaco per cui gli operatori televisivi non possono sostare nella zona immediamente vicina alla casa.

Redazione online

26 febbraio 2011

 

2010-12-29

fuLvio e maura gambirasio: "anche le forze dell'ordine la pensano come noi"

"A chi trattiene Yara: imploriamo pietà Siamo convinti che è ancora viva"

Parlano i genitori della ragazzina scomparsa: "Aprano quella porta che la separa dalla sua libertà"

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Fulvio e Maura Gambirasio (Infophoto)

Fulvio e Maura Gambirasio (Infophoto)

MILANO - E' il loro primo intervento pubblico dopo la scomparsa di Yara. "Ridateci nostra figlia", lo hanno detto i genitori di Yara Gambirasio in un appello alla stampa, a distanza di 36 giorni dalla scomparsa della ragazza di Brembate Sopra (Bergamo).

"IMPLORIAMO PIETA'" - "Noi imploriamo la pietà di quelle persone che trattengono Yara - hanno detto Fulvio e Maura Gambirasio, tenendosi per mano - chiediamo loro di rispolverare nella loro coscienza un sentimento d'amore; e dopo averla guardata negli occhi le aprano quella porta o quel cancello che la separa dalla sua libertà". "Noi vi preghiamo - hanno detto commossi i genitori di Yara nell'ex colonia elioterapica, fino a qualche giorno fa campo base delle ricerche - ridateci nostra figlia, aiutateci a ricomporre il puzzle della nostra quotidianità, aiutateci a ricostruire la nostra normalità".

IL TESTO INTEGRALE - Ecco il testo integrale dell'appello : "Noi siamo una famiglia semplice, siamo un nucleo di persone che ha basato la propria unità sull'amore, sul rispetto, sulla sincerità e sulla solarità del nostro quieto vivere. Da un mese - prosegue l'appello - ci stiamo ponendo innumerevoli domande sul chi, il che cosa, il come, il quando e il perchè ci sta accadendo tutto ciò. Noi non cerchiamo risposte, noi non chiediamo di sapere, noi non ci assilliamo per capire, noi non vogliamo puntare il dito verso qualcuno, noi desideriamo solo, immensamente, che nostra figlia faccia ritorno nel suo mondo nel suo paese, nella sua casa, nelle braccia dei suoi cari. Noi imploriamo la pietà di quelle persone che trattengono Yara chiediamo loro di rispolverare nella loro coscienza un sentimento d'amore; e dopo averla guardata negli occhi gli aprano quella porta o quel cancello che la separa dalla sua libertà. Noi vi preghiamo, ridateci nostra figlia, aiutateci a ricomporre il puzzle della nostra quotidianità, aiutateci a ricostruire la nostra normalità. La gente ci conosce bene, non abbiamo mai fatto o voluto il male di nessuno, ci siamo sempre dimostrati come una famiglia aperta, trasparente e disponibile verso gli altri e non meritiamo di proseguire la nostra vita senza il sorriso di Yara. Grazie".

"SIAMO CONVINTI CHE SIA VIVA" - I genitori di Yara hanno voluto anche ringraziare "tutta la gente che con molto amore, con rispetto ci sta sostenendo in questo cammino di speranza". Parlando con i giornalisti, prima di leggere il loro appello, hanno spiegato di parlare di "cammino di speranza" perchè "noi crediamo, siamo convinti, come le forze dell'ordine, che Yara sia viva".

Redazione online

28 dicembre 2010

 

 

 

2010-12-28

fuLvio e maura gambirasio: "anche le forze dell'ordine la pensano come noi"

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Fulvio e Maura Gambirasio (Infophoto)

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MILANO - E' il loro primo intervento pubblico dopo la scomparsa di Yara. "Ridateci nostra figlia", lo hanno detto i genitori di Yara Gambirasio in un appello alla stampa, a distanza di 36 giorni dalla scomparsa della ragazza di Brembate Sopra (Bergamo).

"IMPLORIAMO PIETA'" - "Noi imploriamo la pietà di quelle persone che trattengono Yara - hanno detto Fulvio e Maura Gambirasio, tenendosi per mano - chiediamo loro di rispolverare nella loro coscienza un sentimento d'amore; e dopo averla guardata negli occhi le aprano quella porta o quel cancello che la separa dalla sua libertà". "Noi vi preghiamo - hanno detto commossi i genitori di Yara nell'ex colonia elioterapica, fino a qualche giorno fa campo base delle ricerche - ridateci nostra figlia, aiutateci a ricomporre il puzzle della nostra quotidianità, aiutateci a ricostruire la nostra normalità".

IL TESTO INTEGRALE - Ecco il testo integrale dell'appello : "Noi siamo una famiglia semplice, siamo un nucleo di persone che ha basato la propria unità sull'amore, sul rispetto, sulla sincerità e sulla solarità del nostro quieto vivere. Da un mese - prosegue l'appello - ci stiamo ponendo innumerevoli domande sul chi, il che cosa, il come, il quando e il perchè ci sta accadendo tutto ciò. Noi non cerchiamo risposte, noi non chiediamo di sapere, noi non ci assilliamo per capire, noi non vogliamo puntare il dito verso qualcuno, noi desideriamo solo, immensamente, che nostra figlia faccia ritorno nel suo mondo nel suo paese, nella sua casa, nelle braccia dei suoi cari. Noi imploriamo la pietà di quelle persone che trattengono Yara chiediamo loro di rispolverare nella loro coscienza un sentimento d'amore; e dopo averla guardata negli occhi gli aprano quella porta o quel cancello che la separa dalla sua libertà. Noi vi preghiamo, ridateci nostra figlia, aiutateci a ricomporre il puzzle della nostra quotidianità, aiutateci a ricostruire la nostra normalità. La gente ci conosce bene, non abbiamo mai fatto o voluto il male di nessuno, ci siamo sempre dimostrati come una famiglia aperta, trasparente e disponibile verso gli altri e non meritiamo di proseguire la nostra vita senza il sorriso di Yara. Grazie".

"SIAMO CONVINTI CHE SIA VIVA" - I genitori di Yara hanno voluto anche ringraziare "tutta la gente che con molto amore, con rispetto ci sta sostenendo in questo cammino di speranza". Parlando con i giornalisti, prima di leggere il loro appello, hanno spiegato di parlare di "cammino di speranza" perchè "noi crediamo, siamo convinti, come le forze dell'ordine, che Yara sia viva".

Redazione online

28 dicembre 2010

 

 

 

2010-12-12

CONTINUANO LE RICERCHE

Il padre di Yara: "Non ho nemici"

Fulvio Gambirasio e l'ipotesi della malavita: "Non ho nulla da nascondere". Al setaccio le cascine abbandonate

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L'ultima pista: una ritorsione economica Claudio Del Frate (12 dicembre 2010)

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Yara Gambirasio (Ansa)

Yara Gambirasio (Ansa)

MILANO - Le ricerche di Yara Gambirasio proseguono. Da sedici giorni non si hanno notizie della tredicenne scomparsa a Brembate di Sopra, nel Bergamasco. Gli investigatori non escludono alcuna pista. Compresa quella di un sequestro della malativa, come vendetta o ritorsione economica ai danni della famiglia Gambirasio. A questo proposito però il padre di Yara, Fulvio Gambirasio rompe il silenzio e sulla scomparsa della figlia dichiara (come riporta l’Eco di Bergamo) di "non avere nemici". "Chiedete in giro sul mio conto - afferma il signor Fulvio - non ho nulla da nascondere. Chi mi conosce lo sa: non ho nessun nemico, l’ho già detto, lo confermo ancora". Al telefono la voce di Fulvio Gambirasio è ferma e decisa. Lui non lo sa chi può aver fatto una cosa simile alla sua famiglia. Né il perché. "Nemici non ne ho - puntualizza Gambirasio - l’ho già detto e lo ripeto. Non ho mai avuto liti o discussioni particolari, neanche sul lavoro". Anche la madre di Yara, Maura Gambirasio, parlando telefonicamente con il Tg2, ha detto di ritenere inverosimile l'ipotesi secondo la quale la scomparsa di Yara possa essere legata a una ritorsione verso la famiglia. La donna ha anche aggiunto "di sentire nell'aria un grande affetto" verso la sua famiglia. "Abbiamo ricevuto - ha spiegato - anche una lettera di otto detenuti, è stata tra le più belle che abbiamo ricevuto".

LE RICERCHE - Le ricerche, riprese domenica mattina per il sedicesimo giorno consecutivo, si concentrano ora in alcuni paesi dell'Isola bergamasca e ad Almenno San Salvatore, dove i carabinieri sono tornati per passare al setaccio alcune cascine abbandonate. Un sacco contenente dei vestiti è stato trovato invece dagli uomini della Protezione civile nei pressi delle piscine di Chignolo d'Isola; gli investigatori dovranno ora verificarne esattamente il contenuto. Sempre in mattinata, altre squadre di carabinieri stanno effettuando delle battute di ricerca anche nella zona di Madone. Le segnalazioni alle forze dell'ordine si stanno moltiplicando, ma ancora non sono state trovate tracce della tredicenne scomparsa.

LA PREGHIERA DEL PARROCO - Per Yara ha pregato durante la messa il parroco di Brembate, Don Corinno. Il sacerdote ha detto di avere sentito il papà di Yara e che questi spera che la figlia torni a casa per Natale. Don Corinno ha anche ricordato come in questo periodo Yara, l'anno scorso, si stesse preparando alla Cresima e avesse partecipato alla realizzazione del presepe.

Redazione online

12 dicembre 2010

 

 

Bergamo

Yara, l'ultima pista:

sequestro della malavita

Testimonianze su due uomini, controlli nel cantiere

Bergamo

Yara, l'ultima pista:

sequestro della malavita

Testimonianze su due uomini, controlli nel cantiere

Dal nostro inviato CLAUDIO DEL FRATE

Le ricerche di Yara nel cantiere di un supermercato (foto Filippo Venezia)

Le ricerche di Yara nel cantiere di un supermercato (foto Filippo Venezia)

BREMBATE DI SOPRA (Bergamo) - Un'auto si ferma ai margini di un campo di mais, due uomini scendono e uno di loro raccoglie qualcosa da terra e fa un gesto d'esultanza. Poi i due ingranano la marcia e se ne vanno. Nel nulla che avvolge l'inchiesta sulla scomparsa di Yara Gambirasio anche una segnalazione come questa viene tenuta in considerazione. E nel nulla trova spazio anche un'ipotesi al momento non presa in considerazione dagli inquirenti, di una ritorsione di natura economica ai danni della famiglia Gambirasio. Ieri, per il terzo giorno consecutivo, decine di uomini hanno perlustrato il fondo agricolo compreso tra le vie Tresolzio e Lesina a un tiro di sasso tanto dalla palestra frequentata dalla ragazzina, quanto dalla villetta dei Gambirasio. Dietro un'attenzione così ossessiva per un luogo all'apparenza sperso tra mille altri e come decine di altri già esaminato da chi sta cercando Yara, ci sarebbe una segnalazione giunta ai carabinieri l'altro giorno. Testimoni di un episodio sospetto sono state tre donne dipendenti di una delle aziende della zona. Uscendo dal lavoro hanno notato l'auto ai margini del campo di mais e le due persone intente a cercare qualcosa per terra; uno dei due d'improvviso la trova, la mette in un sacchetto e alza le braccia in segno di giubilo. Con l'aria che tira a Brembate la vista della scena avrebbe allarmato le tre donne che lo hanno riferito agli inquirenti. Un fatto estraneo al caso Gambirasio? Può darsi, ma resta che il campo in questione è stato perlustrato tre volte in tre.

RITORSIONE ECONOMICA? - A caccia di un indizio utile questura e carabinieri pensano a tutte le piste, compresa la ritorsione economica: Fulvio Gambirasio lavora per una ditta, la Gamba, che in passato avrebbe avuto rapporti con un'impresa della zona i cui titolari il 13 ottobre scorso sono stati arrestati per traffico di stupefacenti. C'è un salto enorme tra questo fatto e la sparizione di Yara. Ma anche questo accostamento rischia di tornare utile.

Claudio Del Frate

12 dicembre 2010

 

 

 

2010-12-11

Bergamo, In azione una sensitiva accompagnata dalla Forestale

Teste smentisce i cani: "Ho visto Yara uscire dalla porta principale"

Un'istruttrice della palestra. Risentito il vicino

Bergamo, In azione una sensitiva accompagnata dalla Forestale

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Yara Gambirasio

Yara Gambirasio

BERGAMO - Davanti a telecamere e testate provenienti da tutta Italia, i vertici della magistratura e delle forze dell'ordine di Bergamo dichiarano che, a due settimane dalla scomparsa di Yara Gambirasio, non c'è un indizio, una traccia, un sussurro che aiuti a chiarire che fine ha fatto la ginnasta tredicenne. L'unico dettaglio nuovo arriva dalla testimonianza di un'istruttrice della palestra (confortata anche da altri frequentatori), che ha visto Yara uscire dalla porta principale, smentendo così il superfiuto dei cani che invece avevano indicato la porta secondaria.

Le indagini in ogni caso sembrano in un momento di stallo assoluto. A certificarlo ci sono il procuratore aggiunto di Bergamo Massimo Meroni (già protagonista di inchieste su piazza Fontana e sul crimine organizzato), il questore Enzo Ricciardi (che in carriera ha assestato duri colpi a Brigate Rosse e anonima sequestri) e il colonnello dei carabinieri Roberto Tortorella (reduce da una missione in Afghanistan). Insomma, tre professionisti con un curriculum di tutto rispetto, costretti ad ammettere che dopo 15 giorni di lavoro non s'è cavato un ragno dal buco. "Non sono stati acquisiti seri indizi che ragionevolmente ci dicano cosa è accaduto", esordisce il procuratore Meroni. Che aggiunge: "Non c'è alcun elemento concreto e significativo che porti in un senso piuttosto che nell'altro: lavoriamo per riportare Yara viva a casa". Meroni specifica che nessun indizio, "anche il più stravagante", viene trascurato. E il furgone bianco sospetto? "Segnalazione inconsistente".

Le denunce per molestie ai danni di bambine? "Non ce ne sono pervenute". "Niente di anomalo", ammette ancora il procuratore. Parole tanto nette quanto sconfortanti, che per tutto l'arco della giornata vengono interpretate come una tattica. Ma le uniche attività investigative sembrano smentire i dietrologi: è stato interrogato (per la quarta volta) il testimone Enrico Tironi - che non è denunciato per procurato allarme, ma al contrario è il perno dell'indagine -, sono stati perlustrati il campo di mais di via Tresolzio già controllato ieri e altri casolari, vengono riascoltati i frequentatori della palestra da cui Yara è sparita. In serata anche la segnalazione di una radioamatrice che racconta di aver ascoltato, la sera della scomparsa, un uomo dire: "L'ho presa, la sto portando lì". Nulla di più. Insomma, tutto come se l'orologio fosse ritornato al 26 novembre scorso. Nel pomeriggio, poi, da Roma arriva Emilia Shalek, sensitiva polacca: sostiene che Yara si trova a Sotto il Monte perché ha avvertito un forte profumo di rose salire dalla cartina geografica proprio in corrispondenza del paese di Papa Giovanni XXIII. Emilia si reca a Sotto il Monte, accompagnata degli uomini del Corpo Forestale dello Stato. Inutile specificare come è andata a finire.

Claudio Del Frate

11 dicembre 2010

 

 

Una testimone aveva sentito su un walkie-talkie: "Ce l'ho, l'ho presa, la portiamo là"

Caso Yara, il pm: "Stiamo lavorando

per restituirla viva alla famiglia"

I magistrati: "Non vi sono elementi significativi per fare prevalere un'ipotesi su un'altra"

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MILANO - Il procuratore aggiunto di Bergamo Massimo Meroni ha spiegato che pm, carabinieri e polizia stanno "tutti lavorando per restituire questa bambina viva alla famiglia perché non ci sono elementi che evidenzino altro". Meroni, che aveva accanto a sé il questore Vincenzo Ricciardi e il comandante dei carabinieri Roberto Tortorella, ha inteso fare il punto sulle indagini relative a Yara in una conferenza stampa e ha più volte spiegato che "non è esclusa nessuna ipotesi" e "non vi sono elementi significativi per fare prevalere un'ipotesi su un'altra". Il magistrato ha anche spiegato che l'ipotesi di reato di omicidio volontario contestato al marocchino Mohammed Fikri, fermato e poi scarcerato, derivava da quell'intercettazione, inizialmente tradotta male, in cui sembrava che l'uomo dicesse: "Allah mi perdoni, io non ho ucciso". Una frase che, a una più attenta analisi, è risultata di tutt'altro tenore.

UN'ALTRA TESTIMONIANZA - Tra le tante all'esame degli investigatori dei carabinieri c'è un'altra tetimonianza, resa nota nel corso dalla trasmissione tv "Quarto Grado", secondo la quale una donna di Ponte San Pietro, vicino a Brembate di Sopra, abituata a comunicare ogni giorno con la figlia tramite walkie-talkie, avrebbe sentito un'interferenza il 26 novembre scorso, proprio nelle ore della scomparsa di Yara. Una voce maschile avrebbe detto: "Ce l'ho, l'ho presa, la portiamo là". Molto turbata, tanto da non dormire la notte, il giorno seguente ha raccontato il fatto al suo sacerdote il quale la ha invitata ad andare dai carabinieri, dai quali la signora è stata successivamente ascoltata. Il procuratore aggiunto Massimo Meroni durante la conferenza stampa aveva spiegato che "qualsiasi segnalazione, anche la più balzana, è considerata". Sempre nel corso della stessa trasmissione "Quarto Grado" è stato precisato che il testo dell'ultimo sms inviato da Yara Gambirasio è stato "dobbiamo essere lì per le 8" e non, come precedentemente detto "Si, confermo".

USCITA DALLA PALESTRA - In più, almeno almeno due testimoni hanno visto Yara, la sera del 29 novembre, quando si sono perse le sue tracce all'esterno del palazzetto dello sport di Brembate Sopra, dirigersi verso l'uscita del complesso lungo il percorso abituale, che conduce alla porta principale. Il particolare, sul quale si era ingenerata un po' di confusione dopo che i cani avevano fiutato una sua traccia in una zona laterale della struttura, è stato confermato dagli investigatori. A dirlo per prima, rispondendo ai giornalisti, è stata venerdì pomeriggio l'allenatrice di Yara. L'ipotesi della porta laterale, supportata all'inizio anche da un'impronta (che però potrebbe anche essere stata casuale dato che si trova su una maniglia antipanico lungo il perimetro della zona d'allenamento), avrebbe suffragato l'idea di un uscita "anomala", forse in compagnia di qualcuno del centro. Ora perderebbe del tutto consistenza.

Redazione online

10 dicembre 2010

 

 

2010-12-09

Agenti in borghese sul bus che la ragazzina attendeva ogni mattina

Ricerche di Yara: arriva una task force

Sul posto gli uomini che hanno risolto il caso del rapimento del piccolo Tommy e l'arresto di Provenzano

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Le ricerche di Yara (Ansa)

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BREMBATE (Bergamo) - Sono passati 13 giorni dalla sua scomparsa e continuano le ricerche di Yara. Ritmi di lavoro sempre più serrati, anche per l'intervento di diversi gruppi di specialisti sia della polizia che dei carabinieri: per la prima il Reparto prevenzione crimine e il Servizio centrale operativo con il suo direttore Gilberto Caldarozzi, noto per aver risolto numerosi casi fra cui il rapimento e l'omicidio del piccolo Tommy e l'arresto di Bernardo Provenzano; per i secondo ci sono gli uomini del Raggruppamento carabinieri per le investigazioni scientifiche, dei Reparto operativo speciale e del Reparto analisi criminologiche.

NUOVE RICERCHE NEGLI INVASI - Tornano anche in azione gli uomini impegnati nel dragare invasi e vasche d'acqua in aziende del circondario di Brembate. Al campo base da cui partono le ricerche sono presenti i tecnici della "Idrogest", la società che ha anche in gestione gli acquedotti della zona. Già mercoledì, con i vigili del fuoco, era stata svuotata una vasca di un'azienda di Brembate Sopra in cui è stoccato materiale edile. I ricercatori, approfittando della prima giornata di bel tempo nella zona hanno cominciato a esplorare i condotti dei depuratori in tutti i comuni della zona, non solo a Brembate.

IL TESTIMONE NON E' INDAGATO - Punto e capo. Il lavoro degli investigatori è di fatto ripartito da zero: si seguono tutte le piste possibili, ma per ora prevale quella di qualche conoscente che possa aver convinto Yara a seguirlo spontaneamente. Torna infatti la testimonianza di Tironi, il vicino di casa 19enne che aveva riferito di aver visto Yara salire su un'auto con due uomini senza alcuna costrizione. I carabinieri annunciarono che il giovane sarebbe stato segnalato alla magistratura per "procurato allarme" ma fino a mercoledì il giovane non risultava affatto indagato. Il suo racconto sembra anzi combaciare con altre seganalazioni al vaglio degli inquirenti che, per il momento non escludono comunque nessuna ipotesi, nemmeno quella di un maniaco sessuale.

Gli inquirenti stanno indagando sulla vita quotidiana di Yara e sulle sue frequentazioni: parenti, conoscenti, persone incontrate, ambienti frequentati, percorsi abituali. Indagini sono state svolte anche sui percorsi abituali della ragazza, e detective dell'Arma sono anche saliti in borghese incognito sul bus della Sab che Yara attendeva ogni mattina in via XXV aprile a Brembate per raggiungere la scuola "Maria Regina" delle suore Orsoline di Somasca a Bergamo.

GLI INQUIRENTI - Gli investigatori che si occupano del caso di Yara Gambirasio, la tredicenne di cui non si hanno più notizie dal 26 novembre scorso, continuano a considerare la ragazzina come persona "scomparsa". Lo hanno confermato il direttore del servizio centrale operativo della Polizia Gilberto Caldarozzi, il questore di Bergamo Vito Ricciardi e il comandante dei Carabinieri Roberto Tortorella, che si sono incontrati con il procuratore aggiunto di Bergamo Massimo Meroni per fare il punto sulla situazione degli accertamenti. "Noi continuiamo a considerarla scomparsa", hanno replicato ai cronisti, che hanno chiesto se tra le ipotesi prese in considerazione c’è anche l’omicidio. Gli investigatori hanno dato appuntamento ai giornalisti a venerdì mattina alle dieci e trenta, per un incontro sulla stato delle indagini.

APPELLO SU FACEBOOK - Intanto è comparso anche un appello su Facebook, per trovare due uomini. Si tratta di quelli che una donna ha detto di avere visto litigare nei pressi del centro sportivo di Brembate Sopra, più o meno all'ora della scomparsa di Yara Gambirasio. La donna ha detto di averli sentiti discutere ad alta voce e che erano italiani, mentre lei stava passeggiando con il suo cane. Uno di loro ha fatto un commento sull'animale, mentre l'altro, seccato, lo ha trascinato via. Gli inquirenti hanno lanciato un appello anche attraverso Facebook: se qualcuno si riconosce in questa descrizione, si faccia vivo, in modo da capire se la pista possa avere qualche fondamento.

IL RAMMARICO DELLA GUARDIA GIURATA - Tra le reazioni dopo la scomparsa della ragazzina si registra anche il rammarico di una ex guardia giurata: "Se solo non mi fossi fermato, se solo non mi fossi voltato, forse avrei potuto vedere o sentire qualcosa di più utile alle indagini". Lo dice Mario C., 62 anni, uno dei testimoni oculari sentiti in questi giorni. L'uomo, nei giorni scorsi, ha riferito ai carabinieri di una lite notata in strada a poca distanza da via Rampinelli, dove vive la famiglia Gambirasio: "ero a passeggio col cagnolino, sulla strada principale - racconta -. Saranno state le 18.45, perché ero uscito da una decina di minuti, e proprio mentre in televisione cominciava un tg delle 18.30. Ho visto quei due uomini litigare fra loro, e in particolare uno, che sembrava scocciato nei confronti dell'altro, ma poi mi sono girato un attimo per seguire il mio cagnolino e quando mi sono rigirato non c'era più nessuno. Non ho visto nessuna macchina allontanarsi... Se solo mi fossi avvicinato di più magari avrei potuto notare qualche particolare più utile alle indagini". La testimonianza di Mario C., in pensione da una decina d'anni, concorda con quelle di una donna e probabilmente anche con quella di Enrico Tironi, il ragazzo di 19 anni vicino di casa di Yara, che, dopo alcune titubanze, viene ora considerato attendibile, esattamente come gli altri due. Secondo gli investigatori, queste testimonianze "non sono prove di valore, anzi", ma al momento sembrano costituire uno dei pochi elementi concreti emersi in questi primi tredici giorni.

09 dicembre 2010

 

 

Continuano le ricerche in un deposito di ghiaia vicino a dove lavora il padre

Yara, si segue la pista del "conoscente"

La ragazza non si sarebbe mai allontanata dalla palestra con degli sconosciuti. Le anomalie della scomparsa

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Proseguono le ricerche di Yara Gambirasio (Ansa)

Proseguono le ricerche di Yara Gambirasio (Ansa)

MILANO - Yara Gambirasio si fidava di chi l'ha aggredita o sequestrata. È questa la pista che prende sempre più piede tra gli investigatori che dal 26 novembre scorso indagano sulla scomparsa della 13enne di Brembate di Sopra. Dopo la scarcerazione di Mohammed Fikri, il marocchino che in un primo tempo era stato sospettato di avere avuto un ruolo nella vicenda, le ricerche ripartono dalla ricostruzione di quanto accaduto il pomeriggio da cui di Yara non si sono più avute notizie: da quando cioé, in pochi minuti, la giovane promessa della ginnastica ritmica lascia la palestra in via Morlotti, distante 700 metri dalla sua abitazione in via Rampinelli. È proprio in palestra che, secondo gli investigatori, c'è la prima anomalia della vicenda. Yara, dopo aver consegnato uno stereo alle sue istruttrici, utilizza un'uscita che è nella direzione opposta a quella di casa e i tre cani specializzati, utilizzati nella ricerca, hanno puntato tutti verso quella uscita. Nessuno ha notato la giovane lasciare l'impiato e secondo gli inquirenti sarebbe difficile pensare ad un'aggressione passata del tutto inosservata (la ragazza, infatti, avrebbe gridato e richiamato l'attenzione). Di conseguenza, è il ragionamento, la 13enne si è allontanata sicuramente con qualcuno che conosceva. Anche perché la giovane non aveva segreti e nulla di anomalo è uscito dall'analisi del suo cellulare e del suo computer.

IL TELEFONINO E IL CANTIERE - Pochi, a giorni di distanza, gli elementi certi da cui ripartire. Alle 18.49 il telefonino della 13enne aggancia la cella di Mapello, dove è in costruzione un grande centro commerciale e dove lavora come operaio il 22enne marocchino scarcerato. Un'area isolata distante circa tre chilometri dal punto di partenza e dove le tracce di Yara si perdono. Chi ha spento il cellulare, pochi minuti dopo, non si è limitato, probabilmente, a quello: ha tolto la batteria impedendo finora il ritrovamento. L'ultima certezza arriva, anche in questo caso, dai cani addestrati: tutti fiutano le tracce della 13enne fino al cantiere. Impossibile che Yara abbia percorso da sola quelle strade buie e isolate, improbabile che abbia accettato un passaggio da uno sconosciuto per percorrere i 700 metri che la separavano da casa.

RICERCHE TRA LA GHIAIA - Intanto la polizia e i vigili del fuoco sono tornati nel deposito di ghiaia Roncelli, vicino alla ditta presso cui lavora il padre di Yara Gambirasio, per continuare le ricerche cominciate ieri. I pompieri si sono messi al lavoro per pompare l'acqua e dragare gli scantinati. In un'area boschiva della stessa zona ma a decine di metri da entrambe le aziende sono stati recuperati dei reperti, tra cui un motorino e, pare, un giubbotto, che non dovrebbero avere alcun collegamento con le indagini in corso sulla scomparsa della ragazzina. Nel deposito Roncelli, dove si trovano cumuli di sabbia, terra e sassi che poi vengono frantumati come materiale edile, ieri in un bidone la polizia aveva già trovato un vecchio cellulare, anche questo ritenuto del tutto inutile ai fini delle indagini.

LA VISITA ALLA FAMIGLIA - Intanto sia il comandante dei carabinieri di Bergamo, il colonnello Roberto Tortorella, sia il questore Vito Ricciardi hanno compiuto una "visita di cortesia" ai familiari della ragazza scomparsa. L'ufficiale ha spiegato che "si stanno valutando tutte le ipotesi" sulla scomparsa della ragazza ma non ha voluto aggiungere di più.

Redazione online

08 dicembre 2010(ultima modifica: 09 dicembre 2010)

 

 

il manovale accusato ingiustamente, ha rischiato una sorte terribile

Brembate ci insegna l'umana civiltà

Il muratore marocchino, l'errata traduzione dall'arabo e la reazione del paese

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Il padre e la madre di Yara Gambirasio all'uscita dalla caserma dei carabinieri di Ponte San Pietro (Ansa)

Il padre e la madre di Yara Gambirasio all'uscita dalla caserma dei carabinieri di Ponte San Pietro (Ansa)

Sembra incredibile, ma ogni tanto gli uomini, le istituzioni e l'opinione pubblica mostrano anche segni di umana civiltà. Un muratore marocchino che lavora a Brembate di Sopra, presso Bergamo, è stato sospettato di aver assassinato Yara Gambirasio, la ragazza scomparsa da alcuni giorni; sospettato ingiustamente e poi rilasciato in base alla traduzione sbagliata di una sua frase in arabo detta al telefono.

Non si è scatenata, come purtroppo è avvenuto in altri casi (lo stupro commesso da un romeno che ha creato una feroce psicosi verso i romeni accusati quasi in blocco d'essere stupratori, l'indiscriminata violenza verso gli zingari), alcuna bestiale caccia al marocchino, non si sono sentiti idioti insulti razzisti rivolti globalmente agli arabi.

La comunità di Brembate di Sopra ha dato in generale un esempio civile oggi più che mai prezioso nel clima teso ed eccitato - anche comprensibilmente, per le difficoltà dei problemi legati all'immigrazione e al contatto fra culture diverse - che stiamo vivendo, in cui spesso si sentono risuonare selvagge parole di odio generico e si assiste a violenze gratuite. Non sarebbe male se tutta l'Italia, sotto tale profilo, assomigliasse a questa Brembate.

C'è sempre, e sempre più drammatica, l'angoscia per la sorte di Yara, la speranza o meglio la necessità di trovarla; e - nella tragica eventualità di una sua morte per mano di un assassino - la necessità di individuare quest'ultimo e punirlo con tutti i rigori della legge. Troppo spesso si dimentica che Dio è anche collera.

Mohamed Fikri, il manovale accusato ingiustamente, ha rischiato una sorte terribile per una traduzione sbagliata. La lingua regge il mondo, nel suo potere di comunicare, informare, plasmare e talora plagiare gli animi. Determina la giustizia o l'ingiustizia, può far trionfare la verità o la menzogna, chiarire o avvelenare la vita. Se non si mette correttamente il soggetto al nominativo e il complemento oggetto all'accusativo ma si inverte la sintassi, non si capisce più chi ruba e chi è derubato, si mette in galera la vittima e si manda libero il colpevole. Una punteggiatura sbagliata o alterata può falsare e sconvolgere l'ordine delle cose.

Oggi è sempre più necessaria, nello scambio e nel contatto sempre più a gomito di genti e culture diverse, la conoscenza delle lingue ovvero la possibilità di comunicare, capire, incontrarsi, difendersi, aiutare. L'insegnamento reale delle lingue, così carente in Italia, dovrebbe essere una pietra angolare dell'istruzione, a tutti i livelli. Se il ministro dell'Istruzione - colpito da questo episodio che mostra come la conoscenza linguistica possa dannare o salvare una vita - recedesse dall'assurdo provvedimento che ha abolito i lettori di madre lingua straniera all'università, la vicenda di Mohamed Fikri sarebbe stata, tra le tante altre cose, pure utile al nostro Paese.

Claudio Magris

08 dicembre 2010

 

 

 

Yara, il parroco contro i giornalisti tv

Don Scotti: "Sono sconcertato, troppe domande insulse"

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LA LETTERA

Yara, il parroco contro i giornalisti tv

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Don Corinno Scotti

Don Corinno Scotti

MILANO - Don Corinno Scotti, parrocco di Brembate di Sopra, in provincia di Bergamo, si affida a una lettera per spiegare il suo disappunto nei confronti dei giornalisti, soprattutto televisivi, che si occupano della scomparsa della 13enne Yara Gambirasio. In una lunga missiva spedita al direttore del quotidiano L'Eco di Bergamo, il parrocco ricorda che "la comunità sta vivendo uno dei momenti più dolorosi della sua storia, per una vicenda che ha portato il nostro paese sulle prime pagine dei giornali e nelle prime notizie dei telegiornali. Grazie a Dio ci sono giornali che con i loro articoli ci aiutano a 'leggere' con verità e con una visione di fede questo avvenimento. Lasci però che le dica tutto il mio sconcerto per il comportamento di certi giornalisti, soprattutto della televisione".

"DOMANDE INSULSE" - C'è stato un giorno di settimana scorsa in cui, racconta, "c'erano giornalisti di cinque canali tv nei dintorni della chiesa e facevano domande, a dir poco, insulse. Vuole saperne qualcuna? 'In una parrocchia qui vicina pregano la Madonna delle Ghiaie. Lei e la sua comunità quale Madonna pregate?', 'Che cosa dicono i bambini di Brembate Sopra di questa vicenda?', 'Secondo lei, Yara è ancora viva?', 'Qual è il messaggio della lettera che lei leggerà in chiesa a nome dei genitori?'. E ancora: 'Perché non dice tutto quello che sa?'. E quando rispondo che non so nulla, mi ribattono: 'Ma allora anche lei è omertoso'. E potrei continuare". Per don Scotti "il fatto che giorno e notte, nella strada a fondo chiuso dove abitano i genitori di Yara, sia necessario che una pattuglia della polizia locale stia di guardia per preservare l'intimità della famiglia, la dice lunga. E non per tenere lontano i curiosi, ma le telecamere e i giornalisti". Per fortuna, aggiunge, "non tutti i giornalisti sono così. La scorsa settimana alla messa serale c'era una signora. Dopo la funzione chiede di parlarmi: 'Sono una giornalista della Rai'. Mi sono irrigidito e le ho risposto che non volevo dire niente. È scoppiata in lacrime: 'No, non voglio sapere nulla. Solo mi lasci piangere'. E per tre quarti d'ora ho ascoltato i drammi che ogni giorno deve conoscere e la sua sofferenza per Yara. Abbiamo pregato e pianto insieme". Un atteggiamento che non sembra però indispettire i genitori di Yara. Don Scotti racconta infatti di essersi scusato con il papà anche se non aveva "mai detto alla stampa che avrebbe scritto un messaggio da leggere in chiesa. Ma lui ha sorriso e ha risposto: "Non preoccuparti, anche i giornalisti hanno bisogno di lavorare".

Redazione online

08 dicembre 2010

 

 

 

 

 

 

 

2010-11-17

macchie su alcune delle 50 cinte sequestrate

Avetrana, trovati capelli sulla corda utilizzata per calare Sarah nel pozzo

I riscontri dei Ris sull'oggetto usato da Misseri per occultare il corpo della nipote

macchie su alcune delle 50 cinte sequestrate

Avetrana, trovati capelli sulla corda utilizzata per calare Sarah nel pozzo

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Sarah Scazzi (Ansa)

Sarah Scazzi (Ansa)

MILANO - Due capelli trovati proprio sulla corda che Michele Misseri avrebbe usato per calare il cadavere della nipote Sarah Scazzi nel pozzo pieno d'acqua in contrada Mosca. Da questi nuovi riscontri dei Ris dovrà ripartire chi indagano sul delitto di Avetrana. I capelli, di colore castano scuro, sarebbero stati trovati sulla corda sequestrata nella vettura della moglie di Misseri, Cosima Serrano. I prossimi esami riveleranno se i capelli appartengono a Michele, inizialmente reo confesso dell'omicidio, a Sabrina alla vittima o a qualcun altro. Oltre ai due capelli, i Ris hanno riscontrato diverse macchie su alcune delle 50 cinte sequestrate in casa Misseri e tra le quali c'è anche quella indicata dallo zio Michele quale "arma" del delitto.

SABRINA ASSISTERÀ ALL'INCIDENTE PROBATORIO - Si amplia intanto il collegio difensivo di Sabrina Misseri. Ad occuparsi del caso, oltre agli avvocati Vito Russo ed Emilia Velletri, sarà ora anche l'avvocato Francesca Conte, del foro di Lecce. Proprio la Conte ha annunciato in giornata che la sua nuova assistita assisterà venerdì prossimo all'esame del padre Michele nella forma dell'incidente probatorio, chiesto dalla Procura e disposto dal gip del tribunale di Taranto Martino Rosati.

INTERROGATORI - A Taranto proseguono nel frattempo gli interrogatori di "persone informate sui fatti". Il pm Mariano Buccoliero e i militari del Reparto operativo hanno sentito in caserma un nipote di Michele Misseri, , Cosimo Cosma, e sua moglie. L'obiettivo era di chiarire soprattutto modalità e contenuto di una telefonata che zio Michele fece al nipote alle 18.28 del 26 agosto, quando Sarah era stata già uccisa e il suo corpo occultato nel pozzo. Zio Michele chiese al nipote se avesse visto transitare un'auto con a bordo Sarah, ricevendo risposta negativa. Nell'interrogatorio del 5 novembre, l'ultimo al quale è stato sottoposto, Michele giustificò la telefonata riferendo di averla fatta perché il figlio di Cosma, suo nipote, andava a scuola con Sarah. L'audizione della moglie di Cosma era legata invece al fatto che Michele aveva chiamato il nipote sull'utenza telefonica mobile della donna, circostanza motivata da Michele con la necessità di risparmiare economicamente perchè si trattava dello stesso gestore telefonico.

Redazione online

16 novembre 2010(ultima modifica: 17 novembre 2010)

 

 

2010-11-17

macchie su alcune delle 50 cinte sequestrate

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MILANO - Due capelli trovati proprio sulla corda che Michele Misseri avrebbe usato per calare il cadavere della nipote Sarah Scazzi nel pozzo pieno d'acqua in contrada Mosca. Da questi nuovi riscontri dei Ris dovrà ripartire chi indagano sul delitto di Avetrana. I capelli, di colore castano scuro, sarebbero stati trovati sulla corda sequestrata nella vettura della moglie di Misseri, Cosima Serrano. I prossimi esami riveleranno se i capelli appartengono a Michele, inizialmente reo confesso dell'omicidio, a Sabrina alla vittima o a qualcun altro. Oltre ai due capelli, i Ris hanno riscontrato diverse macchie su alcune delle 50 cinte sequestrate in casa Misseri e tra le quali c'è anche quella indicata dallo zio Michele quale "arma" del delitto.

SABRINA ASSISTERÀ ALL'INCIDENTE PROBATORIO - Si amplia intanto il collegio difensivo di Sabrina Misseri. Ad occuparsi del caso, oltre agli avvocati Vito Russo ed Emilia Velletri, sarà ora anche l'avvocato Francesca Conte, del foro di Lecce. Proprio la Conte ha annunciato in giornata che la sua nuova assistita assisterà venerdì prossimo all'esame del padre Michele nella forma dell'incidente probatorio, chiesto dalla Procura e disposto dal gip del tribunale di Taranto Martino Rosati.

INTERROGATORI - A Taranto proseguono nel frattempo gli interrogatori di "persone informate sui fatti". Il pm Mariano Buccoliero e i militari del Reparto operativo hanno sentito in caserma un nipote di Michele Misseri, , Cosimo Cosma, e sua moglie. L'obiettivo era di chiarire soprattutto modalità e contenuto di una telefonata che zio Michele fece al nipote alle 18.28 del 26 agosto, quando Sarah era stata già uccisa e il suo corpo occultato nel pozzo. Zio Michele chiese al nipote se avesse visto transitare un'auto con a bordo Sarah, ricevendo risposta negativa. Nell'interrogatorio del 5 novembre, l'ultimo al quale è stato sottoposto, Michele giustificò la telefonata riferendo di averla fatta perché il figlio di Cosma, suo nipote, andava a scuola con Sarah. L'audizione della moglie di Cosma era legata invece al fatto che Michele aveva chiamato il nipote sull'utenza telefonica mobile della donna, circostanza motivata da Michele con la necessità di risparmiare economicamente perchè si trattava dello stesso gestore telefonico.

Redazione online

16 novembre 2010(ultima modifica: 17 novembre 2010)

 

 

 

2010-11-13

il delitto di Avetrana - venerdì si terrà l'incidente probatorio

Sabrina Misseri resta in carcere

"Sono innocente, lo proverò"

La madre di Sarah: "Non provo odio ma pena. Perdono? Non me la sento, per perdonare ci vuole un percorso"

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Sabrina Misseri (Ansa)

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MILANO - Il tribunale del Riesame ha rigettato la richiesta dei difensori di Sabrina Misseri che chiedevano la scarcerazione della loro assistita. Secondo il tribunale del Riesame, sono giustificate le esigenze cautelari in carcere e pertanto è stata confermata la misura di custodia cautelare per la cugina di Sarah Scazzi, accusata dell’omicidio assieme al padre Michele Misseri. Il Tribunale del riesame, (presidente De Tommasi, a latere Di Michele, che è anche relatore, e Ruberto) ha depositato il solo dispositivo della decisione: le motivazioni saranno rese note entro 5 giorni. L'inchiesta sulla morte di Sarah avrà un ulteriore passaggio importante venerdì con l'incidente probatorio, nel corso del quale sarà interrogato Michele Misseri. Sabrina in quell'occasione potrà essere presente, ma non potrà confrontarsi con lui in prima persona.

"PROVERO' CHE SONO INNOCENTE" - "Io sono innocente, fino alla fine lo proverò", continua a ripetere in carcere Sabrina, a quanto riferito dai suoi difensori, Vito Russo e Emilia Velletri. "Sabrina ha avuto la reazione di una persona che è estranea ai fatti. Non sta bene, è normale, però è ancora molto più combattiva e ripete la sua innocenza e anche noi le crediamo", hanno detto i legali all'uscita dal carcere, dopo aver fatto visita alla loro assistita. I due legali hanno raccontato, parlando con i giornalisti, che quando sono andati a far visita a Sabrina, la giovane sapeva già della decisione dei giudici, perché il provvedimento le era stato notificato. Circa l'eventualità che venerdì prossimo Sabrina Misseri assista all'incidente probatorio del padre Michele, Russo e Velletri hanno detto che "è una valutazione soggettiva che deve fare Sabrina". I due legali hanno poi riferito che "secondo tabulati telefonici non può essere oggettivamente ritenuta credibile" la testimonianza, depositata dalla Procura ai giudici, di un'amica di famiglia di Sabrina, alla quale la ragazza, la sera della prima confessione del padre, avrebbe sussurrato "Papà ha confessato, io sono stata più brava". "Non capiamo il movente per cui Sabrina è dentro - hanno concluso Russo e Velletri - e neanche il motivo".

LA MADRE DI SARAH: "NON ODIO MA PENA" - Concetta Serrano Spagnolo, la mamma di Sarah Scazzi, ha rotto il silenzio e ha commentato così la decisione del tribunale del Riesame: "Se Sabrina ha ucciso è colpevole. I giudici hanno preso atto dei gravi indizi e mi sembra giusto. Se è colpevole è giusto che rimanga dentro. Non mi sento né di giudicare né di perdonare. Per perdonare ci vuole un percorso". Alle domande incalzanti dei cronisti su quali siano ora i suoi rapporti con la sorella Cosima e la nipote, Concetta Serrano ha risposto: "Non provo odio ma molta pena. Da giorni non ho rapporti con l'altra famiglia". Alcuni cronisti presenti in via Deledda, davanti all'abitazione dei Misseri, hanno chiesto un commento anche a Cosima Serrano, sorella di Concetta e madre di Sabrina. Cosima, dopo aver confermato di essere a conoscenza della decisione del Tribunale, ha ribattuto con una domanda: "E che cosa devo dire?".

I LEGALI: GRAVE COMPORTAMENTO PADRE - Gli avvocati di Concetta, Walter Biscotti e Nicodemo Gentile, commentano: "Non ci sorprende il provvedimento del tribunale del riesame, poiché il quadro indiziario nei confronti di Sabrina era molto grave. Ciò significa che allo stato almeno quattro giudici, oltre al pubblico ministero, ritengono Sabrina gravemente indiziata dell'omicidio di Sarah. E questi, ad oggi, sono i fatti. Questo non significa che Michele Misseri, cui va dato atto del contributo dato alle indagini, debba essere glorificato come molti fanno. Invece di rivolgersi subito ai carabinieri - concludono gli avvocati - ha scelto la via peggiore. I fatti da lui compiuti rimangono di una gravità giuridica e morale inaudita".

Redazione online

13 novembre 2010

 

 

 

2010-11-12

La ragazza potrà assistere all'incidente probatorio il 19 novembre

"Papà ha confessato, io più brava"

La confidenza fu fatta da Sabrina ad un'amica di famiglia il giorno delle rivelazioni di Michele Misseri

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Sabrina Misseri con la cugina Sarah Scazzi (Ansa)

Sabrina Misseri con la cugina Sarah Scazzi (Ansa)

TARANTO - "Papà ha confessato, io sono stata più brava": lo avrebbe detto Sabrina Misseri ad un'amica di famiglia e sua cliente la sera del 6 ottobre dopo aver appreso attraverso la tv che il padre, Michele, aveva confessato di aver ucciso la cugina Sarah Scazzi. La testimonianza è contenuta nella documentazione depositata dalla Procura al Tribunale del riesame.

L'INCIDENTE PROBATORIO - Intanto si apprende che la stessa Sabrina Misseri potrebbe assistere all'incidente probatorio del padre venerdì 19 novembre in carcere, pur non avendo la possibilità di interloquire. Il gip del Tribunale di Taranto Martino Rosati, nel fissare infatti l'incidente probatorio, ha fatto notificare l'atto anche alla difesa di Sabrina, coindagata per l'omicidio. Se Sabrina dovesse rinunciare ad assistere all'interrogatorio del padre, dovrà comunicarlo allo stesso ufficio del gip.

LE AMNESIE DEL PADRE - In giornata poi la psicologa clinica-forense e psicoterapeuta, Cinzia Gimelli, consulente della difesa di Sabrina, ha detto che la somministrazione di un tranquillante a Michele Misseri, contenente benzodiazepine (En), come si evince "dal quadro clinico del detenuto", potrebbe avere avuto come effetto collaterale quello di mettere in difficoltá la sua memoria relativamente al delitto. "Le benzodiazepine, come è stato riconosciuto dalla maggioranza degli studi e delle ricerche a livello internazionale -prosegue la psicologa- causano amnesie. La somministrazione di En al signor Michele Misseri, che nega precedenti psichiatrici e di aver mai assunto psicofarmaci, può provocare sedazione eccessiva. I sintomi includono sonnolenza, atassia, difficoltá di concentrazione, ipotonia, vertigini, capogiri e confusione mentale. Quando le benzodiazepine sono assunte la notte, per favorire il sonno, la sedazione può persistere il giorno seguente con effetti simili ai 'postumi di una sborniá. L'effetto collaterale che mi preme sottolineare riguarda le turbe della memoria".

12 novembre 2010

 

 

LA TRAGEDIA DI AVETRANA | sABATO SCORSO IL MALORE DELLO ZIO

Misseri colpito da una crisi cardiaca

Sottoposto a una terapia d'urgenza

Elettrocardiogrammi e controllo di uno specialista. Il suo legale: "Ora sta bene". Il carcere: solo un'indisposizione

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TARANTO - Crisi cardiaca in carcere per Michele Misseri rinchiuso in isolamento dal 7 ottobre scorso. Una crisi violenta, provocata forse dallo stress o dallo choc di essere ritornato insieme ai carabinieri sul luogo dove avrebbe occultato il cadavere della nipotina. Fatto sta che lo zio Michele sabato 6 novembre ha rischiato di morire e solo per un soffio due medici del carcere sono riusciti a strapparlo alla morte. L'hanno sottoposto d'urgenza a esami specifici e complessivamente gli hanno fatto una decina di elettrocardiogrammi per monitorare le condizioni del cuore (è stato chiamato anche uno specialista esterno all'istituto penitenziario). Solo dopo qualche ora la situazione è tornata alla normalità e gli specialisti hanno escluso il pericolo di vita.

I MEDICI - Resta oggi la preoccupazione dei medici che non lo perdono mai di vista e vanno avanti con il monitoraggio. Michele peraltro non ha mai sofferto di cuore nonostante la dura vita nei campi, ma la forte tensione e le emozioni accumulate per aver rivisto i luoghi dell'orrore - secondo i medici - gli hanno causato l'attacco di cuore.

Dagli arresti ai nuovi sopralluoghi

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L'AVVOCATO- "Ho parlato poco fa con il carcere: Michele sta bene". Lo ha detto l'avvocato Daniele Galoppa. Il legale ha anche chiarito che Misseri ha superato tranquillamente la crisi senza bisogno di cure particolari o di essere trasportato in ospedale.

IL CARCERE - Minimizza la "portata" del malore la direzione del carcere di Taranto: si sarebbe trattato "solo di una indisposizione , curata peraltro senza alcun farmaco".

IL RIESAME - Ieri intanto è stata la giornata del Riesame i cui giudici si sono riuniti in Camera di Consiglio dalle tre del pomeriggio per decidere la richiesta di scarcerazione di Sabrina Misseri accusata dal padre Michele di avere strangolato da sola la cugina Sarah perché gelosa di lei e delle attenzioni che le rivolgeva Ivano Russo di cui era perdutamente innamorata. L’udienza è stata aperta alle 11 e sospesa per cinque ore per permettere agli avvocati difensori della ragazza di prendere visione e studiare la perizia medico legale redatta dal professore Luigi Strada, autore dell’autopsia sul corpo della quindicenne recuperato dopo 42 giorni di immersione nel pozzo-cisterna di contrada Mosca. Secondo lo specialista di medicina legale, la morte per strangolamento è stata procurata da una cinghia larga tre centimetri che presenta delle spesse cuciture sui bordi. Tali caratteristiche, ha detto Strada ai giudici, sono compatibili con una dei 49 reperti, tra cinghie e lacci, sequestrati sabato sera in casa Scazzi. Gli accertamenti tecnici sulla presunta arma del delitto inizieranno martedì prossimo nei laboratori del Reparto investigativo speciale dei carabinieri di Roma. L’obiettivo degli esperti del Ris è quello di estrarre eventuali tracce biologiche appartenenti a Sarah e le impronte di chi ha stretto la morsa mortale.

OGGI IL VERDETTO - A proposito di questo, sempre ieri il medico legale Strada ha detto che la morte è sopraggiunta in due, tre minuti. Discordante, invece, il parere del suo collega consulente della difesa il quale sostiene che Sarah non sia morta subito e che si sarebbe potuta addirittura salvare dopo lo strangolamento. I giudici del Riesame hanno lavorato sino a tarda sera ieri. Quasi sicuramente il verdetto uscirà nella giornata di oggi se non sabato quando scadranno i dieci giorni dalla notifica della prima convocazione entro cui emettere il dispositivo. Com’era stato preannunciato dai suoi avvocati, ieri Sabrina non era presente in aula. Il collegio difensivo della ragazza che si proclama innocente e accusa invece il padre dell'omicidio, ha preso la parola dopo il lungo intervento dei due pubblici ministeri, Mariano Buccolieri e Pietro Argentino. Gliavvocati avevano consegnato nella precedente udienza di martedì, ai giudici del Riesame, i risultati di indagini difensive contenenti cinque testimonianze. Ieri hanno aggiunto una memoria difensiva di 31 pagine, una relazione della psicologa e psicoterapeuta Cinzia Gimelli, consulente di parte, sulla psiche di Michele Misseri (che non ha mai visitato) e le controdeduzioni di un medico legale di Torino, Enrico Risso, sulla relazione preliminare alla perizia consegnata dal professor Strada.

Nazareno Dinoi

12 novembre 2010

 

 

 

 

 

 

2010-11-10

Avetrana Pressioni su Misseri, la settimana prossima l'incidente probatorio

Ivano e quel "no" a Sabrina

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Lui le fece capire di preferire Sarah.

E lei meditò la vendetta

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TARANTO - Qualcuno ha urlato "assassina" mentre il furgone la riportava in carcere. Ma Sabrina Misseri non teme le urla, ieri ha voluto esserci davanti ai giudici del Riesame che dovevano stabilire se farla tornare a casa oppure no. L'udienza è stata rinviata a domani, dopo il deposito di nuovi atti: c'è anche l'ultimo interrogatorio del 5 novembre di Michele, padre di Sabrina, e l'ultima deposizione (il 20 ottobre) di Ivano Russo, il ragazzo conteso a causa del quale sarebbe successo tutto. Ivano spiega l'episodio dal quale (per gli inquirenti) montò l'ira di Sabrina verso Sarah: il rifiuto di un approccio. In più ci sarebbero alcuni testimoni (anche le loro versioni sono depositate da ieri) che parlano del rapporto di affetto fra Ivano e Sarah e raccontano come Ivano avesse fatto capire, con quel rifiuto, di preferire ormai Sarah a Sabrina.

PRESSIONE PSICOLOGICA - C'è tra i nuovi atti, poi, un'informativa del pm Mariano Buccoliero e del procuratore aggiunto Pietro Argentino che rivede, in parte, dinamica e tempi del delitto. Commesso non in 7 ma in 14 minuti. E poi l'occultamento del cadavere: fra le 15 e le 15.45, mentre Sabrina e Mariangela facevano il terzo giro in cerca della ragazzina scomparsa. Il gip Rosati ha fissato ieri l'incidente probatorio per sentire Misseri: venerdì 19. Lo ha concesso per "gli elevatissimi rischi di condizionamenti che vi possono derivare dalla pressione psicologica su di lui dal contesto familiare in cui la vicenda delittuosa è maturata".

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LA DEPOSIZIONE DI IVANO

È il 20 ottobre 2010. Ivano Russo viene nuovamente sentito dal magistrato. Racconta di aver respinto Sabrina, dopo essersi appartato con lei. I magistrati, nell'informativa depositata ieri, fanno risalire a questo episodio i propositi di vendetta della ragazza. Alcuni hanno rivelato che Ivano fece intendere a Sabrina di preferire la cugina Sarah a lei. Ecco il verbale.

Può riferire i rapporti fra lei e Sabrina Misseri?

"Tra me e Sabrina c'è sempre solo stato una sincera amicizia, solo una sera però, alcuni giorni prima di Ferragosto, io e Sabrina ci trovavamo in compagnia di amici quando a un certo punto io e lei ci siamo diretti con la mia macchina in un luogo appartato. Sabrina ha cominciato a spogliarsi ma io non convinto della cosa le ho chiesto di vestirsi, anche in virtù del fatto che tenevo molto alla nostra amicizia. Sabrina, sia pure a malincuore, concordò con me e si rivestì".

Come sono venuti a sapere gli amici di questa questione?

"Una sera d'agosto di quest'anno ci trovavamo a Torre Colimena, io, Claudio Scazzi, Sarah ed altri amici. Sabrina non era presente. Nel corso della conversazione Claudio fece cadere il discorso sul rapporto fra me e Sabrina e mi fece intendere di essere a conoscenza di quanto fosse successo quella sera in cui mi ero appartato con Sabrina. Ricordo che Claudio mi disse che non si spiegava come mai Sabrina avesse perso la testa per me. (...) Dopo una serie di messaggi con la stessa Sabrina decisi di incontrarla la sera dal 21 agosto 2010 davanti alla birreria 102. Ricordo che eravamo in compagnia di altri amici. Chiamai Sabrina e con la stessa e Sarah ci allontanammo sedendoci sui gradini della macelleria che sta di fronte. Raccontai a Sabrina di quanto mi aveva riferito Claudio e, dopo averle detto di essere molto infastidito, le chiesi se fosse stata lei a riferire l'episodio. Sabrina mi disse che non era stata lei e si dimostrò anche lei infastidita. (...) Io ne approfittai per ribadire che non intendevo instaurare un rapporto che non fosse di sola amicizia e ne approfittai per chiederle scusa qualora il mio comportamento avesse ingenerato in lei aspettative. (...) Nei giorni successivi con Sabrina non mi sono più incontrato. Ho solo ricevuto degli sms con i quali la stessa mi diceva che aveva intenzione di parlarmi".

Può riferire dei rapporti fra lei e Sarah Scazzi?

"La vedevo come la piccola del gruppo, quasi una persona da proteggere. Spesso mi abbracciava ma io l'ho sempre vista come una bambina"

C'è stato qualche episodio con Sarah protagonista che può aver incrementato la gelosia di Sabrina nei suoi confronti?

"Possono essere stati molti gli episodi legati comunque all'affetto che Sarah mostrava nei miei confronti. Una volta Sarah, guardandomi, mi ha detto "ti voglio bene". Ed io le risposi di volergliene anche io".

Sabrina le ha mai contestato con gelosia questi episodi?

"No".

Ha mai accompagnato Sarah a casa da sola?

"No".

C'era gelosia fra Sarah e Sabrina per te?

"No".

Ne è sicuro?

"Al cento per cento".

Dopo l'arresto del padre ha avuto occasione di recarsi a casa di Sabrina? E qual era l'argomento dei vostri discorsi?

"Più volte ci sono andato rimanendo anche fino a tarda notte perché non avevo impegni lavorativi e potevo permettermi di fare tardi. Nel corso delle nostre conversazione Sabrina diceva spesso che la versione di suo padre circa le molestie perpetrate prima dell'omicidio e la violenza sessuale sul cadavere di Sarah non era vera e diceva che "sta esagerando la versione per renderla più credibile"".

Giusi Fasano

10 novembre 2010

 

Il verbale dell' ultimo interrogatorio di Michele

"Mia figlia mi chiamò, vidi Sarah già morta. E lei: tanto mi dava fastidio"

Misseri: ho fatto trovare il telefono perché mi sentivo morire. Le dissi: la responsabilità me la prendo tutta io

Il verbale dell' ultimo interrogatorio di Michele

"Mia figlia mi chiamò, vidi Sarah già morta. E lei: tanto mi dava fastidio"

Misseri: ho fatto trovare il telefono perché mi sentivo morire. Le dissi: la responsabilità me la prendo tutta io

TARANTO - "Ho visto Sarah e ho detto "Ma che hai combinato"?" e lei mi ha risposto "comunque mi stava dando pure fastidio...". È Michele Misseri che parla. È l'interrogatorio in carcere di venerdì scorso, quello con il quale lo zio di Sarah Scazzi racconta che è stata sua figlia Sabrina e non lui a uccidere la nipotina quindicenne. Quello nel quale dice che ha fatto ritrovare il telefonino di Sarah "perché mi sentivo in colpa, è vero che la colpa me la stavo prendendo tutta io, però io stavo morendo...".

Misseri ripercorre daccapo il pomeriggio del 26 agosto, il giorno in cui Sarah fu uccisa.

"Dopo che ho finito di mangiare mi ha chiamato Sabrina, ha detto "papà vieni in garage che è successa una cosa, un guaio". Quindi sono sceso, c'era Sarah che stava a terra, stava con le mani verso il portone e aveva la corda attorcigliata al collo"

Pubblico ministero Mariano Buccoliero: "Ma era una corda o un altro oggetto?"

Misseri: "No, una corda era, era troppo stretta perché non poteva respirare, solo che al togliere che ho fatto io... perché aveva tanti nodi, a toglierla le ho fatto qualche cicatrice al collo, poi prima che venisse qualcuno l'ho presa e l'ho portata via dove l'abbiamo trovata".

Buccoliero:"Quindi: l'ha chiamata Sabrina e..."

Misseri: "Ha detto: "papà è successa una cosa che stavamo giocando ed è scivolata ed è caduta Sarah". Secondo me, per far vedere che è stato un suicidio gli ha messo la corda".

Buccoliero:"Era presente Cosima?"

Misseri: "Stava sempre a letto".

Buccoliero:"Giocavano in garage?"

Misseri: "In garage dice che giocavano".

Buccoliero:"Quello che stai dicendo purtroppo contrasta con tutto quello che noi abbiamo. Se tu non vuoi parlare non succede niente".

Criminologa Roberta Bruzzone (consulente di Misseri): "Adesso, Michele, lo devi fare è il momento giusto".

Misseri: "C'era un cinta... È stato con la cinta"

Buccoliero:"Liberati, finalmente".

Misseri: "Nel garage l'ho trovata. Se poi è successo da un'altra parte, se l'hanno trascinata, non lo so. Però l'ho trovata in garage".

Avvocato di Misseri, Daniele Galoppa: "Dì la verità, Miche'"

Misseri: "Se l'è tirata Sabrina in garage... Dopo che stavo dormendo è venuta Sabrina e ha detto: papà vieni un attimo che è successo qualche cosa e sono sceso dal portoncino e ho visto Sarah e ho detto "Ma che hai combinato"?"

Buccoliero:Sì.

Misseri: "Ha detto: "Già comunque mi stava dando pure fastidio". E ho detto "e mo' la responsabilità me la prendo tutta io...". Allora ho messo un cartone sopra, ho tolto la cinta che aveva al collo... ho messo un cartone sopra pure per la gente che passava e in quel momento... è andata con Mariangela. Allora mi sono dato da fare per metterla nel cofano della macchina, l'ho coperta bene, ho messo una zappa sopra, se serviva, e in quel momento li ho aspettato che è tornata con Mariangela e hanno detto: "È tornata Sarah?". E ho detto "no non ho visto nessuno"".

Buccoliero: "Dopo quanto esce Sabrina perché sta arrivando Mariangela?"

Misseri: "Una decina di minuti è rimasta nel garage".

Buccoliero: "Dieci minuti sono tanti".

Misseri: "Lei stava attenta se passava qualcuno e io ho trovato il cartone per metterlo sopra... il cellulare ha squillato che c'era ancora fuori Mariangela dopo due, tre minuti è squillato".

Buccoliero: "Quando stava Sabrina?"

Misseri: "No".

Bruzzone: "No, no".

Misseri: "No due o tre minuti da quando era uscita fuori Sabrina"...

Buccoliero: "Perché hai tirato fuori il telefono di Sarah dal fuoco?"

Misseri: "Perché mi sentivo in colpa è vero che la colpa me la stavo prendendo tutta io, però io stavo morendo, allora il telefono l'ho messo davanti alla caserma dei carabinieri, se trovavano il telefono dicevo io, perché non avevo il coraggio di costituirmi... dicevo io, tutte le impronte mie stavano lì sopra, tutte stavano. Io ho pensato così". (...)

Buccoliero: "Nei giorni successivi ha chiesto a Sabrina perché aveva fatto questo a Sarah?".

Misseri: "No, non gliel'ho mai chiesto (...) Mia moglie non ha mai saputo niente di tutte queste cose (...) Sabrina sapeva che il cellulare di Sarah ce l'avevo io e quello che avevo trovato il 29 settembre era proprio quello di Sarah".

Giusi Fasano

10 novembre 2010

 

 

Procedimento disciplinare contro gli avvocati dei Misseri

"Michele non è più lui, colpa dei farmaci"

Lo avrebbe riferito Cosima, madre di Sabrina Misseri, ascoltata in casa dopo le presunte rivelazioni del marito

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Lo avrebbe riferito Cosima, madre di Sabrina Misseri, ascoltata in casa dopo le presunte rivelazioni del marito

Cosima Serrano (Ansa)

Cosima Serrano (Ansa)

MILANO - Per colpa dei farmaci mio marito Michele non è più lui. Questo, in buona sostanza, sarebbe il succo di quanto riferito da Cosima Serrano ai carabinieri e alla squadra di polizia giudiziaria che l'hanno sentita nella sua abitazione. La donna, moglie di Michele Misseri e madre di Sabrina, è stata ascoltata per oltre un'ora (in casa e non al comando provinciale dei carabinieri a Taranto a causa di un malore) a proposito delle "clamorose rivelazioni" che avrebbe ricevuto dal marito nel primo colloquio che ha avuto con lui da quando l'uomo è detenuto. La Serrano avrebbe spiegato di aver trovato in carcere il coniuge sotto l'effetto di farmaci e tranquillanti. Ha descritto il marito come un borderline sotto effetto di farmaci e per questo non più credibile. "Mio marito Michele non è più lui, ha problemi psicologici perché sotto l’effetto dei farmaci non capisce più e non sa qual è la realtà" avrebbe ribadito Cosima facendo riferimento anche alla chiamata in correità della figlia Sabrina fatta dall'uomo il 15 ottobre scorso e per la quale la ragazza è in carcere con le accuse di sequestro di persona e concorso in omicidio. "Mio marito, non capisce più nulla, è diventato pazzo, si è inventato un sacco di storie poco vere, non lo riconosco più", avrebbe poi aggiunto la donna agli investigatori diretti dal colonnello Antonio Russo che si sono presentati nella sua abitazione.

SABRINA IN TRIBUNALE - Sabrina Misseri è invece apparsa in tribunale a Taranto per presenziare all'udienza del Riesame (poi rinviata a giovedì) a cui i suoi legali si sono rivolti per ottenere la scarcerazione. Sabrina, a quanto si apprende, ha pregato in ginocchio vegliando tutta la notte, in attesa di essere trasferita in tribunale.

LE CINTURE - Intanto sono una quindicina le cinture, sequestrate alla famiglia Misseri nei giorni scorsi, inviate ai carabinieri dei raggruppamenti investigativi speciali di Roma per verificare se una di esse sia stata utilizzata per strangolare la vittima. Stando alla nuova confessione di Michele Misseri, la figlia Sabrina avrebbe infatti adoperato proprio una cintura per compiere il delitto.

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VIOLENZA SESSUALE - Gli inquirenti hanno aggiunto un'altra accusa nei confronti dell'uomo che, ora, deve rispondere oltre che di omicidio volontario, occultamento e vilipendio di cadavere, anche di violenza sessuale in relazione alle molestie che lui afferma di aver messo in atto nei confronti della nipote sei giorni prima del delitto. Misseri aveva detto esplicitamente di aver tentato un approccio sessuale con la nipote l’8 ottobre scorso, interrogato dal gip del Tribunale di Taranto Martino Rosati nell’udienza di convalida del fermo al quale il contadino era stato sottoposto dopo aver fatto ritrovare il cadavere di Sarah. In quella occasione il contadino aveva riferito anche di aver tentato un altro approccio una settimana prima del delitto. Mai prima d’ora gli inquirenti avevano contestato al contadino di Avetrana violenze sessuali su Sarah. Il gip Martino Rosati con molta probabilità tra mercoledì e giovedì della prossima settimana sentirà in carcere Michele Misseri, nell’ambito dell’incidente probatorio per cristallizzare le dichiarazioni che l'accusato ha reso agli inquirenti sulle modalità della scomparsa e dell’omicidio di Sarah. Il gip ha così accolto la richiesta della procura a cui si era opposta invece la difesa della figlia Sabrina.

PROVVEDIMENTO DISCIPLINARE CONTRO LEGALI MISSERI - Il consiglio dell'Ordine degli avvocati di Taranto ha avviato un provvedimento disciplinare nei confronti degli avvocati Vito Russo ed Emilia Velletri, difensori di fiducia di Sabrina Misseri, e di Daniele Galoppa difensore di Michele Misseri. L'Ordine ipotizza la violazione del codice deontologico forense per sovraesposizione mediatica. Il Consiglio dell'Ordine starebbe valutando anche la possibilità di contestare l'accaparramento illecito di cliente e la compravendita di atti e interviste. I tre legali rischiano l'ammonimento o la censura.

Redazione online

09 novembre 2010

 

 

Nessuna perizia psichiatrica per Michele

Rifiutata dal gip la richiesta dell'avvocato difensore, sostenuta dalle frase di Cosima: "Mio marito è pazzo"

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MILANO - Nessuna indagine sullo stato mentale di "zio Michele". La richiesta di perizia psichiatrica in incidente probatorio avanzata dal difensore di Michele Misseri, l'avvocato Daniele Galoppa, era stata depositata l'11 ottobre. E già allora la procura aveva espresso parere negativo. Ora è il gip del tribunale di Taranto Martino Rosati a respingere la richiesta. Lo strazio di Cosima Serrano, la mamma di Sabrina e zia di Sarah, che ormai ne ha sentite troppe per contenerle umanamente e che cerca di trovare una ragione pensando che il marito sia diventato pazzo, non avrà riscontri. "Mio marito Michele non è più lui", aveva detto ieri Cosima ai carabinieri e ai militi della squadra di polizia giudiziaria. La moglie dello "zio Michele", che era stata in carcere a trovare il marito, la prima visita da quando Michele Misseri è in arresto, ha raccontato di averlo trovato instabile, sotto l'effetto di farmaci e tranquillanti. "Ha problemi psicologici perché sotto l’effetto dei farmaci", ha raccontato Cosima Serrano. "Non capisce più e non sa qual è la realtà. Mio marito, non capisce più nulla, è diventato pazzo, si è inventato un sacco di storie poco vere, non lo riconosco più". Quella di Avetrana sta diventando una storia che oltre al dramma s'inffittisce di "colpi di scena", creati anche dai continui cambiamenti di versione di Michele Misseri che sembrano ogni volta aprire una "nuova verità". L'ultima è quella dell' interrogatorio del 5 novembre, i cui verbali sono stati depositati ieri, in cui il contadino di Avetrana ha nuovamente cambiato le precedenti confessioni addossando la responsabilità materiale dell'uccisione della nipote Sarah Scazzi alla figlia Sabrina.

Readazione Online

10 novembre 2010

 

 

2010-10-31

[Esplora il significato del termine: "Mio padre ha la coscienza sporca, ma lei no. Ti vogliamo bene" Valentina alla zia: "Sabrina è innocente" La sorella della ragazza indagata per l’omicidio di Sarah scrive una lettera a Concetta. E Giletti la legge in tv * NOTIZIE CORRELATE * "Sarah non fu violentata dopo la morte" I Ris di Roma scagionano lo zio Michele (Cormez, 29 ottobre 2010) * "Sabrina nascose il diario di Sarah" (28 ottobre 2010) * Giallo di Avetrana, la procura: "Non ci sono altri indagati" * "Sabrina ha gettato Sarah in quel pozzo assieme al padre" di G. Fasano (27 ottobre 2010) * l verbale: leggi l’ordinanza del Gip * L’ipotesi dei pm: "Michele dormiva quando Sarah è stata strangolata" di G. Fasano "Mio padre ha la coscienza sporca, ma lei no. Ti vogliamo bene" Valentina alla zia: "Sabrina è innocente" La sorella della ragazza indagata per l’omicidio di Sarah scrive una lettera a Concetta. E Giletti la legge in tv Valentina Misseri, sorella di Sabrina, la ragazza accusata di avere ucciso assieme al padre la cugina Sarah Scazzi (Ansa) Valentina Misseri, sorella di Sabrina, la ragazza accusata di avere ucciso assieme al padre la cugina Sarah Scazzi (Ansa) ROMA - "Cara zia Concetta, ti scrivo ] "Mio padre ha la coscienza sporca, ma lei no. Ti vogliamo bene"

Valentina alla zia: "Sabrina è innocente"

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Valentina Misseri, sorella di Sabrina, la ragazza accusata di avere ucciso assieme al padre la cugina Sarah Scazzi (Ansa)

Valentina Misseri, sorella di Sabrina, la ragazza accusata di avere ucciso assieme al padre la cugina Sarah Scazzi (Ansa)

ROMA - "Cara zia Concetta, ti scrivo "cara" non perchè la lettera deve iniziare per forza in questa maniera ma perchè noi ti vogliamo ancora bene, soprattutto perchè grazie a te, abbiamo avuto la possibilità di conoscere la nostra Sarah!". Comincia così la lettera che Valentina Misseri, la sorella di Sabrina, ha scritto alla mamma di Sarah Scazzi, la giovane uccisa ad Avetrana lo scorso 26 agosto e il cui corpo è stato ritrovato solo un mese e mezzo più tardi, con la prima confessione di MIchele Misseri del cui contenuto i genitori della ragazza hanno saputo praticamente in diretta mentre erano collegati con gli studi di "Chi l'ha visto". La vicenda continua ad assumere i contorni del reality show perché il messaggio della primogenita di Michele alla zia è stato inviato a Massimo Giletti che lo ha rilanciato oggi nel corso di "Domenica in".

"L'ASPETTAVAMO VIVA" - "Noi capiamo il tuo dolore, ma volevo ricordarti una cosa - scrive Valentina -. In quei 42 giorni di attesa noi tre ti siamo state vicine e non per ingannarti. Ci aspettavamo di ritrovare Sarah viva!! Io, Sabrina e mamma avevamo dei progetti. Sabrina voleva regalare a Sarah un computer per non dare più la possibilità alle amiche di chattare con la sua password; io, come già sai volevo tenermela per un po' a Roma. Mamma voleva invece organizzare una grande festa, la festa che Sarah aveva sempre desiderato... con palloncini, regali, dolci, pizze, amici e parenti!".

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LE ACCUSE AL PADRE - Nella missiva, Valentina punta duramente il dito contro il padre: "In quei 42 giorni, quante volte hai visto mio padre a casa tua? Solo due! Secondo te, perchè? Lui aveva la coscienza sporca. Sapeva quello che aveva fatto! Non ti chiederemo mai di perdonare papà, neanche noi l'abbiamo fatto! Quando sono andata a trovarlo gli ho detto che quello che aveva fatto a Sarah è imperdonabile e per questo merita di stare in carcere.. ma è mio padre e non posso abbandonarlo. Per 28 anni è stato un padre meraviglioso., non posso cancellare tutti questi anni".

Sarah Scazzi e Sabrina Misseri

Sarah Scazzi e Sabrina Misseri

"SABRINA E' INNOCENTE" - Scaricato il padre, Valentina si lancia in una difesa d'ufficio della sorella. "Quello che non capisco è perchè tu sei così sicura che Sabrina sia colpevole - si chiede la giovane donna -. Quando papà è stato arrestato nella mia mente avevo un puzzle con qualche tassello mancante. Pian piano ho aggiunto i pezzi mancanti e il puzzle è stato completato. Tutto tornava!!! Per questo non ho mai fatto niente per difendere papà. Per Sabrina, invece, non esiste un puzzle?! Zia, voglio che tu capisca una cosa - conclude la sorella di Sabrina - Se Sabrina c' entrasse qualcosa con la morte di Sarah, non mi sarei data tanto da fare perchè sono la prima a chiedere giustizia per Sarah, invece Sabrina è innocente".

IL PUNTO DELLE INDAGINI - Della partecipazione di Sabrina all'omicidio, in realtà, non è convinta solo la madre di Sarah ma anche i magistrati che conducono l'inchiesta, che fin dall'inizio hanno considerato sospette le contraddizioni tra quanto raccontato dalla ragazza ai carabinieri e la versione fornita da Mariangela, l'amica con cui lei e la cugina quel giorno avrebbero dovuto andare al mare. Non solo: una prova secondo gli inquirenti schiacciante arriverebbe dai tabulati telefonici: il cellulare di Sabrina ha agganciato la cella della zona del pozzo in cui Sarah è stata occultata e lo ha fatto nell'orario in cui Sabrina dice di essere stata impegnata altrove nelle ricerche della cugina. Inoltre gli ultimi risultati delle analisi scientifiche avrebbero dimostrato che non ci fu violenza sul corpo di Sarah e che quindi la prima confessione di Michele Misseri, quella in cui si era attribuito l'intera responsabilità dell'accaduto, non può essere considerata del tutto attendibile.

Redazione online

31 ottobre 2010

 

 

 

 

 

 

2010-10-29

ULTIMORA

"Sarah non fu violentata dopo la morte"

I Ris di Roma scagionano lo zio Michele

Il tampone vaginale esclude la presenza di altro Dna

Cosima Serrano e Valentina Misseri ascoltate in Procura

Michele Misseri

Michele Misseri

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Sara uccisa e occultata in 45 minuti (25 ottobre 2010)

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Sabrina fece sparire il diario della cugina dopo la scomparsa (27 ottobre 2010)

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Valentina:"Papà in carcere mi ha rivelato cose clamorose" (26 ottobre 2010)

TARANTO - Da Roma trapelano le prime indiscrezioni circa gli accertamenti tecnici che il Ris stanno effettuando sui campioni prelevati dal corpo di Sara. Un tampone vaginale avrebbe escluso presenza di Dna diverso da quello della ragazza per cui viene esclusa la violenza sessuale post mortem.

IN PROCURA - Cosima Serrano e Valentina Misseri mamma e sorella di Sabrina, la ragazza accusata di aver ucciso Sarah Scazzi con il concorso del padre Michele, sono state convocate nella caserma dei carabinieri di Avetrana, dove si trovano tuttora. Le due donne che al momento non risultano indagate: erano tornate poco fa dal carcere di Taranto dove hanno fatto visita a Sabrina.

Nazareno Dinoi

29 ottobre 2010

 

 

 

 

La tragedia di Avetrana

Uccisa e occultata in soli 45 minuti

Gli inquirenti: "Troppo pochi"

Le fasi dell'occultamento del cadavere di Sara

non convincono: "Qualcuno ha aiutato Michele"

Cosima Misseri

Cosima Misseri

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Spuntano due nuovi testimoni (26 ottobre 2010)

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La Procura: "Non si sono nuovi indagati" (27 ottobre 2010)

TARANTO - Le fasi dell’occultamento del corpo di Sara Scazzi non convincono ancora gli investigatori che sono in cerca di riscontri per definire tempi e metodi utilizzati per nascondere il cadavere. Ad insospettire gli inquirenti è la versione di Michele Misseri, l’omicida reo confesso e zio della vittima, che ha raccontato di aver fatto tutto da solo in appena 45 minuti. Troppo pochi per compiere un atto del genere a meno che non sia stato assistito da qualcuno oppure non abbia compiuto l’opera in tempi diversi. Per questo gli investigatori tengono sott’occhio le persone che potrebbero averlo aiutato in un’impresa simile. Il suo parente Cosimino, ad esempio, l’uomo che Misseri chiamò al telefono il giorno in cui fece trovare il telefonino e che gli vietò categoricamente di richiamarlo in seguito e le cui frequentazioni in casa Misseri si sarebbero interrotte proprio nei giorni delle ricerche della quindicenne uccisa.

Ovviamente che sia lui è soltanto un’ipotesi tra le tante. Che non corrispondano i tempi, però, lo dicono i dati oggettivi dei tabulati telefonici (sui quali viene indicata anche la posizione del telefonino di Misseri) e le testimonianze di chi lo ha visto rientrare a casa dopo essersi liberato del corpo della nipote. Tutti questi elementi stabiliscono una finestra di 45 minuti entro cui lo zio avrebbe compiuto percorsi e manovre che non sono compatibili con il tempo intercorso, appunto. Il primo dato oggettivo è l’ora della partenza da via Deledda. Considerando che l’uccisione di Sarah è avvenuta tra le 14.30 e le 14.40 e che subito dopo la figlia Sabrina con l’amica Mariangela sono tornati per tre volte in via Deledda, si può affermare che la partenza della Seat Marbella, con il corpo della ragazza coperto da un cartone, sia avvenuta alle 14.50 circa. L’auto con Misseri alla guida avrebbe quindi coperto otto chilometri sino alla contrada Mosca (luogo dove è avvenuto l’occultamento), percorrendo un chilometro di tragitto urbano, tre della provinciale per Salice Salentino, altri tre di una stradina interpoderale e infine un chilometro di sentiero non asfaltato e pieno di fossi e dislivelli che non permettono andature spinte. Ad una velocità sostenuta, ci si arriva in circa quindici minuti.

Giunto a destinazione Misseri, sempre secondo il suo racconto, si sarebbe fermato nel vecchio casolare del padre scaricando il corpo e trascinandolo sotto un grande albero di fico dove avrebbe avuto un rapporto necrofilo. Compiuto l’atto avrebbe rivestito il corpo e con l’auto lo avrebbe spostato di settecento metri dove ricordava che c’era un vecchio pozzo-cisterna la cui botola d’ingresso era stata da lui coperta, anni prima, con un grosso masso e uno strato di terra. A quel punto avrebbe scaricato il cadavere e lo avrebbe nuovamente spogliato prima di farlo scivolare nello stretto budello della cisterna piena d’acqua. Poi ha ricoperto tutto con la pietra e la terra e si sarebbe rimesso in macchina per fermarsi ancora in un campo distante circa un chilometro. Lì avrebbe bruciato gli abiti e lo zaino di Sarah. Finito il rogo Misseri avrebbe fatto ritorno a casa quando erano le 16.25. Un suo cognato, però, ha sostenuto di averlo visto arrivare alle 15.45. E i conti non tornano.

Nazareno Dinoi

 

 

 

Tragedia di Avetrana

La mamma di Sara cinque ore dal pm

Sabrina fece sparire il diario della cugina

Foto messe in vendita, sotto inchiesta un ingegnere

Cosima e Valentina vanno in carcere a trovare Sabrina

Sabrina Misseri

Sabrina Misseri

TARANTO - Cinque ore di interrogatorio, l’ennesimo per Concetta Serrano Spagnolo, mamma di Sara Scazzi, convocata in procura per ripercorrere le fasi più salienti della dolorosa vicenda. Ovviamente non si conoscono le esigenze che hanno spinto il pubblico ministero, Mariano Buccoliero, a risentire la versione della donna inutilmente assalita dai giornalisti in cerca di particolari. L’avvocato, Valter Biscotti che la rappresenta con il suo collega Nicodemo Gentile, non attribuisce all’interrogatorio una particolare importanza. "Gli inquirenti stanno risentendo tutti e tra questi anche Concetta; probabilmente vogliono chiudere in fretta e immagino - aggiunge - che il pm abbia chiesto approfondimenti su qualcosa che al momento non conosciamo non avendola nemmeno accompagnata".

Indiscrezioni invece fissano il motivo dell’incontro con la necessità degli investigatori chi chiarire il traffico telefonico e tutti gli spostamenti di quel 26 agosto a partire dalla mattina sino alle prime ore successive alla scomparsa di Sara. Evidentemente la procura è sempre in cerca della verità sui numerosi vuoti e bugie che caratterizzano il racconto di Sabrina Misseri che non ha saputo ancora chiarire le fasi immediatamente successive alla presunta scomparsa della cugina. Tra le stranezze di quei momenti, contenute nel suo ultimo interrogatorio, ce n’è una che lascia spazio a sospetti. Intorno alle 15, circa venti minuti dopo il presumibile momento della morte della cugina, Concetta sta preparando l’auto per recarsi ai carabinieri e denunciare la scomparsa della figlia quando chiede a Sabrina, che con l’amica Mariangela era appena tornata dal secondo giro attorno all’isolato in cerca della cugina, di telefonare ai suoi genitori e avvisarli di quanto stava accadendo.

"Mamma è papà non sono in casa", disse in quell’occasione la ragazza. Lei stessa ha sempre invece dichiarato che in quel momento sua madre dormiva in casa mentre suo padre era intento a manovrare sul trattore che non partiva. Altra sua versione contrastante che probabilmente Concetta Serrano avrà chiarito agli inquirenti, riguarda le successive telefonate fatte alla sorella e soprattutto le modalità e i tempi della denuncia. Anche qui Sabrina non chiarisce e si contraddice con Mariangela che tenta di collocare con lei nella caserma dei carabinieri per la famosa denuncia. Circostanza, questa, che l’amica smentisce categoricamente. Dal carcere di Taranto, intanto, dove è rinchiuso il padre Michele, filtrano voci di una sua possibile ritrattazione circa il coinvolgimento della figlia. Questo perché i due colloqui della figlia Valentina avrebbero contribuito a modificare le sue convinzioni avute sinora. Sarebbe questa la "novità clamorosa" anticipata da Valentina, molto attenta a far circolare tale ipotesi con sempre più raffinata conoscenza dei mezzi televisivi: durante le dirette tivù, dispensa sms sui telefonini degli inviati che leggono prontamente il testo trasformandolo in uno spot a costo zero dall’effetto davvero sorprendente.

Nel frattempo emergono altri particolari inediti relativi ai comportamenti di Sabrina nei giorni successivi alla scomparsa di Sarah. Come quello di un diario segreto dove la cugina scriveva le cose più intime che lei sequestrò volutamente per alcuni giorni prima di consegnarlo ai carabinieri. La ragazza avrebbe confidato la cosa all’amico Ivano motivando il gesto con la necessità di allontanare sospetti su di lui. In quelle pagine, avrebbe spiegato Sabrina a Ivano, Sarah aveva scritto frasi d’amore rivolte al ragazzo. Altro capitolo che acquista interesse in queste ore è quello della fuga di notizie e del mercato di foto e interviste che sta caratterizzando la vicenda di Avetrana. La procura della Repubblica di Taranto che aveva già aperto un fascicolo contro ignoti, da ieri ha indagato un ingegnere tarantino, consulente di uno studio legale, il quale avrebbe tentato di vendere foto inedite della cantina dei Misseri ad un prezzo di ottomila euro. Sempre ieri, infine, il procuratore capo, Franco Sebastio, ha diffuso una nota per smentire il presunto coinvolgimento in questa faccenda di un esponente dell’arma dei carabinieri.

La famiglia in carcere da Michele. Sabrina Misseri ha ricevutola visita in carcere della madre, Cosima, e della sorella, Valentina. Quest’ultima nei giorni scorsi aveva fatto visita due volte anche al padre, Michele, al quale avrebbe portato indumenti. Ma, secondo il difensore di ufficio dell’uomo, l’avvocato Daniele Galoppa, Valentina avrebbe anche fatto pressioni sul suo assistito affinché nominasse un legale di fiducia. Slitta intanto la presentazione da parte degli avvocati Vito Russo ed Emilia Velletri del ricorso contro l’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip di Taranto Martino Rosati nei confronti di Sabrina Misseri. I due legali starebbero ancora valutando se impugnare l’ordinanza di custodia cautelare dinanzi al Tribunale del riesame o direttamente in Cassazione. Probabilmente il ricorso sarà depositato martedì prossimo.

Nazareno Dinoi

29 ottobre 2010

 

 

 

Tragedia di Avetrana

La figlia di Misseri:"Papà mi ha rivelato

cose clamorose da riferire ai carabinieri"

La ragazza in carcere a far visita al genitore. Il cellulare di Sabrina agganciato da cella vicino al pozzo dell'orrore

Valentina Misseri

Valentina Misseri

TARANTO - "Papà è molto provato, dimagrito e depresso; ha voluto parlare e io l’ho ascoltato: mi ha detto cose importantissime, clamorose, che devo riferire al colonnello Russo e ai magistrati". Sono le parole di Valentina Misseri, la figlia di Michele Misseri e sorella di Sabrina, tutti e due in carcere con l’accusa di aver ucciso Sara Scazzi. Le sue lasciano intendere che le notizie "importantissime" avute dal padre potrebbero aprire nuove ipotesi d’indagine. La donna sottolinea anche che con il padre, che ha visitato in carcere il 22 e il 26 ottobre scorsi, non ha mai parlato di Sabrina.

"Papà deve dire tutta la verità, noi non vogliamo influenzarlo, ma non accettiamo che a condizionarlo tenti qualcun altro, a noi interessa la verità, perché sono convinta che la verità aiuti Sabrina". Intanto, nelle ultime ore si è tornati a parlare del giallo sui movimenti di Sabrina Misseri nei momenti immediatamente successivi all’uccisione di Sara nel pomeriggio del 26 agosto. Il telefonino di Sabrina - secondo alcuni quotidiani - alle 15.19 del 26 agosto, quindi mezz’ora dopo l’uccisione di Sara, ha agganciato una cella telefonica che ricade nel Comune di Nardò (località Fattizze), la stessa cella che capta il segnale di suo padre Michele il quale, in un interrogatorio, ha riferito agli inquirenti che, a quell’ora, stava nascondendo il cadavere della quindicenne nel pozzo-cisterna in contrada Mosca. Sabrina nel corso dell’interrogatorio del 15 ottobre ha ribadito che in quel momento si trovava con Mariangela ma il cellulare dell’amica, sempre in quegli attimi, secondo gli investigatori, è stato agganciato da un ripetitore telefonico diverso da quello che aggancia il cellulare di Sabrina.

Redazione online

27 ottobre 2010

 

 

 

2010-10-26

la madre di sarah Scrive ai colpevoli: "FATE POSTO ALL'IRA"

Una nuova traccia in casa dei Misseri

Il sindaco: stop a parabole e telecamere

È stata scoperta il 15 ottobre dai Ris sulla sdraio di zio Michele: potrebbe trattarsi di sangue

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È stata scoperta il 15 ottobre dai Ris sulla sdraio di zio Michele: potrebbe trattarsi di sangue

Una foto di Sarah Scazzi (Ansa/Facebook)

Una foto di Sarah Scazzi (Ansa/Facebook)

MILANO - C’è una nuova traccia in casa dei Misseri. L'hanno scoperta i Ris durante il sopralluogo del 15 ottobre sulla sdraio di che Michele Misseri, il reo confesso dell'omicidio della nipote Sarah Scazzi, usava per dormire. Potrebbe trattarsi di sangue. Non solo: una impronta, catalogata come biologica, è stata rinvenuta sempre il 15 ottobre scorso, giorno del fermo di Sabrina Misseri, sulla Seat Marbella usata da Michele per trasportare il corpo della nipote.

LE INDAGINI - Mentre gli accertamenti dei Ris proseguono, anche su due corde rinvenute nella campagna dove è stata trovata Sarah, sul fronte delle indagini, si aspettano le decisioni del Gip sulla richiesta di perizia psichiatrica e incidente probatorio di Michele Misseri rinchiuso ancora nel carcere di Taranto, sempre in regime di isolamento, e guardato a vista 24 ore su 24. Gli uomini della Procura di Taranto continuano a lavorare alla ricerca di nuovi elementi utili per "soddisfare" le richieste che il giudice per le indagini preliminari, Martino Rosati, ha sottolineato nella sua ordinanza di custodia cautelare in carcere a carico di Sabrina. "Diversi rimangono i punti oscuri relativi al possibile coinvolgimento di altri soggetti" scrive il magistrato, che in un altro passaggio prosegue: "Resta da verificare la posizione degli altri familiari". Tutti elementi questi che alla fine dovranno comporre il mosaico della chiusura della cerchio per inchiodare definitivamente i colpevoli alle loro responsabilità.

LA LETTERA DI CONCETTA - Ed è proprio indirizzata "ai colpevoli" la lettera della madre di Sarah, Concetta Serrano Spagnolo, che sarà integralmente letta e mostrata da Alessio Vinci martedì sera a Matrix. "Geova è al mio fianco. Ho fiducia in lui quando dice "Fate posto all'ira, la vendetta è mia"" scrive la signora Concetta. La madre conclude il messaggio indirizzato ai "colpevoli" (e anticipato dal Tgcom), ribadendo di credere nella resurrezione, da lei descritta come un tempo meraviglioso perché potrà riabbracciare sua figlia.

STOP A TV - Intanto mercoledì i vigili urbani, su delega del sindaco di Avetrana, Mario De Marco, notificheranno ai rappresentanti delle emittenti televisive il divieto di sostare davanti all'abitazione di Michele e Sabrina Misseri. Stop dunque a parabole e telecamere davanti a casa Misseri. "Non si tratta ancora di un'ordinanza - spiega all'Ansa il vicesindaco Alessandro Scarciglia - ma di un invito agli organi di informazioni di allentare l'assalto mediatico. Non si lamenta solo la famiglia Misseri ma anche i vicini di casa. La presenza di giornalisti e regie mobili delle tv in via Deledda dura ormai da due mesi". "Questa situazione deve finire - aggiunge Scarciglia - ma metteremo a disposizione degli operatori dell'informazione il parcheggio del palazzetto dello Sport, che in linea d'aria dista non più di 50 metri da casa Misseri".

Redazione online

26 ottobre 2010

 

 

 

 

 

 

2010-10-24

È avvenuto venerdì scorso, ma è stato reso noto dall'avvocato solo domenica

Sarah: Valentina Misseri ha incontrato

in carcere il padre Michele

Gli avrebbe chiesto se aveva intenzione di cambiare avvocato difensore dopo le accuse a Sabrina

È avvenuto venerdì scorso, ma è stato reso noto dall'avvocato solo domenica

Sarah: Valentina Misseri ha incontrato

in carcere il padre Michele

Gli avrebbe chiesto se aveva intenzione di cambiare avvocato difensore dopo le accuse a Sabrina

Valentina Misseri (Ansa)

Valentina Misseri (Ansa)

BARI - Valentina Misseri ha incontrato in carcere venerdì scorso il padre Michele. Lo ha reso noto l'avvocato Daniele Galoppa, intervenendo domenica pomeriggio alla trasmissione di Raiuno L'arena, riferendo di averlo appreso dalla donna. Si tratta della prima volta che una delle due figlie dell'uomo lo incontra dopo l'arresto.

LEGALI - La figlia avrebbe chiesto al padre se voleva cambiare avvocato difensore e passare a un legale di fiducia e, sempre secondo quanto riferito, Michele avrebbe detto di no perché si è stabilito "un rapporto di confidenza". Già nei giorni scorsi Galoppa, partito come avvocato d'ufficio, ha riferito che ci sarebbero state pressioni affinché Michele cambiasse legale. Nei giorni scorsi gli avvocati dell'altra figlia Sabrina, coindagata con il padre per l'uccisione di Sarah, avevano polemizzato con Galoppa sostenendo che sarebbe stato proprio lui a spingere Michele Misseri a cambiare versione dei fatti e accusare anche Sabrina. In merito a questo, gli avvocati Vito Russo ed Emila Velletri che difendono Sabrina Misseri, hanno dichiarato di "non aver voluto mai intendere che Michele sia stato 'imboccato' da qualcuno, ma solo che le sue nuove dichiarazioni potessero essere state indotte dalla necessità di non apparire come un mostro".

SABRINA VOLEVA CONFRONTO CON PADRE - Intanto emerge che dall'interrogatorio del 15 ottobre, lo stesso giorno in cui è stata posta in stato di fermo, Sabrina Misseri aveva intenzione di chiedere ai magistrati un confronto con il padre, prima che quest'ultimo la coinvolgesse nell'omicidio della cugina. Nello stesso interrogario Sabrina afferma di aver chiesto a Sarah perché lo zio Michele le dava un po' di soldi (5 euro in due occasioni) quando usciva alla sera con la stessa Sabrina e di aver poi chiesto al padre di non farlo più perché tanto pagava sempre lei.

Redazione online

24 ottobre 2010

 

 

I verbali - L'interrogatorio di Sabrina Misseri: "lui mente, mi ha voluto coinvolgere"

"Il giorno della scomparsa mio padre

mi disse: ho visto una sim per terra"

Mariangela: "A me i dubbi su Sabrina sono venuti subito. La voce di Sarah l'ha sentita e ha visto pure qualcosa"

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"Il giorno della scomparsa mio padre

mi disse: ho visto una sim per terra"

Mariangela: "A me i dubbi su Sabrina sono venuti subito. La voce di Sarah l'ha sentita e ha visto pure qualcosa"

AVETRANA (Taranto) - Appunti di vita e di morte in ordine sparso. Gli ultimi minuti della vita di Sarah Scazzi, il racconto agghiacciante di Michele Misseri, le contraddizioni di sua figlia Sabrina, le certezze di Mariangela e le mille domande degli inquirenti. Eccoli, i verbali del caso Scazzi, a cominciare dall'interrogatorio fiume di Sabrina Misseri e da quello della sua amica Mariangela, la ragazza che il giorno dell'omicidio doveva andare al mare con Sabrina e Sarah.

È il 15 ottobre. Magistrati e carabinieri stanno interrogando Sabrina. Prima le spiegano che suo padre Michele l'ha coinvolta nell'omicidio di Sarah, le raccontano che ha detto che è stata lei a trascinare Sarah in cantina e a tenerla stretta per le braccia mentre lui la strangolava. "Bugie, non è andata così".

"Mio padre è fuori"

Procuratore aggiunto Pietro Argentino: "Perché suo padre ci dice una cosa tutta diversa?".

Sabrina: "A questo punto è proprio fuori mio padre, non è niente vero. Anche perché io oggi sono venuta qua per ricordarmi di un dettaglio di quel giorno".

Argentino: "Prego".

Sabrina: "Non è niente vero (...) Per tutto quello che sta dicendo mio padre a questo punto è veramente pazzo".

Pubblico ministero Mariano Buccoliero: "Suo padre ci dice "Quando ormai Sabrina ha visto che la ragazza è crollata se n'è andata... È scappata fuori subito perché dice "sta arrivando Mariangela, devo frenare Mariangela"".

Sabrina: "No, no bugia. Mio padre... allora ribadisco bene, mio padre continua a dire sempre bugie, bugie sopra bugie".

Buccoliero: "Mariangela ci dice che quando è arrivata davanti a casa sua lei era agitata e contrariamente al solito l'aspettava in strada".

Sabrina: "No, che non stavo agitata. È stata Mariangela che mi ha fatto venire l'ansia".

Buccoliero: "Dice suo padre "È stata Sabrina che ha condotto Sarah giù nel garage. Quando Sabrina è scesa nel garage trascinava Sarah avendola presa per mano. La ragazza pregava Sabrina di lasciarla stare perché voleva andare via (...)".

Sabrina: "È assurdo perché lui non sapeva neanche che doveva venire Mariangela e non sapeva neanche che io dovessi andare al mare quel giorno".

Argentino: "No, non è assurdo perché quando viene consumato il fatto lei dice "Devo scappare fuori che sta arrivando Mariangela". Da lei l'ha appreso".

Sabrina: "Ma questo lo dice lui. Ma io non...".

Argentino: "Nell'immediatezza del fatto".

Sabrina: "...ho mai detto... No, no, no (...). A me mi sta... veramente sto rimanendo scioccata per quello che dice mio padre. Cioè, veramente se lui mi vuole così bene mi sta mettendo in mezzo ad una situazione veramente assurda!".

Buccoliero: "Pure noi rimaniamo scioccati".

Sabrina: "Veramente mi fa rimanere... veramente di merda! Dopo tutto quello che io ho detto pure in tivù che è sempre mio padre e che gli voglio bene, però per quello che ha fatto è un gesto imperdonabile e mi mette pure in mezzo a me, mò".

"Non depisterei mai"

Maresciallo Calò: "Signorina Misseri, mi scusi, perché lei il giorno 6, quando sua madre e sua sorella sono venuti a Taranto al comando provinciale, manda un massaggio a sua sorella per dirle "E dite il fatto della zia che ha tanti dubbi sul marito e poi se ne va a Milano". Non è che voleva depistare?".

Sabrina: "No, no...".

M.llo Calò: "Viste le dichiarazioni...".

Sabrina: "No, no, assolutamente no, non ho mai voluto, anche perché non riuscirei a sopportare un peso così grande. Ma stiamo scherzando?".

Argentino: "Ma non le sembra strano che questa ragazza arriva davanti alla sua abitazione e non citofona per dire "guardate che io sono arrivata, sto andando a salutare lo zio..."".

Sabrina: "Non lo so, mi sembra strano pure a me, però se non ha suonato che ci posso fare io!".

Argentino: "Perché ce l'ha portata lei nel garage...".

Sabrina: "No, no... qua c'entra mio padre, mio padre deve dire la verità come ha fatto...".

Buccoliero: "Infatti l'ha detta la verità".

Sabrina: "No, non l'ha detta. Ha mentito per 42 giorni e continuerà a mentire sempre".

Davanti al giudice dell indagini preliminari Martino Rosati Sabrina aggiunge altro.

Gip: "Lei ha sentito quel che ha dichiarato suo padre, se ne dà una spiegazione?".

Sabrina: "Mio padre diceva sempre che Sarah era una terza figlia e comunque l'ha fatta fuori, arrivati a questo punto mi posso aspettare di tutto, chissà se magari non faceva fuori anche me!".

Gip: "Lei ha ma temuto per la sua incolumità?".

Sabrina: "No, ma adesso sto cominciando a collegare alcune cose".

Gip: "Lei sapeva se suo padre aveva mai rivolto attenzioni sessuali su Sarah?".

Sabrina: "No (...) Sarah a me non mi ha mai detto niente, in quel periodo c'era anche il fratello e al fratello non gli avrà detto niente, visto che lei annotava tutto sul diario perché non ha annotato sui diari questa cosa? (...) Io infatti non so se credere a quello che sta dicendo mio padre".

Gip: "Voi figlie avete avuto mai problemi di questo genere?".

Sabrina: "Io sono uscita tante volte in reggiseno e mutande e non mi ha mai sfiorato o fatto apprezzamenti".

L'interrogatorio di Mariangela

L'ex amica di Sabrina dice nel suo interrogatorio del 9 ottobre:

Mariangela: "A me i dubbi mi sono venuti subito (...) Secondo me la voce l'ha sentita, lei, e qualcosa ha visto pure...". Il pubblico ministero le chiede di spiegare come andò la lite fra Sabrina e Sarah, la sera prima dell'omicidio.

Buccoliero: "Eh, parlaci un po' di questa litigata... qualcosa di più preciso non ce lo puoi dire? Di quello che ti ricordi".

Mariangela: "Niente, allora Sabrina incomincia a parlare con questa ragazza qua, e incomincia a dire le solite cose: che con Ivano è finita che con Ivano così... che Ivano... il comportamento di Ivano verso di lei...".

Buccoliero: "Sì".

Mariangela: "E poi usa certe parole brutte vicino a Sara (...) a lei gli dava fastidio, cioè si vedeva questa cosa qua capito? Si vedeva che le dava fastidio perché diceva: "Ivano coccola più lei che me". Dà più attenzione a lei e non a me. Poi niente ce ne siamo andati e lei...".

Buccoliero: "Senti, in macchina c'è stato un precedente litigio?".

Mariangela: "Sempre per Ivano, perché lei parlava sempre di Ivano, sempre in continuazione...".

Luogotenente Bardaro: "Quando arriva da te, quel giorno, come ti accorgi che era agitata?".

Mariangela: "Dalle cose che faceva vedevi che... (...) era proprio preoccupata, lei diceva subito: l'hanno presa, l'hanno presa... infatti io gli ho risposto: "stai tranquilla mò vediamo, cioè non partire subito a dire l'hanno presa".

La carta sim

È passato tanto tempo dal 26 agosto. Al gip Sabrina dice che ora si è convinta: suo padre sia un assassino.

Gip: "Ma lei pensa che suo padre abbia ucciso Sarah?".

Sabrina: "Sì".

Gip: "E perché?".

Sabrina: "Perché adesso inizio a collegare i tasselli (...) che lui mi abbia voluto coinvolgere sin dal primo momento, perché io adesso collego... lui per trovare la sim, mi ha voluto fare scendere giù nella cantina con lui per trovare la sim (...). Lui me lo disse in poche parole il giorno della scomparsa, la sera, mi disse davanti alla mamma: "Guarda io ho visto una sim per terra..." ha detto lui, non si capiva. Io gli dissi: "Vabbè, se ce l'hai dammela che la diamo ai carabinieri"".

Gip: "E suo padre sapeva cos'era una sim?".

Sabrina: "Mio padre non è proprio scemo, non è da sottovalutare (...) Non sa mandare i messaggi, però sa che così è la sim, la batteria: una volta a me sul telefonino si era incastrata la batteria con la sim e lui me l'ha tolta".

Gip: "Ma suo padre quando le ha detto di aiutarlo a cercare una sim?".

Sabrina: "Lui in poche parole mi disse... Uscì questo benedetto fazzoletto e la sim non c'era e lui mi disse: "O l'avrò persa in cantina o in campagna (...) Può essere che è di Sarah quella sim"".

Giusi Fasano

24 ottobre 2010

 

 

 

 

 

 

 

2010-10-22

L'ordinanza: "Azione preordinata andata al di là di ciò che avevano programmato".

"Il delitto in 7 minuti, Sabrina decisiva Sarah piangeva mentre la uccidevano"

Lo zio: volevamo darle una lezione. La cugina resta in carcere. Nel diario: Ivano mi coccola, lei s'arrabbia

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Lo zio: volevamo darle una lezione. La cugina resta in carcere. Nel diario: Ivano mi coccola, lei s'arrabbia

Sara con la cugina Sabrina (Infophoto)

Sara con la cugina Sabrina (Infophoto)

AVETRANA (Taranto) — "E Sarah cosa faceva Miché?". "Se ne voleva andare... gridava. Ho detto "lasciala andare". E Sabrina ha detto "no, mi deve dire prima la verità, cos'è successo..." poi in quel momento io ho perso la pazienza". Ci sono tre pagine, nell'ordinanza che ieri ha tenuto in carcere Sabrina Misseri, che si fa fatica a leggere. In quelle pagine c'è Sarah che sta morendo, ci sono le sue urla disperate, il suo pianto straziante e l\a corda di zio Michele a fermarle il respiro. Urla e lacrime Chiede il pubblico ministero Mariano Buccoliero: "Quando tu hai stretto la corda intorno al collo di Sarah, Sabrina ha continuato a mantenerla stretta a Sarah?". "No", risponde Michele Misseri, "si è presa paura e l'ha lasciata". E poi: "Quando la stavo stringendo Sabrina ha detto "lascia stare, ora l'ammazzi, eh"...mi ha detto "finiscila", però la forza che avevo io era troppa". Michele dice che "Sarah stava piangendo mentre Sabrina la teneva" e che Sabrina pure piangeva ma non ha cercato di fermarlo, "si è presa paura, si è scioccata e se n'è andata sopra". Il giudice delle indagini preliminari Mariano Rosati scrive venti pagine per convalidare il fermo di Sabrina Misseri. "Ha dato un contributo decisivo" nell'omicidio di sua cugina Sarah Scazzi, annota. Ed è convinto: "Si è trattato di un'azione preordinata, probabilmente giunta ad esiti più gravi di quelli programmati (...) un evento scaturito da un empito improvviso", "un'azione cruenta e protrattosi per lungo tempo durante il quale, almeno finché Sarah non è caduta esanime al suolo, Sabrina l'ha tenuta e le ha impedito di muoversi", offrendo al padre quel "decisivo contributo agevolatore alla realizzazione dell'evento delittuoso".

ERA TUTTO DECISO - Era tutto deciso "Un'azione preordinata", quindi. E ancora una volta sono i verbali dell'ultimo interrogatorio di Michele Misseri a chiarire come. "Quando ha stretto la corda al collo di Sarah aveva intenzione di ucciderla?" si legge a pagina 5 dell'ordinanza. "No, volevo darle solo una lezione". "E questo perché? Te lo aveva detto Sabrina?". "Sì... non si poteva sapere per gli altri... sapere in giro... in paese..". E il pubblico ministero: "Sapere in giro il fatto che lei aveva molestato la bambina?". "Sì". "E questo lo ha detto Sarah a Sabrina?". "Sì". Il magistrato vuole capire meglio: "Cioè, Sabrina le ha detto "papà, vedi che dobbiamo dare una lezione a Sarah sennò quella va in giro a dire che tu l'hai molestata"?" "Sì". "E questo lo ha detto lo stesso 26 agosto?"? "Sì".

Michele Misseri (Ansa)

Michele Misseri (Ansa)

LO SQUILLO ALLE 14.28 - Michele Misseri risponde a monosillabi. Spiega che quel giorno, l'ultimo della vita di Sarah, lui e Sabrina hanno deciso a pranzo che lei l'avrebbe portata in garage con le buone o le cattive e che lui l'avrebbe spaventata mettendole la corda al collo. Secondo la ricostruzione del giudice Rosati Sarah arrivò a casa Misseri alle 14.28, quando fece a Sabrina uno squillo sul cellulare come segnale per dirle che era arrivata, non che stava uscendo. L'omicidio, dice il gip, è avvenuto in sette minuti: nello spazio fra due sms inviati dal cellulare di Sabrina. Il primo (alle 14.28 e 40 secondi) in risposta all'amica Mariangela che stava arrivando a prendere lei e Sarah per portarle al mare e il secondo (alle 14.35 e 37 secondi) spedito all'amica Angela che le aveva scritto qualcosa quattro minuti prima e alla quale, ipotizza il gip, lei "non rispose immediatamente, secondo quello che pare essere una sua abitudine" perché in quei minuti sta uccidendo Sarah. Di Michele Misseri il giudice scrive che "è uno dei peggiori chiamanti in correità che un giudice si augurerebbe di trovarsi davanti: ha parlato dopo oltre 40 giorni dal delitto, ha reso una confessione densa di punti non chiari e ancora oggi insoluti e l'ha emendata e integrata più volte solo al termine di interrogatori fluviali".

IL LAVORO AL CIMITERO - Il lavoro al cimitero In una delle sue integrazioni Misseri parla con i magistrati anche del suo lavoro in un cimitero tedesco, anni fa. Spiega che "là i cadaveri erano tutti sigillati... erano due, tre mesi che stavano nel congelatore". Nella sua confessione lui disse di aver violentato Sarah da morta, prima di farla sparire in una cisterna piena d'acqua (cosa che ha annunciato di voler ritrattare). "Ma tu hai mai provato pulsioni sessuali verso quei corpi, in Germania?" gli chiedono ora. "Può essere" risponde lui. Il giudice si prolunga sui mille tentativi di Michele di "proteggere la figlia Sabrina nell'estremo tentativo di tenerla al riparo da possibili conseguenze penali". Ci ha provato fino all'ultimo, fino al crollo e alla confessione di venerdì scorso. C'era un rapporto "speciale", scrive il gip, fra Sabrina e suo padre, un legame che ha fatto dire anche a lei, davanti ai magistrati "io ho sempre stravisto per mio padre". L'ordinanza cita anche l'ormai famoso litigio fra Sabrina e Sarah la sera prima dell'omicidio, a causa di Ivano del quale Sabrina era innamorata e gelosissima perché lui riservava qualche attenzione a Sarah. Sabrina "aveva pronunciato parole avvertite come offensive dai presenti. Rivolgendosi alla cugina le aveva detto "si vende, per due coccole si vende lei.. pure la madre dice che si vende". E Sarah ne era rimasta turbata tanto da non trattenere le lacrime". Il gip scrive che quella lite è "l'ultimo appunto che Sarah ha fatto in tempo ad annotare sul suo diario: "ieri sera Sabrina come al solito si è arrabbiata xk dice ke quando c'è Ivano sto smp con lui, e ti credo. Almeno lui mi coccola a differenza sua, potessi avere un fidanzato così! mah... vabbè tanto ci sono abituata..."".

IL PERICOLO DI FUGA - Sabrina, scrive il giudice, potrebbe fuggire e inquinare le prove. Quindi deve rimanere in carcere. L'inquinamento delle prove è un lungo paragrafo delle venti pagine di convalida. C'è una lista di depistaggi di Sabrina per "indirizzare le indagini" verso questa o quella pista. Qualche esempio: un sms del 1 settembre che lei riceve in forma anonima sul suo telefono e che sarebbe invece uno stratagemma per far pensare alla fuga volontaria. Diceva "mamma sto bene nn ti preoccupare". "Proprio lei — scrive ancora il gip — adombra sospetti sul padre di Sarah adducendo che alcune persone glielo avevano descritto come uno che allunga le mani alle donne". E poi ci sono due sms inviati da Sabrina a sua sorella Valentina il giorno che suo padre finse di ritrovare il telefonino di Sarah, il 29 settembre: "Poi parliamo meglio, non dire niente altrimenti metti nei casini papà" e "Poi parliamo, non deve sapere niente né la zia e né la mamma, è quello della Sarah, zitta, non lo devono sapere altrimenti parlano, quando torni ti racconto". Sul possibile pericolo di fuga il giudice motiva: "L'ormai incontrollato clamore mediatico suscitato sulla vicenda le ha consentito di intessere una rete vastissima di relazioni interpersonali con un'incalcolabile moltitudine di persone fra le quali è ben probabile che vi sia qualcuno disposto ad agevolarne la fuga". Certo la vorrebbero lontana e non in carcere sua madre Cosima e sua sorella Valentina. Ieri sera, dopo un lungo colloquio con gli avvocati Vito Russo ed Emilia Velletri, si sono lasciate andare a qualche commento: "Non avremo pace finché Sabrina non tornerà da noi. Ha pianto quando ha saputo che deve rimanere in carcere". Valentina dice che i due messaggini ricevuti il 29 settembre li ha già chiariti ai carabinieri. Poi, mentre sta andando via, le viene un pensiero amaro: "Quando sentivo in tv la gente che si lamentava della giustizia italiana la criticavo. Ora invece la capisco". RIPRODUZIONE RISERVATA

Giusi Fasano

22 ottobre 2010

 

 

 

 

 

LA TRAGEDIA DI AVETRANA

"Così, con Sabrina, ho torturato Sara"

Ecco la confessione -choc dello zio orco

I verbali dell'interrogatorio a Misseri: la sua versione

del 15 ottobre| Leggi tutte le 20 pagine dell'ordinanza

Michele Misseri

Michele Misseri

TARANTO - È il 15 ottobre: Michele Misseri, che nella notte tra il 6 e il 7 ottobre aveva confessato di aver ucciso la nipote Sara Scazzi, facendo ritrovare anche il cadavere della ragazza, è di nuovo di fronte al pm Mariano Buccoliero. È presente anche il difensore Daniele Galoppa. Smentendo quanto aveva affermato nel corso della precedente confessione - che aveva commesso il delitto da solo e all’insaputa di tutti, comprese la moglie e Sabrina - chiama in causa proprio la sua figlia più piccola.

PRIMA PARTE INTERROGATORIO

PM MARIANO BUCCOLIERO: ... chi porta Sarah nel garage, Michè?

MICHELE MISSERI: L’ha portata Sabrina (...) Forse Sabrina l’ha portata giù per verificare il fatto che io avevo messo la mano.

PM: Sì, quindi qualche giorno prima che avevi messo la mano sul sedere di Sara.

MISSERI: Sì, a quel punto non ci ho visto più e l’ho legata.

PM: Quindi è scoppiato un litigio giù?

MISSERI: Sì. (...)

PM: Cioè Sabrina non ci credeva? (...) Sara invece diceva che era vero questo fatto.

MISSERI: Sì.

PM: E quindi poi, quando è arrivata a casa, Sarah ha visto prima Sabrina, quindi è passata dal cancelletto, è entrata dentro e ha incontrato Sabrina: è così, Michele?

MISSERI: Sì (...)

PM: Sarah voleva venire nel garage, voleva chiarire pure lei o lei si rifiutava?

MISSERI: Si rifiutava. (...)

PM: E come è stata portata Sara da Sabrina, in che modo è riuscita a portarla?

MISSERI: L’ha portata così malamente (...) con la forza (...) l’ha tirata. (...)

PM: Sarah voleva scendere nel garage?

MISSERI: No, non voleva scendere.

PM: E che cosa diceva? "Lasciami stare, voglio tornare a casa"? Che cosa diceva? (...)

MISSERI: Diceva: "Lasciami stare e fammi andare a casa". (...) Sabrina ha detto: "No, adesso mi devi far sentire con la tua bocca cosa è successo".

PM: Sì, e quindi?

MISSERI: E poi in quel momento io non ci ho visto più (...) Sabrina l’ha bloccata (...)

PM: Ma tu che cosa hai detto a loro due Michè?

MISSERI: Io a loro due ho detto che non era vero (...)

PM: ... eh ma Sara ha detto: "È vero che c'è stata la mano sul sedere"

MISSERI: Sì (...)

PM: E Sabrina, quando Sara ha detto questo, che reazione ha avuto? Si è arrabbiata con Sara? MISSERI: Si è arrabbiata con Sara per quello che aveva detto (...) Non so se le ha dato uno schiaffo, non mi ricordo (...)

MISSERI: Con le mani la teneva stretta

PM: Ma abbracciandola tutta quanta?

MISSERI: Sì. (...)

PM: E Sara che cosa faceva Michè?

MISSERI: Se ne voleva andare (...) gridava. (...) Ho detto: "lasciala andare"; ha detto [Sabrina: n.d.e.]: "No mi deve dire prima la verità cosa è successo; (...) poi in quel momento io ho perso io pazienza. (...)

PM: ... tu quando Sabrina la teneva stretta hai messo la corda intorno al collo di Sara?

MISSERI: Al collo di Sarah.

PM: E hai stretto.

MISSERI: Ho stretto.

PM: Quando tu hai stretto, Sabrina ha continuato a mantenerla stretta a Sara?

MISSERI: No, si è presa paura e l’ha lasciata.

PM: Quando l’ha lasciata? Quando tu l’avevi già stretta?

MISSERI: Quando la stavo stringendo. (...) Sabrina ha detto: "Lascia stare ora l’ammazzi eh ... " (...) mi ha detto: "finiscila"; per la forza che avevo io era troppa... (...)

PM: ... per quanto tempo Sabrina ha continuato a tenerla stretta, mentre tu le attorcigliavi la corda al collo?

MISSERI: Roba di minuti. (...)

PM: Sabrina stava piangendo quando comunque ancora la teneva stretta a Sara?

MISSERI: Sì.

PM: Quanto tempo è durata questa azione Michè?

MISSERI: Non so, saranno stati cinque, sei minuti. (...) [poi] Sabrina si è presa paura e se ne è andata sopra, io l’ho coperta con un cartone.

SECONDA PARTE INTERROGATORIO

PM: ... quando Sabrina stava stringendo, abbracciandola quasi Sara, va bene, in quel momento Sarah stava piangendo?

MISSERI Sì

MISSERI: In quel momento [Sabrina] la teneva con le braccia, poi se ne voleva andare che si è girata, in quel momento l’ho messa...

PM: Per lei, Sabrina, in quel momento continuava comunque a tenerla stretta con le braccia

MISSERI: Sì la teneva stretta con le braccia, però il corpo di sopra era libero. (...)

PM: Ma quando stavi stringendo, Sabrina non ha cercato di fermarti?

MISSERI: No, Sabrina si è presa pure lei paura ... (...) non ha parlato di Mariangela, solo si è scioccata e se n'è andata sopra.

PM: Ma Sabrina aveva la borsa di mare, l’asciugamano oppure era scesa ...

MISSERI: No, ce l’aveva solo Sarah. (...)

AVVOCATO: Quando ha stretto al collo la corda a Sarah, aveva intenzione di ucciderla?

MISSERI: No, volevo darle solo una lezione. (...)

AVVOCATO: E questo perché? Te lo aveva detto Sabrina?

MISSERI: Sì (...) non si poteva sapere per gli altri (...) sapere in giro (...) in paese ...

PM: Sapere in giro il fatto che lei aveva toccato il sedere della bambina, che l’aveva molestata? MISSERI: Sì.

PM: Perché‚ Sara minacciava di dirlo in giro?

MISSERI: Sì.

PM: E questo qua lo ha detto Sarah a Sabrina?

MISSERI: Sì.

PM: Cioè Sabrina le ha detto: "Papà… vedi che dobbiamo dare una lezione a Sarah, se no quella va in giro a dire che tu l’hai molestata"?

MISSERI: Sì.

PM: ... e questo te l’ha detto lo stesso 26?

MISSERI: Sì (...)

AVVOCATO: Quando stavi pranzando?

MISSERI: Sì.

AVVOCATO: E stavi pranzando da solo in quel momento?

MISSERI: Sì, stavo pranzando da solo. (...)

AVVOCATO: Ma ti ha detto Sabrina di prendere la corda, Michè?

MISSERI: No la corda l’ho presa da me stesso. (...)

PM: ... in quella circostanza Sabrina ti ha detto che ti avrebbe portato Sara sotto il garage?

MISSERI: Sì.

PM: Quindi ti ha detto, siccome doveva venire alle due e mezzo per andare a mare te la prendo io e te la porto nel garage e le diamo questa lezione.

MISSERI: Sì

PM: Ma che tipo di lezione voleva dare Sabrina? Come ha detto? "Dobbiamo dare botte, dobbiamo...", che cosa dovevate fare?

MISSERI: No, le volevo solo mettere la corda al collo per spaventarla. (...)

PM: ... con Sabrina avete concordato che dovevate metterle la corda al collo per spaventarla? MISSERI: Sì

PM: Quindi era d’accordo Sabrina in questo discorso?

MISSERI: Sì.

Redazione online

21 ottobre 2010(ultima modifica: 22 ottobre 2010)

 

 

 

2010-10-21

IL DELITTO DI AVETRANA - Ascoltato l'amico di Sabrina

Sopralluogo nell'abitazione dei Misseri

Nuova ipotesi: Sarah uccisa in casa

I militari cercavano le chiavi della 15enne e la corda con cui è stata strangolata. Ma non hanno trovato nulla

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Cosima Serrano

Cosima Serrano

TARANTO- Nuove ipotesi, colpi di scena. La verità sul delitto di Avetrana è ancora tutta da scrivere. Dopo le indiscrezioni sulla nuova pista seguita dagli inquirenti - e cioè quella secondo la quale Michele Misseri, l'uomo che ha confessato di aver ucciso la nipote Sarah Scazzi, stava in realtà dormendo al momento dell'omicidio - si cercano nuove tracce che permettano di completare il quadro: in particolare, i militari sperano di rintracciare il mazzo di chiavi al quale avrebbe fatto riferimento la mamma di Sarah e che non è stato ancora trovato e la corda che, secondo Michele Misseri, è stata usata per uccidere la ragazza. In una prima versione l'uomo aveva detto di averla bruciata, successivamente avrebbe invece dichiarato di averla buttata nella spazzatura.

IL SOPRALLUOGO - Per questo motivo i carabinieri sono tornati in mattinata nell'abitazione dei Misseri. Secondo gli investigatori, inoltre, l'omicidio potrebbe essere avvenuto all'interno della casa e non in cantina. Durante la perquisizione, Cosima Serrano, moglie di Michele e madre di Sabrina (entrambi in carcere per l'omicidio), è stata nuovamente ascoltata dai carabinieri. Secondo gli inquirenti, il ruolo della donna nella vicenda sarebbe "di contorno". Cosima e la figlia Valentina sono poi andate nel carcere di Taranto per far visita a Sabrina. In caserma è stato ascoltato anche Ivano, l'amico della cugina di Sarah. Secondo una delle molte ipotesi circolate in questi giorni, le due ragazze avrebbero litigato la sera prima del delitto proprio a causa del giovane cuoco. Nell'abitazione i militari non avrebbero trovato né la corda né le chiavi.

Avetrana, i protagonisti delle cronache Avetrana, i protagonisti delle cronache Avetrana, i protagonisti delle cronache Avetrana, i protagonisti delle cronache Avetrana, i protagonisti delle cronache Avetrana, i protagonisti delle cronache Avetrana, i protagonisti delle cronache Avetrana, i protagonisti delle cronache

LE IPOTESI - Gli investigatori stanno insomma cercando di chiarire il ruolo dei vari componenti della famiglia Misseri. Secondo gli ultimi, clamorosi sviluppi lo zio della quindicenne uccisa il 26 agosto potrebbe aver avuto un ruolo nel solo occultamento del cadavere e non nell'omicidio che, se fosse confermata questa versione, sarebbe opera soltanto di Sabrina. Il difensore dell'uomo, l'avvocato Daniele Galoppa, ha affermato in effetti che al termine delle indagini a carico del suo assistito "potrebbe rimanere solo l'accusa di occultamento di cavare". E proprio lo zio di Sarah sarà sentito nuovamente dai magistrati in sede di incidente probatorio in relazione alla volontà, manifestata al suo legale, di ritrattare parte della sua confessione (soprattutto la presunta violenza sessuale sul cadavere di Sarah).

IL GIP - Intanto continua a ritardare la decisione del gip del tribunale di Taranto, Martino Rosati, sull’eventuale custodia cautelare in carcere per Sabrina. Il giudice per le indagini preliminari lunedì aveva convalidato il fermo della giovane, dopo l'interrogatorio di garanzia che si è svolto nel carcere di Taranto, ed aveva preso tempo per quanto riguarda la decisione se emettere un'ordinanza di custodia cautelare in carcere o meno. Questo ritardo potrebbe essere dovuto all'evoluzione delle indagini nelle ultime 48 ore, ma potrebbe anche significare che il gip sta scrivendo l'impianto accusatorio che disegna la scena del crimine in maniera decisamente diversa da quella venuta fuori fino ad ora. Quindi, ancora tutto in alto mare, e per Sabrina, che in carcere continua a dichiararsi innocente, si profila un'altra notte d'attesa.

Redazione online

20 ottobre 2010(ultima modifica: 21 ottobre 2010)

 

 

 

2010-10-18

Il difensore: "In casa sua non contava nulla, era accerchiato in un gineceo"

L'avvocato di Michele Misseri:

"Non ha stuprato Sarah. Ritratterà"

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Cosima Serrano e Valentina Misseri (Ansa)

Cosima Serrano e Valentina Misseri (Ansa)

AVETRANA (Taranto) - Mentre Sabrina Misseri resta in carcere, l'avvocato di Michele Misseri anticipa il nuovo colpo di scena: il suo cliente ritratterà. "Il povero Michele Misseri" non contava nulla in casa sua, viveva "accerchiato in un gineceo" e "non gestiva neppure un centesimo". La rappresentazione di un uomo completamente in balia delle donne di casa è quindi l'ultima versione fornita dal suo difensore, l'avvocato Daniele Galoppa, in una conferenza stampa nella quale ha confermato l'intenzione del suo assistito di ritrattare le proprie dichiarazioni nella parte in cui ha raccontato di aver stuprato il cadavere della piccola Sara.

CONVALIDATO IL FERMO DI SABRINA - Il gip ha infatto deciso di convalidare il fermo, anche si è riservato di decidere entro 48 ore se emettere ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti o se liberarla. I difensori della ragazza, infatti, hanno chiesto nel corso dell'udienza, l'immediata scarcerazione. Secondo quanto si è appreso, il gip, per ora, si è limitato alla convalida del fermo, confermando la correttezza dell'operato degli inquirenti. Ora, alla luce anche delle valutazioni del pm e delle dichiarazioni di innocenza della giovane, deciderà se accogliere la richiesta dell'accusa del carcere per Sabrina o quella della difesa per la scarcerazione.

SABRINA: "TUTTO ASSURDO" - "Tutto quello che sta accadendo è assurdo. Ma dal carcere escono gli innocenti?". Lo ha chiesto Sabrina Misseri al suo difensore, l'avvocato Vito Russo, a conclusione dell'udienza di convalida del fermo al quale è sottoposta dalla serata del 15 ottobre. "Attendiamo serenamente il provvedimento del gip sulla misura cautelare di Sabrina", ha aggiunto il difensore a proposito del fatto che il giudice si è riservato di decidere sulla custodia cautelare della giovane. "Il fatto che il gip si sia riservato di decidere - ha continuato - per noi è già un risultato importante".

Casa Misseri, i curiosi Casa Misseri, i curiosi Casa Misseri, i curiosi Casa Misseri, i curiosi Casa Misseri, i curiosi Casa Misseri, i curiosi Casa Misseri, i curiosi Casa Misseri, i curiosi

INTERROGATA LA MADRE - Intanto la madre, Cosima Serrano, madre di Sabrina, è stata fino alle 19 in Procura a Taranto per essere sentita in qualità di "persona informata sui fatti" in relazione all'omicidio della nipote Sara Scazzi. L'interrogatorio è stato condotto dai pm Pietro Argentino e Mariano Buccoliero, che hanno concluso il loro impegno in carcere nell'udienza di convalida dinanzi al gip per il fermo di Sabrina Misseri. In serata è stato poi ascoltato dai magistrati della Procura anche Alessio Pisello, amico di Sarah e Sabrina, a sua volta nel ruolo di persona informata sui fatti.

LA GENTE LE GRIDA "ASSASSINA" - Al termine dell’interrogatorio Cosima Serrano, accompagnata dalla figlia Valentina e dalla sorella Emma, ha fatto rientro ad Avetrana. Per evitare i giornalisti, è stata usata una uscita secondaria dove, però, era assiepata una folla di curiosi che le ha gridato contro "assassina".

La polizia giudiziaria della Procura di Taranto aveva in precedenza notificato degli atti presso la villetta della famiglia Misseri, dove risiedeva lo zio Michele Misseir, reo confesso dell’omicidio della nipotina Sarah. Anche la figlia Sabrina è indagata per concorso in omicidio. Nel frattempo, il difensore di Michele Misseri, l'avvocato Daniele Galoppa, è giunto poco fa nella casa circondariale di Taranto dove si è svolta l'udienza di convalida del fermo di Sabrina Misseri. Il professionista è entrato senza rispondere alle domande dei cronisti sui motivi del suo arrivo.

MASI: "EQUILIBRIO IN TV" - Intanto il direttore generale della Rai, Mauro Masi, ha raccomandato ai direttori delle Reti e delle testate un maggiore equilibrio, anzi il massimo equilibrio possibile nella trattazione dei "più recenti e scabrosi fatti di cronaca". Il riferimento di Masi è evidentemente alla vicenda sull'assassinio di Sarah Scazzi e al gran numero di programmi alla vicenda dedicati

18 ottobre 2010

 

 

 

IL DELITTO DI AVETRANA

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Un buco di 10 minuti: cosa facevano le Misseri mentre Mariangela le aspettava?

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Un buco di 10 minuti: cosa facevano le Misseri mentre Mariangela le aspettava?

Dal nostro inviato Giusi Fasano

 

AVETRANA (Taranto) — La sua spina nel fianco si chiama Mariangela, quella ragazzina un tempo tanto amica che ora la sta demolendo. "Ma perché va dicendo quelle fesserie?" ripete a tutti Sabrina. Fa di più: contraddice l’ex amica nelle sue mille interviste tivù, le fa arrivare messaggi attraverso amici comuni: "Guarda che ti sbagli, quando sei arrivata non ero in strada", "Lo sai benissimo che ti aspettavo sotto la veranda".

Mariangela Spagnoletti durante la trasmissione "Pomeriggio sul 2"

Mariangela Spagnoletti durante la trasmissione "Pomeriggio sul 2"

E le manda una sfilza di messaggini sul cellulare: "Devi andare in televisione a dire che io non c’entro niente". Mariangela resiste. A chi le chiede com’è andata ripete che lei sa dire soltanto la verità e che la ripeterà sempre: il pomeriggio del 26 agosto è arrivata davanti a casa di Sabrina alle 14.40 e Sabrina l’aspettava per strada, molto agitata. "L’ho detto ai magistrati e non mi stancherò mai di ripeterlo". "Stronza" compare sul display del suo cellulare: è Sabrina che non apprezza. E ancora un sms: "Perché stai dicendo bugie?". Un pressing serrato che non serve a niente. Mariangela non arretra di un passo: "Quello ho visto e quello racconto".

I testi dei messaggi finiscono nel fascicolo dell’inchiesta e con quelli anche le parole captate dalle intercettazioni ambientali. Sabrina probabilmente intuisce di essere intercettata, ma non sa trattenersi: commenta quasi sempre le notizie che sente in tivù, soprattutto se riguardano la versione di Mariangela, e lo fa più del solito da quando suo padre inscena il ritrovamento del telefonino di Sarah (il 29 settembre). "Perché ha fatto ritrovare il cellulare? Il giorno prima lo abbiamo toccato tutti quel telefono, ci sono anche le nostre impronte..." sembra abbiano annotato fra le altre cose gli uomini del Ros. Tutto questo pochi giorni fa, quando Sabrina non era ancora stata accusata da suo padre, Michele Misseri, dell’omicidio di Sarah Scazzi. Tre giorni fa la svolta. Misseri, che fino ad allora aveva giurato di aver fatto tutto da solo, rivela: "Sabrina ha trascinato mia nipote Sarah in garage e mentre lei la teneva io la strangolavo. Quando ha visto cadere Sarah Sabrina è scappata via sconvolta, allora io ho caricato Sarah sulla Marbella, l’ho portata in campagna, l’ho violentata e l’ho buttata in un pozzo".

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Tutto quadra, secondo la Procura di Taranto. E nel decreto di fermo per Sabrina, Mariangela diventa la più preziosa testimone dell’accusa, esattamente il contrario di quel che avrebbe voluto Sabrina, cioè usarla per sostenere il suo alibi. Ecco un riassunto del racconto di Mariangela Spagnoletti dalle due deposizioni davanti ai carabinieri di Avetrana e al Comando provinciale dell’Arma di Taranto. "Quel giorno sono arrivata davanti a casa di Sabrina alle 14.40 circa per andare al mare con lei e Sarah. Nell’auto assieme a me c’era la mia sorellina. Appena giunta davanti all’abitazione di via Deledda ho visto Sabrina in strada ad aspettarmi. Era in uno stato di agitazione che ho trovato molto strano. Mi ha detto che aspettava Sarah, ma che lei non era arrivata e mi ha chiesto se l’avessi vista. Io ho risposto di no e lei è salita sulla mia auto e siamo andate a cercarla. Appena è salita in macchina ha provato a contattarla, non c’è riuscita e mi ha detto "l’hanno presa", "l’hanno presa"". Mariangela ricorda di essere rimasta stupefatta. Di aver pensato "ma perché dice una cosa del genere?". "La Spagnoletti è una teste genuina, spontanea, molto precisa e non si contraddice mai" dicono gli inquirenti. Precisa al punto da ricordare la posizione delle auto e la presenza o meno dei protagonisti del suo racconto. "Ricordo che al mio arrivo non c’era nessuno, a parte Sabrina".

Le due ragazze partono alla ricerca della cugina di Sabrina. Prima di tutto provano a casa. Mariangela dice di essersi fermata all’angolo della via che incrocia quella dove viveva Sarah, che Sabrina è scesa ed è andata dalla madre di Sarah a chiedere se e quando la ragazza era uscita. Sempre più agitata, Sabrina torna da Mariangela e le due decidono di ripassare da casa Misseri, chissà mai che Sarah nel frattempo sia arrivata... Ci arrivano alle 14.55. "Al secondo giro ricordo che le auto di Michele Misseri e di sua moglie Cosima erano nella stessa posizione di quand’ero arrivata. Solo che stavolta sulla scena c’era anche Michele. L’ho visto che era accovacciato fra il marciapiede e la porta del garage e stava facendo qualcosa con un oggetto che non ho visto bene cosa fosse, forse ferro, non so". Sabrina parla con suo padre: "Hai visto Sarah?". "È arrivata?". "No". "Se casomai la vedi arrivare dille che la stiamo cercando", "Va bene". E la Ka di Mariangela riparte per un altro giro di ricerca. Di nuovo le due vanno a casa di Sarah, rifanno la strada dei primi due giri e tornano una terza volta davanti a casa Misseri. Sono più o meno le 15.10-15.15. Altro cambio di protagonisti: stavolta non c’è più Michele fuori dal garage. Ma c’è Cosima (nel frattempo avvisata con un messaggino di Sabrina della scomparsa di Sarah) che sembra pronta a saltare sulla sua Opel Astra. E c’è l’auto di Michele Misseri leggermente spostata in avanti rispetto agli altri due giri. "A quel punto abbiamo deciso di separarci perché io dovevo portare a casa la mia sorellina" racconta Mariangela. "Sabrina è scesa dalla mia macchina e ci siamo dette che io andavo a casa e che loro mi avrebbero raggiunto così saremmo andate a cercare Sarah assieme". Mariangela riparte verso via Silvio Pellico, dove vive. Ci arriva in pochi minuti, 4-5 al massimo perché le strade sono vuote e di traffico non c’è nemmeno l’ombra. Ma poi le tocca aspettare Cosima e sua figlia Sabrina per una decina di minuti abbondanti. E mentre aspetta si chiede: "Perché ci mettono così tanto". La domanda, vista con il senno del poi, è: che fanno in quei dieci minuti di buco Sabrina e i suoi genitori?

La morte di Sarah La morte di Sarah La morte di Sarah La morte di Sarah La morte di Sarah La morte di Sarah La morte di Sarah La morte di Sarah

È quello che si chiedono anche gli inquirenti. Una cosa è certa: in quei dieci minuti Sarah era sicuramente già morta e il suo corpo poteva essere soltanto in due posti: o ancora in garage, dov’è stata uccisa, oppure sulla Marbella dov’è stata caricata e portata fino al pozzo. Cercare di capire di più di quei dieci minuti potrebbe cambiare una volta di più le sorti di quest’inchiesta.

18 ottobre 2010

 

 

 

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Cosima Misseri, la madre di Sabrina e Valentina

Cosima Misseri, la madre di Sabrina e Valentina

AVETRANA (Taranto) - La novità arriva dal medico legale, il professor Luigi Strada: "La forza utilizzata per strangolare Sarah Scazzi è compatibile anche con quella di una donna" purché non particolarmente esile. L'omicidio di Sarah riserva sorprese ogni giorno. E fra le sorprese di ieri ci sono anche le tracce (forse in alcuni sms) di una discussione fra Sabrina e Sarah la mattina dell'omicidio. Quel che è successo fra le due cugine quel 26 agosto è solo nelle parole di Sabrina. Sarah è stata a casa sua dalle 9.30 a mezzogiorno. E Sabrina racconta poco: abbiamo chiacchierato, l'ho mandata a comprare delle cose in un supermercato. Ma se Sabrina fosse coinvolta nel delitto, come dice suo padre, sarebbe facile ipotizzare che in quella mattina potrebbe esserci il movente.

Casa Misseri, i curiosi Casa Misseri, i curiosi Casa Misseri, i curiosi Casa Misseri, i curiosi Casa Misseri, i curiosi Casa Misseri, i curiosi Casa Misseri, i curiosi Casa Misseri, i curiosi

Per capire gli spostamenti della famiglia Misseri gli inquirenti stanno ricostruendo la mappa dei tabulati telefonici. E dal Ros arrivano i testi dei messaggini telefonici di Sarah e di chi ha avuto a che fare con lei quel giorno e nei giorni precedenti. Eccone alcuni. Alle 14.10 Sabrina scrive a Sarah: "Mettiti il costume che andiamo al mare". Alle 14.18 ancora Sabrina a Sarah: "Hai letto il messaggio?". Alle 14.18 Mariangela a Sabrina: "Preparati che andiamo al mare". Alle 14.22 Sabrina a Mariangela: "Ok avviso Sarah". Alle 14.22 Mariangela a Sabrina: "Sì". Alle 14.23 Sabrina a Mariangela: "Sono pronta". Alle 14.28 squillo di Sarah a Sabrina per confermare l'arrivo.

Oggi Sabrina sarà interrogata in carcere per la convalida del fermo. Ai suoi legali Vito Russo ed Emilia Velletri ha fatto sapere che vuole rispondere. E fra gli interrogatori è stata messa in conto anche la madre di Sabrina, Cosima, per chiarire i punti che non tornano fra le sue dichiarazioni e quelle della figlia. Cosima ha detto ieri che "Sabrina è innocente, non c'entra nulla in tutta questa storia", che "mio marito è fuori di testa" e che "io non ho paura di essere tirata in ballo da lui". Mentre Sabrina dal carcere fa sapere a suo padre che "è un vigliacco".

G. Fas.

18 ottobre 2010

 

 

Le confessioni di Misseri: ha coinvolto la figlia che si proclama innocente

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DA UNO DEI NOSTRI INVIATI

AVETRANA (Taranto) - Di quante verità è fatta la verità di Michele Misseri? L'uomo che ormai tutti chiamano "mostro", "orco", "assassino", aggiunge dettagli su dettagli alla confessione della prima ora, cambia versione, alza sempre più il tiro. Prima l'omicidio di Sarah senza troppe spiegazioni sul perché di tanta improvvisa crudeltà per la sua nipotina prediletta. Poi, ma soltanto nell'interrogatorio di convalida del fermo, i particolari sulle molestie sessuali pochi istanti prima di ucciderla, quelli sugli abusi della settimana precedente e l'ammissione più sconvolgente: lo stupro in campagna, quando Sarah era già morta. Passa qualche giorno ed ecco il nuovo messaggio che Misseri fa filtrare dal carcere: non ho detto tutto, sto proteggendo qualcuno a cui voglio molto bene. È l'annuncio che prepara il terreno alla nuova versione: il coinvolgimento di sua figlia Sabrina nell'omicidio di Sarah. Per ricostruire ogni passaggio di quel pomeriggio del 26 agosto, i magistrati hanno messo assieme tutti i capitoli del libro che Misseri ha scritto a puntate, e li hanno incrociati con quel che raccontano gli altri protagonisti di questa storia.

L'ultimo giorno di vita di Sarah -Cominciamo da Sarah, dai suoi 15 anni portati a spasso nel completino rosa-fucsia, dal suo telefonino con cuffiette per ascoltare la musica. L'ultimo giorno della sua vita Sarah passa la mattinata a casa di Sabrina, la sua cugina-amica che più amica non si può, anche se lei ha 22 anni e frequenta ragazzi decisamente più grandi di Sarah. Una pausa per il pranzo e un accordo: se l'amica Mariangela viene a prendere tutte e due con la sua auto si va assieme al mare nel pomeriggio. Alle 14.10 Sabrina invia a Sarah un messaggino: "Confermato, si va al mare". Sarah prepara zainetto e costume e, come sempre, fa uno squillo a Sabrina, segnale consueto per dirle "sto uscendo di casa". Sono le 14.28. Sarah percorre poche decine di metri, due ragazzi la vedono all'angolo della via che più avanti incrocia quelle dove vive Sabrina. Da lì a casa Misseri sono meno di due minuti. La sua vita, si scoprirà poi, dura poco più di quei due minuti. Ma nessuno può saperlo se non chi l'ha uccisa. E per 42 giorni Sarah diventa un volto da cercare. Tutto inutile. Sembra scomparsa nel nulla. Fino alla notte fra il 6 e il 7 ottobre, quando trova conferma la notizia più temuta: la ragazzina è stata uccisa, il suo corpo galleggia in una cisterna piena di acqua piovana a pochi chilometri da Avetrana. Quel giorno, il 26 agosto, sono più o meno le 14.30 quando Sarah arriva davanti a casa Misseri. Fin qui non ci sono versioni da controllare, tutto torna. Da adesso in poi, però, il racconto di quello che accade lo detta Michele Misseri nelle sue confessioni con aggiunte, correzioni, e cambiamento di rotta.

La morte di Sarah La morte di Sarah La morte di Sarah La morte di Sarah La morte di Sarah La morte di Sarah La morte di Sarah La morte di Sarah

"L'ha presa per le braccia" - Dice lo zio-mostro: "Io ero in garage che trafficavo con un trattore da sistemare quando Sarah è arrivata. Sabrina l'ha costretta a scendere giù trascinandola e tenendola per le braccia". Michele racconta di "una lezione da dare" a quella ragazzetta bionda ed esile come un fuscello. Era Sabrina, secondo lui, a volerle dare la lezione: per la gelosia morbosa che provava verso di lei e verso il rapporto Michele-Sarah, per fare in modo che nessuno venisse a sapere degli abusi sessuali di Michele su Sarah e perché Sarah aveva litigato con lei anche la sera prima a causa di Ivano, un ragazzo del quale Sabrina era infatuata e che piaceva molto anche a Sarah.

La trappola e la lite - La trappola scatta in un attimo. Sabrina trascina Sarah giù. A questo punto Michele racconta di una lite sempre più violenta, non è chiaro se fra Sabrina e Sarah o fra tutti e tre. Dice che siccome a un certo punto Sarah ha urlato allora lui è dovuto intervenire: mentre Sabrina la teneva stretta, ("cinturandola", si legge nel decreto di fermo), "io la strangolavo con una corda". Sarah è uno scricciolo di ragazzina, viene sopraffatta in un paio di minuti, anche se Michele racconta che continua a tenere stretta la corda "per cinque, sei minuti". Quando Sarah cade a terra esanime, spiega sempre Michele, Sabrina scappa via sconvolta. Non vede il padre che la carica sulla Seat Marbella, non lo segue mentre vaga per le campagne attorno ad Avetrana perché "non sapevo dove metterla", non lo vede mentre (sempre secondo il suo racconto) la spoglia per violentarla.

Casa Misseri, i curiosi Casa Misseri, i curiosi Casa Misseri, i curiosi Casa Misseri, i curiosi Casa Misseri, i curiosi Casa Misseri, i curiosi Casa Misseri, i curiosi Casa Misseri, i curiosi

La sepoltura e l'Ave Maria - Sabrina non è con lui, e Michele lo dice più volte, quando il corpo di Sarah, nudo, viene buttato nel pozzo pieno d'acqua. Lo zio copre tutto "con un grosso pezzo di tufo e delle zolle di terra", poi ci mette "come segnale un ceppo di vite": "Così ho potuto poi ritrovare il punto esatto". Perché Misseri davanti a quelle pietre è tornato tre volte. Per dire "qualche Ave Maria, qualche segno della croce". Quel giorno dopo averla "seppellita" salta di nuovo in macchina per cercare un posto isolato dove bruciare "la roba di Sarah". Dall'auto butta via la batteria del telefonino che a suo dire è caduto dalle mani di Sarah mentre lui la uccideva, assieme alla batteria finisce nelle sterpaglie anche parte delle cuffiette di Sarah. Non resta che dar fuoco ai vestiti, allo zainetto e alle ciabatte della ragazzina. Michele lo fa poche centinaia di metri più in là rispetto al punto in cui l'avrebbe violentata da morta. E poi torna verso Avetrana, verso il terreno dove suo cognato sta raccogliendo fagiolini.

Il silenzio di Sabrina - Il racconto, secondo i magistrati, è credibile. Ma Sabrina non confessa niente. Ripete all'infinito che lei è innocente e che il padre sta cercando di incastrarla. Così adesso tutto si giocherà sugli interrogatori che i due sosterranno probabilmente la settimana prossima e che varranno come prova. Se Michele Misseri confermerà tutto per Sabrina sarà difficile uscirne", dice uno degli investigatori. Contro di lei, a parte le dichiarazioni del padre, ci sarebbero orari che non tornano fra la sua deposizione e quella dell'amica Mariangela, sms dai quali si capirebbe che lei sapeva tutto già dal giorno della scomparsa, impronte sul vano batterie del cellulare di Sarah e contrasti anche fra il racconto di sua madre Cosima e il suo sull'ora in cui si è alzata dal letto per aspettare Sarah che stava arrivando. Per la procura ce n'è abbastanza per portare la ragazza davanti al giudice ma lei non ha intenzione di arrendersi né di tacere. È convinta di poter smontare le accuse, quasi avesse davanti agli occhi suo padre, con il quale, nelle discussioni familiari, l'ha sempre avuta vinta lei. Durante l'interrogatorio di venerdì sera i suoi avvocati le hanno spiegato che se avesse voluto avrebbe potuto anche non rispondere. E lei: "Non faccio scena muta, voglio rispondere punto per punto. Non c'entro niente. Io sono innocente, non ho fatto quello che dice mio padre".

Giusi Fasano

17 ottobre 2010

 

 

 

2010-10-17

l'omicidio di avetrana

Valentina Misseri si fa sentire via sms:

mio padre sta uccidendo anche Sabrina

"Mia sorella è innocente, questa è la cosa più importante"

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l'omicidio di avetrana

Valentina Misseri si fa sentire via sms:

mio padre sta uccidendo anche Sabrina

"Mia sorella è innocente, questa è la cosa più importante"

Valentina Misseri (al centro) rientra a casa accompagnata dall'avvocato Vito Russo ad Avetrana (Ansa)

Valentina Misseri (al centro) rientra a casa accompagnata dall'avvocato Vito Russo ad Avetrana (Ansa)

MILANO - "Sabrina è innocente! Questa è la cosa più importante! Mio padre ha ucciso Sarah e ora sta uccidendo la figlia". È questo l'sms, in onda nei tg delle reti Mediaset e sul TgCom, che Valentina Misseri ha inviato domenica mattina a un giornalista di News Mediaset, l'agenzia di notizie tv del gruppo Mediaset. Da due giorni Valentina difende a spada tratta sua sorella, accusata dal padre Michele di aver partecipato all'uccisione della cugina Sara.

SABRINA E IL PADRE - Come scrive il giornalista Goffredo Buccini sul Corriere della Sera oggi in edicola Valentina è "la cugina più grande e saggia, sorella maggiore di Sabrina". Al giornalista Valentina ha raccontato che "Sabrina voleva un bene dell'anima a nostro padre, era pazza di lui e lui di lei". Lo ha sempre chiamato "paparino", quando poi lui l'ha delusa ha strillato da una camera di sicurezza: "Non lo chiamerò più papà".

I SOSPETTI - "C'era solo quella magia che i padri e le figlie conoscono bene, tra quei due, o cos'altro ancora? - aggiunge Buccini - C'era una trappola in cui Sarah ha infilato la sua vita? Mimina (ovvero Cosima Misseri, la madre di Sabrina e Valentina, moglie di Michele, ndr) dice che lui avrebbe fatto qualsiasi cosa per non dare torto a Sabrina, per non darle un dolore. Fino a dove arriva un padre disposto a fare qualsiasi cosa per la figlia? Quanto dolore, quanta delusione c'è nell'ultimo messaggino di Sabrina a Valentina - "papà m'ha incastrato" - spedito dalla caserma di Manduria, prima di essere arrestata?"

Redazione online

17 ottobre 2010

 

 

 

 

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DA UNO DEI NOSTRI INVIATI

AVETRANA (Taranto) - Di quante verità è fatta la verità di Michele Misseri? L'uomo che ormai tutti chiamano "mostro", "orco", "assassino", aggiunge dettagli su dettagli alla confessione della prima ora, cambia versione, alza sempre più il tiro. Prima l'omicidio di Sarah senza troppe spiegazioni sul perché di tanta improvvisa crudeltà per la sua nipotina prediletta. Poi, ma soltanto nell'interrogatorio di convalida del fermo, i particolari sulle molestie sessuali pochi istanti prima di ucciderla, quelli sugli abusi della settimana precedente e l'ammissione più sconvolgente: lo stupro in campagna, quando Sarah era già morta. Passa qualche giorno ed ecco il nuovo messaggio che Misseri fa filtrare dal carcere: non ho detto tutto, sto proteggendo qualcuno a cui voglio molto bene. È l'annuncio che prepara il terreno alla nuova versione: il coinvolgimento di sua figlia Sabrina nell'omicidio di Sarah. Per ricostruire ogni passaggio di quel pomeriggio del 26 agosto, i magistrati hanno messo assieme tutti i capitoli del libro che Misseri ha scritto a puntate, e li hanno incrociati con quel che raccontano gli altri protagonisti di questa storia.

L'ultimo giorno di vita di Sarah -Cominciamo da Sarah, dai suoi 15 anni portati a spasso nel completino rosa-fucsia, dal suo telefonino con cuffiette per ascoltare la musica. L'ultimo giorno della sua vita Sarah passa la mattinata a casa di Sabrina, la sua cugina-amica che più amica non si può, anche se lei ha 22 anni e frequenta ragazzi decisamente più grandi di Sarah. Una pausa per il pranzo e un accordo: se l'amica Mariangela viene a prendere tutte e due con la sua auto si va assieme al mare nel pomeriggio. Alle 14.10 Sabrina invia a Sarah un messaggino: "Confermato, si va al mare". Sarah prepara zainetto e costume e, come sempre, fa uno squillo a Sabrina, segnale consueto per dirle "sto uscendo di casa". Sono le 14.28. Sarah percorre poche decine di metri, due ragazzi la vedono all'angolo della via che più avanti incrocia quelle dove vive Sabrina. Da lì a casa Misseri sono meno di due minuti. La sua vita, si scoprirà poi, dura poco più di quei due minuti. Ma nessuno può saperlo se non chi l'ha uccisa. E per 42 giorni Sarah diventa un volto da cercare. Tutto inutile. Sembra scomparsa nel nulla. Fino alla notte fra il 6 e il 7 ottobre, quando trova conferma la notizia più temuta: la ragazzina è stata uccisa, il suo corpo galleggia in una cisterna piena di acqua piovana a pochi chilometri da Avetrana. Quel giorno, il 26 agosto, sono più o meno le 14.30 quando Sarah arriva davanti a casa Misseri. Fin qui non ci sono versioni da controllare, tutto torna. Da adesso in poi, però, il racconto di quello che accade lo detta Michele Misseri nelle sue confessioni con aggiunte, correzioni, e cambiamento di rotta.

La morte di Sarah La morte di Sarah La morte di Sarah La morte di Sarah La morte di Sarah La morte di Sarah La morte di Sarah La morte di Sarah

"L'ha presa per le braccia" - Dice lo zio-mostro: "Io ero in garage che trafficavo con un trattore da sistemare quando Sarah è arrivata. Sabrina l'ha costretta a scendere giù trascinandola e tenendola per le braccia". Michele racconta di "una lezione da dare" a quella ragazzetta bionda ed esile come un fuscello. Era Sabrina, secondo lui, a volerle dare la lezione: per la gelosia morbosa che provava verso di lei e verso il rapporto Michele-Sarah, per fare in modo che nessuno venisse a sapere degli abusi sessuali di Michele su Sarah e perché Sarah aveva litigato con lei anche la sera prima a causa di Ivano, un ragazzo del quale Sabrina era infatuata e che piaceva molto anche a Sarah.

La trappola e la lite - La trappola scatta in un attimo. Sabrina trascina Sarah giù. A questo punto Michele racconta di una lite sempre più violenta, non è chiaro se fra Sabrina e Sarah o fra tutti e tre. Dice che siccome a un certo punto Sarah ha urlato allora lui è dovuto intervenire: mentre Sabrina la teneva stretta, ("cinturandola", si legge nel decreto di fermo), "io la strangolavo con una corda". Sarah è uno scricciolo di ragazzina, viene sopraffatta in un paio di minuti, anche se Michele racconta che continua a tenere stretta la corda "per cinque, sei minuti". Quando Sarah cade a terra esanime, spiega sempre Michele, Sabrina scappa via sconvolta. Non vede il padre che la carica sulla Seat Marbella, non lo segue mentre vaga per le campagne attorno ad Avetrana perché "non sapevo dove metterla", non lo vede mentre (sempre secondo il suo racconto) la spoglia per violentarla.

La sepoltura e l'Ave Maria - Sabrina non è con lui, e Michele lo dice più volte, quando il corpo di Sarah, nudo, viene buttato nel pozzo pieno d'acqua. Lo zio copre tutto "con un grosso pezzo di tufo e delle zolle di terra", poi ci mette "come segnale un ceppo di vite": "Così ho potuto poi ritrovare il punto esatto". Perché Misseri davanti a quelle pietre è tornato tre volte. Per dire "qualche Ave Maria, qualche segno della croce". Quel giorno dopo averla "seppellita" salta di nuovo in macchina per cercare un posto isolato dove bruciare "la roba di Sarah". Dall'auto butta via la batteria del telefonino che a suo dire è caduto dalle mani di Sarah mentre lui la uccideva, assieme alla batteria finisce nelle sterpaglie anche parte delle cuffiette di Sarah. Non resta che dar fuoco ai vestiti, allo zainetto e alle ciabatte della ragazzina. Michele lo fa poche centinaia di metri più in là rispetto al punto in cui l'avrebbe violentata da morta. E poi torna verso Avetrana, verso il terreno dove suo cognato sta raccogliendo fagiolini.

Il silenzio di Sabrina - Il racconto, secondo i magistrati, è credibile. Ma Sabrina non confessa niente. Ripete all'infinito che lei è innocente e che il padre sta cercando di incastrarla. Così adesso tutto si giocherà sugli interrogatori che i due sosterranno probabilmente la settimana prossima e che varranno come prova. Se Michele Misseri confermerà tutto per Sabrina sarà difficile uscirne", dice uno degli investigatori. Contro di lei, a parte le dichiarazioni del padre, ci sarebbero orari che non tornano fra la sua deposizione e quella dell'amica Mariangela, sms dai quali si capirebbe che lei sapeva tutto già dal giorno della scomparsa, impronte sul vano batterie del cellulare di Sarah e contrasti anche fra il racconto di sua madre Cosima e il suo sull'ora in cui si è alzata dal letto per aspettare Sarah che stava arrivando. Per la procura ce n'è abbastanza per portare la ragazza davanti al giudice ma lei non ha intenzione di arrendersi né di tacere. È convinta di poter smontare le accuse, quasi avesse davanti agli occhi suo padre, con il quale, nelle discussioni familiari, l'ha sempre avuta vinta lei. Durante l'interrogatorio di venerdì sera i suoi avvocati le hanno spiegato che se avesse voluto avrebbe potuto anche non rispondere. E lei: "Non faccio scena muta, voglio rispondere punto per punto. Non c'entro niente. Io sono innocente, non ho fatto quello che dice mio padre".

Giusi Fasano

17 ottobre 2010

 

 

la conferenza stampa a Taranto

Delitto Sarah, movente intrafamiliare

"Ora il quadro delle indagini è chiuso"

Sabrina accusata col padre di omicidio e sequestro. La madre della 15enne: "Non ammetterà mai"

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Sarah Scazzi (Ansa)

Sarah Scazzi (Ansa)

MILANO - Sabrina Misseri è accusata di sequestro di persona nei confronti della cugina Sara Scazzi per aver privato della libertà personale la quindicenne "trascinandola con la forza all'interno della cantina-garage della sua abitazione". Qui la ragazzina è stata trattenuta "contro la sua volontà da Sabrina che l'ha "cinturata" con le braccia mentre il padre le cingeva una corda intorno al collo". È quanto scritto nel primo dei due capi d'imputazione (l'altro è l'omicidio aggravato dai motivi abietti e futili) contestati nel decreto di fermo notificato venerdì sera a Sabrina Misseri dalla procura di Taranto.

MOVENTE INTRAFAMILIARE - "Movente intrafamiliare": così il procuratore della Repubblica Franco Sebastio ha definito le ragioni che avrebbero spinto Michele Misseri e la figlia Sabrina all'omicidio di Sarah, la quindicenne di Avetrana scomparsa il 26 agosto e rinvenuta cadavere una quarantina di giorni dopo. In una conferenza stampa svoltasi sabato mattina al Comando provinciale dei carabinieri a Taranto, il procuratore ha confermato che Sabrina, che ha trascorso la sua prima notte in carcere, è accusata di concorso con il padre in omicidio e sequestro di persona: "Sabrina non era solo presente, non ha fatto solo da spettatrice" all'omicidio, ha detto il procuratore, precisando che la ragazza non è mai stata invece indagata per l'occultamento del cadavere. "Nelle stesse ore abbiamo avviato richiesta al gip - ha spiegato Sebastio - la richiesta di convalida del fermo nei confronti di Sabrina e di incidente probatorio con l'altro coimputato, Michele Misseri, affinché siano cristallizzate le sue dichiarazioni". Allo stato non si ritiene, da parte di investigatori e inquirenti, che altre persone possano essere coinvolte nell'uccisione della quindicenne: "Crediamo che a questo punto l’indagine possa ritenersi quasi conclusa", ha detto Sebastio.

AVVOCATO DI SABRINA: "MISSERI NON È PIU' ATTENDIBILE" - "La chiamata in correità di Sabrina non è credibile perché Michele Misseri non è più attendibile: ha cambiato spesso versione. Di lui non ci si può fidare" ha detto l'avvocato Vito Russo che, insieme alla moglie, l'avvocatessa Emilia Velletri, difende Sabrina Misseri. "Probabilmente - aggiunge l'avvocato - gli è stato suggerito di adottare questa strategia per ottenere uno sconto di pena".

LA MAMMA: "UNA SECONDA FRANZONI" - La mamma di Sarah Scazzi, Concetta, ha invece commentato la notizia con il giornalista di "Chi l'ha visto?" Maurizio Amici: "L'ho avuta accanto tutti questi giorni. Ha ripetuto le stesse cose come leggendo un copione. Sarà la seconda Franzoni perché negherà sempre". La donna "è sconvolta, oggi è veramente provata", riferisce ai colleghi Maurizio Amici, l'unico che sabato mattina è riuscito a parlare, senza telecamere, con i genitori della quindicenne. "Sabrina è innocente", ribadisce invece il difensore Vito Russo. "Come si fa a credere a una persona che cambia quattro volte la sua versione dei fatti? Non ho dubbi sull’innocenza di Sabrina e per questo motivo ho richiesto l’incidente probatorio nei confronti della mia assistita". "Questa mattina - ha detto ancora Vito Russo - sono stato in carcere a visitare Sabrina, che non fa altro che piangere ed è anche demoralizzata. All’uscita dalla casa circondariale - ha concluso - molte persone mi hanno detto: "aiutatela, è una persona che ha bisogno d’aiuto"".

La morte di Sarah La morte di Sarah La morte di Sarah La morte di Sarah La morte di Sarah La morte di Sarah La morte di Sarah La morte di Sarah

IL MOVENTE - Secondo quanto ha detto il procuratore della Repubblica di Taranto, Franco Sebastio, il movente dell’omicidio di Sarah Scazzi è da ricercare nell’ambito familiare. Secondo lo stesso magistrato, infatti, non ci sono altre ipotesi al momento per quanto riguarda il motivo per cui Sabrina e il padre hanno deciso di uccidere Sarah. Tra le righe - ma senza fare dichiarazioni - gli inquirenti hanno lasciato intuire che sono state le avance sessuali dell'uomo su Sarah il vero motivo della sua eliminazione. Proprio per questo le due cugine avrebbero litigato la sera prima del delitto. Quindi l’accusa di sequestro di persona e concorso in omicidio è stata attribuita a Sabrina per il ruolo attivo che ha avuto nella sparizione e uccisione di Sarah. Il procuratore della Repubblica Franco Sebastio ha dichiarato di non poter rivelare altri particolari "per ragioni investigative", e di non poter quindi neanche rispondere alla domanda se l'omicidio avesse a che fare con le molestie sessuali di Michele Misseri nei confronti di Sarah. Ad un giornalista che ha chiesto se il movente dell'uccisione di Sarah potesse avere a che fare con la gelosia scoppiata tra le due cugine (Sarah e Sabrina) per l'attrazione nutrita da entrambe per un loro amico più grande, Ivano Russo, il procuratore ha risposto che questo sarebbe "un movente extrafamiliare". "Il movente - ha ribadito - è intrafamiliare".

LA BATTERIA E LE CUFFIETTE - Il comandante provinciale di Taranto dei carabinieri, colonnello De Blasio, e il Procuratore della Repubblica di Taranto Franco Sebastio hanno anche chiarito, nel corso della conferenza stampa, che nel posto dove Michele Misseri ha bruciato lo zainetto e gli abiti di Sarah sono stati "rinvenuti frammenti delle cuffiette del cellulare della ragazza", mentre sul ciglio della strada, "in un terzo luogo distante sia dal luogo dove il cadavere è stato nascosto, sia da dove sono stati bruciati gli abiti della quindicenne", è stata rinvenuta la batteria del cellulare di Sarah, che lo stesso Misseri aveva lanciato dalla propria auto in corsa.

Redazione online

16 ottobre 2010(ultima modifica: 17 ottobre 2010)

 

 

l'omicidio di avetrana

Valentina Misseri si fa sentire via sms:

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Valentina Misseri (al centro) rientra a casa accompagnata dall'avvocato Vito Russo ad Avetrana (Ansa)

Valentina Misseri (al centro) rientra a casa accompagnata dall'avvocato Vito Russo ad Avetrana (Ansa)

MILANO - "Sabrina è innocente! Questa è la cosa più importante! Mio padre ha ucciso Sarah e ora sta uccidendo la figlia". È questo l'sms, in onda nei tg delle reti Mediaset e sul TgCom, che Valentina Misseri ha inviato domenica mattina a un giornalista di News Mediaset, l'agenzia di notizie tv del gruppo Mediaset. Da due giorni Valentina difende a spada tratta sua sorella, accusata dal padre Michele di aver partecipato all'uccisione della cugina Sara.

SABRINA E IL PADRE - Come scrive il giornalista Goffredo Buccini sul Corriere della Sera oggi in edicola Valentina è "la cugina più grande e saggia, sorella maggiore di Sabrina". Al giornalista Valentina ha raccontato che "Sabrina voleva un bene dell'anima a nostro padre, era pazza di lui e lui di lei". Lo ha sempre chiamato "paparino", quando poi lui l'ha delusa ha strillato da una camera di sicurezza: "Non lo chiamerò più papà".

I SOSPETTI - "C'era solo quella magia che i padri e le figlie conoscono bene, tra quei due, o cos'altro ancora? - aggiunge Buccini - C'era una trappola in cui Sarah ha infilato la sua vita? Mimina (ovvero Cosima Misseri, la madre di Sabrina e Valentina, moglie di Michele, ndr) dice che lui avrebbe fatto qualsiasi cosa per non dare torto a Sabrina, per non darle un dolore. Fino a dove arriva un padre disposto a fare qualsiasi cosa per la figlia? Quanto dolore, quanta delusione c'è nell'ultimo messaggino di Sabrina a Valentina - "papà m'ha incastrato" - spedito dalla caserma di Manduria, prima di essere arrestata?"

Redazione online

17 ottobre 2010

 

 

 

 

 

 

il giallo di avetrana

Per i pm il movente è sessuale

Sabrina scrive: incastrata da papà

Le motivazioni dell'arresto: lo zio e la cugina volevano impedire a Sarah di raccontare

il giallo di avetrana

Per i pm il movente è sessuale

Sabrina scrive: incastrata da papà

Le motivazioni dell'arresto: lo zio e la cugina volevano impedire a Sarah di raccontare

DA UNO DEI NOSTRI INVIATI

AVETRANA (Taranto) - L'sms dice "Papà mi ha incastrato. È impazzito". Sabrina lo scrive in una pausa del suo interrogatorio, venerdì sera, e lo invia alla sorella Valentina. Ancora non ha nemmeno realizzato a quale futuro sta andando incontro ma sa già bene che deve difendere con le unghie la sua verità: "Non c'entro niente, vi sbagliate, non sono stata io". E se i magistrati si aspettavano una confessione devono rivedere i piani: Sabrina "nega decisamente", "insiste nel sostenere...", scriveranno il procuratore aggiunto Pietro Argentino e il pm Mariano Buccoliero nel decreto di fermo. Tre pagine che, stando al procuratore capo di Taranto Franco Sebastio, scrivono il capitolo finale di questa storia. "Il quadro delle indagini è chiuso", ha detto Sebastio ieri mattina parlando di "movente intrafamiliare".

Nel decreto quel movente è sessuale: Sabrina "al fine di assicurare a suo padre l'impunità del delitto di violenza sessuale da lui commesso (...) nonché per motivi abietti e futili consistiti nell'evitare che l'episodio di violenza sessuale pervenisse a conoscenza di terzi, cagionava la morte della cugina...". E in Procura a questi motivi aggiungono altro: e cioè che Sabrina sia stata mossa da gelosia morbosa nei confronti della cuginetta. Sabrina, è l'ipotesi, aveva più di un motivo di astio verso Sarah. E molto aveva a che fare con il rapporto fra suo padre e la cugina, con la quale aveva avuto da ridire, la sera prima del delitto, anche per Ivano, l'amico comune e conteso. "Un movente che non esiste" per Vito Russo, l'avvocato che difende Sabrina con Emilia Velletri e annuncia l'udienza di convalida del fermo per lunedì mattina. "Sabrina è molto tranquilla", dice la dottoressa Velletri, con cui la ragazza ha parlato del padre ieri mattina: "Non potrò mai più chiamarlo papà".

Nel decreto si descrive il momento dell'omicidio: Sabrina avrebbe "privato Sarah Scazzi della libertà personale trascinandola con la forza all'interno della cantina-garage... e poi trattenendola ivi contro la sua volontà "cinturandola" con le braccia mentre il padre le cingeva una corda attorno al collo". E poi i punti che l'hanno incastrata: "Rilevanti appaiono le dichiarazioni di Mariangela Spagnoletti, che ha dichiarato che quando arrivava presso l'abitazione di Misseri, notava immediatamente Sabrina già sulla strada percependone l'inusuale stato di agitazione". Circostanze negate da Sabrina, "che insisteva nel sostenere che invece, all'arrivo dell'amica si trovava nella veranda". E ancora, Mariangela "chiarisce che dopo aver appreso della scomparsa di Sarah ed essere andata due volte assieme a Sabrina presso l'abitazione della madre di Sarah, ritornava a casa Misseri ove lasciava Sabrina proprio nel momento in cui la madre Serrano Cosima usciva dall'abitazione, specificando la fondamentale circostanza che in quel momento vedeva chiaramente sia l'autovettura Opel Astra in uso alla famiglia Misseri sia l'autovettura Seat Marbella di Michele Misseri. Circostanza questa decisamente negata da Sabrina che invece sosteneva che (...) vi era solo l'autovettura Opel Astra della madre e non quella del padre".

Sabrina, insomma, avrebbe raccontato un sacco di bugie. Come i "contrasti che emergono fra le dichiarazioni della mamma di Sabrina e la stessa Sabrina riguardo al momento in cui quest'ultima si sarebbe alzata per prepararsi dovendo andare al mare. Mentre la madre Cosima sostiene che dopo il primo sms di Mariangela Sabrina si alzava per prepararsi, quest'ultima sosteneva di essere rimasta a letto fino alle 14 e 28".

Giusi Fasano

17 ottobre 2010

 

 

 

Il rapporto - Generalmente è il comportamento che si riscontra in chi viene abusato

I criminologi sul caso Sarah:

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Il profilo degli esperti dei carabinieri: difendeva il rapporto con il padre da minacce esterne

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ROMA - Li hanno ascoltati, osservati, seguiti. Li hanno fotografati, filmati, registrati. Ne hanno scrutato le emozioni e studiato le reazioni. Poi hanno tracciato i loro "profili" comportamentali. E quando, prima di ripartire da Avetrana, hanno consegnato la relazione finale sui componenti delle famiglie Scazzi e Misseri ai colleghi titolari dell'indagine sull'omicidio di Sarah, hanno ribadito la loro convinzione: "Sabrina va tenuta sotto pressione, sa molto più di quanto racconta". Era il 5 ottobre, Michele Misseri non aveva ancora confessato il delitto della giovane nipote, ma il quadro si stava delineando e gli accertamenti investigativi condotti dai carabinieri del comando provinciale di Taranto erano concentrati proprio su di lui. Per chi stava analizzando la condotta dell'uomo, la svolta è arrivata quando ha portato ai magistrati il telefonino della ragazzina sostenendo di averlo ritrovato per caso nel suo terreno in mezzo alle sterpaglie. Perché in quel momento si è avuta la certezza che fosse scattata in lui la "coazione a confessare". Misseri è stato interrogato di nuovo, messo di fronte alle contraddizioni emerse sino ad allora nel suo racconto. E alla fine è stato inchiodato.

Dopo cinque giorni esclusa la fuga - È un lavoro di supporto all'inchiesta quello svolto dagli uomini del Rac, il Reparto analisi criminologiche dell'Arma, guidato dal colonnello Giorgio Manzi. Si affianca all'attività degli investigatori e si concentra sul comportamento dei protagonisti partendo dalla vittima per arrivare ai carnefici. Dopo la sparizione di Sarah due marescialli - Gianluca Giovannini e Luca Di Pietro - hanno scandagliato per oltre due settimane la sua vita e quella dei suoi parenti, i loro rapporti interpersonali, eventuali attriti e legami anomali. Partendo da un dato di fatto: la fuga volontaria di un minore non può durare più di sei giorni perché poi scatta la richiesta di aiuto anche ad estranei per procurarsi da mangiare o per trovare un posto dove dormire. Trascorso questo periodo di tempo gli esperti danno quindi per scontato che sia tenuto segregato o che sia già morto. Proprio quanto era accaduto a Sarah. E allora sono i dettagli a fare la differenza, a fornire "suggerimenti" utili a chi deve cercare il colpevole e delineare il movente. Il risultato è un dossier composto da fotografie, filmati e una relazione finale di 16 pagine adesso allegata agli atti processuali. Una ricostruzione che parte da quel tratto di strada dove Sarah è stata vista per l'ultima volta. E dunque dai comportamenti e dalle reazioni di chi la stava aspettando. È l'analisi della scena del crimine che non serve a cercare le tracce, ma a misurare l'atteggiamento di chi è coinvolto in una vicenda e dunque a stabilire se la ricostruzione che fornisce rispetto agli eventi sia genuina o invece inficiata da particolari che vengono modificati o addirittura "aggiustati".

La morte di Sarah La morte di Sarah La morte di Sarah La morte di Sarah La morte di Sarah La morte di Sarah La morte di Sarah La morte di Sarah

"Osservata" in casa e con gli amici - Sabrina è stata ascoltata per oltre 11 ore dai due marescialli e ripresa con una telecamera. Ma non si è trattato di un interrogatorio classico. Il confronto doveva servire a far emergere la sua personalità, a comprendere i motivi che l'hanno spinta a una "sovraesposizione mediatica". I due esperti criminologi hanno poi potuto osservarla nel contesto quotidiano, hanno guardato all'interno della sua abitazione, tra le sue cose. L'esame di quei filmati, incrociato con le dichiarazioni che riguardavano soprattutto la sua sfera più intima, il legame con la cugina, quello con gli altri familiari e con gli amici ha consentito di stabilire come la giovane fosse un soggetto "adultomorfo", cioè con reazioni e comportamenti "non tipici della sua età". E così si è continuato a scandagliare fino a convincersi che la ragazza avesse assunto all'interno della sua famiglia un ruolo diverso da quello di figlia, affiancandosi a suo padre e in qualche modo sostituendosi alla madre. Si è evidenziata una sorta di "supremazia maschile rispetto alla sua figura di figlia", quasi che Sabrina volesse essere guida dei comportamenti altrui. E così difendere il legame che aveva con il genitore soprattutto da presenze che potevano essere percepite come "minacce esterne" quale poteva diventare appunto Sarah.

Generalmente è il comportamento che si riscontra in chi viene abusato o comunque fatto oggetto di particolari attenzioni da parte di un familiare. "Soggetto passivo" che però riesce a ribaltare gli equilibri tanto che adesso lo stesso colonnello Manzi non può escludere che la giovane arrestata possa aver "usato un disimpegno morale nei confronti del padre per giustificare il suo eventuale ruolo nell'omicidio". Ed è seguendo il filo di questo ragionamento che torna ad essere importante il contesto familiare nel quale si muoveva Sarah. Un ambiente caratterizzato da una "condizione di anaffettività e una bassa quota di confidenza" che potrebbero aver convinto la ragazzina a tacere le molestie subite dallo zio o forse a provocare una sorta di indifferenza da parte di chi poteva aver intuito che cosa stava accadendo. O addirittura un sentimento di gelosia che si trasforma in rabbia fino a tramutarsi in odio.

Lo zio tradito dalla mimica facciale - Gli uomini del Rac che lo osservavano hanno compreso che Michele Misseri mentiva analizzando il "portato mimico facciale" mentre veniva interrogato. Perché, come si sottolinea nella relazione "il pianto e la risata spontanea "muovono" 35 muscoli facciali e invece nel caso di Misseri il suo pianto ne aveva attivati non più di 27 e questo dimostra che il suo comportamento è stato scenico anziché emozionale", dunque che stava fingendo disperazione. La scelta di consegnare il telefonino di Sarah ha fatto il resto. Sul cellulare c'erano segni di bruciature ed è stato questo il primo fondamentale indizio per avvalorare il sospetto che fosse coinvolto nella vicenda. "Misseri - hanno infatti sottolineato i criminologi - ha utilizzato la memoria episodica applicata ad altri eventi e dunque ha cercato di cancellare le prove dando fuoco a oggetti e vestiti proprio come faceva con le sterpaglie". È bastato poco per comprendere che in realtà l'uomo stava cercando di scatenare una reazione negli inquirenti perché voleva essere scoperto. La "coazione a confessare" di chi, sottolinea Manzi, "desidera essere fermato, ma non vuole consegnarsi. E allora si contraddice, fornisce indizi e in questo modo chiede di poter espiare la sua colpa".

Fiorenza Sarzanini

17 ottobre 2010

2010-10-16

la conferenza stampa a Taranto

Delitto Sarah, movente intrafamiliare

"Ora il quadro delle indagini è chiuso"

Sabrina accusata col padre di omicidio e sequestro. La madre della 15enne: "Non ammetterà mai"

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Sarah Scazzi (Ansa)

Sarah Scazzi (Ansa)

MILANO - Sabrina Misseri è accusata di sequestro di persona nei confronti della cugina Sara Scazzi per aver privato della libertà personale la quindicenne "trascinandola con la forza all'interno della cantina-garage della sua abitazione". Qui la ragazzina è stata trattenuta "contro la sua volontà da Sabrina che l'ha 'cinturatà "con le braccia mentre il padre le cingeva una corda intorno al collo". È quanto scritto nel primo dei due capi d'imputazione (l'altro è l'omicidio aggravato dai motivi abietti e futili) contestati nel decreto di fermo notificato venerdì sera a Sabrina Misseri dalla procura di Taranto.

MOVENTE INTRAFAMILIARE - "Movente intrafamiliare": così il procuratore della Repubblica Franco Sebastio ha definito le ragioni che avrebbero spinto Michele Misseri e la figlia Sabrina all'omicidio di Sarah, la quindicenne di Avetrana scomparsa il 26 agosto e rinvenuta cadavere una quarantina di giorni dopo. In una conferenza stampa svoltasi sabato mattina al Comando provinciale dei carabinieri a Taranto, il procuratore ha confermato che Sabrina, che ha trascorso la sua prima notte in carcere, è accusata di concorso con il padre in omicidio e sequestro di persona: "Sabrina non era solo presente, non ha fatto solo da spettatrice" all'omicidio, ha detto il procuratore, precisando che la ragazza non è mai stata invece indagata per l'occultamento del cadavere. "Nelle stesse ore abbiamo avviato richiesta al gip - ha spiegato Sebastio - la richiesta di convalida del fermo nei confronti di Sabrina e di incidente probatorio con l'altro coimputato, Michele Misseri, affinché siano cristallizzate le sue dichiarazioni". Allo stato non si ritiene, da parte di investigatori e inquirenti, che altre persone possano essere coinvolte nell'uccisione della quindicenne: "Crediamo che a questo punto l’indagine possa ritenersi quasi conclusa", ha detto Sebastio.

AVVOCATO DI SABRINA: "MISSERI NON È PIU' ATTENDIBILE" - "La chiamata in correità di Sabrina non è credibile perché Michele Misseri non è più attendibile: ha cambiato spesso versione. Di lui non ci si può fidare" ha detto l'avvocato Vito Russo che, insieme alla moglie, l'avvocatessa Emilia Velletri, difende Sabrina Misseri. "Probabilmente - aggiunge l'avvocato - gli è stato suggerito di adottare questa strategia per ottenere uno sconto di pena".

LA MAMMA: "UNA SECONDA FRANZONI" - La mamma di Sarah Scazzi, Concetta, ha invece commentato la notizia con il giornalista di "Chi l'ha visto?" Maurizio Amici: "L'ho avuta accanto tutti questi giorni. Ha ripetuto le stesse cose come leggendo un copione. Sarà la seconda Franzoni perché negherà sempre". La donna "è sconvolta, oggi è veramente provata", riferisce ai colleghi Maurizio Amici, l'unico che sabato mattina è riuscito a parlare, senza telecamere, con i genitori della quindicenne. "Sabrina è innocente", ribadisce invece il difensore Vito Russo. "Come si fa a credere a una persona che cambia quattro volte la sua versione dei fatti? Non ho dubbi sull’innocenza di Sabrina e per questo motivo ho richiesto l’incidente probatorio nei confronti della mia assistita". "Questa mattina - ha detto ancora Vito Russo - sono stato in carcere a visitare Sabrina, che non fa altro che piangere ed è anche demoralizzata. All’uscita dalla casa circondariale - ha concluso - molte persone mi hanno detto: "aiutatela, è una persona che ha bisogno d’aiuto"".

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IL MOVENTE - Secondo quanto ha detto il procuratore della Repubblica di Taranto, Franco Sebastio, il movente dell’omicidio di Sarah Scazzi è da ricercare nell’ambito familiare. Secondo lo stesso magistrato, infatti, non ci sono altre ipotesi al momento per quanto riguarda il motivo per cui Sabrina e il padre hanno deciso di uccidere Sarah. Tra le righe - ma senza fare dichiarazioni - gli inquirenti hanno lasciato intuire che sono state le avance sessuali dell'uomo su Sarah il vero motivo della sua eliminazione. Proprio per questo le due cugine avrebbero litigato la sera prima del delitto. Quindi l’accusa di sequestro di persona e concorso in omicidio è stata attribuita a Sabrina per il ruolo attivo che ha avuto nella sparizione e uccisione di Sarah. Il procuratore della Repubblica Franco Sebastio ha dichiarato di non poter rivelare altri particolari "per ragioni investigative", e di non poter quindi neanche rispondere alla domanda se l'omicidio avesse a che fare con le molestie sessuali di Michele Misseri nei confronti di Sarah. Ad un giornalista che ha chiesto se il movente dell'uccisione di Sarah potesse avere a che fare con la gelosia scoppiata tra le due cugine (Sarah e Sabrina) per l'attrazione nutrita da entrambe per un loro amico più grande, Ivano Russo, il procuratore ha risposto che questo sarebbe "un movente extrafamiliare". "Il movente - ha ribadito - è intrafamiliare".

LA BATTERIA E LE CUFFIETTE - Il comandante provinciale di Taranto dei carabinieri, colonnello De Blasio, e il Procuratore della Repubblica di Taranto Franco Sebastio hanno anche chiarito, nel corso della conferenza stampa, che nel posto dove Michele Misseri ha bruciato lo zainetto e gli abiti di Sarah sono stati "rinvenuti frammenti delle cuffiette del cellulare della ragazza", mentre sul ciglio della strada, "in un terzo luogo distante sia dal luogo dove il cadavere è stato nascosto, sia da dove sono stati bruciati gli abiti della quindicenne", è stata rinvenuta la batteria del cellulare di Sarah, che lo stesso Misseri aveva lanciato dalla propria auto in corsa.

Redazione online

16 ottobre 2010

 

 

 

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AVETRANA (Taranto) - Concorso in omicidio volontario e sequestro di persona. Sabrina Misseri, secondo l'ultima confessione del padre, teneva ferma Sarah Scazzi mentre lui la strangolava. Per questo è in carcere da ieri sera alle 11. Avrebbe avuto quindi un ruolo nell'omicidio di sua cugina Sarah Scazzi e avrebbe aiutato suo padre a caricare il cadavere sulla Seat Marbella di famiglia. È la nuova verità sul caso Scazzi, un colpo di scena che viene da "mezze ammissioni", come le chiamano gli inquirenti, fatte alba da Michele Misseri, lo zio-mostro della ragazzina uccisa che ha confessato di averla strangolata, poi violentata e buttata in un pozzo. Che cosa esattamente abbia raccontato Misseri agli inquirenti non è ancora chiaro. Di sicuro ha tirato in ballo sua figlia e ha svelato il ruolo di lei in quel pomeriggio del 26 agosto.

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Sarebbe stata proprio Sabrina ad attirare Sarah nel garage dov'è avvenuto l'omicidio e questo spiegherebbe il più grande dei punti interrogativi di questa storia: perché Sarah sarebbe dovuta scendere in quel garage se davvero Sabrina (come dice lei) l'aspettava in veranda? Perché avrebbe dovuto farlo se davvero (come racconta Misseri nella confessione) lui l'aveva molestata pochi giorni prima?

La spiegazione arriva dallo stesso Misseri: l'ha fatta scendere Sabrina. Una trappola, pare, per darle una lezione dopo la lite furibonda della sera precedente a causa di Ivano, il ragazzo di cui Sarah si era invaghita e che Sabrina avrebbe voluto per sé. Una trappola che oggi è il motivo per cui si contesta il sequestro di persona. Michele Misseri avrebbe parlato di una lite finita male, un crescendo di violenza in fondo al garage al quale Sabrina avrebbe partecipato tenendo, appunto, Sarah per le braccia mentre suo padre le stringeva la corda attorno al collo. Ma proprio lì davanti, in quei minuti, stava per arrivare Mariangela, l'amica che doveva portare Sabrina e Sarah al mare. E quindi era per questo che Sabrina, come racconta Mariangela, era così agitata quando lei è arrivata. Sabrina sapeva benissimo che cosa era successo alla cuginetta che nei giorni successivi ha cercato senza sosta sempre in prima fila.

La giornata di Avetrana, ieri, è cominciata prima dell'alba con l'arrivo, nella sua casa di via Deledda, di Michele Misseri. Gli inquirenti lo hanno portato nel garage perché ripetesse, davanti alle telecamere dei Ris e al pubblico ministero, la scena dell'omicidio. Michele Misseri ha ripetuto ogni gesto, ha indicato il punto esatto in cui Sarah è caduta, l'angolo dov'è caduto il telefonino e il punto in cui ha caricato il corpo, con la macchina in retromarcia all'interno di quel cunicolo buio che scende per quattro metri sotto il livello della strada. Durante la perquisizione le prime sorprese: il ritrovamento delle cuffiette che Sarah usava per ascoltare dal telefonino la musica in Mp3 e della batteria del cellulare che mancava all'appello e che Misseri aveva detto di aver buttato in campagna, vicino alla cisterna del corpo. Alle undici del mattino Sabrina viene accompagnata nella caserma di Manduria. Resterà in attesa dell'interrogatorio fino alle cinque e mezzo del pomeriggio. Poi domande a raffiche. Lei resiste, non confessa, non cede: "Io non c'entro niente, state sbagliando". Ma la confessione del padre è sufficiente a incastrarla. Il procuratore capo Franco Sebastio, l'aggiunto Pietro Argentino il pubblico ministero Mariano Buccoliero decidono per il fermo. Lei sembra reagire come ha fatto in tutte queste settimane dopo il 26 agosto: tranquilla e senza pianto, come quando cercava Sarah.

L'avvocato Vito Russo (nominato difensore assieme a Emilia Velletri) arriva a casa da sua madre Cosima e da sua sorella Valentina che è quasi mezzanotte: un lungo abbraccio fra i singhiozzi e la frase più detta di tutta questa storia nera: "Non è vero, non ci posso credere". La stessa cosa che ha detto Concetta, la madre di Sarah: "Voglio non crederci, Sabrina non c'entra". "È una bomba atomica, questa storia non finirà mai", scuote la testa Giacomo Scazzi, il papà.

Giusi Fasano

16 ottobre 2010

 

 

La giornata tra attesa e dolore

Il gelo nella casa dell'orrore

Lei chiama dalla caserma "Mamma, che dicono in tv?"

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L'ultimo finale cala con le sigle dei tg sul divano arabescato, nel salotto buono costato una vita di fatica a Cosima e Miche'. "È peggio della sera che hanno arrestato papà!".

Sabrina nei guai in caserma, Valentina gonfia di lacrime trattenute: "Ma lui non ci sta con la testa, e adesso rovina pure lei... Come diavolo fanno a credergli?".

Perché sì, nell'ultimo finale è scritto che Michele ha ceduto, ha infine messo nei pasticci la figlia: forse non più orco, forse solo pover'uomo, domani chissà, forse capro espiatorio o papà disposto a tutto. Qui, dietro le serrande chiuse della villetta di via Deledda, comincia un'altra notte senza pace, un'altra notte insonne per questa famiglia spezzata in due, ormai per metà nelle mani della giustizia: per Cosima che dorme sì e no due ore verso l'alba e mangia come un uccellino, "manco mi ricordo l'ultima volta che ho fatto un sugo"; per Valentina che nasconde gli occhi stravolti dietro le lenti spesse da miope e s'aggrappa al marito Stefano, un buon ragazzone che fa il portinaio a Roma e la sorveglia discreto: "Meno male che è successo tutto oggi, così domani ripartiamo", gli sospira al mattino, senza ancora sapere cosa li aspetta.

Alle due e quarantacinque del pomeriggio Cosima parla per l'ultima volta con Sabrina. Il telefono squilla in corridoio, lei risponde diffidente, nella cornetta dei Misseri i matti vomitano minacce ogni ora. E invece ecco la voce della figlia che le chiede: "Ma', che dicono le tv? Cosa dicono di me?". In fondo non è cambiata dagli inizi, da quando stava diventando per tutta Italia "la cugina di Sarah", e s'aggirava tra i primi cronisti degli speciali a chiedere "tu quanto fai di share?". A un passo dalla prova più difficile dei suoi ventidue anni, ormai da giorni agli arresti televisivi in questa gabbia di ipotesi e parabole montata attorno alla villetta, chiama casa aspettando l'interrogatorio, più o meno all'ora in cui, quel maledetto pomeriggio di cinquanta giorni fa, chiamò per l'ultima volta il cellulare di Sarah, e adesso quella chiamata prende il sapore acido dell'alibi. È una storia piena di dettagli e coincidenze, questa, la si capisce solo guardandola dal di dentro, dall'altra parte delle persiane marroncine e serrate di casa Misseri, accanto alla cantina di Michele, il povero orco Miche', ultima tappa della vita di Sarah Scazzi. Cosima torna ad accoccolarsi sul divano, "Sabrina è tranquilla, dice che vogliono solo farle firmare dei verbali", mormora. Guarda i mobili di legno scuro dove i carabinieri hanno da poco finito di frugare: con lei e Valentina da oggi c'è Vito Russo, il legale tarantino che il parroco di Avetrana - don Dario - ha voluto accanto a queste donne sole e spaventate, per un conforto, un consiglio.

La morte di Sarah La morte di Sarah La morte di Sarah La morte di Sarah La morte di Sarah La morte di Sarah La morte di Sarah La morte di Sarah

"Non sappiamo più nemmeno come pagare la vendemmia, posso prendere i soldi dal conto mio e di Michele?": la vita quotidiana è anche fatta di bisogni banali, quelli restano quando si spengono i faretti. È stanca, Cosima, ha perso molti chili. Miche', quello che una volta era il suo Miche', "ne ha persi tredici da quando Sarah è sparita a quando ha confessato, ma erano già cinque o sei mesi che non lo riconoscevo, era triste, irritabile, sembrava che aveva cambiato carattere". Chissà i cattivi presagi quanti chili si portano via. Valentina adesso dice che il padre "tornava la sera così stanco che guardava solo le previsioni del tempo e crollava, era fissato con il colonnello Giuliacci...". Forse il contadino Miche' scrutava la sua Sabrina e sentiva quale tempesta si sarebbe abbattuta sui campi della famiglia.

I carabinieri sono arrivati qui alle cinque e mezzo di mattina. Hanno bussato. Cosima era appisolata. Primo pensiero, "la casa in disordine, che figura ci facciamo con gli estranei?", ma è un riflesso da mamma di famiglia piena di pudore. Secondo pensiero, la figlia. "Svegliati, Sabri'". Sabrina, dopo le perquisizioni, va quasi sorridendo sulla Gazzella che la porta via: "Mamma, stai serena, non ho niente da nascondere, volevo parlarci io con loro". Dall'inizio ha sempre voluto parlare, del resto. L'ha fatto per cinque ore filate quando a settembre l'hanno interrogata i profiler del Racis, ed era tornata da Cosima quasi felice: "Mamma! È stato l'interrogatorio più bello di tutti! Potevo parlare di qualsiasi cosa, mi hanno fatto un sacco di domande psicologiche, a fondo, e mi capivano". Chissà cos'hanno capito senza che lei capisse... adesso il palco è tutto suo.

È piena di dettagli rivelatori questa storia, come questo salotto. All'ingresso, il poster-calendario del 2001, la foto di un uomo sorridente: "Era il datore di lavoro tedesco di mio marito, è venuto in visita ad Avetrana e ci ha regalato la foto. Michele ha voluto farci un calendario", un'icona alla fatica e al sacrificio, lui era uno che si sacrificava nei campi da quando aveva sei anni. Ventidue anni ha poi sgobbato ad Amburgo, Miche', per tornare infine proprio nel 2001 a farsi questa villetta ad Avetrana, i campi da padroncino, un pezzo di futuro. Per diciassette anni Cosima gli è stata accanto in Germania, come prima e dopo in campagna, come sempre dalla vendemmia del '75 quando si sono conosciuti, "dicevano che sembravamo Vianello e la Mondaini, sempre a beccarci, sempre innamorati come il primo giorno... adesso non lo voglio vedere più". Per qualche ora, adesso, Michele è lì, in cantina di nuovo, nell'antro della morte, per il sopralluogo. Due carabinieri impediscono a mamma e figlia di uscire di casa e di incontrarlo. C'è rancore, certo, qui, ma l'amore si sente ancora, "chissà se papà ha fatto in tempo a prendere un maglione, lui è così freddoloso", dice Valentina.

Lei e Sabrina hanno sei anni di differenza, stavano dalla nonna ad Avetrana quando papà e mamma sgobbavano ad Amburgo, Valentina ha fatto da madre alla sorella minore: "Sono quella che la conosce meglio, appena dice una bugia me ne accorgo. Ne esce pulita, lo so, non ha niente da temere mia sorella. Solo che le dicevo: non guardare la tv, che ti fai sangue acido".

Ci sono queste foto di una famiglia felice, foto che sembrano così lontane. Quella del matrimonio del cugino Luigi, nel '95, Michele più forte e largo, Cosima ancora bella, Valentina già grandetta, Sabrina uno scricciolo. La casa è piena di foto delle ragazze, c'è stato calore tra queste mura prima che entrassero la pazzia, lo scandalo, le tv, la vergogna, l'istinto omicida. Sarah veniva qui e invidiava le cugine: "Beate voi, che vi fanno tante foto i vostri genitori! Mia madre nemmeno una me ne fa... le foto me le faccio io da sola col telefonino". Valentina sospira, s'aggiusta sulla poltrona: "Fino all'ultimo giorno ci chiedeva di adottarla".

Passano le ore, Cosima è una statua di pietra, "ma Sabrina quando torna?". Non torna, l'arrestano. Valentina scoppia in lacrime: "Voglio dormire in cella con lei... Almeno le porto l'mp3 per sentire la musica!". Cosima non perde un colpo, è di ghiaccio, comincia a preparare la borsa per la figlia, "servono cose di lana ormai". Da lontano, rimbalzano le parole di Sabrina: "Ha detto che non lo chiamerà più papà, nostro padre", svela Valentina. E sono parole che forse raccontano una passione capricciosa e delusa. Restano le foto, che dicono più delle parole. In corridoio ce n'è una dei tempi di Amburgo, "scattata vicino alla fabbrica dove facevamo gli operai", sussurra Cosima. Con lei e Miche' ci sono anche le bambine, dev'essere un periodo di festa, Sabrina può avere un anno, ha le guance paffute, i calzettoni azzurri, il vestitino rosa, il papà la tiene in braccio come un ninnolo, stretta nelle mani forti. Forse, per capire quello che è successo, più che la pista dell'odio bisogna seguire quella dell'amore.

Goffredo Buccini

16 ottobre 2010

 

 

2010-10-14

le hanno rilevate i carabinieri del Ris

Diverse impronte digitali

sul cellulare di Sarah

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Il luogo dove è stato trovato semibruciato il cellulare di Sarah Scazzi (Ansa)

Il luogo dove è stato trovato semibruciato il cellulare di Sarah Scazzi (Ansa)

BARI - I carabinieri del Reparto investigazioni scientifiche (Ris) Roma hanno trovato tracce di impronte digitali di diverso tipo sul cellulare di Sara Scazzi. Lo si è appreso da fonti investigative.

CONSEGNATO DALLO ZIO OMICIDA - Il telefonino della 15enne di Avetrana, uccisa dallo zio reo confesso Michele Misseri il 26 agosto scorso, venne consegnato ai carabinieri dallo stesso omicida, privo di batteria il 29 settembre. L'uomo disse, per depistare gli investigatori, di averlo trovato casualmente vicino a rami e foglie secche bruciate in un podere in cui aveva lavorato la sera prima. (Fonte Ansa)

14 ottobre 2010

 

 

Ivan Bogdanov, il capo ultrà serbo arrestato, chiede scusa all'Italia

"Rischi sottovalutati dall'Interpol serba"

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Gli ultrà serbi allo stadio Ferraris di Genova (Ansa)

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MILANO - L'Interpol di Belgrado ha sottovalutato i rischi della trasferta degli ultrà serbi. Lo sostiene il ministro dell'Interno, Roberto Maroni. "Il messaggio che abbiamo ricevuto dall'Interpol di Belgrado - ha spiegato Maroni durante una conferenza stampa in prefettura a Padova - parlava di cento tifosi che sarebbero partiti per Genova per assistere all'incontro di calcio, divisi in due gruppi. E si riservavano di comunicare ulteriori notizie nel caso fossero sopraggiunte". Quanto alle critiche ricevute dal Viminale, il ministro ha detto di avere le "spalle larghe" e per questo "ci rido sopra". In particolare, Maroniha fatto riferimento alle dichiarazioni del sindaco di Genova, Marta Vincenzi: "Dal sindaco - ha detto - sono stato accusato in modo comico di essere responsabile di tutto. Dico in modo comico perché contemporaneamente il sindaco ha elogiato l'operato delle forze dell'ordine, dicendo che la colpa è del ministro. Allora, quando si arrestano i mafiosi non è merito del ministro ma delle forze dell'ordine, quando succede l'incidente non è colpa delle forze dell'ordine ma è colpa del ministro". Intanto il capo degli hooligans serbi, che ha chiesto "scusa all'Italia e agli italiani", ha spiegato, per tramite del proprio avvocato, che la guerriglia inscenata allo stadio Ferraris prima della partita Italia-Serbia "è stata una protesta contro la Federazione di calcio serba".

"TENTATA STRAGE" - In un'intervista alla Gazzetta dello Sport, lo stesso Maroni ha ribadito che "abbiamo rischiato un Heysel 2 e la professionalità delle nostre forze dell'ordine l'ha impedito". Per il ministro il capo degli hooligans serbi, Ivan Bodganov, dovrebbe ora essere "incriminato per tentata strage". Quanto alle posizioni Uefa, "sono tentato di ribattere all'Uefa e a Platini quando si disse contrario alla tessera del tifoso: se in Europa fosse in vigore il sistema italiano, Daspo più tessera, non sarebbe successo nulla". Nel campionato italiano, infatti "c'è un filtraggio severo, entra solo qualche striscione innocuo". Mentre nel caso di Genova "c'era un gruppo numeroso e violento che faceva pressione e rendeva difficile il filtraggio, l'ingresso allo stadio rischiava di diventare una carneficina", senza contare che "la logistica di Marassi non aiuta" perché "non c'è una zona adatta al prefiltraggio quando si verificano condizioni critiche".

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ULTRÀ ARRESTATI - Nel frattempo, la polizia serba ha arrestato 19 hooligans, tra i responsabili degli incidenti di Genova. Lo riferiscono media serbi. I primi pullman con a bordo fans serbi hanno iniziato ad arrivare alla frontiera tra Croazia e Serbia mercoledì sera, e sono stati perquisiti dalla polizia per cinque ore, riferisce il canale televisivo di Belgrado B92. La decisione di inviare un robusto contingente di poliziotti alla frontiera in attesa dei pullman dei tifosi è stata presa al Consiglio nazionale di difesa, presieduto dal capo dello Stato Boris Tadic, riferisce ancora il canale. B92 aggiunge che i 19 arrestati sono stati portati nella vicina località di Sremska Mitrovica. Organi d'informazione croati inoltre riferiscono che la polizia croata ha accompagnato i pullman per i 400 chilometri percorsi fino al confine serbo, senza consentire ai veicoli di fermarsi.

Redazione online

14 ottobre 2010

 

 

 

LA SCHEDA

Gli ultrà serbi tra violenze

e aggressioni mortali

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Gli ultrà serbi tra violenze

e aggressioni mortali

ROMA - Tifosi avversari feriti o uccisi, anche a colpi d'arma da fuoco; poliziotti e giornalisti aggrediti o minacciati; incidenti in patria e all'estero: gli ultrà serbi hanno un curriculum da brivido. Gli incidenti provocati a Genova in occasione di Italia-Serbia non sono una novità nella storia del calcio della Repubblica ex jugoslava. Stavolta però le conseguenze per la Nazionale di Belgrado potrebbero andare al di là del prevedibile 3-0 a tavolino per gli azzurri. Nell'ottobre 2009 la Fifa minacciò penalizzazioni in caso di nuove violenze da parte dei gruppi più radicali al seguito della Serbia. La maggior parte del tifo organizzato serbo si raccoglie intorno al Partizan e alla Stella Rossa, le due squadre di Belgrado. Ma anche formazioni minori hanno i loro manipoli di teppisti al seguito. Tutti confluiscono sugli spalti nelle partite interne o all'estero della Nazionale.

I disordini a Genova I disordini a Genova I disordini a Genova I disordini a Genova I disordini a Genova I disordini a Genova I disordini a Genova I disordini a Genova

ESTREMISTI - Sempre nell'ottobre 2009 il procuratore generale serbo Slobodan Radovanovic chiese alla Corte costituzionale di Belgrado di mettere al bando 14 gruppi di tifosi estremisti, ritenuti responsabili di violenze e disordini. Solo tra gli episodi degli ultimi due anni spicca la morte, dopo 12 giorni di coma, di un tifoso della squadra francese del Tolosa, aggredito a metà settembre 2009 a Belgrado dagli hooligan del Partizan prima di un match di Europa League. Un sostenitore della squadra serba del Vozdovac venne invece ucciso da un rivale del Rad nel 2009: l'assassino fu condannato a 30 anni di carcere. Nell'aprile scorso un tifoso della Stella Rossa rimase gravemente ferito da un colpo di pistola sparato dentro lo stadio durante la semifinale di coppa di Serbia con L'Ofk. Spesso le violenze degli ultrà vengono connotate politicamente, in quanto la maggior parte degli hooligan appartengono agli ambienti ultranazionalisti serbi. Appena domenica scorsa a Belgrado i partecipanti alla sfilata del Gay Pride sono stati aggrediti da gruppi estremisti, con oltre cento feriti. Anche in questo caso si è parlato di teppisti del calcio. Fra tanti fatti sanguinosi, un episodio certamente di minore gravità: il presidente serbo Boris Tadic nel dicembre 2009 venne multato di 400 euro da un tribunale di Belgrado per aver celebrato bevendo champagne allo stadio la qualificazione della Nazionale ai Mondiali. Aveva violato il divieto di consumare alcool all'interno e nel raggio di un chilometro dagli stadi.

 

12 ottobre 2010

 

 

 

2010-10-09

nuove ammissioni dell'omicida: "quando la molestavo le davo dei soldi"

Ad Avetrana l'ultimo saluto a Sarah

Le cugine: "Noi non siamo complici"

Diecimila persone ai funerali nel campo sportivo.

La moglie e la figlia di Michele Misseri nella camera ardente. Il legale dello zio chiede la perizia psichiatrica

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AVETRANA (Taranto) - Diecimila persone si sono radunate nel campo sportivo di Avetrana per dare l'ultimo saluto a Sarah Scazzi, la quindicenne di Averana uccisa dallo zio il 26 agosto e il cui corpo è stato trovato due giorni fa dentro una cisterna. Al funerale ha partecipato l'intera cittadina, oltre a tanta gente arrivata dai comuni limitrofi. Nello stadio erano state messe più di duemila sedie, ma molti dei presenti sono rimasti in piedi e l'unica gradinata coperta dello stadio era gremita. Davanti alla bara bianca si sono seduti il padre e il fratello di Sarah. La madre è arrivata a cerimonia già iniziata e si è seduta accanto al figlio: non ha partecipato al rito religioso in quanto testimone di Geova. Alla fine della funzione ha lasciato immediatamente lo stadio scortata dalle forze dell'ordine, mentre il marito e il figlio sono rimasti per ricevere le condoglianze delle autorità.

 

"FUTURO STRAPPATO" - "Sarah era una ragazza solare, allegra con tanta voglia di fare. Per questo suo carattere viveva un bel presente e avrebbe vissuto un bellissimo futuro". Così Claudio Scazzi ha parlato della sorella nella celebrazione religiosa. Doversi gli interventi di familiari, amici, del sindaco e di rappresentanti delle associazioni dal palco si cui campeggiava un grande crocefisso. La messa, celebrata da don Dario De Stefano, non ha seguito il rito ordinario ma solo la liturgia della parola e la benedizione funebre. Questo perché Sarah Scazzi non era battezzata. "A te solo signore la giustizia, a noi la vergogna sul volto - sono le dure parole pronunciate dal parroco della chiesa del Sacro Cuore di Avetrana -. È un giorno triste che chiude un tempo di attese, sofferenze, speranze e delusioni. Sarah è e resterà nel cuore di tutti noi e credo di tutti gli italiani". Il parroco si è poi rivolto ai giovani presenti: "Non è vero che i giovani sono vuoti, sono solo fragili. Non abbiate paura di raccontare i vostri dubbi, i vostri desideri a chi vi ama veramente e può donarvi un giusto consiglio. Non chiudetevi nella vostra solitudine che può diventare oscurità e angoscia". Un gruppo di bambini ha parlato dal palco: "Ci sono tanti angeli in cielo e troppe bestie sulla terra". Poi le amiche di Sarah: "Avevi tanti sogni che non si realizzeranno più. Anche se non tornerai più, nelle nostre vite resterai ugualmente per sempre". Anche il sindaco di Avetrana Mario De Marco è intervenuto alla cerimonia: "È questo un giorno triste per tutti noi. Signora Concetta - ha detto rivolgendosi alla mamma della ragazza - sei una madre eccezionale".

FIORI BIANCHI - La bara, portata a spalla dagli uomini della Protezione civile e coperta da mazzi di fiori bianchi, è stata accolta nello stadio da forti applausi. Su un lato del campo da gioco c'è il palco con un altare e un grande crocefisso. Tanti i bambini e i ragazzi, che manifestano l'affetto e il dolore per la scomparsa della 15enne con scritte su striscioni e cartelli colorati. La bara è arrivata dopo un lunghissimo e mesto corteo a piedi per circa un chilometro, dalla camera ardente allestita nell'auditorium intitolato ai caduti di Nassirya, accompagnata da persone con fasci di fiori, dagli amici e compagni di scuola di Sarah e dai gonfaloni dei comuni e delle scuole della provincia. In testa c'erano il fratello Claudio e il padre Giacomo. Appena fuori dalla camera ardente sono state liberate due colombe bianche e il gesto è stato accompagnato da applausi e commozione. Tra le corone di fiori presenti se ne notano due, quella dei "detenuti della casa circondariale di Taranto", dove è rinchiuso lo zio di Sarah Michele Misseri, e quella di "Avetrana tutta". Nella città, per disposizione del Consiglio comunale, è stato istituito il lutto cittadino.

LE CUGINE - Ha fatto discutere l'assenza al funerale di Sabrina e Valentina Misseri cugine di Sarah che però si sono fatte vive con un'intervista al "Tg5" delle 20: "Non siamo complici, noi non c'entriamo nulla" hanno dichiarato le due ragazze. "Noi volevamo andare al funerale però ce lo hanno sconsigliato in quanto ci poteva essere qualche esaltato - ha detto Sabrina - Non accetto la morte di Sarah. Non riesco a immaginare che non c'è più". Per Valentina, "la cosa strana è che è stata la madre di Sarah, Concetta, a consolarci e non il contrario. È stata una grande. È venuta lei, mi ha abbracciata e mi ha detto: so che non c'entrate niente".

CAMERA ARDENTE - L'affetto della gente comune per Sarah si era manifestato fin dalla mattina nella camera ardente dove c'era stato un viavai continuo di persone. Il primo ad arrivare è stato il padre di Sarah, Giacomo, seguito poco dopo da Cosima Spagnolo, moglie di Michele Misseri, che ha preso posto alla sua sinistra. Dopo circa un’ora è apparsa anche la figlia maggiore Valentina. Le due però sono uscite immediatamente all'arrivo della madre di Sarah, Concetta Serrano Spagnolo. A dare l'ultimo saluto a Sarah anche gli amici e i compagni di scuola: la maggior parte degli studenti dell'istituto alberghiero Mediterraneo di Marugio non sono andati in classe per poter partecipare al rito funebre. La camera ardente è rimasta aperta tutta la notte e sabato mattina per il forte afflusso di persone. Ai due lati dell’ingresso dell’auditorium c'erano due carabinieri e all’interno due vigili in alta uniforme hanno presidiato i lati della bara bianca. In rappresentanza del governo c'era il sottosegretario all'Interno Alfredo Mantovano: "Sono qui - ha detto - per esprimere a nome del governo la solidarietà e le condoglianze per un dolore che ci ha colpiti prima che, come istituzioni, come padri, come persone e come cristiani".

RICOSTRUZIONE - Sul fronte delle indagini ci sono state nuove ammissioni di Misseri, durante l'interrogatorio di garanzia davanti al gip del tribunale di Taranto. Le molestie sarebbero cominciate intorno alla metà di agosto. Almeno altre due volte lo zio avrebbe tentato pesanti avances verso la nipote, regalandole poi dei soldi. Particolare questo che, sembra, la ragazzina avrebbe raccontato alla madre. Il 57enne ha ricostruito così con il gip quanto accaduto il 26 agosto: "Lei è arrivata da sola davanti alla cantina, si è affacciata e mi ha detto "zio sono tornata". Io l’ho invitata ad entrare e ho cominciata a toccarla, lei si è ribellata. A quel punto ho preso la fune del trattore e l’ho strangolata". Ma negli inquirenti restano molti dubbi, anche sul ruolo svolto da moglie e figlia del 57enne. Uno dei punti da chiarire è che Sarah si sarebbe lamentata dello zio proprio con la cugina Sabrina ma poi sarebbe andata da sola nella cantina. Il gip Martino Rosati ha convalidato il fermo lasciando Michele Misseri in isolamento e senza possibilità di colloquio, perché - come ha spiegato nell'ordinanza - "è necessario che non parli con i familiari perché sarebbe elevatissimo il rischio di concertazioni di difese posticce e fuorvianti".

PERIZIA PSICHIATRICA - Lunedì il difensore di Misseri depositerà la richiesta di perizia psichiatrica per l'omicida al gip perché venga accolta in sede di incidente probatorio. Lo ha riferito lo stesso legale l'avvocato Daniele Galoppa, respingendo le voci secondo cui avrebbe ricevuto delle minacce: "Non mi è giunta nessuna minaccia e ritengo che non ne arriveranno. Io lavoro al fianco degli inquirenti per trovare tutta la verità". Galoppa ha poi riferito un particolare relativo alla famosa notte degli interrogatori, seguita in diretta dalla trasmissione Chi l'ha visto: "Ho visto la moglie e le figlie di Misseri. Avevano notato in lui uno strano comportamento forse dovuto a stanchezza, mai però avevano pensato a quello che poi si è scoperto - ha detto il legale -. Misseri è una persona che secondo me ha capito il gesto che ha fatto, sa a cosa va incontro. Si vede che è un assassino. Ha assunto un ruolo e mi sembra consapevole di doverlo portare a termine. Al mio assistito non mi sento di dire nulla, forse solo di dire tutto quello che sa e anche quello che può aiutarlo".

Redazione online

09 ottobre 2010

 

 

 

 

le carte

Dubbi del gip su moglie e figlia

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Da uno dei nostri inviati GIUSI FASANO

AVETRANA (Taranto) - Palazzo di giustizia di Taranto, venerdì pomeriggio. Il giudice delle indagini preliminari Martino Rosati scrive l'ordinanza di convalida del fermo per Michele Misseri, lo zio-orco di Sarah Scazzi. Ci pensa e ci ripensa, il giudice Rosati. Non gli sembra credibile che quell'uomo abbia fatto tutto in solitudine senza che nessuno sentisse nemmeno un lamento, un rumore. Le molestie nel garage, la reazione della ragazzina, lo strangolamento, la fuga in macchina, la violenza, il corpo buttato nella cisterna piena d'acqua... "Chi vuole prendere in giro con questa versione, signor Michele? Avanti, ci dica chi l'ha aiutata...", ha insistito il magistrato durante l'interrogatorio. Niente: Michele ripete che in questa storia l'anima nera è lui, solo lui. Ma il giudice nell'ordinanza il gip esprime in quattro pagine tutti i suoi dubbi.

Ombre sulla confessione

"È una confessione per il vero che lascia molte ombre su diversi aspetti" attacca. "Viene infatti da chiedersi, ragionando per logica, come mai Sarah che aveva un appuntamento con la cugina Sabrina, la quale era in casa, anziché cercare di lei sia andata nel garage dello zio. E così pure a esempio come sia stato possibile che tanto Sabrina quanto sua madre, Cosima Serrano, che era presente in quel momento, non abbiano visto o sentito proprio nulla nell'assolato silenzio di un pomeriggio agostano. Ed infine come abbia Misseri potuto determinarsi a un'azione così cruenta a pochi metri dall'uscio completamente spalancato di un garage nel pieno centro abitato del paese con moglie e figlie in casa". Misseri venerdì rivela un particolare inedito. "Non era la prima volta che ci provavo con lei", ha spiegato lo zio. E poi nuovi dettagli, con altre offese alla memoria di quella ragazzetta bionda che lui chiama "nipotina" o "terza figlia mia". Scrive il giudice delle indagini preliminari: "Il Misseri ha ammesso di provare una certa attrazione sessuale verso sua nipote e di aver anche azzardato un approccio sessuale attorno al 20 di agosto, e comunque qualche giorno prima che Sarah andasse a trascorrere una breve vacanza con suo padre. In tale frangente, ha spiegato, all'interno della propria abitazione in cui Sarah si trovava in compagnia della cugina Sabrina, egli in cucina, approfittando di una breve assenza della figlia dalla stanza, aveva allungato una mano sul gluteo della nipote palpandolo con una certa insistenza e suscitando la reazione della ragazzina che gli aveva detto "certe cose, non si fanno"". Sembra di vederla Sarah. Con la sua faccia e i suoi modi da bambina, con la bambola nella borsa per il mare, con la sua magliettina rosa fucsia, con i suoi sogni di fuga da Avetrana. Sembra di sentirla mentre con la rabbia e la vergogna dell'adolescenza rimprovera lo zio, "certe cose non si fanno". Lui era così sicuro di quanta soggezione facesse a quella ragazzina che dice di non aver mai pensato che Sarah avrebbe riferito le molestie a Sabrina. "Misseri ha tenuto a precisare - scrive il giudice - che tanto sicuramente Sarah non avrebbe fatto parola con la cugina Sabrina altrimenti quest'ultima gliel'avrebbe riferito".

Strangolata per cinque minuti

Il gip non crede al mostro solitario. Non ci crede la procura, non ci crede l'avvocato di lui, Daniele Galoppa, e non ci credono i carabinieri. Nel descrivere i fatti, così come Michele li racconta, il giudice Rosati scrive "Stando al racconto del Misseri...". Il dubbio è sempre in prima riga. Dunque "Stando al racconto del Misseri i fatti sarebbero andati nei seguenti termini: il pomeriggio del 26 agosto mentre egli era nel garage della sua abitazione, affaccendato a mettere in moto il trattore, si è visto davanti Sarah che si è affacciata alla rampa di accesso e l'ha chiamato. Egli, non è ancora perfettamente chiaro in che termini, ha tentato un approccio sessuale, Sarah non ha gradito il gesto, ha voltato le spalle ed è andata via. A questo momento Misseri ha aggredito la ragazza con una corda, gliel'ha stretta attorno al collo facendo pressione per cinque, sei minuti finché la ragazzina si è accasciata al suolo senza riuscire ad emettere alcun urlo o gemito. In tale circostanza Sarah stringeva nelle mani il suo telefono cellulare che è squillato e le è quindi sfuggito, cadendo per terra e perdendo la batteria...".

Il mistero svelato del telefonino

Ecco spiegato un altro dei misteri di questa storia: la batteria del cellulare. Lui, Michele, non è uomo capace di togliere la batteria da un telefonino, dicono tutti. Oggi sappiamo che il telefonino, cioè la salvezza, è caduto dalle mani di Sarah. E le cose tornano. La scena è ancora nel garage. Il telefonino e la batteria sono per terra. "Quindi Misseri ha accantonato il corpo della ragazza su un lato del garage", riprende il giudice, "coprendolo con un cartone così che sua figlia Sabrina che pure un paio di volte insieme con l'amica Spagnoletti Mariangela si è affacciata sull'uscio del garage per chiedere al padre se avesse visto Sarah, non l'ha potuto scorgere. Allontanatasi dunque la figlia, Misseri ha collocato sull'uscio del garage la propria autovettura Seat Marbella e ha sistemato il cadavere della ragazza nel bagagliaio posteriore coprendola con lo stesso cartone e portando con sé anche lo zaino di lei".

Il delitto familiare

Poi la strada verso il nascondiglio sotterraneo per il corpo: la vasca di raccolta delle acque piovane. Dice l'ordinanza: "Si è quindi diretto nelle campagne di Avetrana in un fondo già di proprietà di suo padre, nascosta l'auto sotto un grande albero di fico, e qui ha preso il cadavere della nipote e lo ha posto sul terreno. Qui lo ha spogliato completamente e ha consumato con essa un rapporto sessuale. Dopodiché lo ha rivestito e sentendo la necessità di disfarsene si è rammentato di un vecchio pozzo, in un terreno distante un centinaio di metri, dove aveva lavorato in passato. Ha rimesso il corpo della ragazzina in auto lo ha nuovamente denudato e lo ha calato nel pozzo coprendone poi l'imboccatura con un grosso pezzo di tufo e delle zolle di terra nonché apponendo un ceppo di vite. Si è nuovamente allontanato da lì, per strada si è disfatto della batteria del cellulare e in un altro terreno ha bruciato gli abiti". Il finale: "È di solare evidenza, dunque, che essendo un delitto di tipo familiare, ove si consentisse a costui di mantenere contatti con tutti o alcuni dei suoi congiunti elevatissimo sarebbe il rischio di concertazione di posticce difese fuorvianti per gli investigatori".

09 ottobre 2010

 

 

 

IL DELITTO DI AVETRANA - lo zio della ragazza è in isolamento

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Avvenire attacca la conduttrice di "Chi l'ha visto?": "Domande incalzanti, furia delle esclamazioni", con la madre crocifissa "nella casa dell'assassino"

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AVETRANA (Taranto) - "L'avevo già toccata un'altra volta": lo ha detto Michele Misseri al giudice per le indagini preliminari nelle dichiarazioni durante l'udienza di convalida del fermo disposto nei suoi confronti. Un'ammissione che lascerebbe aperte le ipotesi secondo le quali Sarah avrebbe raccontato a qualcuno le avances dello zio.

STRANGOLATA - La conferma arriva dall'autopsia: Sarah Scazzi, la giovane uccisa dallo zio lo scorso 26 agosto, è stata strangolata. Resta da accertare se - come confessato dall'omicida, Michele Misseri - sia stata anche violentata dopo la morte. E insieme alla conferma arriva la rabbia per un omicidio bestiale. Davanti alla casa di Sarah è apparso questo striscione: "Pena di morte per lo "zio" animale". È stato portato dalla madre di uno dei compagni di scuola della ragazza. "È una mia iniziativa personale - ha detto ai giornalisti - perché sono mamma di due figli della stessa età di Sarah". "È inutile parlare di pena di morte", ha detto Valentina Misseri durante un collegamento della Vita in diretta su Rai1. "Sarebbe per lui la via più facile. Mio padre deve rimanere a vita in galera e vedere scorrere lentamente gironi".

L'AUTOPSIA - Intanto i medici sono al lavoro. "È trascorso troppo tempo da quando Sarah è stata uccisa e gettata nel pozzo - spiega il professor Luigi Strada, direttore dell'istituto di medicina legale dell'Università di Bari. - Per questo motivo ho fatto alcuni prelievi e alcuni tamponi per chiarire l'aspetto della violenza sessuale. Per quanto riguarda il resto, confermo che sul collo della ragazza abbiamo trovato segni di strangolamento". A una precisa domanda sull'aspetto del corpo di Sarah, il medico aggiunge: "Il volto è sfigurato, sul corpo ci sono segni di putrefazione avanzata. La permanenza nell'acqua ha danneggiato i tessuti, Sarah è irriconoscibile. Per questo ho consigliato, anzi quasi obbligato, la madre a non vederla. Le ho spiegato che la cosa migliore è mantenere il ricordo, l'immagine di sua figlia com'era in vita".

La morte di Sarah La morte di Sarah La morte di Sarah La morte di Sarah La morte di Sarah La morte di Sarah La morte di Sarah La morte di Sarah

GUARDATO A VISTA IN ISOLAMENTO - Dopo aver confessato il delitto, Michele Misseri, 57 anni, è adesso rinchiuso nel carcere di Taranto. Pesantemente insultato dagli altri detenuti del carcere, l'assassino è stato messo in una stanza del reparto infermeria che funge da "isolamento sanitario e giudiziario". I detenuti lo hanno accolto battendo oggetti vicino alle sbarre e gridandogli: "bastardo", "devi morire", "ammazzatelo", "datelo a noi". Misseri da quando è in carcere non tocca cibo e a tratti piange e pronuncia frasi sconnesse; molto spesso ripete: "Mi ammazzo, ora la faccio finita". Per Misseri è stata disposta la vigilanza a vista con due-tre agenti per ogni turno che hanno avuto il compito di controllare l'uomo in ogni suo movimento, 24 ore su 24.

UNA CORDA TRA TANTE - L'uomo, che ha raccontato di aver bruciato la corda con la quale ha strangolato la nipote, ha detto agli inquirenti che nel garage in cui la ha attirata aveva a disposizione diversi tipi di corde. Nel momento in cui ha deciso di uccidere la ragazza, Misseri ha detto di aver afferrato la prima corda a disposizione con la quale ha strangolato la quindicenne. Convalidato il fermo dopo l'interrogatorio di garanzia, durato poco meno di un'ora nel carcere di Taranto. L'interrogatorio è avvenuto in presenza dell'avvocato difensore e del procuratore aggiunto di Taranto, e del sostituto che coordina le indagini. A quanto è filtrato dagli ambienti giudiziari, a Misseri - che ha sostanzialmente confermato quanto confessato mercoledì nel corso di un lunghissimo interrogatorio presso la caserma del comando provinciale dei carabinieri - è stato contestato anche il reato di vilipendio di cadavere.

I FUNERALI - I funerali si svolgeranno con rito cattolico anche se Sara non è stata battezzata. Lo ha deciso la madre, ha fatto sapere uno dei legali della famiglia. Le esequie sono confermate per sabato alle 15,30 al campo sportivo di Avetrana. La salma, composta in una bara bianca, è giunta nel tardo pomeriggio ad Avetrana accolta da un lunghissimo applauso della gente e da alcune persone che scandivano il nome della ragazza. Nella camera ardente sono entrati i genitori, il fratello e alcuni parenti. Fuori molte persone piangono, altre urlando insulti contro lo zio assassino.

LA MADRE - Secondo quanto afferma l'avvocato Nicodemo Gentile, uno dei due legali della famiglia Scazzi, "la mamma di Sarah obiettivamente non ha mai sospettato nell'ambito familiare del signor Michele e delle nipoti". "Da quello che ci risulta Sarah è morta nel garage - aggiunge. - Sicuramente quel luogo sarà oggetto, o lo è gia stato, di attenzione degli investigatori o probabilmente non c'è bisogno perché la dinamica è già chiara. Noi non conosciamo il contenuto della confessione"."Noi siamo convinti - prosegue l'avvocato - che gli altri non si siano accorti di quello che accadeva in garage in quel momento. Sarebbe grave se qualcuno avesse visto entrare Sarah in garage e ha taciuto una circostanza così importante. Sarà da chiarire il movente, se possibile. Ce lo dirà l'autopsia che stabilirà se ci sia stata violenza carnale o un tentativo, per noi è molto importante".

IL PADRE - Parla anche il padre di Sarah, Giacomo Scazzi: "Non ho mai avuto il sospetto di mio cognato Michele - dichiara ai microfoni di Studio Aperto-Live dopo essere atterrato all'aeroporto di Brindisi - e non ho mai parlato con lui in questi giorni. Avevo sempre una speranza. Ora sto male e basta. Ho sentito Sarah l'ultima volta il 26 agosto, e mi disse che stava andando al mare".

LA RABBIA - Il paese di Avetrana, che ha appreso la verità sulla sorte di Sarah 42 giorni dopo la notizia della scomparsa, si è stretto intanto intorno alla famiglia della vittima, con in testa i compagni di scuola della studentessa quindicenne. I ragazzi si sono radunati giovedì davanti all'abitazione di Sarah, si sono abbracciati, hanno pianto e hanno scritto su tre cartelloni l'addio "a un piccolo angelo". Poi, all'improvviso, hanno cambiato destinazione e sono andati a casa di Michele Misseri, "lo zio assassino, la bestia, che ci fa schifo e che deve avere l'ergastolo" (ma un coro chiedeva la pena di morte). Davanti a casa Misseri, c'è stato anche qualche momento di tensione con alcuni amici che sono andati a visitare la moglie Cosima e le figlie Sabrina e Valentina: pochi attimi e poi i ragazzi sono andati via.

SMS - Sabrina, la figlia di Misseri, torna intanto a dire la sua. E lo fa tramite un sms inviato a un giornalista della trasmissione di Rai 1, La vita in diretta: "Mio padre è stato un padre esemplare e non ha mai abusato di noi". In un altro messaggio, Sabrina aggiunge: "Non ho mai detto che mio padre l'ha portata via (come risulterebbe, secondo quanto trapelato in precedenza, da un'intercettazione ambientale fatta ascoltare anche all'omicida) perché, in 42 giorni, non ho mai dubitato di lui. Ho cominciato a farlo da stanotte". La giovane ha anche precisato che la madre "non ha mai detto che Michele deve morire, ma che deve pagare".

"NON DEVE PIU' ESISTERE" - "L'unica cosa che dovrebbe fare - commenta invece Claudio Scazzi, fratello di Sarah - è suicidarsi. In qualunque modo, basta che la faccia finita. Se si suicida fa l'unica cosa giusta della sua vita - dice il giovane nel corso della trasmissione La vita in diretta - si mette a pari con il disastro che ha combinato. Non deve più esistere", conclude.

LA SCHEDA SIM - Il telefonino di Sara fatto ritrovare il 29 settembre dallo zio era privo di batteria ma aveva all'interno la scheda Sim, contrariamente a quanto si era saputo nei giorni scorsi. Lo si è appreso da fonti investigative. La presenza della scheda Sim ha consentito agli investigatori di controllare sino all'ultimo traffico telefonico in entrata e in uscita del cellulare della ragazza. Non si sa se dall'esame della scheda, oltre che dei tabulati telefonici siano emersi anche elementi decisivi per arrivare sulle tracce dello zio.

MADRE ASSEDIATA DAI MEDIA - Accuse alla voracità mediatica arrivano dal quotidiano cattolico Avvenire che, in modo particolare, non giustifica il programma televisivo Chi l'ha visto? durante il quale la madre di Sarah ha saputo in diretta il nome dell'assassino. Anche se Federica Sciarelli, la conduttrice del programma, si è scusata e giustificata per la presenza della madre di Sarah proprio nella casa dell'assassino, davanti alle telecamere invadenti e feroci", scrive l' Avvenire "non può dimenticare la faccia di marmo della povera donna, sconvolta, l'incalzare delle domande, la furia delle esclamazioni, l'assedio di interrogativi ai quali certamente lei, la madre lì crocifissa, non avrebbe mai potuto dare risposta". Come "nella mai dimenticata tragedia di Vermicino, trent'anni fa - scrive ancora il quotidiano cattolico - la telecamera ha consentito lo scempio di una visione avida, di una curiosità malsana, è diventata occhio famelico di milioni di astanti". "Drammaticamente efficace, purtroppo, nella sua brutalità, l'assedio alla madre della vittima - conclude il giornale della Cei - ha segnato la fine di quel rispetto che si deve al dolore, la cancellazione clamorosa di quella privacy tanto ostentata quanto costantemente tradita, in nome di una realtà, altra parola abusata, da offrire in pasto alla curiosità divenuta morbosa".

Redazione online

08 ottobre 2010(ultima modifica: 09 ottobre 2010)

 

 

 

Retroscena Il giorno prima del delitto

Sarah aveva litigato con la cugina:

tuo padre con me è diventato strano

La polizia postale ha chiuso su Facebook due gruppi nati

a sostegno dell'assassino

Retroscena Il giorno prima del delitto

Sarah aveva litigato con la cugina:

tuo padre con me è diventato strano

La polizia postale ha chiuso su Facebook due gruppi nati

a sostegno dell'assassino

Sarah Scazzi (Ansa)

Sarah Scazzi (Ansa)

DA UNO DEI NOSTRI INVIATI

AVETRANA (Taranto) - Sarah aveva fatto delle confidenze a Sabrina. Più o meno il tono era: "Tuo padre ha con me atteggiamenti che non mi piacciono". Lo racconta Claudio, il fratello di Sarah. Che aggiunge: "Lei e Sabrina avevano litigato su questo. Se mia sorella l'avesse detto a noi, non saremmo certo stati con le mani in mano". La famiglia dello zio Michele diventa improvvisamente ostile per casa Scazzi. Fine dei rapporti, fine della parentela. Fine di tutto. È la madre di Sarah, Concetta, a dire per prima che secondo lei sua sorella sapeva qualcosa. "Sapeva e ha taciuto" dice Concetta. Sabrina, fra i singhiozzi, ripete che non è così. E che l'unico litigio fra lei e la cuginetta riguardava un ragazzo di cui Sarah si era invaghita. A dire il vero anche la ragazzina uccisa ha scritto sul suo diario la stessa cosa: un litigio banale in nome di un'infatuazione. E Sarah, fanno notare gli inquirenti, era una che annotava tutto.

Di "problemi con lo zio" i familiari di Sarah ne hanno raccontati più di uno agli investigatori, soprattutto da quando lui, Michele Misseri, ha ritrovato il telefonino della nipote "per caso". Quel giorno Concetta si è fatta prendere dai mille dubbi sul cognato. Ha chiamato il suo avvocato, Valter Biscotti, e gli ha detto: "Mi viene in mente una cosa che Sarah mi ha raccontato pochi giorni prima di scomparire. Mi disse che in due occasioni Michele le ha regalato 5 euro e poi le ha chiesto però di non dirlo né a me né a sua figlia". Un modo per procurarsi la sua benevolenza e poterla avvicinare più facilmente?

Rimettendo a posto tutti i tasselli del puzzle, gli inquirenti hanno ripescato anche alcune intercettazioni ambientali. In una delle conversazioni captate fra la moglie di Michele, Cosima, e le figlie Sabrina e Valentina si sentono le ragazze chiedere: "Ma allora dov'era papà quel giorno?". In un'altra c'è Sabrina che parla con la madre e dice "Tanto lo so che l'ha presa lui", riferendosi al padre.

Molti i particolari che incastravano Michele Misseri già prima della confessione. Per esempio gli orari. Lui disse che il pomeriggio del 26 agosto rimase in garage, a riparare un trattore. I tabulati del telefono, invece, rivelano che era nella zona di casa sua fino alle 15.35 e nell'area dove è stato ritrovato il corpo di Sarah alle 16.26. In più ci sarebbe un parente che lo smentisce proprio sugli orari. Il professor Luigi Strada ieri ha eseguito l'autopsia. Non ha trovato tracce evidenti di violenza sessuale, anche perché il corpo della ragazzina è rimasto nell'acqua melmosa per 42 giorni e ci vorranno esami più approfonditi per stabilire un eventuale abuso. Quello che l'esame medico-legale ha svelato è che Sarah non ha sofferto a lungo. La morte è arrivata veloce, per asfissia. Il segno della corda è ancora ben visibile sul corpo. "Fossi in lei vorrei ricordarla com'era" ha detto il professor Strada alla madre di Sarah che ieri mattina chiedeva di vederla. Alla fine l'ha convinta. Concetta ha rinunciato.

Ieri pomeriggio la polizia postale ha chiuso, su Facebook, due gruppi nati a sostegno dello zio-orco: "Michele Misseri è un eroe" e "Fans di Michele Messeri", mentre non erano certo suoi fan i compagni di classe di Sarah che si sono presentati davanti a casa sua a gridare "Mostro", "maiale", "animale", bestia", "ucciditi".

G. Fas.

(ha collaborato Nazareno Dinoi)

08 ottobre 2010

 

 

 

I carabinieri per farlo cadere: "vuoi dare una sepoltura a Sarah?"

Lavoro nei campi e molestie alle donne Vita e orrori dell'orco di Avetrana

Zio Miche', 57 anni, un "ciuccio di fatica". Le voci del paese: abusi in casa

I carabinieri per farlo cadere: "vuoi dare una sepoltura a Sarah?"

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Zio Miche', 57 anni, un "ciuccio di fatica". Le voci del paese: abusi in casa

DA UNO DEI NOSTRI INVIATI

Michele Misseri

Michele Misseri

AVETRANA (Taranto) - L'orco era un tipo pio. Dopo dodici ore di tormenti, i carabinieri l'hanno fatto crollare con uno scrupolo di coscienza da chierichetto, che suonerebbe inverosimile se l'inverosimiglianza non fosse ormai la regola nel reality horror di Avetrana: "Forza, Miche', gliela vuoi dare o no una sepoltura cristiana a quella povera bambina di tua nipote?". Un minuto di silenzio, poi: "E va bene, vi porto da Sarah, prendiamo la macchina".

L'orco aveva il pollice verde. "Ha curato il giardino qui da noi per tanto tempo, e tanti giardini attorno, niente da dire, era bravissimo", raccontano alla Grottella, la masseria appena dietro casa Misseri che è diventata la base delle troupe tv dal 26 agosto, da quando Sarah è sparita nel nulla. Gli attrezzi da provetto giardiniere dormono adesso sul pianale della sua Astra blu davanti alla villetta di famiglia dai mattoncini marroni, assieme a una robusta corda di canapa, e forse quelli sono gli stessi attrezzi che gli sono serviti a sprofondare Sarah Scazzi, la nipote, nella sua tomba in fondo al pozzetto dove infine l'ha fatta scoprire ieri mattina nella zona di Mosca, otto-nove chilometri da qui, dopo 42 giorni di buio e di nulla.

L'orco sgobbava come una bestia, certi orchi sono così, si capisce: aveva sgobbato in Germania abbastanza da mettere via i soldi per diventare un padroncino di terre a casa sua; e tuttavia continuava a sgobbare anche nelle terre degli altri, non è suo il fondo della zona Mosca, la tomba di Sarah. Un "ciuccio di fatica" dice Alberto, il vicino all'angolo di via Deledda, tra curiosi, lampeggianti, faretti, in un brandello di notorietà riflessa: "Faceva due giornate di lavoro in un giorno solo, usciva per campi alle tre, prima dell'alba, e tornava a casa alle dieci di sera". Quelle terre erano la mappa geografica della sua anima accidentata, solo lui avrebbe potuto trovare un buco infernale simile dove nascondere un cadavere: due metri per cinquanta centimetri, l'acqua a macerare il corpo, poi terra, sassi e foglie a nasconderlo.

Naturalmente, adesso che Michele Misseri, zio Miche' - questo cinquantasettenne dall'aria assieme furba e tonta, col suo inverosimile cappelletto da pescatore sempre calzato in testa, la camicia jeans impastata di terra e sudore sempre addosso - è ufficialmente il mostro del paese, a qualcuno viene in mente che il "ciuccio di fatica" era anche "un poco rattuso", sì, insomma, era uno che sbavava appresso alle femmine, "uno che molestava pure le figlie". Vero o falso, le voci corrono, come le calunnie, perché un mostro è facile da calunniare, s'intende. Corrono così in fretta, queste voci, che bussano alle finestre serrate della villetta di via Deledda, dove le figlie di Michele, Sabrina e Valentina, se ne stanno barricate con mamma Cosima, inarrivabili per chiunque tranne che per un'intervista del Tg5, una chiacchierata a ruota libera di venti minuti, in cui Sabrina, felpa grigia e capelli per una volta sfatti, piange sul divano e dice: "Papà mi ha preso in giro per 42 giorni, mai un sospetto, mai un dubbio, mi sono bevuta tutto quello che ha detto! Adesso lui è vivo mentre Sarah è morta, lui deve pagare!".

La morte di Sarah La morte di Sarah La morte di Sarah La morte di Sarah La morte di Sarah La morte di Sarah La morte di Sarah La morte di Sarah

Corrono e insistono le voci di questo paese che s'è tramutato in villaggio globale attorno al suo mostriciattolo contadino, tra queste due famiglie - gli Scazzi e i Misseri - che dall'inizio si sono consegnate ai fili e ai transistor delle tv come se da quel groviglio potesse tornare indietro Sarah e con lei una dimensione più alta e gloriosa della vita, non la routine fetente di Avetrana, e che invece hanno visto uscirne il profilo familiare di un assassino, lo zio satiro. Eppure, siccome nel reality horror tutto succede sempre in tempo reale, Sabrina sbuca da Canale 5 per infiltrarsi nella Vita in diretta della Rai con un sms al giovane cronista Giacinto Pinto che suona così: "E' vero, mio padre deve pagare, ma non ha mai abusato di noi figlie". Dicono che fosse freddo come il ghiaccio, zio Miche' - incastrato da un'intercettazione ambientale proprio di Sabrina ("ma papà dove stava quand'è sparita Sarah? Non è che se l'è portata lui?") - mentre portava i carabinieri del maresciallo Viva fino alla tomba della nipote. Dicono che non fosse l'omino gioviale e inoffensivo che pareva, quando parlava dei sospetti su di lui e bestemmiava: "Che c... vogliono questi da me?". Uno dei fratelli della moglie, Giuseppe Serrano, ha finito di rovinarlo facendogli saltare l'alibi, "no, quando Sarah è sparita lui non stava lavorando nell'orto dietro casa", vatti a fidare dei parenti...

Però i misteri che restano, le domande senza risposta, sbattono contro la porta di metallo chiusa della cantina-garage di via Deledda, dove tutto s'è consumato alle due e mezzo di quel 26 agosto e dove, qualche sera prima di crollare, zio Miche' era disposto a fare entrare pure taccuini e telecamere, tanto per cambiare, forse in uno slancio di verità prossimo alla confessione: "Mi pare di vederla Sarah quando veniva quaggiù da me, a chiamarmi per il pranzo: "Zio, è pronto, vieni"...", raccontava davanti all'antro della morte, senza rabbrividire, con la lacrimuccia pronta a comando.

Ma perché diavolo zio Miche' ha bruciato i vestitini di Sarah e s'è tenuto per oltre un mese il suo cellulare? Perché l'ha fatto ritrovare in modo così grottesco? "Sensi di colpa, stava crollando, si sognava Sarah pure la notte", sussurra chi indaga. "Incredibile, impensabile, come se un carabiniere rapinasse una banca e ammazzasse tutti", sbuffa Claudio, il fratello maggiore di Sarah, che se ne sta a Roma alla Vita in diretta. Aveva già molestato Sarah? Sabrina lo sapeva? Claudio si tira sulla fronte la visiera dell'inseparabile berretto da baseball, fa la faccia da duro: "L'avessi saputo io anziché Sabrina, mica finiva così...". Il problema è che forse nemmeno questo è vero, il mostro di Avetrana è buono come puntaspilli ormai, sempre che sia proprio il vero mostro, sempre che non abbia coperto qualcuno, sempre che non si sia sacrificato per la famiglia, vai a sapere ("noi non siamo complici!", strillano le figlie previdenti, nelle telecamere prima che nei verbali). Dicono che la moglie, Cosima, ancora lo difenda: gli anni all'estero, durissimi, con Sabrina e Valentina che crescevano dai nonni e badavano a loro stesse come grandi, hanno cementato la coppia. Dicono che poi Sabrina uscisse pazza per il papà: "È bello, il più bello della famiglia", diceva alle amichette. E doveva amarlo davvero molto, perché Miche', bello, non lo è stato mai. Nemmeno prima di diventare orco.

Goffredo Buccini

08 ottobre 2010

 

 

 

La confessione dello zio. Il fratello: "Dopo le avance Aveva litigato con la cuginA"

"Ho violentato Sarah dopo averla uccisa"

Strangolata in garage per aver rifiutato i suoi approcci. Il corpo in un pozzo in avanzato stato di decomposizione. La figlia di Misseri: "Mio padre ora deve pagare"

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"Ho violentato Sarah dopo averla uccisa"

Strangolata in garage per aver rifiutato i suoi approcci. Il corpo in un pozzo in avanzato stato di decomposizione. La figlia di Misseri: "Mio padre ora deve pagare"

AVETRANA (Taranto) - "L'ho strangolata con una cordicella mentre era di spalle e ho abusato di lei dopo che era già morta". È la confessione di Michele Misseri, che ha ammesso di avere ucciso la nipote quindicenne Sarah Scazzi. L'omicidio è avvenuto il 26 agosto nel garage della casa dell'uomo. Prima di occultare il cadavere gettandolo in un pozzo, l'assassino lo ha denudato e successivamente ha bruciato i vestiti. Misseri, 54 anni, ha confessato l'omicidio della nipote mercoledì sera, dopo un interrogatorio durato ore nella caserma dei carabinieri del comando provinciale di Taranto. Ha strangolato la nipote adolescente (come confermato dall'autopsia) dopo aver perso la testa per il rifiuto opposto dalla ragazza alle sue ripetute attenzioni morbose. Il corpo di Sarah è stato poi gettato in una sorta di pozzo pieno d'acqua in un podere tra Avetrana e San Pancrazio Salentino, di proprietà della famiglia Misseri, dove è stato trovato in stato molto avanzato di decomposizione.

La morte di Sarah La morte di Sarah La morte di Sarah La morte di Sarah La morte di Sarah La morte di Sarah La morte di Sarah La morte di Sarah

POZZO - Il cadavere della ragazza è stato recuperato intorno alle 11 di giovedì mattina e trasportato in obitorio con un carro funebre. È stato lo stesso Misseri, verso le 2 di notte, a portare i carabinieri sul luogo esatto. Il corpo di Sarah è stato subito individuato, ma ci sono volute ore per il recupero. La cavità nella quale era stato gettato è un inghiottitoio non profondo ma stretto, che porta a un pozzetto di raccolta di acqua piovana. L'apertura è un buco con un diametro di poche decine di centimetri. Per consentire il recupero del cadavere è stato necessario lo sbancamento di terreno circostante, in gran parte roccioso. Più facile è stato per lo zio gettare il cadavere di Sarah, data l'esilità del corpo della ragazza. "È una sorta di covo interrato all'interno del suolo con un foro d'ingresso di poche decine di centimetri coperto da rami, foglie e pietre", ha spiegato il procuratore di Taranto, Franco Sebastio. "Era praticamente impossibile accorgersene, forse anche passandoci sopra. Il buco è stato scoperchiato ed è stata accertata la presenza di un cadavere" di sesso femminile "con i capelli biondi" che sarà identificato "anche attraverso l'esame del Dna: il corpo infatti si stava disfacendo, era in stato colliquativo".

AUDIO 1 - Il sindaco di Avetrana: "Stiamo pensando al lutto cittadino"

AUDIO 2 - L'avvocato della famiglia Scazzi: "Ci aspettavamo questo epilogo"

I volti del giallo I volti del giallo I volti del giallo I volti del giallo I volti del giallo I volti del giallo I volti del giallo I volti del giallo

INTERROGATORIO - La svolta nelle indagini è arrivata mercoledì, quando Misseri è stato convocato dai carabinieri con la moglie e con Valentina, la figlia maggiore, sorella di Sabrina, la cugina con la quale Sarah aveva appuntamento il giorno della sua scomparsa per andare al mare. Madre e figlia sono poi tornate a casa, mentre lo zio è crollato sotto le domande degli inquirenti. Era stato lui stesso il 29 settembre a consegnare ai carabinieri il cellulare di Sarah, privo di batteria e di scheda sim, dicendo di averlo trovato vicino alle stoppie bruciate il giorno prima in un podere nel quale aveva svolto alcuni lavori. Un probabile tentativo di depistaggio che gli si è rivolto contro. La svolta sarebbe giunta con un'intercettazione ambientale della cugina Sabrina, mentre parlava con la madre e diceva piangendo "Tanto lo so che l'ha presa lui". L'intercettazione sarebbe stata cruciale per confermare ai carabinieri che erano sulla pista giusta e poi per far crollare Misseri. L'interrogatorio dello zio di Sara "è stato secretato", ha detto il procuratore. A Misseri sono stati contestati i reati di sequestro di persona, omicidio volontario pluriaggravato e occultamento di cadavere. Al momento non è accusato di violenza sessuale: "Stiamo alle circostanze oggettive emerse dai fatti"", ha aggiunto il magistrato.

"VOLEVA FARSI SCOPRIRE" - Secondo l'avvocato Walter Biscotti, uno dei due legali della famiglia Scazzi, il ritrovamento del telefonino "è stato quasi un modo per dire "venitemi a prendere", una sorta di messaggio per farsi scoprire perché non ce la faceva più a mantenere un segreto. È la mia opinione da avvocato, ma di casi simili ne sono successi altri. Altrimenti non si spiegherebbe il motivo per cui ha tirato fuori il telefonino, peraltro gettato lì poco prima del ritrovamento".

 

LE PAROLE DI SABRINA - Dopo la soluzione del giallo, Sabrina Misseri, figlia di Michele e cugina della ragazza, si sfoga al citofono con i giornalisti: "Mio padre deve pagare per quello che ha fatto" dice. "Noi non avevamo alcun sospetto. Mio padre ha preso in giro tutta l'Italia". Poi, in un'intervista al Tg5, aggiunge: "Non ho mai avuto sospetti su mio padre, non ho mai avuto dubbi. Per 42 giorni ci ha preso in giro. Sentiva le cose che stavano succedendo e che agitavano i miei amici, che agitavano me, ma non ha mai detto niente". Ma poi la confessione, la scoperta della verità terribile sulla fine di Sarah: "Ho detto a mio padre - prosegue Sabrina nell'intervista - "Non hai mai fatto niente di male in tanti anni, non hai mai avuto vizi, voglio capire perché hai fatto una cosa del genere". Mi ha risposto: 'Non lo so nemmeno io"". E ancora: "A Concetta, la madre di Sarah, non si può dire niente. Sarah non c'è più. Io voglio parlare con mio padre, voglio vedere se, guardandomi in faccia, ha il coraggio di dirmi tutto quello che ha fatto".

LE ACCUSE DELLA MADRE - Certi episodi rivelano che all'interno della famiglia probabilmente alcuni erano a conoscenza delle morbose attenzioni dello zio nei confronti di Sarah. La madre della vittima - che su consiglio del professor Luigi Strada, medico legale del Policlinico di Bari, non ha visto il cadavere della figlia - accusa infatti anche sua sorella, moglie dello zio assassino, e sua figlia: "Mia sorella Cosima e mia nipote Valentina sapevano". Claudio Scazzi, fratello di Sarah, invece non se l'aspettava: "Se lo conoscevi avresti scommesso un milione di euro che non poteva essere stato lui".

LA LITE CON LA CUGINA - Ma forse anche la cugina Sabrina, che Sarah considerava una sorella maggiore, sapeva qualcosa se, come sembra, le due giovani avevano litigato il giorno prima (il 25 agosto) della scomparsa di Sarah non per gelosia per un ragazzo, come finora dichiarato, ma per le attenzioni che lo zio aveva nei confronti della nipote, la quale aveva chiesto aiuto o un chiarimento proprio alla cugina. Il fratello di Sarah ha confermato l'episodio nel corso della trasmissione "La vita in diretta". "Avevano litigato proprio su questo" ha spiegato, aggiungendo che "se l'avesse detto a noi e non alla cugina, non saremmo certo stati con le mani in mano".

L'EPILOGO - Misseri, il giorno dopo il litigio tra Sarah e la cugina, avrebbe avvicinato ancora la nipote, forse proprio per costringerla a non rivelare le sue richieste. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, intorno alle 15 del 26 agosto, dopo avere ucciso la nipote nel garage di casa, Misseri ha trasportato il cadavere nel portabagagli della sua auto nel terreno ai confini con la provincia di Lecce e l'ha buttato nel pozzo. A quanto si apprende da fonti investigative, si sarebbe trattato di un delitto non pianificato, ma maturato e portato a termine davanti al rifiuto della nipote.

LE INDAGINI - La procura di Taranto ha "attività in corso su eventuali complici", ha detto il comandante provinciale dei carabinieri di Taranto, colonnello Giovanni Di Blasio, anche se al momento c'è un solo indagato (lo zio di Sarah, ndr). "Sono necessarie per chiarire aspetti che sono da prendere ancora in considerazione". Secondo l'ufficiale, "il profilo psicologico di chi compie un delitto d'impeto è compatibile con quello di un soggetto che poi simula il ritrovamento casuale del cellulare della vittima e che sa gestire lo stress".

Redazione online

07 ottobre 2010

 

 

 

 

ESCLUSIVO| LA PRIMA REAZIONE

La mamma di Sara: "Mia sorella

e mia nipote sapevano tutto"

Lo sfogo di Concetta Serrano Spagnolo: "Su quell'uomo ho avuto sempre sospetti, ho detto ai pm di interrogarlo"

Concetta Serrano Spagnolo

Concetta Serrano Spagnolo

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AVETRANA - Concetta Serrano Spagnolo, la mamma di Sara, da ieri sera non si è mossa dalla sua abitazione. È stata continuamente davanti al televisore per seguire i collegamenti della tragica notizia: il corpo della figlia è stato trovato in un podere di proprietà dello zio Michele Misseri. È proprio lo zio l'omicida reo confesso della 15enne di Avetrana. Mamma Concetta guardando in tv uno dei tanti servizi si lascia sfuggire: "Mia sorella Cosima e mia nipote Valentina lo sapevano. Io su quell'uomo ho avuto sospetti sin dal giorno in cui ha trovato il telefonino di mia figlia in quel terreno". Poi il chiarimento sull'andamento delle indagini. Con un ulteriore sfogo: "Avevo ragione a dire ai magistrati di interrogarlo a lungo. Perché prima o poi avrebbe confessato. Così è stato".

Nazareno Dinoi

07 ottobre 2010

 

 

La confessione dello zio. Il fratello: "Dopo le avance Aveva litigato con la cuginA"

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La morte di Sarah La morte di Sarah La morte di Sarah La morte di Sarah La morte di Sarah La morte di Sarah La morte di Sarah La morte di Sarah

POZZO - Il cadavere della ragazza è stato recuperato intorno alle 11 di giovedì mattina e trasportato in obitorio con un carro funebre. È stato lo stesso Misseri, verso le 2 di notte, a portare i carabinieri sul luogo esatto. Il corpo di Sarah è stato subito individuato, ma ci sono volute ore per il recupero. La cavità nella quale era stato gettato è un inghiottitoio non profondo ma stretto, che porta a un pozzetto di raccolta di acqua piovana. L'apertura è un buco con un diametro di poche decine di centimetri. Per consentire il recupero del cadavere è stato necessario lo sbancamento di terreno circostante, in gran parte roccioso. Più facile è stato per lo zio gettare il cadavere di Sarah, data l'esilità del corpo della ragazza. "È una sorta di covo interrato all'interno del suolo con un foro d'ingresso di poche decine di centimetri coperto da rami, foglie e pietre", ha spiegato il procuratore di Taranto, Franco Sebastio. "Era praticamente impossibile accorgersene, forse anche passandoci sopra. Il buco è stato scoperchiato ed è stata accertata la presenza di un cadavere" di sesso femminile "con i capelli biondi" che sarà identificato "anche attraverso l'esame del Dna: il corpo infatti si stava disfacendo, era in stato colliquativo".

AUDIO 1 - Il sindaco di Avetrana: "Stiamo pensando al lutto cittadino"

AUDIO 2 - L'avvocato della famiglia Scazzi: "Ci aspettavamo questo epilogo"

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INTERROGATORIO - La svolta nelle indagini è arrivata mercoledì, quando Misseri è stato convocato dai carabinieri con la moglie e con Valentina, la figlia maggiore, sorella di Sabrina, la cugina con la quale Sarah aveva appuntamento il giorno della sua scomparsa per andare al mare. Madre e figlia sono poi tornate a casa, mentre lo zio è crollato sotto le domande degli inquirenti. Era stato lui stesso il 29 settembre a consegnare ai carabinieri il cellulare di Sarah, privo di batteria e di scheda sim, dicendo di averlo trovato vicino alle stoppie bruciate il giorno prima in un podere nel quale aveva svolto alcuni lavori. Un probabile tentativo di depistaggio che gli si è rivolto contro. La svolta sarebbe giunta con un'intercettazione ambientale della cugina Sabrina, mentre parlava con la madre e diceva piangendo "Tanto lo so che l'ha presa lui". L'intercettazione sarebbe stata cruciale per confermare ai carabinieri che erano sulla pista giusta e poi per far crollare Misseri. L'interrogatorio dello zio di Sara "è stato secretato", ha detto il procuratore. A Misseri sono stati contestati i reati di sequestro di persona, omicidio volontario pluriaggravato e occultamento di cadavere. Al momento non è accusato di violenza sessuale: "Stiamo alle circostanze oggettive emerse dai fatti"", ha aggiunto il magistrato.

"VOLEVA FARSI SCOPRIRE" - Secondo l'avvocato Walter Biscotti, uno dei due legali della famiglia Scazzi, il ritrovamento del telefonino "è stato quasi un modo per dire "venitemi a prendere", una sorta di messaggio per farsi scoprire perché non ce la faceva più a mantenere un segreto. È la mia opinione da avvocato, ma di casi simili ne sono successi altri. Altrimenti non si spiegherebbe il motivo per cui ha tirato fuori il telefonino, peraltro gettato lì poco prima del ritrovamento".

 

LE PAROLE DI SABRINA - Dopo la soluzione del giallo, Sabrina Misseri, figlia di Michele e cugina della ragazza, si sfoga al citofono con i giornalisti: "Mio padre deve pagare per quello che ha fatto" dice. "Noi non avevamo alcun sospetto. Mio padre ha preso in giro tutta l'Italia". Poi, in un'intervista al Tg5, aggiunge: "Non ho mai avuto sospetti su mio padre, non ho mai avuto dubbi. Per 42 giorni ci ha preso in giro. Sentiva le cose che stavano succedendo e che agitavano i miei amici, che agitavano me, ma non ha mai detto niente". Ma poi la confessione, la scoperta della verità terribile sulla fine di Sarah: "Ho detto a mio padre - prosegue Sabrina nell'intervista - "Non hai mai fatto niente di male in tanti anni, non hai mai avuto vizi, voglio capire perché hai fatto una cosa del genere". Mi ha risposto: 'Non lo so nemmeno io"". E ancora: "A Concetta, la madre di Sarah, non si può dire niente. Sarah non c'è più. Io voglio parlare con mio padre, voglio vedere se, guardandomi in faccia, ha il coraggio di dirmi tutto quello che ha fatto".

LE ACCUSE DELLA MADRE - Certi episodi rivelano che all'interno della famiglia probabilmente alcuni erano a conoscenza delle morbose attenzioni dello zio nei confronti di Sarah. La madre della vittima - che su consiglio del professor Luigi Strada, medico legale del Policlinico di Bari, non ha visto il cadavere della figlia - accusa infatti anche sua sorella, moglie dello zio assassino, e sua figlia: "Mia sorella Cosima e mia nipote Valentina sapevano". Claudio Scazzi, fratello di Sarah, invece non se l'aspettava: "Se lo conoscevi avresti scommesso un milione di euro che non poteva essere stato lui".

LA LITE CON LA CUGINA - Ma forse anche la cugina Sabrina, che Sarah considerava una sorella maggiore, sapeva qualcosa se, come sembra, le due giovani avevano litigato il giorno prima (il 25 agosto) della scomparsa di Sarah non per gelosia per un ragazzo, come finora dichiarato, ma per le attenzioni che lo zio aveva nei confronti della nipote, la quale aveva chiesto aiuto o un chiarimento proprio alla cugina. Il fratello di Sarah ha confermato l'episodio nel corso della trasmissione "La vita in diretta". "Avevano litigato proprio su questo" ha spiegato, aggiungendo che "se l'avesse detto a noi e non alla cugina, non saremmo certo stati con le mani in mano".

L'EPILOGO - Misseri, il giorno dopo il litigio tra Sarah e la cugina, avrebbe avvicinato ancora la nipote, forse proprio per costringerla a non rivelare le sue richieste. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, intorno alle 15 del 26 agosto, dopo avere ucciso la nipote nel garage di casa, Misseri ha trasportato il cadavere nel portabagagli della sua auto nel terreno ai confini con la provincia di Lecce e l'ha buttato nel pozzo. A quanto si apprende da fonti investigative, si sarebbe trattato di un delitto non pianificato, ma maturato e portato a termine davanti al rifiuto della nipote.

LE INDAGINI - La procura di Taranto ha "attività in corso su eventuali complici", ha detto il comandante provinciale dei carabinieri di Taranto, colonnello Giovanni Di Blasio, anche se al momento c'è un solo indagato (lo zio di Sarah, ndr). "Sono necessarie per chiarire aspetti che sono da prendere ancora in considerazione". Secondo l'ufficiale, "il profilo psicologico di chi compie un delitto d'impeto è compatibile con quello di un soggetto che poi simula il ritrovamento casuale del cellulare della vittima e che sa gestire lo stress".

Redazione online

07 ottobre 2010

REPUBBLICA

per l'articolo completo vai al sito Internet

http://www.repubblica.it/

2011-03-19

IL CASO

Brembate, prelevati tamponi di saliva

ai frequentatori della palestra di Yara

I controlli avvengono finora su base volontaria, al contrario di quanto era avvenuto nei giorni

scorsi nel corso degli interrogatori. Garofano (ex Ris): "Andrebbe rilevato il dna di tutto il paese"

Brembate, prelevati tamponi di saliva ai frequentatori della palestra di Yara Yara Gambirasio

Prelievi di saliva sono in corso nelle caserme dei carabinieri di Ponte San Pietro e Bergamo a cittadini di Brembate di Sopra e dintorni che frequentano il centro sportivo dove è stata vista per l'ultima volta Yara Gambirasio. L'idea è che chi l'ha rapita e uccisa sia uno di coloro che frequentano il grande impianto sportivo del paese, in cui si allena la squadra di ginnastica ritmica della ragazzina, e quindi il dna rilevato sul corpo della tredicenne appartenga a uno di loro.

I prelievi riguardano coloro che hanno accettato di sottoporsi all'esame dopo avere firmato una dichiarazione di volontarietà (a differenza della quarantina di persone alle quali era stato preso in modo coattivo, cioè a loro insaputa, nel corso degli interrogatori dei mesi scorsi). Si parla di diverse decine di fra tra istruttrici e genitori dei componenti della squadra, oltre a personale della palestra, della piscina e del centro sportivo. C'è chi dice (come il generale Luciano Garofano, ex comandante del Ris, con un'idea subito abbracciata dal sindaco di Brembate di Sopra) che bisognerebbe rilevare il dna di tutto il paese, partendo dal vicinato di Yara.

E a Chignolo d'Isola è stato lasciato anche uno striscione di invettive contro chi l'ha uccisa, fra i tanti messaggi di cordoglio e d'affetto sul luogo del ritrovamento del cadavere di Yara. Nello striscione, appeso alla cancellata di un'azienda in via Bedeschi, c'è scritto: 'Assassini - Noi non molliamo e non vi perdoniamo. Se vi troviamo, vi lapidiamo. Bastardi criminali'.

(18 marzo 2011)

 

 

IL CASO

Sarah, la moglie di Michele Misseri

contro "La bambina di Avetrana"

Cosima Serrano ha querelato per diffamazione l'autrice e la casa editrice del libro sull'omicidio della 15enne. Al Festival della cultura un incontro con l'avvocato Galoppa e una borsa di studio intitolata alla ragazza uccisa

Sarah, la moglie di Michele Misseri contro "La bambina di Avetrana"

Cosima Serrano, moglie di Michele Misseri, ha depositato ai carabinieri della stazione di Avetrana una querela per diffamazione nei confronti della giornalista Mariella Boerci e della società editrice 'Anordest', che ha pubblicato il libro della Boerci 'La bambina di Avetrana' inerente all'inchiesta sull'omicidio di Sarah Scazzi. Lo ha riferito il legale di Cosima Serrano, l'avvocato Franco De Jaco. Nella querela Cosima Serrano chiede anche il sequestro del libro su tutto il territorio nazionale. Secondo la donna, conterrebbe valutazioni diffamatorie sulla famiglia Serrano e anche alcuni dialoghi frutto di invenzione. Il libro è anche al al centro di un dibattito previsto per questa sera a Galatina (Lecce) nell'ambito delle iniziative per il Festival della Cultura, legato a una borsa di studio intitolata a sarah Scazzi.

L'incontro è previsto per il pomeriggio nell'ambito del festival ed è prevista anche la partecipazione dell’ex avvocato di Michele Misseri, Daniele Galoppa, oltre che dello stesso avvocato di Cosima, De Jaco, chiamati a parlare del caso di Sarah Scazzi assieme alla giornalista Boerci e il direttore editoriale Mario Tricarico. Dal libro "La bambina di Avetrana" è nato un concorso istituito dalle edizioni Anordest e patrocinato da Telefono Rosa: una selezione aperta a tutti gli studenti dai 13 ai 19 anni a cui sarà chiesta la redazione di un racconto breve sul tema della violenza, con particolare attenzione a quella sulle donne. La borsa di studio sarà consegnata il 7 ottobre, giorno del ritrovamento del corpo di Sarah nel pozzo di contrada Macchie, ad Avetrana.

Edizioni Anordest pubblicherà annualmente i componimenti selezionati e devolverà i diritti al Telefono Rosa. In giuria ci saranno Irene Pivetti, Maria Gabriella Carnieri Moscatelli (presidente del Telefono Rosa), Cipriana Dall’Orto (codirettore di Donna Moderna), l’avvocato Mario de Marco (sindaco di Avetrana), Mariella Boerci (autrice di "La bambina di Avetrana), Anna Di Ianni (ideatrice della borsa di studio) e Oriana Boldrin (segretaria).

(19 marzo 2011)

 

 

 

 

2011-01-03

Yara si è difesa disperatamente

potrebbero averla soffocata

Prime indiscrezioni sulle conclusioni dell'autopsia. I vestiti intatti fanno escludere la violenza

sessuale. Le ferite sono numerose ma non sembrano mortali e spunta l'ipotesi soffocamento

Yara si è difesa disperatamente potrebbero averla soffocata

Prime indiscrezioni sui risultati dell'autopsia sul corpo di Yara Gambirasio (FOTO) conclusasi a tarda notte. C'è anche il soffocamento tra le ipotesi al vaglio dei medici legali. La prima e più importante parte degli esami autoptici, quella incentrata sull'ispezione cadaverica e sui prelevamenti istologici, si è conclusa. Secondo indiscrezioni, l'esatta causa della morte non è stata ancora definitivamente accertata.

Le lesioni riscontrate già al momento del ritrovamento, compatibili con delle coltellate, sono quattro sulla schiena, che non sono state la causa del decesso, e una più profonda al collo. Ma da una serie di altre ferite alle braccia e ai polsi e da altri segni sul corpo, non si potrebbe escludere nemmeno l'ipotesi del soffocamento.

Per avere un quadro certo ci vorranno ancoraalcuni giorni, dato che i risultati dei prelievi effettuati sui resti non saranno disponibili in tempi brevi.

In duemila alla fiaccolata Il ricordo dei compagni di scuola L'assassino la conosceva

Le indagini continuano anche a Bergamo. Gli inquirenti interrogano nuove persone e riascoltano testimoni già ascoltati "E' un indagine complessa - spiega uno degli investigatori - stiamo lavorando su tante piste". Non ci sono conferme sul fatto che gli inquirenti disporrebbero già dei profili genetici di 8-10 persone da utilizzare, se fosse necessario, per eventuali comparazioni.

(01 marzo 2011)

 

 

 

2011-02-28

L CASO

Yara, in quel campo effettuate

soltanto ricerche marginali

Gli inquirenti stanno cercando di stabilire chi, quando e come ha controllato l'area di Chignolo

E' un particolare importante per capire quando il corpo si stato abbandonato in quella zona

 

Nel campo vicino alla zona industriale di Chignolo d'Isola dove è stato trovato il cadavere di Yara Gambirasio, la tredicenne scomparsa il 26 novembre scorso a Brembate di Sopra, le ricerche sono state compiute, ma secondo alcune indiscrezioni non in modo particolarmente approfondito.

Il particolare emerge dagli accertamenti in corso da parte degli inquirenti che devono capire esattamente chi abbia condotto le ricerche nell'area incolta dove sono stati trovati i resti, in quale data e con quale metodologia. "Non si tratta di gettare la croce su nessuno, sia ben chiaro", dice un investigatore. Ma il particolare è fondamentale per capire se Yara possa essere stata abbandonata lì da tempo o più di recente.

(28 febbraio 2011)

 

 

IL RACCONTO

Le campane suonano ogni ora

"Lei un angelo, l'orco tra di noi"

E il capo dei volontari denuncia: qualcuno non ha detto tutto. Fiori e biglietti a Chignolo, non a casa Gambirasio: così hanno voluto i genitori. La processione sul luogo dove è stato trovato il corpo dal nostro inviato PIERO COLAPRICO

Le campane suonano ogni ora "Lei un angelo, l'orco tra di noi"

BREMBATE DI SOPRA - "Io mi sento che lo trovano", dice una signora, nel bar accanto alla chiesa. "Com'ero sicura che purtroppo per Yara non ci fosse più niente da fare, così sono sicura che l'assassino verrà preso". "Ho visto in tv il don, anche lui nell'omelia ha parlato dell'orco che suona alla porta...". Il don è don Corinno Scotti, che per tre mesi è sempre stato accanto alla famiglia Gambirasio. Ha trasformato la parrocchia in una specie di "antenna" dove arrivavano le preghiere dai posti più sperduti del mondo. Sabato, appena saputo del ritrovamento del corpo, ha aggiunto un cartello: "Yara, siamo smarriti, aiutaci". E ieri, dall'altare, sembra anche lui smarrito come un bambino: "Abbiamo sempre sentito parlare degli orchi nelle favole, adesso sappiamo che cosa sono e fin dove può arrivare un uomo. E siamo preoccupati, come si fa a non essere preoccupati sapendo che c'è un simile orco che gira tra noi?". Ha sognato, don Corinno, di un mostro che suona alla sua porta, che lo sveglia nella notte, ma gli assassini di bambine sanno stare nascosti, sanno custodire i loro segreti.

Brembate, tra pioggia e nevischio, ieri appariva spettrale anche di pomeriggio. "Sono sicuro che qualcuno non ha detto tutto, non in malafede, ma con la convinzione che parlando avrebbe intralciato il ritrovamento di Yara, ora è il momento che si dica tutto", è la frase di Giovanni Valsecchi, il capo delle decine di volontari che per

tre mesi hanno cercato Yara. "Ora più che mai dobbiamo stare attenti ai nostri ragazzi", aggiunge. È una sintesi sibillina, ma a suo modo perfetta, del clima del paese, con queste campane, che squillano a festa ogni ora, in omaggio alla piccola vittima - "Yara è un angelo e gli angeli bisogna festeggiarli" - e si trasformano in un involontario requiem: il requiem per il paesino che era e che non è più.

Basta guardarsi intorno. I nuovi condomini in vendita potrebbero trovarsi tanto a Pizzo Calabro quanto a Francoforte. Centri commerciali, uno dietro l'altro, villette a schiere e ville singole. Alla retorica dei bergamaschi (e della Lega) non piace sentirselo dire, ma questi erano borghi e sono diventati una grande periferia metropolitana, dove si è diventati estranei, una provincia spersonalizzata dove non ci si conosce. Yara è come il simbolo tragico di una trasformazione dove non tutto si riduce alle palanche, al denaro, in cima a molte scelte. Ed è per Yara, per la vittima del mondo che cambia, che le persone si sono unite, mobilitate, cercate come non facevano da tempo. Prima, nelle sfortunate ricerche. E ieri in una sorta di funerale senza bara.

Succede che la polizia scientifica e lo staff del medico legale Cristina Catteneo - hanno lavorato 24 ore, dall'altro ieri pomeriggio sino a ieri alle 17.30 - smobilitano. I carabinieri tolgono il nastro bianco e rosso e la voce si sparge in un baleno. Ed ecco lumini, cartoline con angeli, una rosa bianca, lettere, bigliettini. Spunta un altarino, con peluche e rosari. "Ti voglio bene", "Prega per noi", "Sei un angelo tra gli angeli". "Noi piangiamo per tutta la sofferenza che hai dovuto patire", "Penso a quanto avrei voluto riabbracciarti e a quanto avrei voluto risentirti", ha scritto l'amica Gaia.

Se proprio si vuole usare la parola curiosità, è una curiosità minima quella che traspare dalle parole di chi sta arrivando a Chignolo d'Isola. Dalle voci, dagli occhi, dai gesti, emerge commozione. C'è una pietà che supera di parecchio l'odio per chi, all'improvviso, ha colpito Yara. "Quando lo prendete, l'assassino, datelo a noi che abbiamo cercato Yara. Questa è una cosa forte, detta da me che sono uno molto tranquillo, ma quando qualcuno fa qualcosa ai bambini è difficile controllarsi", dice il papà di un'altra ginnasta. E non è un caso che il vescovo di Bergamo, Francesco Bechi, dica: "Non vogliamo alimentare alcun tipo di vendetta, ma sappiamo che questo momento è oscuro". È tanto oscuro che a Brembate i genitori non vogliono né fiori né biglietti, le tapparelle sono abbassate. Il dolore è buio.

E per questo in molti arrivano con i fiori qui a Chignolo, a nove chilometri da casa sua, qui dove Yara è stata trovata uccisa, e qualcuno porta anche i suoi bambini: "Per fargli capire che al mondo succedono cose brutte", ma chissà se sia un buon messaggio. Viene da pensare che le suore, dove Yara studiava, e le istruttrici di ginnastica, dove la ragazzina s'allenava, quando parlano di lei dicono: "Non c'è una foto dove non sorridesse". Ed è in memoria di quel sorriso pulito e spezzato che c'è chi arriva dalla vicina Madone, da Ponte San Pietro, qualcuno anche da Milano, per farsi un segno della croce.

E poi, stando sul posto, accanto a questo poligono di circa 80 metri, chiunque capisce che i volontari della Protezione civile possono essere passati accanto, senza vedere. L'erba è alta, gli arbusti e i rovi confondono la vista. La zona è lontana dalla strada e davvero è quasi simbolico l'aeromodello, che, cadendo dall'alto, porta il pilota da terra, con il radiocomando ad arrivare quaggiù, e a dare l'allarme. I ciuffi d'erba stretti nei pugni della piccola Yara indicano che qui, o qui vicino, lei ha respirato per l'ultima volta. Chissà perché, tutti guardano il cielo.

(28 febbraio 2011)

 

 

 

DOLORE A BREMBATE

Sei coltellate: ferite a collo, schiena e polso

Yara ha provato a difendersi dall'assassino

I primi risultati dei rilievi. I genitori e lo strazio del riconoscimento. Accanto al corpo oggetti della ragazza, tra i quali l'iPod e le chiavi di casa. Forse uccisa la sera della scomparsa: i capelli legati con lo stesso elastico rosso che aveva il 26 novembre

Sei coltellate: ferite a collo, schiena e polso Yara ha provato a difendersi dall'assassino

BREMBATE (BG) - Sarà l'autopsia attesa nelle prossime ore a fornire le prime risposte certe sulla morte di Yara Gambirasio (FOTO), trovata ieri in una zona isolata vicino all'area industriale di Chignolo d'Isola, a nove chilometri da Brembate di Sopra, dove il 26 novembre scorso era scomparsa. Il primo riconoscimento del corpo è stato basato sull'apparecchio ortodontico, e i vestiti che erano gli stessi indossati nel giorno della scomparsa: il giubbotto nero di Hello Kitty, la felpa azzurra, i leggins neri. Dalle prime rilevazioni dei medici legali il corpo di Yara presenta almeno sei ferite da arma da taglio, inferte con particolare violenza. La ragazza sarebbe stata colpita prima alla gola, poi avrebbe tentato di difendersi subendo il colpo al polso e alla fine sarebbe stata colpita alla schiena. Quest'ultime ferite, sempre secondo quanto avrebbero accertato gli inquirenti, sarebbero "molto profonde". Secondo quanto trapelato dagli investigatori, Yara potrebbe essere stata uccisa la stessa sera della sua scomparsa. I capelli, infatti, erano ancora legati con lo stesso elastico rosso che aveva al momento di allontanarsi dal Palazzetto dello Sport di Brembate.

Continua la ricerca di tracce L'omaggio della gente

Il riconoscimento formale è venuto dai genitori Maura e Fulvio Gambirasio, all'istituto di Medicina legale di Milano (FOTO). Era presente anche la dottoressa Cristina Cattaneo, anatomopatologa che in passato si è occupata anche delle vittime delle Bestie di Satana e che è stata sul luogo del ritrovamento di Yara. La madre della ragazzina è uscita sorreggendosi al marito e a un'altra persona. Entrambi i genitori hanno mantenuto il loro totale riserbo e sono rientrati a Brembate di Sopra.

I rilievi sul luogo del ritrovamento L'omelia del parroco di Brembate

Continua la ricerca di altre tracce Viareggio, la dedica del Carnevale

Sul fronte delle indagini, il questore di Bergamo Vincenzo Ricciardi ha dichiarato: "Abbiamo trovato cose importantissime. Da ieri sono al lavoro ininterrottamente gli esperti scientifici dell'Ert (Esperti ricerche tracce) - ha aggiunto il questore - cercano ogni piccolo segno, ma comunque ciò che è stato trovato è importantissimo". Gli oggetti ritrovati sarebbero l'iPod della ragazza, la sim card e la batteria del del cellulare (mentre il telefonino, un Lg nero, non è stato rintracciato). L'ipotesi che sembra prevalere tra gli investigatori dopo l'esame del corpo è quella che Yara possa essere stata uccisa subito dopo la scomparsa il 26 novembre scorso.

Gli investigatori acquisiranno i dati registrati dalla cella telefonica che 'copre' il campo di Chignolo d'Isola, dove ieri è stato trovato il cadavere della tredicenne. E' questo, secondo quanto si apprende, uno dei primi accertamenti disposti per cercare di risalire all'assassino - o agli assassini - della ragazzina di Brembate Sopra.

L'accertamento ha uno scopo preciso: individuare tutti i telefoni che si sono agganciati alla cella di Chignolo sia la sera del 26 novembre, giorno della scomparsa di Yara, sia nei giorni immediatamente successivi. Gli investigatori sono infatti convinti, in base agli elementi a disposizione al momento, che la ragazzina sia stata uccisa nell'immediatezza della sua scomparsa e contestualmente sia stata abbandonata in quel campo nella zona industriale di Chignolo.

(27 febbraio 2011)

 

 

IL RACCONTO

Le campane suonano ogni ora

"Lei un angelo, l'orco tra di noi"

E il capo dei volontari denuncia: qualcuno non ha detto tutto. Fiori e biglietti a Chignolo, non a casa Gambirasio: così hanno voluto i genitori. La processione sul luogo dove è stato trovato il corpo dal nostro inviato PIERO COLAPRICO

Le campane suonano ogni ora "Lei un angelo, l'orco tra di noi"

BREMBATE DI SOPRA - "Io mi sento che lo trovano", dice una signora, nel bar accanto alla chiesa. "Com'ero sicura che purtroppo per Yara non ci fosse più niente da fare, così sono sicura che l'assassino verrà preso". "Ho visto in tv il don, anche lui nell'omelia ha parlato dell'orco che suona alla porta...". Il don è don Corinno Scotti, che per tre mesi è sempre stato accanto alla famiglia Gambirasio. Ha trasformato la parrocchia in una specie di "antenna" dove arrivavano le preghiere dai posti più sperduti del mondo. Sabato, appena saputo del ritrovamento del corpo, ha aggiunto un cartello: "Yara, siamo smarriti, aiutaci". E ieri, dall'altare, sembra anche lui smarrito come un bambino: "Abbiamo sempre sentito parlare degli orchi nelle favole, adesso sappiamo che cosa sono e fin dove può arrivare un uomo. E siamo preoccupati, come si fa a non essere preoccupati sapendo che c'è un simile orco che gira tra noi?". Ha sognato, don Corinno, di un mostro che suona alla sua porta, che lo sveglia nella notte, ma gli assassini di bambine sanno stare nascosti, sanno custodire i loro segreti.

Brembate, tra pioggia e nevischio, ieri appariva spettrale anche di pomeriggio. "Sono sicuro che qualcuno non ha detto tutto, non in malafede, ma con la convinzione che parlando avrebbe intralciato il ritrovamento di Yara, ora è il momento che si dica tutto", è la frase di Giovanni Valsecchi, il capo delle decine di volontari che per

tre mesi hanno cercato Yara. "Ora più che mai dobbiamo stare attenti ai nostri ragazzi", aggiunge. È una sintesi sibillina, ma a suo modo perfetta, del clima del paese, con queste campane, che squillano a festa ogni ora, in omaggio alla piccola vittima - "Yara è un angelo e gli angeli bisogna festeggiarli" - e si trasformano in un involontario requiem: il requiem per il paesino che era e che non è più.

Basta guardarsi intorno. I nuovi condomini in vendita potrebbero trovarsi tanto a Pizzo Calabro quanto a Francoforte. Centri commerciali, uno dietro l'altro, villette a schiere e ville singole. Alla retorica dei bergamaschi (e della Lega) non piace sentirselo dire, ma questi erano borghi e sono diventati una grande periferia metropolitana, dove si è diventati estranei, una provincia spersonalizzata dove non ci si conosce. Yara è come il simbolo tragico di una trasformazione dove non tutto si riduce alle palanche, al denaro, in cima a molte scelte. Ed è per Yara, per la vittima del mondo che cambia, che le persone si sono unite, mobilitate, cercate come non facevano da tempo. Prima, nelle sfortunate ricerche. E ieri in una sorta di funerale senza bara.

Succede che la polizia scientifica e lo staff del medico legale Cristina Catteneo - hanno lavorato 24 ore, dall'altro ieri pomeriggio sino a ieri alle 17.30 - smobilitano. I carabinieri tolgono il nastro bianco e rosso e la voce si sparge in un baleno. Ed ecco lumini, cartoline con angeli, una rosa bianca, lettere, bigliettini. Spunta un altarino, con peluche e rosari. "Ti voglio bene", "Prega per noi", "Sei un angelo tra gli angeli". "Noi piangiamo per tutta la sofferenza che hai dovuto patire", "Penso a quanto avrei voluto riabbracciarti e a quanto avrei voluto risentirti", ha scritto l'amica Gaia.

Se proprio si vuole usare la parola curiosità, è una curiosità minima quella che traspare dalle parole di chi sta arrivando a Chignolo d'Isola. Dalle voci, dagli occhi, dai gesti, emerge commozione. C'è una pietà che supera di parecchio l'odio per chi, all'improvviso, ha colpito Yara. "Quando lo prendete, l'assassino, datelo a noi che abbiamo cercato Yara. Questa è una cosa forte, detta da me che sono uno molto tranquillo, ma quando qualcuno fa qualcosa ai bambini è difficile controllarsi", dice il papà di un'altra ginnasta. E non è un caso che il vescovo di Bergamo, Francesco Bechi, dica: "Non vogliamo alimentare alcun tipo di vendetta, ma sappiamo che questo momento è oscuro". È tanto oscuro che a Brembate i genitori non vogliono né fiori né biglietti, le tapparelle sono abbassate. Il dolore è buio.

E per questo in molti arrivano con i fiori qui a Chignolo, a nove chilometri da casa sua, qui dove Yara è stata trovata uccisa, e qualcuno porta anche i suoi bambini: "Per fargli capire che al mondo succedono cose brutte", ma chissà se sia un buon messaggio. Viene da pensare che le suore, dove Yara studiava, e le istruttrici di ginnastica, dove la ragazzina s'allenava, quando parlano di lei dicono: "Non c'è una foto dove non sorridesse". Ed è in memoria di quel sorriso pulito e spezzato che c'è chi arriva dalla vicina Madone, da Ponte San Pietro, qualcuno anche da Milano, per farsi un segno della croce.

E poi, stando sul posto, accanto a questo poligono di circa 80 metri, chiunque capisce che i volontari della Protezione civile possono essere passati accanto, senza vedere. L'erba è alta, gli arbusti e i rovi confondono la vista. La zona è lontana dalla strada e davvero è quasi simbolico l'aeromodello, che, cadendo dall'alto, porta il pilota da terra, con il radiocomando ad arrivare quaggiù, e a dare l'allarme. I ciuffi d'erba stretti nei pugni della piccola Yara indicano che qui, o qui vicino, lei ha respirato per l'ultima volta. Chissà perché, tutti guardano il cielo.

(28 febbraio 2011)

 

 

IL CASO

L'urlo della madre di Yara:

"Perché ci dicevate che era viva?"

I genitori a Milano per l'identificazione. La rabbia verso il questore: "Perché ci hanno illuso, che indizi c'erano?". Troppe le domande che restano senza risposta e i Gambirasio ora vogliono chiarire dal nostro inviato PAOLO BERIZZI

L'urlo della madre di Yara: "Perché ci dicevate che era viva?"

BREMBATE DI SOPRA - "Scusi, ma perché ci avete detto che Yara era viva?". L'Alfa Romeo del questore di Bergamo, Vincenzo Ricciardi, ha ancora il motore acceso. È ferma all'angolo tra piazzale Gorini e via Mangiagalli. È un luogo che nella toponomastica milanese vuole dire morte: lì di fronte c'è l'obitorio, a sinistra, praticamente attaccato, l'istituto di Medicina legale dove oggi verrà effettuata l'autopsia sul corpo di Yara. Da qui sono passati e passano decine di casi di cronaca nera: ognuno è una storia e tanti misteri da svelare. Maura Gambirasio si regge a fatica sulle gambe, è stremata. Dopo lo strazio di sabato le è toccato anche questo ulteriore supplemento di pena: venire fin qui da Brembate, insieme al marito, e al questore, per riconoscere ufficialmente il cadavere della figlia. Quel che resta di un corpicino scavato da troppi giorni di abbandono è custodito in un guscio d'acciaio al piano terra: ed è lì, in uno stanzone dell'obitorio di Milano, che i Gambirasio trascorrono una parte del loro novantaduesimo giorno di calvario.

Poco prima di entrare, sono le 10.40, erano partiti da Brembate intorno alle 10, Maura si rivolge al capo della polizia di Bergamo. Lo sfogo arriva da una donna piegata da tre mesi di attesa, di speranze andate in fumo. Che al ritorno verso Bergamo accuserà anche un momento di cedimento. Ma che conserva intatta lucidità e razionalità. Prima di varcare l'ingresso dell'obitorio con Ricciardi la donna va dritta al punto.

"Perché in questi mesi ci avete detto che Yara era viva? Sulla base di cosa?", gli chiede. Sono le domande che la madre della ragazza non avrebbe mai voluto porre. O che forse aveva solo ripetuto tra sé e sé chissà quante volte, in attesa di sbattere contro il destino atroce di sua figlia.

Ma quelli che Maura gira al questore sono gli stessi interrogativi che in queste ore si pongono in molti. Magari in silenzio. Perché chi ha seguito da vicino il giallo di Brembate ora non può non ricordare che a tenere viva la speranza di trovare Yara ancora in vita, anzi, persino ad accenderla, erano stati proprio gli stessi investigatori. L'11 dicembre 2010 in una conferenza stampa che suscitò anche qualche polemica, Massimo Meroni, il capo della Procura di Bergamo, pronunciò queste parole: "Polizia e carabinieri stanno lavorando concretamente nella speranza di riportare Yara viva alla sua famiglia". Viva? Sì, spiegò il procuratore, "viva", perché "non ci sono elementi seri, fortunatamente, di senso contrario".

Il giorno prima, il 10 dicembre, a parlare durante una visita a Brembate era stato Gilberto Caldarozzi, il capo dello Sco (il Servizio centrale operativo della polizia di Stato), noto per aver risolto numerosi casi delicati tra cui il rapimento e l'omicidio del piccolo Tommy e l'arresto di Bernardo Provenzano. "La speranza di ritrovare viva Yara c'è sempre, si deve avere fiducia nelle indagini". Insomma, sembrava che qualche motivo per non pensare (solo) al peggio ci dovesse essere. Almeno stando alle esternazioni degli inquirenti. Il più esplicito, l'11 gennaio 2011, era stato lo stesso questore Ricciardi. "La ragazza è viva e la troveremo - dichiarò alla stampa - basta solo un pizzico di fortuna". Quello che a qualcuno era sembrato un eccesso di ottimismo, si sperava poggiasse su informazioni e elementi di indagine dei quali gli investigatori erano a conoscenza ma che non potevano o non dovevano essere resi pubblici.

Così, evidentemente, non è stato. Ecco perché i genitori di Yara, adesso, chiedono spiegazioni. "È stata trovata morta dopo tre mesi - è il ragionamento che hanno fatto ieri mattina con il questore giunto nella loro abitazione a Brembate per accompagnarli a Milano - . Se per di più il corpo è sempre rimasto nel luogo dove è stato scoperto - tesi della quale sembrano convinti anche gli uomini che hanno condotto le indagini - che cosa vi portava a dire che era ancora viva?". Il problema - e ora che Yara è stata ritrovata (casualmente) morta questo emerge con forza - è che di "elementi concreti" in effetti - come aggiunse lo stesso procuratore capo Meroni - non ce n'erano. Così come nelle indagini non esisteva - a dicembre 2010 - "un'ipotesi preferibile a un'altra". Già, eppure da questura e procura arrivavano parole incoraggianti. Su questo, adesso, Maura e Fulvio Gambirasio hanno tutto il diritto di sapere.

(28 febbraio 2011)

 

 

2010-12-29

IL CASO

Yara, dai testimoni all'ipotesi di una banda

ecco gli indizi che accendono la speranza

Investigatori convinti: "Le ricerche sono state accuratissime, difficile pensare al gesto di un maniaco"

Anche gli inqurenti ci credono: "Se Yara fosse stata uccisa, l'avremmo certamente già ritrovata"

dal nostro inviato PAOLO BERIZZI

Yara, dai testimoni all'ipotesi di una banda ecco gli indizi che accendono la speranza L'appello dei genitori di Yara

BREMBATE DI SOPRA - Sono passati dieci minuti dall'appello dei genitori di Yara e l'investigatore uno di quelli che stanno sul giallo di Brembate dalla prima ora - va subito al punto. "Cerchiamo di capirci. Loro (i genitori) fanno bene a parlare e a pensare come se Yara fosse viva. Lo facciamo noi, figuriamoci se non lo devono fare loro. Ma attenzione - confida - spero che adesso nessun esperto o "opinionista" vada in televisione a offrire dietrologie a gettone. Tipo che se quella povera madre e quel povero padre pensano che è viva, allora vuol dire che sospettano di qualcosa o di qualcuno, o chissà che altro che però non vogliono o non possono dirci".

L'appello dei genitori Il testo dell'appello

A 33 giorni dal rapimento di Yara Gambirasio, conviene partire dal ragionamento del poliziotto per provare a capire perché la giovane ginnasta sparita nel nulla il 26 novembre può essere ancora nelle mani dei suoi sequestratori, da viva. È la tesi sostenuta dai genitori ed è la stessa che - ha riferito Fulvio Gambirasio - frulla nella testa dagli investigatori. Ma perché ne sono persuasi? Che cosa glielo fa pensare?

La ragazza scomparsa Il nastro giallo per Yara alla messa degli sportivi I genitori in caserma Le ricerche con il georadar Il primo testimone La centrale delle ricerche

Bisogna iniziare - spiega chi conduce le indagini - da tre riflessioni. E lì occorre tornare. A costo di sbattere contro domande ancora irrisolte. La prima riflessione è "geografica". Se dopo un mese di ricerche - prima a tappeto, poi mirate, poi di nuovo a tappeto in un'area che ha ormai superato i 400 chilometri quadrati e con un dispiegamento di uomini (5mila tra forze dell'ordine, protezione civile e esercito di volontari) mai visto prima in nessun sequestro - se con questa dragatura di una vastissima parte della provincia di Bergamo non si è trovata né Yara né una minima traccia che conduca a lei - un oggetto, un indumento, un capello - può significare una cosa. Che chi l'ha portata via non è un dilettante improvvisato. Uno che dopo aver commesso un crimine odioso - rapire una ragazzina uscita dalla palestra - la trasporta (viva o morta) in un posto "tracciabile". Non troppo distante da Brembate.

Al contrario - ed è la seconda riflessione - il mese di ricerche infruttuose farebbe pensare a un'azione organizzata: una o più persone preparate che sapevano dove e come nascondere la ragazza. Anche per molti giorni. Già. E però: a che scopo? Estorsione? Nessuna richiesta è arrivata ai Gambirasio. Che peraltro non sono così ricchi da giustificare un piano simile. Ritorsione contro qualche familiare? Le indagini fin qui sembrano averlo escluso. E se i rapitori avessero sequestrato la persona sbagliata (sospetto affacciato dal padre di Yara)? La figlia dei vicini - il capo famiglia è un imprenditore - non assomiglia a Yara. E, nel caso, quest'ultima l'avrebbero già liberata.

La terza riflessione riguarda le poche testimonianze raccolte. Sia Enrico Tironi che gli altri due testi sentiti dagli inquirenti hanno parlato di due persone che sarebbero state viste accanto o nelle immediate vicinanze di Yara il giorno della scomparsa. Due persone non sono un maniaco colto da raptus. E nemmeno uno dei tanti camionisti che passano nella zona del centro sportivo. Più facile - se i racconti sono ritenuti attendibili, quello di Tironi lo è - che due persone siano parte di una banda di sequestratori. O loro stessi una banda.

"Nessuna pista è esclusa e nessuna è ancora tramontata", ripeteva ancora ieri un detective. Ma la sensazione è che, parallelamente alle indagini avviate sulle migliaia di telefonate transitate sulle celle di Brembate e Mapello il 26 novembre - indagini che richiedono ancora diversi giorni di lavorazione prima di poter offrire riscontri "interessanti" - polizia e carabinieri abbiano orientato la bussola su uno scenario che, effettivamente, fuori di prassi, prevede Yara ancora in vita. Così come le speranze di restituirla ai suoi genitori. Questa ipotesi, però, ed è il problema più grosso, interpella l'andamento di un'inchiesta in cui finora si fatica a scorgere l'esistenza di una pista più accreditata di altre. Se Yara è ancora viva, chi può avere avuto interesse a sottrarla al suo "piccolo mondo"? E perché per così tanto tempo?

(29 dicembre 2010)

 

 

 

2010-12-28

IL CASO

L'appello dei genitori di Yara

"Restituiteci nostra figlia"

Dopo oltre un mese Fulvio e Maura Gambirasio lanciano un messagio ai sequestratori

della ragazzina tredicenne scomparsa a Brembate di Sopra il 26 novembre scorso

L'appello dei genitori di Yara "Restituiteci nostra figlia"

"Ridateci nostra figlia", lo hanno detto i genitori di Yara in un appello alla stampa, a distanza di oltre un mese dalla scomparsa della ragazza da Brembate Sopra. Per la prima volta Fulvio e Maura gambirasio hanno incontrato la stampa proprio per potersi rivolgere a chi ha sottratto loro la ragazza di tredici anni il 26 novembre scorso all'uscita del palazzetto dello sport dove la giovane si allenava nella ginnastica ritmica.

L'appello dei genitori Il testo dell'appello

"Noi imploriamo la pietà di quelle persone che trattengono Yara - hanno detto Fulvio e Maura Gambirasio, tenendosi per mano - chiediamo loro di rispolverare nella loro coscienza un sentimento d'amore; e dopo averla guardata negli occhi gli aprano quella porta o quel cancello che la separa dalla sua libertà".

La ragazza scomparsa Il nastro giallo per Yara alla messa degli sportivi I genitori in caserma Le ricerche con il georadar Il primo testimone

"Noi vi preghiamo - hanno detto commossi i genitori di Yara nell'ex colonia elioterapica, fino a qualche giorno fa tempo base delle ricerche - ridateci nostra figlia, aiutateci a ricomporre il puzzle della nostra quotidianità, aiutateci a ricostruire la nostra normalita. La gente ci conosce bene, non abbiamo mai fatto o voluto il male di nessuno, ci siamo sempre dimostrati come una famiglia aperta, trasparente e disponibile verso gli altri e non meritiamo di proseguire la nostra vita senza il sorriso di Yara".

"Siamo una famiglia semplice -continua l'appello- siamo un nucleo di persone che ha basato la propria unità sull'amore, sul rispetto, sulla sincerità e sulla solarità del nostro quieto vivere. Da un mese ci stiamo ponendo innumerevoli domande sul chi, il che cosa, il come, il quando e il perché ci sta accadendo tutto ciò".

"Noi non cerchiamo risposte, noi non chiediamo di sapere, noi non ci assilliamo per capire, noi non vogliamo puntare il dito verso qualcuno ma desideriamo solo immensamente - prosegue l'appello - che nostra figlia faccia ritorno nel suo mondo, nel suo paese, nella sua casa, nelle braccia dei suoi cari".

"Abbiamo già fatto avere, tramite il signor sindaco, i nostri ringraziamenti alle associazioni, ai volontari, a tutte le forze dell'ordine, a tutta la gente che sta prosciugando il proprio tempo libero per una cosa di cui siamo onorati". Fulvio Gambirasio ha spiegato che la famiglia non rilascerà interviste, "perché siamo in una fase delicata".

(28 dicembre 2010)

 

 

 

2010-12-12

IL CASO

Yara, l'ombra della ritorsione contro il padre

al setaccio i rapporti fra imprese e malavita

Gambirasio giura: "Non ho nemici". Ma si indaga anche su conoscenze pericolose legate al settore

dell'edilizia. Riflettori puntati anche sui tabulati di 15.000 telefonate. Utilizzato il georadar nel cantiere

dai nostri inviati PAOLO BERIZZI e DAVIDE CARLUCCI

Yara, l'ombra della ritorsione contro il padre al setaccio i rapporti fra imprese e malavita

BREMBATE DI SOPRA - E se il mistero della scomparsa di Yara affondasse le sue radici nella giungla dell'edilizia? C'è un nesso tra il buio che ha inghiottito la ginnasta tredicenne e un mondo particolare come quello delle costruzioni, lo stesso settore nel quale opera Fulvio Gambirasio, geometra e padre della ragazza? Sono i nuovi dubbi ai quali gli investigatori stanno cercando di dare una risposta dopo quindici giorni di ricerche infruttuose e l'incidente investigativo che ha portato in carcere Mohamed Fikri, tuttora l'unico indagato nell'inchiesta (ieri era in procura a Bergamo con i suoi avvocati per chiedere al pm la restituzione dei suoi oggetti personali).

Gli striscioni dei tifosi bergamaschi Le ricerche con il georadar

Anche se le indagini continuano a 360 gradi, gli ultimi approfondimenti di carabinieri e polizia ruotano attorno ai rapporti di lavoro, recenti e meno recenti, del papà di Yara. Il quale ha sempre escluso categoricamente, e i detective fin qui gli hanno creduto, l'eventualità che qualcuno possa avere coltivato verso di lui un risentimento tale da far maturare un gesto estremo come il rapimento della figlia. "Noi non abbiamo nemici", giura Gambirasio. Dello stesso tenore sono state le risposte fornite dal suo datore di lavoro, Paolo Gamba, ai carabinieri del Racis che nei giorni scorsi lo hanno interrogato sul punto.

I genitori di Yara in caserma Il furgone lascia il carcere Il deposito perquisito La ragazza scomparsa Il primo testimone

Ma gli investigatori non escludono che tra le persone che hanno lavorato in questi anni con Fulvio Gambirasio - operai, artigiani, imprenditori, tecnici, fornitori - ci possa essere qualcuno che si sia sentito, per chissà quale motivo, tradito, o, peggio, ferito. "Il padre di Yara è una persona per bene", si dice certo uno degli uomini che partecipano alle indagini. Su questo, in effetti, non è mai emerso alcun dubbio. Ma se il geometra che sovrintende ai lavori in cantiere per la ditta Gamba, descritto come persona "estremamente ligia alle regole", avesse messo i bastoni tra le ruote a chi non voleva ostacoli dinanzi a sé?

Gli uomini del Ros dei carabinieri sono tornati nel cantiere del centro commerciale di Mapello, il luogo dove le tracce delle celle telefoniche e il fiuto dei cani molecolari avevano indirizzato, da subito, le ricerche di Yara. Lì lavorava Mohamed Fikri, l'operaio marocchino fermato e poi scarcerato per insufficienza di prove. La ditta da cui dipendeva aveva ottenuto un subappalto dall'impresa Lopav, presente con i suoi mezzi nel cantiere e finita nella lente della Dda di Napoli per presunti collegamenti con il clan camorristico dei Mazzarella. Oggi la Lopav è amministrata da un custode giudiziale. Anche la Gamba, la ditta dove lavora il papà di Yara, risulta avere lavorato in passato con la Lopav.

Nel cantiere di Mapello intanto si continua a cercare, scandagliando il cemento con il termografo per escludere la presenza di un cadavere. Oltre 15mila telefonate - avvenute il 26 novembre, il giorno in cui è scomparsa Yara, tra Brembate, Mapello e Ponte San Pietro - vengono passate al vaglio dagli investigatori. In qualcuna di queste conversazioni potrebbe nascondersi la chiave del giallo. E attraverso analisi tecniche si sta cercando di individuare con precisione in quale punto esatto si trovasse il cellulare di Yara, e dunque la stessa Yara, quando tra le alle 18 e le 19 del 26 novembre sul suo display sono transitati gli sms scambiati con la sua amica. Yara era appena uscita dalla palestra.

Il centro sportivo è dotato di telecamere: ma nessuno degli occhi elettronici ha catturato immagini a causa di un difetto di funzionamento. Chi può avere rapito la ragazza? La tesi più accreditata dagli inquirenti continua a essere quella di una persona che Yara conosceva. Magari non bene ma comunque abbastanza da non nutrire sospetti e timori per la propria incolumità.

(12 dicembre 2010)

 

IL CASO

Yara fu vista uscire dal palazzetto

Il procuratore: "Per noi è ancora viva"

Meroni: "Lavoriamo per restituirla alla famiglia perché nessun elemento fa pensare ad altro"

Uomini delle forze dell'ordine e volontari hanno ripreso a ispezionare cantieri, rogge e campi

Yara fu vista uscire dal palazzetto Il procuratore: "Per noi è ancora viva"

La prima conferenza stampa sulla vicenda di Yara Gambirasio del procuratore aggiunto Massimo Meroni, che in questo periodo è alla guida della Procura di Bergamo, è un misto di sconforto e di speranza. Sconforto perché, dopo due settimane di indagini dalla scomparsa della ragazzina sparita da Brembate di Sopra il 26 novembre, il magistrato comunica che allo stato "non c'è alcuna ipotesi preferibile a un'altra", in assenza di "elementi concreti". Speranza, invece, perché Meroni aggiunge che carabinieri e agenti della questura, e con loro quelli dello Sco (Servizio centrale operativo della Polizia), stanno lavorando "concretamente nella speranza di riportare questa bambina viva alla sua famiglia". "Viva - e Meroni lo pronuncia due volte - perché non ci sono elementi seri, fortunatamente, di senso contrario".

I genitori di Yara in caserma Il furgone lascia il carcere Il deposito perquisito La ragazza scomparsa Il primo testimone

L'ipotesi dell'omicidio torna quindi a valere come tutte le altre. Compresa, in astratto, la fuga volontaria. E Meroni, che ha accanto a sé il colonnello dei carabinieri Roberto Tortorella e il questore Vincenzo Ricciardi, spiega anche che l'origine dell'accusa di omicidio nei confronti di Mohammed Fikri - il marocchino fermato e poi rilasciato nei giorni scorsi con il venir meno degli indizi di colpevolezza - sta in quella telefonata tradotta in modo sbagliato "Allah, perdonami, non l'ho uccisa". Quelle parole, rivelatesi poi a una seconda traduzione di tutt'altro tenore, avevano fatto ipotizzare l'uccisione.

Le ricerche - continua Meroni - sono mirate nella zona di Brembate perché non si vuole lasciare nulla d'intentato, ma la ragazza potrebbe trovarsi anche lontano e il primo testimone dell'inchiesta, Enrico Tironi, vicino di casa di Yara, che l'avrebbe vista il pomeriggio della scomparsa in compagnia di due uomini, per le sue dichiarazioni non è indagato per procurato allarme, come sembrava inizialmente. Tant'è vero che negli uffici della questura è stato nuovamente sentito, per la quarta volta, per chiarire i dettagli di quanto ricorda.

Secondo quanto si è saputo, Tironi è stato raggiunto a Reggio Emilia, dove si trovava da alcuni giorni probabilmente per evitare l'assedio dei giornalisti. Gli sarebbe stato chiesto di precisare quanto ha detto di aver visto quel pomeriggio: Yara che parlava con due uomini, apparentemente senza timori, e una macchina rossa, una Citroen con carrozzeria graffiata.

Una versione da confrontare con quella di altri due testimoni, un'ex guardia giurata e una donna che vive nei pressi. Anch'essi hanno riferito della presenza di due uomini in via Rampinelli intorno all'ora in cui Yara è sparita, ma con particolari diversi e senza parlare della ragazza. Nel frattempo prosegue l'analisi del traffico telefonico delle celle a cui il telefonino della ragazza si è collegato quel pomeriggio, prima di rimanere muto. Per capire i movimenti dell'apparecchio e anche chi in quegli istanti era presente in quei poco più di 500 metri che separano il palazzetto dello sport, dove era stata prima di sparire, e la sua abitazione. Palazzetto dalla cui porta principale sarebbe uscita Yara così come confermato dalla sua istruttrice, smentendo l'ipotesi della porta laterale.

(10 dicembre 2010)

 

 

 

2010-12-11

IL CASO

Yara, i Ros nel cantiere di Mapello

già verificata la pista del walkie-talkie

Le ricerche sono indirizzate a verificare le testimonianze che giungono agli inquirenti. Il procuratore

aggiunto Meroni: tutte le segnalazioni, anche le più stravaganti, sono state prese in considerazione

Yara, i Ros nel cantiere di Mapello già verificata la pista del walkie-talkie

Sono riprese per il quindicesimo giorno consecutivo le ricerche di Yara Gambirasio, la tredicenne di Brembate di Sopra, nel Bergamasco, scomparsa il 26 novembre scorso all'uscita del centro sportivo del paese. Carabinieri, polizia, guardia forestale e volontari sono tornati al lavoro. Da alcuni giorni vengono effettuate quasi esclusivamente ricerche mirate per verificare le testimonianze che giungono agli inquirenti. I carabinieri del Ros sono tornati, fra l'altro, anche nel cantiere del centro commerciale nei pressi di Mapello.

I genitori di Yara in caserma Il furgone lascia il carcere Il deposito perquisito La ragazza scomparsa Il primo testimone

E la segnalazione che riguardava una interferenza nel walkie-talkie di una signora di Ponte San Pietro che conversava con la figlia, a quanto si è saputo, era stata presa in considerazione il secondo giorno dalla scomparsa di Yara e non avrebbe portato a risultati concreti. La segnalazione era giunta ai carabinieri, che hanno sentito entrambe le donne: la loro testimonianza non ha aiutato le indagini. Il procuratore aggiunto Massimo Meroni, che regge la Procura in questo periodo, aveva spiegato che tutte le segnalazioni, "anche le più stravaganti", sono state prese in considerazione.

(11 dicembre 2010)

 

 

 

2010-12-10

IL CASO

Yara, al setaccio i filmini di famiglia

il procuratore: "Per noi è ancora viva"

Meroni: "Lavoriamo per restituirla alla famiglia perché nessun elemento fa pensare ad altro"

Uomini delle forze dell'ordine e volontari hanno ripreso a ispezionare cantieri, rogge e campi

Yara, al setaccio i filmini di famiglia il procuratore: "Per noi è ancora viva"

Il procuratore aggiunto bergamasco Massimo Meroni ha spiegato che pm, carabinieri e polizia stanno "tutti lavorando per restituire questa bambina viva alla famiglia perché non ci sono elementi che evidenzino altro". Meroni, che aveva accanto a sé il questore Vincenzo Ricciardi e il comandante dei carabinieri Roberto Tortorella, ha inteso fare il punto sulle indagini relative a Yara in una conferenza stampa e ha più volte spiegato che "non è esclusa nessuna ipotesi" e "non vi sono elementi significativi per fare prevalere un'ipotesi su un'altra".

I genitori di Yara in caserma Il furgone lascia il carcere Il deposito perquisito La ragazza scomparsa Il primo testimone

Il magistrato ha anche spiegato che l'ipotesi di reato di omicidio volontario contestato al marocchino Mohammed Fikri, fermato e poi scarcerato, derivava da quell'intercettazione, inizialmente tradotta male, in cui sembrava che l'uomo dicesse: "Allah mi perdoni, io non ho ucciso". Una frase che, a una più attenta analisi, è risultata di tutt'altro tenore.

Con il favore della bella giornata di sole sono riprese presto, stamani, le ricerche. Uomini delle forze dell'ordine, vigili del fuoco e volontari della Protezione civile, dopo un primo briefing, hanno ripreso a ispezionare i luoghi e le aree già battute negli ultimi giorni, come cantieri, rogge e campi. Riflettori puntati anche sulla palestra al centro di tutti gli interessi della vita di Yara. Quella passione potrebbe essere stata anche l'esca per trascinarla nell'ignoto.

Chi l'ha puntata - il movente sessuale resta sempre quello prevalente - potrebbe averla notata durante i saggi nei quali si esibiva. Per questo, i carabinieri stanno cercando anche i video girati dai genitori per capire se tra il pubblico si notano presenze sospette. Si riconsiderano anche le denunce di molestie arrivate nei giorni scorsi: c'è un sospettato, in particolare, sul quale si stanno facendo accertamenti. Prossimamente sarà risentito anche Enrico Tironi, il diciannovenne che per primo ha detto di aver visto Yara parlare con due uomini.

(10 dicembre 2010)

 

 

"Sarah entrò a casa Misseri alle 13,45"

Un testimone riapre il giallo di Avetrana

Sono sicuro dell’orario, ha spiegato l’uomo al pm, perché c’era in casa ancora mia moglie che poi è andata a lavorare alle 14. Cambia l’orario del delitto

di GIULIANO FOSCHINI

"Sarah entrò a casa Misseri alle 13,45" Un testimone riapre il giallo di Avetrana Sarah con Sabrina

Cambia l’orario del delitto. E quindi possono cambiare il luogo e i protagonisti. L’indagine sull’omicidio di Sarah Scazzi ha avuto ieri un improvviso colpo di scena. Il sostituto procuratore Mariano Buccoliero ha ascoltato ieri un testimone che ha raccontato di aver visto Sarah andare verso casa dei Misseri "intorno alle due meno un quarto, le 13,45, di quel 26 agosto. Sono sicuro dell’orario — ha spiegato l’uomo al pm — perché c’era in casa ancora mia moglie che poi è andata a lavorare alle 14. Sono sicuro". E certi della bontà della testimonianza sono anche gli investigatori che sulla base dell’interrogatorio di ieri si preparano a ridisegnare lo scenario del delitto.

Come già avevano cominciato a pensare da qualche giorno, ritengono che l’assassinio di Sarah possa essere avvenuto tra le 14 e le 14,15 e non tra le 14,28 e le 14,42. Particolare non di poco conto, soprattutto se si tiene in considerazione l’autopsia che aveva evidenziato come lo stomaco di Sarah fosse vuoto quando invece secondo la prima ricostruzione la ragazza aveva mangiato venti minuti prima di essere uccisa. Ma non solo.

Con Sarah a casa Misseri alle 14 cambierebbe il luogo del delitto: non il garage ma la casa. Sabrina era in casa alle due, non per strada, come hanno raccontato tutti i testimoni. Sarah è dunque entrata e all’interno di casa Misseri deve essere accaduto qualcosa. Non solo: nella villetta, oltre a Sabrina c’era anche suo padre Michele e sua madre Cosima, che se fosse confermata questa versione difficilmente avrebbe potuto non sapere. I pm sono convinti che Sabrina dopo l’omicidio abbia poi messo in atto una sceneggiata per depistare le indagini: tra le 14,25 e le 14,30 avrebbe prima mandato a Sarah un messaggio finta e poi sarebbe stata lei stessa con il telefonino della cugina a farsi uno squillo.

A smentire questa ricostruzione ci sarebbe però la dichiarazione dei due fidanzatini che avevano raccontato di aver visto Sarah andare verso casa Misseri alle 14,25. "Ma era una deduzione — hanno spiegato in un secondo momento ai magistrati — Sapevamo che Sarah era scomparsa intorno alle 14,30 e avendola vista qualche minuto prima, siamo giunti alla conclusione che fossero le 14,25".

(10 dicembre 2010)

 

 

2010-12-09

Yara, rafforzata la task force in questura

"Continuiamo a ritenere che sia viva"

Investigatori provenienti da altre squadre mobili si uniranno agli uomini al lavoro a Bergamo

Nuovi sopralluoghi con l'uso di un georadar. Un testimone racconta: "Se solo mi fossi voltato..."

Yara, rafforzata la task force in questura "Continuiamo a ritenere che sia viva"

Gli investigatori che si occupano del caso di Yara Gambirasio, la tredicenne di cui non si hanno più notizie dal 26 novembre scorso, continuano a considerare la ragazzina come persona "scomparsa". Lo hanno confermato il direttore del servizio centrale operativo della polizia, Gilberto Caldarozzi, il questore bergamasco Vito Ricciardi e il comandante dei carabinieri Roberto Tortorella, che hanno incontrato il procuratore aggiunto Massimo Meroni per fare il punto sulla situazione degli accertamenti. "Noi continuiamo a considerarla scomparsa", hanno replicato ai cronisti, che hanno chiesto se tra le ipotesi prese in considerazione c'è anche l'omicidio.

I genitori di Yara in caserma Il furgone lascia il carcere Il deposito perquisito La ragazza scomparsa Il primo testimone

Gli uomini della squadra mobile di Bergamo saranno affiancati da investigatori provenienti da altre squadre mobili, con l'obiettivo di supportare le indagini. Il numero degli uomini a disposizione del questore potrà aumentare o diminuire a seconda delle necessità. Le ricerche sono tornate per l'ennesima volta al cantiere del centro commericale di Mapello, ispezionato più volte dopo che sono stati indirizzati su quella pista dai cani con il fiuto molecolare. Sarà utilizzato questa volta un georadar, un'apparecchiatura che misura la consistenza del cemento anche in profondità, per rilevare eventuali anomalie. Lo strumento è in grado di mostrare la stratigrafia della parte di sottosuolo, attraverso la riflessione delle onde elettromagnetiche, e una volta valutate le caratteristiche elettriche può individuare la forma di un corpo estraneo, il suo spessore e valutare la profondità alla quale si trova. Lo strumento sarà utilizzato anche in altri cantieri della zona, compresi quelli già ispezionati.

E' iniziato anche l'esame di tutte le utenze telefoniche che si sono connesse alla cella della zona del centro sportivo a Brembate di Sopra (dove la ragazza è stata vista per l'ultima volta) prima, durante e dopo il momento della scomparsa. Sono poi state controllate le immagini delle telecamere della zona, che però, come si sapeva, non dovrebbero dare molti risultati, anche perché quella che era puntata sulla strada che la ragazzina avrebbe dovuto percorrere era saltata per un fulmine caduto in estate e non era stata riparata.

"Se solo non mi fossi fermato, se solo non mi fossi voltato, forse avrei potuto vedere o sentire qualcosa di più utile alle indagini", è il rammarico di Mario C., 62 anni, ex guardia giurata, uno dei testimoni oculari sentiti in questi giorni. L'uomo nei giorni scorsi ha riferito ai carabinieri di una lite notata in strada a poca distanza da via Rampinelli, dove vive la famiglia Gambirasio: "Ero a passeggio col cagnolino sulla strada principale - racconta - Saranno state le 18.45, perché ero uscito da una decina di minuti, e proprio mentre in televisione cominciava un tg delle 18.30. Ho visto quei due uomini litigare fra loro, e in particolare uno, che sembrava scocciato nei confronti dell'altro, ma poi mi sono girato un attimo per seguire il mio cagnolino e quando mi sono rigirato non c'era più nessuno. Non ho visto nessuna macchina allontanarsi. Se solo mi fossi avvicinato di più, magari avrei potuto notare qualche particolare più utile alle indagini".

La testimonianza di Mario C., in pensione da una decina d'anni, concorda con quelle di una donna e probabilmente anche con quella di Enrico Tironi, il 19enne vicino di casa di Yara che, dopo alcune titubanze, viene ora considerato attendibile, esattamente come gli altri due. Secondo gli investigatori, queste testimonianze "non sono prove di valore, anzi", ma al momento sembrano costituire uno dei pochi elementi concreti emersi in questi primi tredici giorni.

(09 dicembre 2010)

 

 

 

2010-11-13

AVETRANA

Sabrina in cella: proverò che sono innocente

Concetta sulla sorella: "Cosima sapeva"

La decisione del Tribunale del riesame di Taranto: rigettata in toto l'istanza dei difensori della ragazza. Le motivazioni saranno rese note tra cinque giorni. E dalla cella Sabrina: proverò che sono innocente. La madre di Sarah rompe il silenzio: "Mia sorella Cosima non poteva non sapere, provo solo pena per loro. Gravi gli indizi, deve rimanere dentro"

Sabrina in cella: proverò che sono innocente Concetta sulla sorella: "Cosima sapeva" Sabrina Misseri

Sabrina Misseri resta in carcere, per l'omicidio della cugina Sarah Scazzi - uccisa ad Avetrana lo scorso 26 agosto. Lo hanno stabilito, questa mattina, i giudici del Tribunale del Riesame di Taranto, respingendo l'istanza avanzata dai difensori della ragazza. Secondo i magistrati sono giustificate le esigenze di custodia cautelare. Sabrina è accusata del delitto insieme al padre Michele Misseri. Oggi è stato depositato il solo dispositivo della decisione: le motivazioni saranno rese note entro 5 giorni.

"Io sono innocente, fino alla fine lo provero": è quanto ripete in carcere Sabrina, anche dopo la conferma della sua detenzione, secondo quanto raccontano i suoi difensori, Vito Russo e Emilia Velletri, all'uscita dal carcere di Taranto dove oggi hanno incontrato la giovane. "Sabrina ha avuto la reazione di una persona che è estranea ai fatti. Non sta bene, è normale, però è ancora molto più combattiva e ripete la sua innocenza e anche noi le crediamo".

LA FOTOSTORIA

Sono bastate dunque poco più di 24 ore per dare questo verdetto: la seconda udienza davanti i tre giudici del riesame si era intorno alle 22 di giovedì scorso. Questa mattina, cinque minuti dopo le 9, è stato depositato in cancelleria il dispositivo. Secondo quanto si apprende, il Tribunale - presieduto da Alessandro Di Tommasi, relatore Massimo De Michele, giudice a latere Benedetto Ruberto - ha rigettato totalmente l'istanza e ha condannato la ricorrente al pagamento delle spese processuali. Inoltre ha disposto la trasmissione alla Procura della Repubblica della copia degli atti relativi a una consulenza tecnica.

E per la prima volta ha rotto la consegna del silenzio Concetta Serrano Spagnolo, la mamma di Sarah. Commentando così la decisione dei magistrati: "Se sabrina ha ucciso è colpevole. I giudici hanno preso atto dei gravi indizi e mi sembra giusto. Se è colpevole è giusto che rimanga dentro". E poi parla anche della sorella Cosima: "Sapeva, non poteva essere all'oscuro di tutto. Adesso provo solo una grande pena per loro".

I legali della famiglia Scazzi, Walter Biscotti e Nicodemo Gentile, hanno invece dichiarato: "Non ci sorprende il provvedimento, il quadro indiziario nei confronti di Sabrina era molto grave. Almeno quattro giudici, oltre al pubblico ministero, ritengono Sabrina gravemente indiziata. Questo non significa che Michele Misseri, cui va dato atto del contributo dato alle indagini, debba essere glorificato come molti fanno. Invece di rivolgersi subito ai carabinieri ha scelto la via peggiore. I fatti da lui compiuti rimangono di una gravità giuridica e morale inaudita".

(13 novembre 2010)

 

 

 

2010-11-12

"Non è stato Michele a uccidere Sarah"

il medico legale inguaia la figlia

La perizia presentata dal professor Strada davanti ai giudici del Riesame: "Troppo impacciato nel ripetere la scena del delitto. E ancora: "Soffocata in tre minuti con una cintura unisex diversa da quella indicata dallo zio"

di MARIO DILIBERTO

"Non è stato Michele a uccidere Sarah" il medico legale inguaia la figlia Sabrina Misseri

AVETRANA - È stata ammazzata in due, tre minuti al massimo con una cintura unisex alta circa 2,6 centimetri con cuciture laterali. E secondo la perizia del medico legale Luigi Strada l´assassino di Sarah non sarebbe suo zio Michele. Lo ha scritto nella relazione consegnata ieri alla Procura di Taranto.

"Abbiamo invitato il Misseri - scrive il medico - a ripetere le modalità con cui ha aggredito Sarah fornendogli un foulard arrotolato a mo´ di fune". L´uomo a quel punto si sarebbe mostrato talmente impacciato da convincere Strada che l´assassino non è lui. "Solo alla fine - scrive ancora il medico - dopo aver avuto suggerimenti dal sottoscritto, il Misseri riesce a posizionare il foulard in modo corretto pur effettuando uno scambio di mani sulle due estremità che mettono in dubbio la presa e la rapidità di azione di un evento omicidiario".

Né la cintura che secondo gli inquirenti è l´arma del delitto coincide con quella indicata da Misseri, ma è forse una delle 19 inviate ai carabinieri del Ris. Inoltre Michele non conosceva la dinamica del delitto. E non ci sono elementi per provare la violenza sessuale. Sono queste le altre conclusioni alle quali è arrivato il professor Strada. Nella sua perizia di dodici pagine sul corpo di Sarah Scazzi il medico mette una serie di paletti: innanzitutto parla della compatibilità della cinta come arma del delitto. Poi in un certo senso scagiona Misseri, dando più credibilità all´ultima versione di Michele, quella in cui tira in ballo soltanto Sabrina. La visita del 25 ottobre, quella in cui Michele è stato chiamato a simulare lo strangolamento, è secondo Strada dirimente: "Così come è possibile osservare nella sequenza di foto e nel filmato (ndr, allegati al fascicolo) si nota una certa incertezza nelle azioni e approcci al collo della vittima del tutto diversi da quello che ripropone il reperto".

In sostanza, scrive Strada, Misseri ha dimostrato di non sapere come Sarah è stata uccisa. Il medico legale insiste poi sulla presenza di cuciture laterali sulla cintura: "Lungo i contorni del solco sul collo di Sarah, largo in media 2,6 centimetri, ci sono impronte ripetitive segmentate, che richiamano le impronte di una cucitura". Secondo la ricostruzione fatta da Strada, inoltre la fibbia sarebbe finita dietro il collo della ragazza, dopo almeno un giro e mezzo di cintura.

La ricostruzione è stata però fortemente contestata dal medico legale nominato dalla difesa dei Misseri, Enrico Risso: tra le altre cose sostiene che tempi e modi dell´omicidio non siano assolutamente compatibili con la forza di una donna.

(12 novembre 2010)

 

 

 

2010-11-10

Il delitto di Avetrana

"Sabrina sbottò: quella mi dava fastidio"

Il gip: no a perizia psichiatrica per Michele

IIl gip dice no alla perizia per Michele Misseri.I verbali dell'ultima confessione dello zio di Sarah: "MIa moglie non sapeva nulla". E Ivano rivela un possibile movente dell´omicidio: "Gelosa perché le dissi di no". "Assassina, assassina": l´urlo fuori dal carcere al passaggio della giovane"

di MARIO DILIBERTO e GIULIANO FOSCHINI

"Sabrina sbottò: quella mi dava fastidio" Il gip: no a perizia psichiatrica per Michele Sabrina con Sarah

AVETRANA - Il gip del tribunale di Taranto Martino Rosati ha respinto la richiesta di perizia psichiatrica in incidente probatorio avanzata dal difensore di Michele Misseri, l'avvocato Daniele Galoppa. La richiesta era stata depositata l'11 ottobre scorso e la procura aveva espresso parere negativo. Istanza rigettata per quattro motivi. Il giudice, in particolare, avrebbe sottolineato che non c'è alcuna documentazione sanitaria che attesterebbe che Misseri avrebbe assunto farmaci e psicofarmaci prima dell'arresto del 7 ottobre scorso. All'indagato, come testimoniato da più parti, sono stati somministrati solo alcuni tranquillanti nelle ore immediatamente successive all'arresto. Il giudice avrebbe poi specificato nel provvedimento di rigetto che l'aver abusato di un cadavere, reato del quale si è accusato lo stesso Misseri nei confronti della nipote Sarah Scazzi, potrebbe evidenziare una devianza ma non una incapacità di intendere e di volere; anche le diverse confessioni parziali rese dall'indagato potrebbero avere varie motivazioni. Inoltre, sul piano processuale, la richiesta di perizia psichiatrica sull'indagato potrebbe essere chiesta anche nel corso del futuro dibattimento, senza che questo debba essere sospeso.

Sul fronte delle modalità del delitto e delle complicità, continuano a far discutere le ultime verità raccontate dal contadino di Avetrana nell'interrogatorio del 5 novembre. Misseri ha escluso la partecipazione della moglie: "Lei non ha mai saputo nulla''. E sul movente: ''Nei giorni successivi al delitto non ho chiesto a Sabrina il motivo''. Ma non c'era bisogno di chiedere perché sarebbe stata la stessa figlia a confidargli in quei momenti terribili il motivo del gesto: "Sabrina mi disse con Sarah a terra, quella mi stava dando pure fastidio". Il movente lo racconta Ivano Russo: "Sabrina si spogliò nella mia macchina, io la rifiutati e Sarah lo raccontò in giro". I tempi del delitto li definisce la procura: dalle 14,28 alle 14,42. La versione definitiva aspetta di trovarla il gip Martino Rosati che ha stabilito per venerdì prossimo il nuovo interrogatorio di Michele Misseri, in sede di incidente probatorio, "vista anche la pressione psicologica che grava su di lui". La rabbia è della gente, che ieri ha urlato "assassina, assassina" a Sabrina Misseri quando è arrivata in un tribunale assediato. La speranza è di mamma Cosima che ha incontrato suo marito in carcere e ha raccontato di un suo nuovo passo indietro sulla posizione di Sabrina. Sono questi i punti attorno ai quali ruota l´omicidio di Sarah Scazzi: ieri la procura ha depositato le nuove carte dell´accusa, i giudici del Riesame decideranno non prima di domani sulla scarcerazione della ragazza.

Ecco i verbali di Michele Misseri del 5 novembre scorso e di Ivano Russo del 20 ottobre.

Misseri: "Dopo che ho finito di mangiare mi ha chiamato Sabrina, ha detto papà vieni in garage che è successa una cosa. Quindi sono sceso, c´era Sarah che stava a terra, stava con le mani verso il portone e aveva la corda attorcigliata al collo(…) C´era un cinta… È stato con la cinta".

Pm Buccoliero: "Liberati, finalmente".

M.: "Se l´è tirata Sabrina in garage …sono sceso dal portoncino…e ho visto Sarah e ho detto "Ma che hai combinato"?"

Pm: "A terra dove?"

M.: "Quando entri sul lato destro (…). Lei ha detto: "Già comunque mi stava dando pure fastidio". E io ho detto: "Mo la responsabilità me la prendo tutta io… Allora ho messo un cartone sopra , ho tolto la cinta che aveva al collo… ho messo un cartone sopra (…) Allora mi sono dato da fare per metterla nel cofano della macchina, l´ho coperta bene, ho messo una zappa sopra (….) e sono andato al pozzo".

Pm.: "Perché hai tirato fuori il telefono dal fuoco?"

M.: "Perché mi sentivo in colpa: è vero che la colpa me la stavo prendendo tutta io, però io stavo morendo, allora il telefono l´ho messo davanti alla caserma dei carabinieri, se trovavano il telefono dicevo io, perché non avevo il coraggio di costituirmi… dicevo io, tutte le impronte mie stavano lì sopra, tutte stavano. Io ho pensato così".

Ivano offre invece il presunto movente.

Pm: "Può riferire i raporti fra lei e Sabrina Misseri?"

Ivano: "Tra me e Sabrina c´è sempre solo stato una sincera amicizia. Solo una sera però, prima di Ferragosto, io e Sabrina ci siamo diretti con la mia macchina in un luogo appartato. Sabrina ha cominciato a spogliarsi ma io le ho chiesto di vestirsi, perché tenevo molto alla nostra amicizia. Sabrina, sia pure a malincuore, si rivestì".

Pm: "Come sono venuti a sapere gli amici di questa questione?"

I.: "Una sera d´agosto di quest´anno ci trovavamo a Torre Colimena, io Claudio Scazzi, Sarah e altri amici. Sabrina non era presente. Nel corso della conversazione Claudio mi fece intendere di essere a conoscenza di quanto fosse successo quella sera in cui mi ero appartato con Sabrina. Il 21 agosto 2010 davanti alla Birreria 102 ci vedemmo con Sabrina: le raccontai quanto mi aveva riferito Claudio. Sabrina mi disse che non era stata lei e si dimostrò anche lei infastidita. Io ne approfittai per ribadire che non intendevo instaurare un rapporto che non fosse di sola amicizia. Nei giorni successivi con Sabrina non mi sono più incontrato. Ho solo ricevuto degli sms con i quali mi diceva che aveva intenzione di parlarmi".

Pm: "Può riferire dei rapporti fra lei e Sarah Scazzi?"

I.: "La vedevo come la piccola del gruppo, quasi una persona da proteggere. Spesso mi abbracciava m io l´ho sempre vista come una bambina".

Pm: "C´è stato qualche episodio con Sarah protagonista ch può aver incrementato la gelosia di Sabrina nei suoi confronti?"

I.: "Possono essere stati molti gli episodi legati comunque all´affetto che Sarah mostrava nei miei confronti. Una volta Sarah, guardandomi, mi ha detto "ti voglio bene". Ed io le risposi di volergliene anche io".

Pm: "Sabrina le ha mai contestato con gelosia questi episodi?"

I.: "No".

Pm: "C´era gelosia fra Sarah e Sabrina per te?"

I.: "No, al cento per cento".

La verità di Cosima: "Mio marito non è più lui"

LE FOTO L'arrivo blindato di Sabrina in tribunale

ASCOLTA ''Il doppio movente''

LE PROVE Quattro cinture compatibili con il delitto

I TESTIMONI Pazza per Ivano, gelosa di Sarah

IL RACCONTO "Sotto l'albero di fico la follia"

(10 novembre 2010)

 

 

 

2010-10-29

Le analisi dei Ris su Sarah

"Non c'è stata violenza sessuale"

Primo responso degli esami sul cadavere della quindicenne uccisa ad Avetrana il 26 agosto scorso. Smentita la prima versione dello zio Michele che si è accusato dell'omicdiio

di MARIO DILIBERTO

Le analisi dei Ris su Sarah "Non c'è stata violenza sessuale" Sarah Scazzi

Il primo responso dei Ris esclude la violenza sul corpo di Sarah Scazzi. Il tampone eseguito sul corpo della quindicenne uccisa ad Avetrana ha consentito di isolare un solo Dna. E si tratta proprio di quello della vittima. L’esame sarà approfondito nei prossimi giorni anche per valutare gli effetti dell’acqua in cui il cadavere è stato immerso per oltre quaranta giorni.

Era stato Michele Misseri, lo zio della 15enne, a confessare l’oltraggio del cadavere dopo l’omicidio. Il suo legale, però, aveva anche annunciato che l’uomo aveva intenzione di ritrattare quella parte della sua versione. Gli specialisti del Ris stanno anche esaminando le impronte raccolte sull’auto dell’uomo e nel garage in cui si è consumato il delitto. Al vaglio anche due corde. Una di queste potrebbe essere quella utilizzata per strangolare la ragazzina

(29 ottobre 2010) © Riproduzione riservata

 

 

2010-10-22

IL DOCUMENTO

"Sarah gridava, ho detto lasciala andare

e Sabrina: no, voglio darle una lezione"

Il verbale della confessione di Michele. Il gip: sua figlia resti in cella

dal nostro inviato GIULIANO FOSCHINI

"Sarah gridava, ho detto lasciala andare e Sabrina: no, voglio darle una lezione"

TARANTO - Sabrina Misseri deve restare in carcere. Lo ha deciso ieri il giudice per le indagini preliminari Martino Rosati in un'ordinanza in punta di diritto lunga 20 pagine. Una lunga ricostruzione di quanto accaduto il 26 agosto scorso, quando Sarah fu uccisa nella cantina di casa Misseri. E soprattutto una deposizione choc di 183 pagine con Michele che confessa davanti al sostituto procuratore Mariano Buccoliero. Eccone uno stralcio.

Pm: Chi porta Sarah nel garage, Miche'?

Michele: L'ha portata Sabrina (...) Forse Sabrina l'ha portata giù per verificare il fatto che io avevo messo la mano.

Pm: Sì, quindi qualche giorno prima che avevi messo la mano sul sedere di Sarah.

M: Sì, a quel punto non ci ho visto più e l'ho legata.

Pm: Quindi è scoppiato un litigio giù?

M: Sì. (...)

Pm: Cioé Sabrina non ci credeva? (...) Sarah invece diceva che era vero questo fatto.

M: Sì.

Pm: E quindi poi, quando è arrivata a casa, Sarah ha visto prima Sabrina, quindi è passata dal cancelletto, è entrata dentro e ha incontrato Sabrina: è così, Michele?

M: Sì. (...)

Pm: Sarah voleva venire nel garage, voleva chiarire pure lei o lei si rifiutava?

M: Si rifiutava.

Pm: E come è stata portata Sarah da Sabrina, in che modo è riuscita a portarla?

M: L'ha portata così malamente (...) con la forza (...) l'ha tirata. (...)

Pm: Sarah voleva scendere nel garage?

M: No, non voleva scendere.

Pm: E che cosa diceva? "Lasciami stare, voglio tornare a casa"? Che cosa diceva? (...)

M: Diceva: "Lasciami stare e fammi andare a casa". (...) Sabrina ha detto: "No, adesso mi devi far sentire con la tua bocca cosa è successo".

Pm: Sì, e quindi?

M: E poi in quel momento io non ci ho visto più. (...) Sabrina l'ha bloccata (...)

Pm: Ma tu che cosa hai detto a loro due Miche'?

M: Io a loro due ho detto che non era vero (...)

Pm: ... eh ma Sarah ha detto: "È vero che c'è stata la mano sul sedere", poi?

M: Sì. (...)

Pm: E Sabrina, quando Sarah ha detto questo, che reazione ha avuto? Si è arrabbiata con Sarah?

M: Si è arrabbiata con Sarah per quello che aveva detto (...) Non so se le ha dato uno schiaffo, non mi ricordo (...). Con le mani la teneva stretta.

Pm: Ma abbracciandola tutta quanta?

M: Sì. (. ..)

Pm: E Sarah che cosa faceva Miche'?

M: Se ne voleva andare (...) gridava. (...) Ho detto: "Lasciala andare"; ha detto [Sabrina]: "No mi deve dire prima la verità cosa è successo; (...) poi in quel momento io ho perso la pazienza. (...)

Pm: ... tu quando Sabrina la teneva stretta hai messo la corda intorno al collo di Sarah?

M: Al collo di Sarah.

Pm: E hai stretto.

M: Ho stretto.

Pm: Quando tu hai stretto, Sabrina ha continuato a mantenerla stretta a Sarah?

M: No, si è presa paura e l'ha lasciata.

Pm: Quando l'ha lasciata? Quando tu l'avevi già stretta?

M: Quando la stavo stringendo. (...) Sabrina ha detto: "Lascia stare ora l'ammazzi eh..." (...) Mi ha detto: "Finiscila"; però la forza che avevo io era troppa...

Pm: ... per quanto tempo Sabrina ha continuato a tenerla stretta, mentre tu le attorcigliavi la corda al collo?

M: Roba di minuti. (...)

Pm: Sabrina stava piangendo quando comunque ancora la teneva stretta a Sarah?

M: Sì.

Pm: Quanto tempo è durata questa azione Miche'?

M: Non so, saranno stati cinque, sei minuti. (...) [poi] Sabrina si è presa paura e se ne è andata sopra, io l'ho coperta con un cartone. (...).

Pm: ... tu quando Sabrina stava stringendo, abbracciandola quasi Sarah, va bene, in quel momento Sarah stava piangendo?

M: In quel momento sì. (...) [Sabrina] la teneva con le braccia, poi se ne voleva andare che si è girata, in quel momento l'ho messa. ..

Pm: Però lei, Sabrina, in quel momento continuava comunque a tenerla stretta con le braccia.

M: Si la teneva stretta con le braccia, però il corpo di sopra era libero. (...)

Pm: Ma quando stavi stringendo, Sabrina non ha cercato di fermarti?

M: No, Sabrina si è presa pure lei paura... (...) non ha parlato di Mariangela, solo si è scioccata e se n'è andata sopra.

Pm: Ma Sabrina aveva la borsa di mare, l'asciugamano oppure era scesa. ..

M.: No, ce l'aveva solo Sarah. (...)

Avvocato Galoppa: Quando ha stretto al collo la corda a Sarah, aveva intenzione di ucciderla?

M: No, volevo darle solo una lezione. (...)

A: E questo perché? Te lo aveva detto Sabrina?

M: Sì. (...) non si poteva sapere per gli altri (...) sapere in giro (...) in paese...

Pm: Sapere in giro il fatto che lei aveva toccato il sedere della bambina, che l'aveva molestata?

M: Sì.

Pm: Perché Sarah minacciava di dirlo in giro?

M: Sì.

Pm: E questo qua lo ha detto Sarah a Sabrina?

M: Sì.

Pm: Cioè Sabrina le ha detto: "Papà vedi che dobbiamo dare una lezione a Sarah, se no quella va in giro a dire che tu l'hai molestata?"

M: Sì.

Pm: ... e questo te l'ha detto lo stesso 26?

M: Sì (...)

A: Quando stavi pranzando?

M: Sì.

A: E stavi pranzando da solo in quel momento?

M: Sì, stavo pranzando da solo. (...)

A: Ma ti ha detto Sabrina di prendere la corda, Miche'?

M: No la corda l'ho presa da me stesso. (...)

Pm: ... in quella circostanza Sabrina ti ha detto che ti avrebbe portato Sarah sotto il garage?

M: Sì.

Pm: Quindi ti ha detto, siccome doveva venire alle due e mezzo per andare a mare te la prendo io e te la porto nel garage e le diamo questa lezione.

M: Sì.

Pm: Ma che tipo di lezione voleva dare Sabrina? Come ha detto? "Dobbiamo dare botte, dobbiamo...", che cosa dovevate fare?

M: No, le volevo solo mettere la corda al collo per spaventarla. (...)

Pm: ... con Sabrina avete concordato che dovevate metterle la corda al collo per spaventarla?

M: Sì.

Pm: Quindi era d'accordo Sabrina in questo discorso?

M: Sì.

(22 ottobre 2010)

 

 

AVETRANA

Il gip: "Sabrina resta in carcere"

Attendibile la versione del padre

Depositata da Rosati un'ordinanza di 21 pagine nella quale si accoglie la richiesta di misura cautelare in carcere avanzata dal procuratore aggiunto Pietro Argentino. Il giudice: "Deciso contributo" nell'omicidio di Sarah Scazzi

Il gip: "Sabrina resta in carcere" Attendibile la versione del padre

TARANTO - Resta in carcere Sabrina Misseri. La cugina di Sarah, accusata dal padre Michele, reo confesso, di aver partecipato all'omicidio della 15enne di Avetrana, potrebbe fuggire o inquinare le prove. Per questo il gip del tribunale di Taranto, Martino Rosati, ha accolto la richiesta di misura cautelare in carcere avanzata dal procuratore aggiunto Pietro Argentino e dal sostituto Mariano Buccoliero. La difesa di Sabrina, rappresentata dagli avvocati Vito Russo ed Emilia Velletri, ora ha dieci giorni di tempo per ricorrere eventualmente al tribunale del riesame per far annullare o modificare il provvedimento restrittivo.

Il "deciso contributo" di Sabrina. Secondo il giudice, quella di Sabrina Misseri è stata un'"azione cruenta, protrattasi per lungo tempo fino a che Sarah non è caduta al suolo". "L'ha tenuta ferma - ha scritto il gip - impedendole di muoversi". Si tratta, ha concluso, "di un deciso contributo agevolatore dell'evento delittuoso". È composta da 21 pagine l'ordinanza 1(versione in pdf) depositata dal gip, nella quale è confermata per Sabrina l'accusa di conconcorso in sequestro di persona e omicidio. Secondo Rosati sono valide le accuse formulate dalla Procura secondo la quale Sabrina avrebbe trascinato nel garage di casa Sarah e l'avrebbe tenuta bloccata mentre il padre la strangolava.

Michele e Sabrina non volevano uccidere. Sabrina e Michele non avevano intenzione, almeno all'inizio, di uccidere Sarah. Il loro intento era quello di spaventare la ragazzina che si era lamentata per le molestie dello zio. È quanto ritiene il gip, che però sottolinea come l'azione fosse preordinata: "Si è trattato - si legge nel testo - con ogni probabilità, di un'azione preordinata, quantunque probabilmente giunta ad esiti ulteriori e più gravi di quelli programmati". I due, secondo il gip, avrebbero potuto, qualora avessero deciso di uccidere Sarah, farlo in un momento più adatto e con maggiore comodità, senza correre il rischio di essere scoperti dall'amica Mariangela. Ma il fatto che Misseri abbia utilizzato la corda e l'abbia fatto per "un tempo enorme", fa sì che l'omicidio non possa essere considerato, secondo il giudice, preterintenzionale. Ad una precisa domanda del pubblico ministero, Michele Misseri ha risposto: "Sì, ero a casa e stavo mangiando, da solo, quando Sabrina mi disse 'Adesso viene Sarah ed io la porto in cantina'". Secondo il racconto di Misseri, lui e sua figlia Sabrina avevano intenzione di discutere di quelle molestie che lui aveva fatto a Sarah e che la ragazzina aveva avuto il coraggio di rivelare, in cerca di aiuto. Secondo il gip, inoltre, i rapporti tra le due cugine si erano fortemente deteriorati tant'è che nella mattinata del 26 agosto avevano continuato a litigare, sempre secondo quanto scrive il gip, riprendendo la discussione della sera prima.

Anche la gelosia per Ivano come movente. Ma potrebbero non essere solo le molestie di Michele Misseri le motivazioni dell'omicidio di Sarah: nell'ordinanza di custodia cautelare per Sabrina, infatti, il gip ha scritto che la cugina di Sarah provava gelosia per il rapporto tra quest'ultima e Ivano Russo, cuoco e amico delle due ragazze. A pesare sulla posizione di Sabrina, ci sono anche i due verbali di interrogatorio dell'amica Mariangela Spagnoletti. Un racconto che il gip definisce "importante" in particolare per quanto riguarda gli orari degli sms che le due si sono scambiate, per il fatto che Mariangela trovò Sabrina "in ansia" e perché mentre Sabrina dice che si trovava sulla veranda di casa quando arrivò l'amica, Mariangela sostiene che lei fosse in strada.

I tre momenti del delitto. Sarah Scazzi è stata "uccisa nella cantina del garage con una corda": un reato compiuto "in tre momenti", ha scritto il gip. Secondo il giudice vi è "la volontà di realizzare l'evento delittuoso, la consapevolezza di tutti i concorrenti" e "la coscienza e la volontà di contribuire al verificarsi del reato". Per Rosati, dunque, l'omicidio di Sarah è stata "un'azione preordinata più grave di quella programmata". Per il giudice, Michele "ha stretto al collo della esile nipote una corda per 5-6 minuti, insistendo nell'azione costrittiva anche dopo che la vittima si era già accasciata al suolo". Le fasi dell'omicidio, nel documento del giudice, vengono temporalmente indicate tra le 14,25 e le 14,40 del 26 agosto.

'Gratuita' l'ammissione dello stupro. Per Rosati, Michele Misseri "è attendibile" e la sua ricostruzione dell'assassinio della ragazza è credibile. E c'è addirittura una parte della confessione che il gip ritiene 'gratuita', vale a dire quella in cui lo zio di Sarah ha dichiarato lo stupro sul cadavere della nipote. L'ammissione "è del tutto, verrebbe da dire, gratuita - si legge nel testo - dal momento che nessuno aveva mai nemmeno sospettato tale ulteriore delitto... sapendo che quest'ultimo ben difficilmente si sarebbe mai potuto accertare, quand'anche lo avesse commesso, dal momento che il cadavere era rimasto sommerso in acqua per oltre 40 giorni". Per il giudice, Misseri ha cercato di proteggere la figlia, ricorrendo durante i suoi interrogatori alla citazione "di circostanze a dir poco assurde; e quando si è risolto a coinvolgerla, sopraffatto dalla patente contraddittorietà logica di alcune sue affermazioni, comunque ha cercato, almeno in un primo momento, di assegnarle un ruolo di mera spettatrice del delitto, nell'estremo tentativo di tenerla al riparo da possibili conseguenze penali".

Troppe contraddizioni. Ad aggravare la posizione di Sabrina ci sarebbe il fatto che il suo racconto di quanto accaduto il 26 agosto nella villetta di Avetrana non trova riscontro in nessuna delle deposizioni degli altri testimoni. Il giudice ritiene che le parole della 22enne si contraddicono più volte con le testimonianze sia della sua amica Mariangela Spagnoletti sia della madre Cosima.

Cosima ha 'coperto' i familiari. E anche sulla posizione di mamma Cosima il gip ha dei dubbi. Il giudice, infatti, ritiene che la madre di Sabrina avrebbe in quale modo 'coperto' i familiari responsabili. La donna, che continua a non essere indagata, secondo i magistrati sarebbe stata a conoscenza di quanto era avvenuto.

Avetrana e l'assedio dei media. Questa "non è Hollywood'. Con una scritta nera comparsa su un muro a circa 50 metri dall'abitazione in cui è stata uccisa Sarah Scazzi, da Avetrana fanno sapere a chiare lettere di essere stufi dell'assedio dei media che ha trasformato le strade della città in un set televisivo. In molti si dicono stanchi di sentir ripetere in modo assillante, da tv e giornali, che questo è il paese dei parenti-mostri che hanno ucciso una ragazzina di soli 15 anni che frequentava la loro casa e che sognava di essere adottata da loro.

(21 ottobre 2010)

 

 

 

 

 

 

 

2010-10-21

OMICIDIO SCAZZI

I carabinieri di nuovo in casa Misseri

non sono stati trovati né chiavi né corda

Troppe bugie e depistaggi gli investigatori tornano sulla scena dell'omicidio. C'è anche l'ipotesi che l'assassinio sia avvenuto in casa. Le verità nascoste in quei dieci minuti del 26 agosto

di MARIO DILIBERTO e GIULIANO FOSCHINI

I carabinieri di nuovo in casa Misseri non sono stati trovati né chiavi né corda

In casa di Michele Misseri i carabinieri, al termine dell'ispezione, non hanno trovato nè il mazzo di chiavi che Sarah Scazzi portava abitualmente con sè nè la corda che sarebbe stata usata dallo stesso Misseri per strangolare la nipote. Ad indicare agli investigatori che tra gli effetti personali di Sara mancavano le chiavi di Sarah era stata la madre, Concetta Serrano Spagnolo. Quanto alla corda che sarebbe stata utilizzata per il delitto, il presunto omicida, Michele Misseri, nella sua confessione ha sostenuto prima di averla bruciata, poi di averla buttata in un cassonetto della spazzatura. Ad ogni modo, sinora non sono state trovate tracce.

E' rimasta nella caserma dei carabinieri di Avetrana pochi minuti la madre di Sabrina, Cosima Serrano. La donna era accompagnata dalla figlia maggiore Valentina, da sua sorella Emma e dal fratello Giuseppe. A Cosima è stato notificato il decreto di perquisizione e annunciato un accertamento irrepetibile per la prossima settimana. L'ultimo interrogatorio le era stato fatto l'altro ieri, negli uffici della procura a Taranto.

La decisione di procedere ad un nuovo sopraluogo nell'abitazione della famiglia Misseri, era arrivata dopo l'analisi delle numerose contraddizioni emerse sino ad ora nell'ndagine sull'omicidio di Sarah.

Padre e figlia uno contro l'altra. E gli investigatori sono tornati sulla scena del delitto. Questa mattina i Ris dei carabinieri sono si sono ripresentati nella villetta dei Misseri di via Deledda ad Avetrana. Si sta facendo strada anche l'ipotesi che tutte le ricostruzioni che si sono succedute, siano errate. Per questo gli esperti del Ris stanno cercando anche tra le stanze della case, qualche traccia di quel pomeriggio del 26 agosto.

Quel che è certo è che ad unire in questo momento Michele e sua figlia Sabrina c'è solo il carcere in cui sono rinchiusi. A dividerli, invece, non ci sono solo sbarre e muri. Ci sono soprattutto quelle versioni e racconti contrastanti del delitto di Sarah, nipotina e cugina che li amava al punto di desiderare di vivere in casa Misseri. In quella villetta in cui è stata strangolata, dopo un agguato in cantina. Una versione che più passa il tempo, più fa acqua da tutte le parti.

Un delitto terribile rimasto nella nebbia per oltre quaranta giorni. Sino a quando zio Michele non ha bucato quel muro di gomma, facendo le prime ammissioni. Da quella drammatica sera del sei ottobre, quando consentì di recuperare il corpo martoriato di Sarah, il reoconfesso ha cambiato versione per ben sei volte. Lui ha ucciso Sarah, stringendole al collo la fune del suo trattore. Poi ha nascosto il cadavere nel pozzo di contrada Mosca. Di questa agghiacciante ricostruzione, però, ha progressivamente aggiustato i dettagli. E poi l'ha stravolta venerdì scorso quando ha inserito la figlia Sabrina sulla scena del delitto.

"Hanno litigato - ha detto ai pm - e Sabrina l'ha trascinata in garage. Poi ha cinturato Sarah mentre io la soffocavo. Volevamo darle una lezione" - ha aggiunto lo zio assassino. Su queste rivelazioni è scattato il fermo che ha portato Sabrina Misseri dietro le sbarre con le accuse di concorso in omicidio e in sequestro di persona. Ma Sabrina, la cugina del cuore di Sarah nega tutto. Lo ha fatto anche due giorni fa, durante l'interrogatorio del gip. Ma nel suo racconto di quel 26 agosto gli inquirenti hanno inquadrato una serie di incongruenze.

Il padre racconta che Sabrina ha trascinato in cantina Sarah. Lei dice che è tutto falso. Nei minuti in cui Sarah moriva lei era in casa. La prima contraddizione che viene evidenziata è con quanto di quel 26 agosto ricorda la madre Cosima Misseri.

Sabrina sostiene di essersi alzata dal letto alle 14.28 quando ricevette lo squillo di Sarah. La madre, invece, sposta il momento indietro. Ovvero quando arrivò un sms di conferma dell'appuntamento per il mare con Mariangela. In quel buco di una decina di minuti, secondo gli investigatori rientra l'omicidio di Sarah.

Le altre contraddizioni importanti che minano l'attendibilità del racconto di Sabrina, riguardano proprio i ricordi di Mariangela Spagnoletti. Le due amiche avevano appuntamento quel pomeriggio per recarsi in spiaggia con Sarah.

Sabrina sostiene di aver atteso l'arrivo dell'amica in veranda. Mariangela invece rammenta una scena completamente diversa. Quando arrivò in via Grazia Deledda con la sua Ford Ka color cobalto, trovò l'amica già in strada. Non era, quindi, nel patio di villa Misseri. Ricorda anche che Sabrina era già pronta e che era molto agitata. Armeggiava con il telefonino e già diceva: "L'hanno presa, l'hanno presa".

Per gli investigatori la testimonianza di Mariangela è genuina, mentre a non quadrare è quella di Sabrina. Non si comprende perché arrivi alla conclusione di un rapimento dopo neanche dieci minuti dalla scomparsa di Sarah. Ma le divergenze tra le versioni di Sabrina e Mariangela non si fermano qui.

Si ripresentano intorno alle 15.15 quando dopo due giri in paese con la piccola utilitaria di Mariangela, le amiche arrivano nuovamente dinanzi a casa Misseri.

Mariangela sostiene che a quell'ora vicino al garage in cui Sarah era stata strangolata poco prima, c'erano entrambe le auto deella famiglia Misseri. C'erano cioè sia la Opel Astra station wagon sia la Seat Marbella. Sabrina, invece, insiste sul fatto che la Marbella non c'era. Secondo lei in quel pomeriggio, al rientro dalle primissime ricerche di Sarah, in via Deledda c'era solo una delle loro vetture: ovvero l'Opel Astra.

La discrasia non è irrilevante. Perché se è acclarato che fu Michele Misseri a portare in campagna e a nascondere il cadavere della povera Sarah, potrebbe cambiare la posizione di Sabrina e della madre. Se, come emerge dalle dichiarazioni di Mariangela, le due donne sono ancora in casa mentre il marito ragionevolmente non ha ancora caricato il corpo sulla sua vettura per partire e occultare il cadavere. A questo quadro lacunoso si aggiunge l'ultima verità di Misseri.

Lo zio aveva sconvolto tutti confessando il delitto. Ma anche per quel particolare sconcertante della violenza sul cadavere della nipote prima di infilarlo nella cisterna di contrada Mosca. Il suo legale ha annunciato che Michele Misseri intende ritrattare quella circostanza. Una bugia che avrebbe detto per avvalorare la sua figura di mostro e tenere fuori da questa storiaccia persone a cui vuole bene. "La verità sta venendo fuori gradualmente" - ha spiegato ieri Daniele Galoppa, avvocato dello zio assassino. E sibillinamente ha aggiunto che "ci sono ancora molte verità da portare a galla". A fare da contraltare a queste dichiarazioni ci sono quelle di Sabrina e dei suoi difensori, gli avvocati Vito Russo ed Emilia Velletri. "Voglio un confronto con mio padre. Le sue accuse le deve ribadire guardandomi negli occhi" - ripete nel chiuso della sua cella e ai magistrati.

(20 ottobre 2010)

 

 

 

2010-10-18

OMICIDIO SARAH

Sabrina per ora rimane in carcere

la madre sentita per tre ore dai pm

Convalidato il fermo della giovane sospettata di aver aiutato il padre a uccidere la cugina. Il gip deciderà entro 48 ore se tenerla in carcere. Convocato in procura anche il suo amico Alessio. L'avvocato di Michele Misseri: "Vuole ritrattare lo stupro del cadavere"

Sabrina per ora rimane in carcere la madre sentita per tre ore dai pm Cosima Misseri, madre di Sabrina

AVETRANA - L'omicidio di Sarah Scazzi è un caso tutt'altro che chiuso. Cosima Spagnolo, la madre di Sabrina Misseri, è stata convocata in procura a Taranto ed è stata ascoltata per quasi tre ore. Poco prima i carabinieri erano andati a casa di Michele Misseri, probabilmente per consegnare alla donna un invito a comparire davanti ai pm di Taranto come persona informata sui fatti. E dai magistrati della procura dovrà presentarsi al più presto anche Alessio Pisello, amico di Sarah e Sabrina, per essere sentito come persona informata sui fatti.

Sempre oggi, l'avvocato Daniele Galoppa, difensore di Misseri, ha comunicato in una conferenza stampa che il suo assistito vuole ritrattare la propria confessione per la parte che riguarda lo stupro del cadavere di Sarah. "Il povero Michele Misseri" non contava nulla in casa sua, viveva "accerchiato in un gineceo" e "non gestiva neppure un centesimo", ha detto il legale descrivendo un uomo completamente in balia delle donne di casa. La posizione di debolezza di Misseri nella sua famiglia spiegherebbe, secondo Galoppa, anche la sua confessione "a pezzi": l'uomo avrebbe parlato dello stupro per dare un senso alla propria confessione, per dare una spiegazione dell'omicidio.

Intanto il gip Martino Rosati ha convalidato il fermo di Sabrina riservandosi però di decidere entro 48 ore se emettere un'ordinanza di custodia cautelare in carcere o concedere gli arresti domiciliari. Al termine dell'interrogatorio, durato oltre due

ore, il gip, i pm e gli avvocati difensori non hanno rilasciato dichiarazioni. Si è appreso soltanto che la ventiduenne, indagata per concorso nell'assassinio della cugina 1, ha parlato davanti ai magistrati, invece di avvalersi della facoltà di non rispondere, negando ogni addebito in modo "sereno e determinato", come ha detto la difesa, secondo la quale Sabrina ha dato spiegazioni su tutti i punti contraddittori del caso. "Ma da qua escono gli innocenti?", avrebbe detto ai suoi avvocati, Vito Russo ed Emilia Velletri, nel carcere dove si è tenuta l'udienza di convalida.

"Le contraddizioni sugli orari sono apparenti - ha detto più tardi l'avvocato Russo - Sabrina ha confermato la sua versione dei fatti, ha fatto delle puntualizzazioni ed è pronta all'eventuale confronto con il padre. Lei urla la sua innocenza e dagli elementi che abbiamo a disposizione non c'è motivo per non crederle". "Non abbiamo avuto ancora - ha aggiunto - accesso agli atti. Non conosciamo nel dettaglio quello che ha detto Michele Misseri nell'ultimo interrogatorio. Ci atteniamo ai fatti: Sabrina ha risposto con determinazione a tutte le domande del gip". Russo ha infine preannunciato ricorso al Tribunale del riesame se sarà emessa un'ordinanza di custodia cautelare. "Attendiamo serenamente il provvedimento del gip. Il fatto che il gip si sia riservato di decidere - ha concluso - per noi è già un risultato importante".

Sulla figlia la signora Spagnolo non ha mai avuto dubbi, l'ha sempre difesa 2: "Io devo combattere per Sabrina. E' innocente", ha detto in una recente intervista 3 a Repubblica. Con la figlia Valentina questa mattina è andata al carcere di Taranto per portare abiti e biancheria a Sabrina. Lo ha detto ai giornalisti il vice sindaco di Avetrana Alessandro Scarciglia, che ha aggiunto: "Valentina si è scusata per lo sfogo con i giornalisti, ma stanno soffrendo per la presenza dei media davanti casa".

Il vice sindaco ha riferito che "la famiglia Misseri, o meglio quello che rimane della famiglia Misseri, è affranta e continua a credere nell'innocenza di Sabrina. Cosima pensa che il marito sia 'fuori di testa'". Rispondendo alle domande dei cronisti, Scarciglia ha detto "di non aver parlato con Cosima e Valentina dell'amica Mariangela" e che "da quel che gli risulta non ci sono stati contatti tra le due donne della famiglia Misseri e Concetta Scazzi".

(18 ottobre 2010)

 

 

 

2010-10-17

GIALLO DI AVETRANA

Mariangela: presa in giro, ora deve pagare

Valentina: così mio padre uccide anche Sabrina

L'amica con la quale Sarah e la cugina dovevano andare al mare il 26 agosto, ai magistrati ha dato una versione che contrastava con il racconto di Sabrina. E quella ricostruzione è ora una delle basi dell'accusa. La sorella, invece, manda un sms: lei è innocente. Turismo dell'orrore ad Avetrana

Mariangela: presa in giro, ora deve pagare Valentina: così mio padre uccide anche Sabrina Sabrina Misseri

"Sabrina è innocente. Questa è la cosa più importante. Mio padre ha ucciso Sarah e ora sta uccidendo la figlia". E' questo l'sms, in onda nei tg delle reti Mediaset e sul TgCom, che Valentina Misseri ha inviato questa mattina a un giornalista dell'agenzia di notizie tv del gruppo Mediaset. Da due giorni Valentina difende a spada tratta sua sorella Sabrina, accusata dal padre di aver partecipato all'uccisione di Sarah e torna a farlo oggi con questo messaggio spedito dal suo cellulare, mandato in onda durante il telegiornale. Ma anche "l'ex amica" Mariangela affida alla televisione il suo sfogo: "Se è vero che lei ha contribuito all'omicidio di Sarah voglio che paghi fino in fondo se invece è innocente come lei continua a gridare apertamente sarò la prima a portarle la mia solidarietà e a riabbracciarla".

Mariangela Spagnoletti, amica di Sabrina Misseri, lo ha scritto questa mattina in una lettera all'inviata del Tg5 Francesca Pozzi. Nella lettera - della quale il Tg5 diffonde il testo - Mariangela conferma alcune sue dichiarazioni, particolari delle quali risultano in contrasto con elementi forniti da Sabrina. Mariangela è la giovane con la quale il 26 agosto Sabrina e sara avevano appuntamento sotto casa dei Misseri per andare al mare e, con Mariangela, Sabrina comincia le sue ricerche della cuginetta scomparsa. "Cara Francesca, al momento - scrive tra l'altro Mariangela - non voglio rilasciare interviste perché aspetto che tutto sia chiarito. Quando ho appreso dell'arresto di Sabrina, ho provato tanta rabbia perchè mi sono sentita presa in giro da Sabrina che era una mia ex amica. I nostri rapporti si sono deteriorati perchè lei voleva che io parlassi con i giornalisti e io mi sono rifiutata". "Quel giorno - aggiunge - quando sono arrivata a casa alle 14,40 lei era in strada molto agitata e il padre non c'era sul garage. Mi è apparso molto strano che fosse già sulla strada e mi è apparso ancora più strano che da subito lei mi abbia detto 'l'hanno presa". "Io - continua la giovane - ho visto suo padre solo una volta di fronte al garage la seconda volta che siamo tornate lì in macchina, lui stava chinato e trafficava con qualcosa in mano. Se io avessi davanti Sabrina le chiederei perchè l'ha fatto e perchè ha mentito tutto questo tempo".

GUARDA TURISMO DELL'ORRORE AD AVETRANA

Riflettori ancora accesi su Avetrana, dunque, dove stamattina c'è stato un pellegrinaggio sulla tomba di Sarah. Tanti i cittadini che hanno portato fiori bianchi sulla tomba della ragazza, allestita all'ingresso del cimitero comunale. Ma nel paese sono arrivate anche tante persone per una visita "ai luoghi dell'orrore", richiamate dal clamore mediatico del caso: l'abitazione della famiglia Scazzi, dove vengono lasciati fiori e biglietti, la casa della famiglia Misseri, dove si sbircia verso il garage dove è stato commesso il delitto. Parecchi, in auto o in motorino, arrivano fino al pozzo dove - dopo la confessione dello zio della 15enne, Michele Misseri - è stato trovato il corpo di Sarah. Il via-vai - anche se in un modo più 'sommesso' - era cominciato già dal pomeriggio di ieri, soprattutto davanti a casa della famiglia Misseri. In tanti si erano fermati davanti ai cancelli della casa in via Grazia Deledda, per lo più increduli rispetto al possibile coinvolgimento di Sabrina.

(17 ottobre 2010)

 

 

 

IL COMMENTO

La miseria nel cuore

che fa il pieno di share

di Natalia Aspesi

CHI se la ricorda più la piccola Sarah, dal corpicino sottile e dal sorriso innocente, coi biondi capelli lisci di tutte le sue identiche coetanee, e la minigonna sulle gambe infantili. Quindici anni e l´aspetto ancora di bambina, a vederla nelle immagini del cellulare e dei video di famiglia, mentre fa le smorfie e ha voglia di scherzare, di giocare: di vivere. L´hanno ammazzata, e perciò col passare dei giorni da protagonista si è fatta comparsa, la sua immagine si è affievolita, poi si è annebbiata la sua persona, si è dimenticato che era viva: è uscita di scena, perché anche nei romanzi gialli, nei film noir e nelle fiction thriller, della vittima si finisce col perdere le tracce, ciò che conta sono gli assassini, e meglio se ad ogni capitolo, ad ogni scena, la storia si ingarbuglia, i sospetti crescono, deviano, si fanno sempre più caldi, gli indizi si accumulano, i detective indagano, arrivano le prove scientifiche, poi le confessioni: e la ferocia si estende dall´atto terribile che spegne una vita così breve, alla morbosità del coro sempre più vasto, della moltitudine di estranei che rimuovono le crepe della loro vita immergendosi senza pietà nelle storie macabre degli altri: spettatori di una tragedia che gelidamente infiamma ed eccita, i vicini, il paese, la stampa, ovviamente la televisione che tutto accumula e tutto cancella.

Ci sarà prima o poi un omicidio in diretta, o un suicidio come nel vecchio (1976), preveggente ‘Quinto potere´di Sidney Lumet, e in quel momento il picco di share farà del sagace e fortunato conduttore una star insuperabile? Sino a ieri il protagonista della maratona televisiva da Avetrana era questo Michele Misseri, un orco dall´aspetto intristito e fragile, attaccato al suo cappelluccio come al distintivo della sua modesta persona, in grado di narrare, della sua vita spenta e invisibile di operaio, di contadino, di padre di famiglia, quel momento buio e luminoso, inenarrabile: "È stato un raptus. L´ho strangolata nel garage di casa mia, poi l´ho caricata in macchina e l´ho portata in campagna, l´ho spogliata, ho bruciato i vestiti e ho seppellito Sarah nuda". Dice anche di aver violentato il giovane corpicino cadavere. C´era bisogno di raccontare agli inquirenti tanto orrore, non bastava dire l´ho ammazzata? No, non bastava, forse per liberarsi da un incubo o forse per rendere ancora più appetibile la sua orribile storia alla stampa e soprattutto alla televisione, che appena c´è un´efferatezza l´afferra e la dilaga non ponendosi più alcun limite.

Finalmente nella vicenda che fa perdere la testa a ogni conduttore (pare di sentire le voci di quegli imprenditori che dopo il terremoto dell´Aquila se la ridevano), entra l´immancabile Donna Funesta, che di solito è una fatalona crudele come le sapeva dipingere Boldini. Ma in questa storia la femmina sinistra è una ragazza di 22 anni un po´ cicciotta, con gli occhi azzurri del padre assassino, molto chiacchierina, sicura di sé, e se davvero colpevole, grande attrice: anche lei ha vissuto il suo momento fatale, è uscita dal torpore della vita di paese, ha intravisto il futuro luminoso che tutti pensano l´apparire in televisione possa assicurare. Lei, Sabrina, ragazza senza storia, è stata vista da milioni di persone, che hanno parlato di lei, l´hanno ammirata, compatita, ed ora si divideranno come sempre in innocentisti e colpevolisti.

Lei si dice innocente, e forse lo è, e non basta il suo esibizionismo o forse la sua capacità di mentire a fare di lei una colpevole. Anche perché se lo fosse, bisognerebbe chiedersi da quale miseria del cuore e del pensiero può venire l´odio, il desiderio, il gesto che uccide, anche qui senza ragione: non si uccide per eliminare una rivale di un amore inesistente, non si uccide perché la cuginetta è più carina e più felice, non si uccide per paura che si venga a sapere che il padre è sporcaccione, non si diventa complici del padre assassino che ha appena strangolato la cuginetta ed amica del cuore. A vent´anni non può essersi spento il senso della vita, non si può dimenticare un padre nel momento in cui strangola la sua amica e cugina, senza restarne segnata per sempre.

Ma Sabrina non si è mai mostrata sconvolta e per questo forse si proverà che non è colpevole. O che lo è doppiamente. O forse si può davvero uccidere o diventare complici di un assassino perché succede nei romanzi e negli sceneggiati, dove spesso però c´è chi resuscita (vedi Beautiful) e comunque se sei in gamba, la fai franca. Si sa che è in famiglia, la sacra famiglia che tutti vogliono proteggere, che accadono i fatti più spaventosi, ma ogni volta pare impossibile: lo zio, la nipote, la cuginetta, chissà chi altro, e tutti finalmente in televisione, spettatori, conduttori, a dimenticare la pietà, il rispetto, il dolore. Lo share sarà stato fantastico, a ‘Chi l´ha visto?´, ‘La vita in diretta´, ‘Porta a porta´, ‘Quarto grado´ ‘Matrix´ e continuerà ad esserlo attorno al cadavere della povera Sarah. Ma poi i numeri hanno un senso tutto loro: se l´altra sera ‘Matrix´ ha raggiunto il recordo storico, se ‘Quarto grado´ l´han seguito in più di 4 milioni, vuol dire che la maggioranza assoluta degli italiani ha visto altro, o, più probabilmente, ha tenuto spenta la tv.

(17 ottobre 2010

 

 

 

LA FAMIGLIA

"Quella madre sola nella casa del delitto

Adesso verranno a prendere anche me"

L'atroce resoconto dei pm: "Movente sessuale". Ma la ragazza continua a negare

dal nostro inviato Conchita Sannino

"Quella madre sola nella casa del delitto Adesso verranno a prendere anche me" A sinistra Concetta Scazzi, madre di Sarah, con la sorella Cosima Misseri

AVETRANA - Ombre dense come una cappa avvolgono Avetrana, il paese che vuol rimuovere o vendicarsi. Qualcuno all'alba prova a sgozzare il gattino Skinny, magro e rossiccio. Solo perché il gattino apparteneva al mondo degli affetti di Sabrina Misseri; lo hanno fatto trovare sul marciapiedi vicino alla casa con un colpo vibrato alla gola, sanguinante. È stato salvato in extremis da Lyala De Nigro, una amica di Sabrina, e da un altro gruppetto di ragazzi che addirittura hanno paura "per quello che potrebbe capitare a lei una volta uscita, se uscirà".

A pochi metri di distanza si consuma la disperazione di una madre, Cosima, blindata in casa, una matriarca di poche parole alle prese con troppi fantasmi, che esorcizza il dolore fissando negli occhi i suoi avvocati: "Michele me lo possono anche abbandonare in una cella per sempre. Ma Sabrina non c'entra, devono crederle. O sono io la prossima, come mormora il paese? In fondo sono la moglie di Michele, la madre di Sabrina. Verranno a prendere me, adesso? Quante ore vogliono tenermi sotto torchio? Michele ci sta uccidendo tutti quanti, uno dopo l'altro".

Un buio filtrato soltanto, e ancora una volta, dal silenzio dolente del padre di Sarah, ieri sera di nuovo in prima fila alla messa in suffragio della sua piccola, nella chiesa di Santa Croce. Giacomo è un uomo sfigurato, mormora secco: "Perché, Sabrina. Mi dicessero perché. Non capisco". Ancora una volta appare lontano da sua moglie Concetta che invece è in credito di perdono, di comprensione, di candore: "Quella non confesserà mai, è come la Franzoni".

Nel "paese delle meraviglie" che si sta sgretolando, una madre mette in conto anche di essere portata via all'improvviso, come Cosima, fosse anche solo una parola detta per sfida. Contempla di passare per le strettoie di un interrogatorio che, molto probabilmente, non ci sarà: perché la legge italiana custodisce il segreto di famiglia senza rubricarlo come "favoreggiamento". Ora è sceso il silenzio più pesante su casa Misseri, la villa continuamente penetrata da telecamere e incontri, domande e curiosità, in gran parte sollecitate o accettate. Teste basse, oggi. E due donne sole, contro tutto: Cosima e Valentina. La prima ha scritto una lettera in carcere alla figlia: "Non mollare, ti vogliamo bene, devi avere fiducia, devi sempre dire la verità, devi ricordarti i momenti felici trascorsi con i tuoi affetti, il paese sta con te", e non importa se non c'è più paese intorno ai "cattivi". Valentina, la sorella maggiore, non è meno decisa nella difesa a oltranza di Sabrina. "Mia sorella non sarebbe mai stata capace di una tale abnormità, mia sorella che io ho visto disperarsi durante le vane ricerche di Sarah ha sempre detto le stesse cose".

Eppure Valentina non dice perché, in una delle intercettazioni in mano alla Procura, affidò alla madre un dubbio innocente: come mai Sabrina è convinta che c'entri papà? Valentina non vuole entrare nel merito, però prova a fare l'avvocato del diavolo: "Se fosse vera questa atrocità, mia sorella e mio padre si sarebbero smentiti a vicenda con la storia delle telefonate sul cellulare di Sarah. Cosa ci sarebbe stato di meglio che, essendo complici, mettersi d'accordo sulla ricostruzione, sugli alibi, sui tempi e i modi della scomparsa?" No, non può essere Sabrina il secondo mostro di Avetrana.

Eppure, la villa in fondo a viale Deledda è diventata meta di un pellegrinaggio spregiudicato. "Guarda qui - fa una donna anziana indicando la residenza dei "mostri" a sua figlia e sua nipote, immobile dinanzi all'ingresso - Hanno fatto tanti sacrifici per mettere su la proprietà, cosa resterà di tutto questo, adesso?". Passa una ragazza che fa la foto con il cellulare, passa una famigliola con i visi tirati e gli occhi fissi per un quarto d'ora sul portellone del garage degli orrori, passano indifferenti comitive di ragazzi nella Cogne circondata di ulivi e sgomento. Proprio Sabrina, sembra, lo aveva intuito poche ore prima di essere portata via dagli inquirenti. E alla sorella Valentina che le rassicurava, "verrete a Roma con me, ce ne andremo via di qua per un po'", Sabrina aveva risposto davanti alle amiche: "Andare via di qua? Guarda che al ritorno non ci farebbero trovare neanche la casa". Proprio l'altra sera, in quella villa, Sabrina selezionava con Lyala, con Ivano ed altre compagne il brano musicale da citare sull'immaginetta in preparazione per Sarah.

La scelta era caduta sul più amato di Avril Lavigne, "Alice in Wonderland". Dicono che Sabrina sia trasalita quando ha tradotto i primi versi, sembrava che le parlasse Sarah: "Inciampando, girando vorticosamente sono sottoterra, sono caduta", è l'incipit della canzone che la quindicenne canticchiava mentre andava incontro alla morte. "Così - racconta Lyala - abbiamo preso l'ultima strofa. Dice: "Io me la caverò, non provate a fermarmi, io sopravviverò quando il mondo cadrà in pezzi"".

(17 ottobre 2010)

 

 

2010-10-16

AVETRANA

"Hanno ucciso Sarah insieme

per mettere a tacere lo scandalo"

Un movente intra-familiare. Il padre molestatore e la figlia complice avrebbero prima spinto Sarah in quel garage degli orrori perché si impegnasse a rimangiare le accuse sulle molestie subite da zio Michele. La ragazza, in carcere, nega su tutta la linea

dal nostro inviato CONCHITA SANNINO

"Hanno ucciso Sarah insieme per mettere a tacere lo scandalo"

AVETRANA - L'avrebbero uccisa insieme per "mettere a tacere lo scandalo". Sabrina Misseri varca la soglia del carcere e di fatto cambia il movente del delitto di Sarah Scazzi. Il padre molestatore e la figlia complice avrebbero prima spinto Sarah in quel garage degli orrori perché si impegnasse a rimangiare le accuse sulle molestie subite da zio Michele, abusi di cui si cominciava a parlare anche tra amici; e poi, di fronte all'eventuale ribellione di Sarah, l'escalation di violenza sarebbe degenerata nell'assassinio.

LA FOTOSTORIA

La nuova ricostruzione viene confermata dal procuratore capo Franco Sebastio e dal comandante dei carabinieri Giovanni Di Stasio nel corso della stringatissima conferenza stampa nella caserma di Taranto (VIDEO). "Alla luce di questa rilevante novità, possiamo dire che siamo di fronte ad un movente intra-familiare". La tutela del buon nome dei Misseri, la vergogna cancellata con il sangue dell'innocente? "Potrebbe essere".

La cautela tuttavia resta alta e lo stesso procuratore non rinuncia al condizionale. "Il caso dovrebbe essere chiuso qui, ma non si sa mai, in questa vicenda in special modo", mormora Sebastio. Svanisce dunque l'ipotesi del raptus sessuale legato finora alla mano assassina dello zio. E scompare anche la pista dellla gelosia che aveva fatto di Sabrina, sin dal primo momento, una sospettata, per la contesa sentimentale scatenatasi tra lei e la cugina intorno al ventisettenne Ivano.

Un nuovo scenario basato soprattutto sulle dichiarazioni rese da Michele Misseri, alla fine di una lunghissima giornata di ricognizioni e ulteriori interrogatori. Un panorama che, se da un lato risolve alcune contraddizioni basate su sfasature di minuti tra ciò che racconta Sabrina e ciò che ricorda la testimone, sua amica, Mariangela, dall'altro lascia aperti altri varchi. Uno su tutti: com'è possibile che in quella dinamica "intra-familiare" fossero immersi, fino al punto da trasformarsi in carnefici, sia Michele Misseri sia la secondogenita Sabrina, e non mamma Cosima, o l'altra sorella, Valentina? Una speciale complicità lega l'orco e la sua presunta complice? E ancora: se fosse vero che il padre si è inventato il raptus sessuale e perfino il dettaglio agghiacciante della violenza sul cadavere solo per coprire Sabrina, perché dovrebbero essere vere le precedenti e ripetute molestie che integrano il nuovo movente del delitto?

Sabrina, intanto, nega su tutta la linea. Lo confermano gli investigatori. "Nessuna ammissione, nessun cedimento. Sabrina respinge le accuse". Né riesce a credere che a inguaiarla siano state proprio le parole di suo padre, alla fine dell'interminabile venerdì di simulazone del delitto, prima nel garage di casa sua, poi sugli altri tre siti in cui Michele Misseri ha rispettivamente spogliato e usato la presunta violenza carnale sul corpo di Sarah, poi bruciato gli abiti della vittima e infine sepolto il cadavere. Pare che l'uomo fosse provato quando ha infine rivelato: "Sì, è stata Sabrina a venire con me in cantina. MI ha portato Sarah, c'è stata una discussione, poi la la teneva per le braccia mentre io la strangolavo".

La volontà di tacitare la vergogna in famiglia sarebbe dunque bastata, è l'ipotesi degli inquirenti, a spingere Sabrina a trascinare l'adolescente nel garage per un chiarimento con suo padre e, di fronte all'escalation del confronto, addirittura a tenerla ferma, a serrarle le braccia, mentre suo padre con una corda soffocava il respiro di Sarah. In casa Misseri, da ieri, c'è un'altra onda di lutto e sgomento con cui fare i conti. Dal primo mattino è cominciata la processione delle sorelle in casa di Cosima, che nel chiuso delle pareti domestiche inveisce contro quel marito "che sta rovinando tante vite, una dietro l'altra". Una delle donne sarebbe stata colta da malore, è stato richiesto l'intervento di un medico. Intanto Sabrina, dal carcere, appare provata.

L'atroce storia va in ogni caso riscritta. Anche così, con due "mostri" dentro e troppe versioni aperte, la sequenza non è limpida, troppe tessere restano fuori posto.

(16 ottobre 2010)

 

 

 

AVETRANA

"Sabrina come la Franzoni, non cederà"

I difensori: "Una montatura del padre"

La mamma di Sarah, Concetta: "Negherà sempre". La ragazza dal carcere piange e si dice innocente. Sabrina è accusata di sequestro di persona e omicidio volontario in concorso. Avrebbe attirato la cugina nel garage, per poi tenerla ferma mentre il padre la strangolava

"Sabrina come la Franzoni, non cederà" I difensori: "Una montatura del padre"

Le molestie dello zio, la litigata con la cugina, il timore che la 15enne Sarah Scazzi potesse parlare e raccontare in giro di quelle attenzioni morbose. Così un giorno Sarah viene costretta con la forza a scendere nella rimessa dove è stata uccisa, trascinata nella 'caverna dell'orco' dalla cugina e dal padre di questa. Qui comincia una discussione davanti allo zio Michele Misseri. Disgustata se ne vuole andare, ma viene bloccata e uccisa. Sabrina la tiene ferma, lo zio la strozza. Un movente "intra-familiare", quello illustrato dal procuratore della Repubblica presso il tribunale ionico, Franco Sebastio, che nel corso della conferenza stampa di stamattina nella sede del comando provinciale dei carabinieri a Taranto ha parlato di indagi ormai concluse. L'udienza per la convalida del fermo si terrà lunedì mattina, nel carcere di Taranto.

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Il movente - Secondo quanto ha detto il procuratore, il movente dell'omicidio di Sarah Scazzi è da ricercare nell'ambito familiare. Secondo lo stesso magistrato, infatti, non ci sono altre ipotesi al momento per quanto riguarda il motivo per cui Sabrina e il padre hanno deciso di eliminare la 15enne. Tra le righe gli inquirenti hanno fatto capire che sono state le avance sessuali di Michele Misseri su Sarah il vero motivo del suo omicidio. Proprio per questo le due cugine avrebbero litigato la sera prima del delitto. L'accusa di sequestro di persona e concorso in omicidio è stata attribuita a Sabrina per il ruolo attivo che ha avuto nella sparizione e uccisione di Sarah. Sabrina Misseri "non è mai stata indagata per occultamento di cadavere", ha precisto Sebastio.

ASCOLTA "Mia figlia la teneva mentre io la strozzavo"

Le accuse - Il procuratore ha confermato che Sabrina, che nella nottata di ieri nel carcere di Taranto, è accusata di concorso in omicidio e sequestro di persona e quindi non è coinvolta nell'occultamento del cadavere. "Nelle stesse ore abbiamo avviato richiesta al gip - ha spiegato Sebastio - la richiesta di convalida del fermo nei confronti di Sabrina e di incidente probatorio con l'altro coimputato, Michele Misseri, affinché siano cristallizzate le sue dichiarazioni. Crediamo che a questo punto l'indagine possa ritenersi quasi conclusa". Durante la conferenza, gli inquirenti hanno anche precisato che "si procede ancora anche per vilipendio di cadavere, accusa questa, contestata solo ed esclusivamente a Michele Misseri".

"Una montatura del padre" - Piange a dirotto Sabrina Misseri in carcere a Taranto dove si trova dalla mezzanotte di ieri: "Non potrò più chiamarlo papà", ha detto e ripetuto all'avvocato Emilia Velletri, uno dei suoi due avvocati, che stamane è andata a trovarla e a portarle abiti ed effetti personali. "Sabrina è innocente - dice l'altro difensore, Vito Russo - come si fa a credere a una persona che cambia quattro volte la sua versione dei fatti. Non escludo che tutto questo possa essere una strategia della difesa di Michele Misseri perché, come ben sapete, se uno collabora con la giustizia ha uno sconto di pena. Per quanto mi riguarda - ha proseguito legale - non ho dubbi sull'innocenza di Sabrina e per questo motivo ho richiesto l'incidente probatorio nei confronti della mia assistita, e proprio per questo se fossi convinto della sua colpevolezza non avrei chiesto la cristallizzazione delle sue dichiarazioni". "Questa mattina - ha detto ancora Russo - sono stato in carcere a farle visita e non fa altro che piangere".

La mamma di Sara: "Come la Franzoni, non cederà - "L'ho avuta accanto tutti questi giorni. Ha ripetuto le stesse cose come leggendo un copione. Sarà la seconda Franzoni perchè negherà sempre". Lo ha detto la mamma di Sara Scazzi, Concetta. La donna "è sconvolta, oggi è veramente provata. Il fatto che Sabrina sia stata incriminata l'ha sconvolta", riferisce ai colleghi il giornalista di 'Chi l'ha visto?', Maurizio Amici che stammatina l'ha avvicinata: "La signora Concetta già nei giorni scorsi non si poteva capacitare che Michele Misseri fosse l'unico artefice di tutto questo. Entrambi i genitori di Sara, ma soprattutto Concetta, sono convinti che Michele Misseri ha parlato e continuerà a parlare, "mentre Sabrina non parlerà".

La sorella Valentina - "Sabrina è innocente, ne sono sicura, non ha fatto nulla". Continua a difendere la sorella, Valentina Misseri, che non riesce a darsi pace da ieri sera, da quando ha saputo che Sabrina è stata fermata per il sequestro di persona e l'omicidio della cuginetta, e aveva inviato un sms ai giornalisti con scritto: "Sabrina è innocente". Lo stato d'animo della giovane viene così descritto dall'avvocato Velletri. Nel primo pomeriggio i due avvocati, Velletri e il marito Russo, e Valentina hanno fatto un giro in auto, forse per parlare senza che fosse presente la madre, Cosima Spagnolo (la sorella della madre di Sara) o solo per tentare di distrarre la giovane.

Determinante il racconto di Mariangela - L'interrogatorio dell'amica di Sabrina Misseri, Mariangela Spagnoletti, "è servito perché ha fornito elementi di riscontro", ha assicurato Sebastio. La cugina e migliore amica della vittima era stata chiamata in causa da Misseri. Con Sabrina a Sarah, Mariangela sarebbe dovuta andare al mare quel pomeriggio del 26 agosto e, infatti, arrivò in via Deledda a casa di Sabrina, secondo gli inquirenti poco dopo che l'omicidio si era consumato. La giovane ha sempre detto di aver trovato Sabrina per strada, un po' agitata, mentre quest'ultima ha detto che si trovava sulla veranda, e di non aver visto davanti al portone del garage il padre Michele.

Le cuffiette e la batteria del cellulare - Sebastio ha chiarito, nel corso della conferenza stampa, che nel posto dove Michele Misseri ha bruciato lo zainetto e gli abiti di Sarah sono stati "rinvenuti frammenti dlele cuffiette del cellulare della ragazza". "In un terzo luogo, distante sia dal luogo dove il cadavere è stato nascosto sia da dove sono stati bruciati gli abiti della quindicenne - ha spiegato - è stata rinvenuta la batteria del cellulare del suo telefonino di Sarah che lo stesso Misseri aveva lanciato dalla propria auto in corsa. La batteria è stata rinvenuta sul ciglio della strada". Sul motivo per il quale lo zio, dopo aver ucciso, "invece di disfarsi del cellulare, come sarebbe stato più facile, si era messo in condizioni o di farlo trovare o di far sì che altri lo trovassero e ce lo fornissero", è stato quello "di un desiderio a livello subocosciente di autopunirsi. Ipotesi di carattere crimonologico e psicologico - ha precisato - non basate su considerazioni di carattere oggettivo".

Ieri la svolta- Confermato dunque quanto emerso nella giornata di ieri. Michele Misseri avrebbe chiamato in causa la figlia più piccola, dopo le nuove contraddizioni emerse durante i sopralluoghi nel garage: non sarebbe riuscito a spiegare la dinamica dell'omicidio, cadendo più volte in contraddizione. Sabrina all'inizio dell’interrogatorio nella caserma della Compagnia di Manduria avrebbe telefonato alla famiglia per riferire di non aver incontrato il padre. Quindi non ci sarebbe stato alcun confronto tra i due come si era ipotizzato in un primo momento.

I sopralluoghi - Nel garage, dove Michele ha detto di aver strangolato Sarah, i militari hanno passato al setaccio tutto quanto potesse risultare interessante, ai fini investigativi. Misseri ha capito che le cose per la figlia si stavano mettendo male e ha provato a dire e a far vedere come aveva ucciso Sarah, quel tragico pomeriggio. Ma sarebbe caduto più volte in contraddizione. E gli inquirenti hanno compreso che l'uomo non ha avrebbe potuto fare tutto da solo. I suoi tentennamenti hanno progressivamente coinvolto la figlia Sabrina. Dinanzi ai magistrati Sabrina ha dovuto rispondere punto per punto di quanto aveva detto nei verbali precedenti. Alla fine del lunghissimo interrogatorio, il fermo con i gravissimi indizi a suo carico.

Il paese sconvolto - Avetrana si è svegliata attonita e incredula per quanto accaduto ieri sera. Un paese distrutto per la quarta volta in meno di 50 giorni. Sabrina per giorni era quella che organizzava fiaccolate, battute di caccia alla ricerca di Sarah. Era quella che subito dopo l'arresto del padre, per l'omicidio a scopo sessuale, disse davanti ai cronisti: "se mi fossi accorta di una cosa del genere, avrei subito messo a riparo mia cugina ed avrei inveito contro mio padre. Adesso deve marciare in carcere e scontare il male che ha fatto". Ad Avetrana, gli amici, i conoscenti sono ancora increduli di quanto è successo è la stessa sorella Valentina che con un sms inviato ai giornalista ha fatto sapere che la sorella è innocente è non c'entra nulla. "Mio padre è pazzo. Non solo ha ucciso Sarah, ma ora vuole far cadere la colpa anche su Sabrina. Come fanno a credergli"". Uno sfogo amaro, in nome di una famiglia che da ieri sera è completamente distrutta. Il sindaco del piccolo comune del Tarantino appreso la notizia ha dichiarato: "Sono scioccato e sconvolto per quanto accaduto, cosi come credo che lo sia l'intera comunità di Avetrana".

(16 ottobre 2010)

 

 

2010-10-09

L'ultimo saluto a Sarah Scazzi

diecimila persone ai funerali

Lutto cittadino ad Avetrana. Nello stadio comunale la funzione funebre. Fino al mattino fila alla camera ardente, c'erano anche la moglie e la figlia di Michele Misseri, lo zio della ragazzina, che ha confessato di essere l'autore dell'omicidio. L'inchiesta: dubbi degli inquirenti sulle diverse versioni fornite dall'uomo

L'ultimo saluto a Sarah Scazzi diecimila persone ai funerali

TARANTO - Diecimila persone nello stadio comunale di Avetrana. E' forte la commozione nel piccolo centro in provincia di Taranto. E' il giorno dell'ultimo saluto a Sarah Scazzi, la 15enne scomparsa il 26 agosto e il cui cadavere è stato ritrovato il 7 ottobre, dopo le ammissioni dello zio Michele Messeri che ha confessato di essere l'autore dell'omicidio.

FOTO: L'OMAGGIO ALLA CAMERA ARDENTE 1

Le esequie. I funerali si tengono nello stadio comunale del piccolo centro del Tarantino. Tra le corone di fiori, anche quella dei "detenuti della casa circondariale di Taranto", dove è rinchiuso lo zio di Sarah. Tanti i gonfaloni dei Comuni. A celebrare la messa, il parroco don Dario: niente rito ordinario, solo la liturgia della parola e la benedizione funebre, poiché Sarah non era battezzata e la madre appartiene ai Testimoni di Geova. Fra i primi a prendere la parola, il sindaco di Avetrana. "Questo è un giorno triste per tutti noi - ha detto - signora Concetta, sei una madre eccezionale". La bara è stata portata a spalla dagli uomini della Protezione civile. Nel campo di gioco allestite oltre duemila sedie. Tantissimi in piedi, gremita la gradinata coperta dello stadio. Davanti all'altare siedono il padre e il fratello di Sarah e i parenti più stretti. Un lungo applauso e lancio di fiori bianchi all'arrivo del feretro.

La camera ardente. Lunga, fino al mattino, la fila di persone che hanno reso omaggio alla bara bianca deposta nella camera ardente nell'Auditorium del Comune. C'erano anche Cosima Spagnolo, la moglie di Misseri e la figlia Valentina, sedute accanto al padre di Sarah, Giacomo Scazzi. Poi, hanno lasciato la sala all'arrivo della madre della vittima, Concetta Serrano Spagnolo. Che in serata tuttavia si è recata in casa Misseri per parlare proprio con la moglie e le figlie dell'uomo. Un chiarimento fra le due famiglie, riferiscono alcune fonti. Alla camera ardente erano presenti anche il sottosegretario all'Interno, Alfredo Mantovano, il prefetto e il questore di Taranto. Ad Avetrana è lutto cittadino.

A casa Misseri telefonate minatorie. Nella tarda serata di ieri qualcuno ha telefonato a casa Misseri minacciando la famiglia. L'avvocato difensore, Davide Galloppa, ha smentito le voci secondo cui in questi giorni anche lui avrebbe ricevuto minacce e ha annunciato che lunedì depositerà una richiesta di perizia psichiatrica per l'omicida al gip del Tribunale di Taranto perché venga accolta in sede di incidente probatorio.

"Ha capito quello che ha fatto". Riferisce ancora l'avvocato Galloppa: "Ho visto la moglie e le figlie di Misseri la notte degli interrogatori. Avevano notato in lui uno strano comportamento forse dovuto a stanchezza, mai però avevano pensato a quello che poi si è scoperto". Secondo il legale, Misseri "ha capito il gesto che ha fatto, sa a cosa va incontro. Si vede che è un assassino. Ha assunto un ruolo e mi sembra consapevole di doverlo portare a termine. Al mio assistito non mi sento di dire nulla, forse solo di dire tutto quello che sa e anche quello che può aiutarlo".

I dubbi degli inquirenti. All'indomani della convalida del fermo di Misseri ci sarebbero ancora zone d'ombra nella ricostruzione dei fatti da lui fornita agli inquirenti, che non escludono ulteriori sviluppi nell'inchiesta. Al vaglio le differenti versioni fornite dall'uomo, che avrebbe anche ammesso di aver molestato la 15enne anche pochi giorni prima dell'omicidio.

(09 ottobre 2010)

 

 

 

Sarah, il sospetto del gip

"Qualcun altro sapeva"

Lei si era già difesa in passato: "Certe cose non si fanno". Fermo convalidato. L'uomo sorvegliato a vista in cella: "Mi uccido". I detenuti: "Ci pensiamo noi"

dal nostro inviato Giuliano Foschini

Sarah, il sospetto del gip "Qualcun altro sapeva"

Una "ricostruzione nebulosa". "Una confessione, per il vero, che lascia molte ombre su diversi aspetti". L'inchiesta su Sarah Scazzi non è terminata. Anzi, potrebbe essere soltanto appena cominciata.

Il gip di Taranto, Martino Rosati, nel confermare ieri il fermo di Michele Misseri per l'omicidio, l'occultamento e il vilipendio di cadavere della nipote, ha lanciato il dubbio che l'uomo stia tentando di coprire sua figlia Sabrina e sua moglie Cosima. "Anche per questo è necessario che non parli con i familiari perché sarebbe elevatissimo il rischio di concertazione di difese posticce e fuorivianti". Il giudice parla di punti "non chiariti" dalla confessione. "Viene da chiedersi - si legge nelle quattro pagine di ordinanza - come mai Sarah che aveva un appuntamento con la cugina Sabrina, che era in casa, anziché cercarla sia andata nel garage dello zio. E così pure, come sia stato possibile che tanto Sabrina quanto sua madre, Cosima, che era presente in quel momento, non abbiano visto o sentito nulla nell'assolato silenzio di un pomeriggio agostano. E infine come abbia Misseri potuto fare un'azione così cruenta a pochi metri dall'uscio spalancato di un garage nel centro del paese con moglie e figlie in casa".

I dubbi del gip sono gli stessi degli investigatori. E persino dell'avvocato di Misseri, Daniele Galoppa, che nel fare notare come il racconto dell'uomo sia "preciso sull'occultamento ma tentennante sul resto", ipotizza che "non sia stato lui a commettere l'omicidio ma semmai a occultare il cadavere". Ora il quadro si potrà chiudere soltanto quando il professor Luigi Strada consegnerà l'esito dell'autopsia: se la violenza non fosse confermata, lo scenario cambierebbe. Ci vorrà una settimana.

Nell'interrogatorio di ieri, però, Misseri a domanda esplicita ha escluso - seppur dopo un silenzio di un minuto - possibili complicità. E ha messo a verbale nuovi, tremendi particolari. "Seppur fra molti "non ricordo" - si legge nell'ordinanza - l'uomo ha ammesso di provare una certa attrazione sessuale verso sua nipote e di aver anche azzardato un approccio sessuale attorno al 20 di agosto". Erano a casa sua, "Sarah si trovava in compagnia della cugina Sabrina, che poi si allontanava, quando Misseri aveva allungato una mano sul gluteo della nipote palpandolo con una certa insistenza e suscitando la reazione della ragazzina che gli aveva detto "certe cose, non si fanno"".

L'omicida ha ulteriormente ricostruito poi cosa è successo quel 26 agosto. "Sarah si è affacciata alla rampa di accesso e l'ha chiamato - scrive il giudice - Egli, non è ancora perfettamente chiaro in che termini, ha tentato un approccio sessuale poggiando una mano sul pube. Sarah non ha gradito, ha voltato le spalle ed è andata via. In questo momento Misseri ha aggredito la ragazza con una corda, gliel'ha stretta attorno al collo per cinque-sei minuti finché la ragazzina si è accasciata al suolo senza riuscire a emettere alcun urlo o gemito. Sarah stringeva nelle mani il suo telefono cellulare che è squillato e le è quindi sfuggito, cadendo per terra e perdendo la batteria".

Misseri ha accantonato il corpo della ragazza su un lato del garage, "coprendolo con un cartone in modo tale che sua figlia Sabrina - che un paio di volte insieme con l'amica Mariangela si è affacciata sull'uscio del garage per chiedere al padre se avesse visto Sarah - non l'ha potuto scorgere". Poi Misseri ha preso l'auto, "sistemato il cadavere della ragazza nel bagagliaio coprendola con lo stesso cartone e si è diretto nelle campagne di Avetrana. Ha nascosto l'auto sotto un grande albero di fico, e qui ha preso il cadavere della nipote, lo ha spogliato e ha consumato un rapporto sessuale". Dopodiché ha rivestito il cadavere e lo ha portato in un terreno vicno. "Qui lo ha nuovamente denudato e lo ha calato nel pozzo coprendone poi l'imboccatura". Andando via, "per strada si è disfatto della batteria del cellulare e in un altro terreno ha bruciato gli abiti".

Terminato il racconto, Misseri aveva gli occhi lucidi: "È commosso?" gli ha chiesto il gip. "No, solo stanco" ha risposto lui che è in isolamento in una parte dell'infermeria del carcere di Taranto. Quando è arrivato gli altri detenuti hanno urlato: "Datelo a noi, l'ammazziamo". Ora è sorvegliato 24 ore su 24. Ha manifestato intenzioni suicide. Ma ha anche chiesto i giornali. Sua figlia Sabrina gli ha portato la borsa con il cambio.

(09 ottobre 2010)

 

 

 

 

L'UNITA'

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http://www.unita.it/

2011-03-19

Yara, tamponi volontari

a tutta Brambate

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Yara, ragazza scomparsa, Bergamo

"Credo che il prelievo del Dna a un numero così grande di persone potrebbe essere una soluzione": parole del generale Luciano Garofano, ex comandante del Ris di Parma, che propone il tampone salivare, su base volontaria, a tutti i cittadini di Brembate Sopra, in una intervista pubblicata dal quotidiano 'L'Eco di Bergamo'.

Già si stanno sottoponendo a tamponi salivari i genitori delle ginnaste del centro sportivo, gli operatori del cantiere ex Sobea di Mapello e i frequentatori del palasport che potrebbero essere venuti in contratto con Yara Gambirasio, la tredicenne scomparsa il 26 novembre scorso e trovata morta tre mesi dopo.

Ampliare il campione potrebbe essere d'aiuto, anche se lo stesso generale riconosce: "Certo, la corrispondenza del Dna non ci fornisce di per sè l'identità dell'assassino".

Le tracce di Dna - una maschile e una femminile - trovate su un guanto di Yara potrebbero infatti non appartenere a chi l'ha uccisa, ma semplicemente a un amico, a una compagna di scuola, persone estranee al delitto. "Quel Dna - ha aggiunto - è comunque una traccia fondamentale. Certo bisogna compararlo con quello dei sospetti, ma la procedura, una volta ottenuti i campioni, non prevede tempi lunghi, parliamo di qualche settimana".

I Ris di Parma stanno analizzando anche i vestiti e i reperti di Yara: "È un lavoro molto accurato i cui tempi dipendono dal numero dei reperti da analizzare - ha sottolineato Garofano -. Non funziona come nei telefilm in tv, in cui tutto avviene nel giro di un'ora. I tempi sono molto, molto più lunghi". Oltre ai tamponi volontari, ha spiegato il generale nell'intervista, nel caso di un sospettato reticente "il pm può chiedere al gip di autorizzarlo e nei casi d'urgenza può anche procedere di sua iniziativa".

18 marzo 2011

2011-01-03

Yara, autopsia: non fu violentata

Sotto esame il Dna di 10 uomini

-Il parroco: "L'orco è tra noi" | VIDEO

-Lo smacco della polizia locale

-E' giallo: il questore "Trovate cose importantissime"

Non ci sarebbero tracce di violenza sessuale sul corpo di Yara Gambirasio. Lo dicono le prime indiscrezioni sulla lunga autopsia condotta sul corpo della ragazzina di Brembate Sopra, iniziata alle 14 di ieri pomeriggio e terminata solo a notte fonda dopo oltre dodici ore di lavoro da parte dell'equipe coordinata dall'anatomopatologa Cristina Cattaneo. Gli esiti sono già stati riferiti al pubblico ministero Letizia Ruggeri. Dal massimo riserbo che li circonda per ora sarebbe appunto emersa solo l'assenza di tracce di violenza sessuale, peraltro già ipotizzata nel corso della prima prima ispezione effettuata al momento del rinvenimento del cadavere. Una deduzione che derivava dal fatto che la ragazza avesse ancora indosso vestiti e biancheria. Questo fa pensare che il rapitore abbia ucciso Yara prima di riuscire a usarle violenza, forse a causa di una sua reazione.

Si è conclusa tardi questa notte l'autopsia sul corpo di Yara Gambirasio e i medici al lavoro hanno cercato di prelevare qualsiasi traccia utile soprattutto di dna che non appartenesse alla ragazza. E non si cerca solo sul corpo ma sui vestiti, i fuseaux, il giubbetto che aveva ancora addosso, la biancheria intima.

Le indiscrezioni delle ultime ore dicono infatti che gli inquirenti hanno già isolato il profilo genetico di almeno 10 persone, per confrontarlo con le tracce ritrovate sul cadavere della giovanissima ginnasta. Chi siano questi dieci, sospetti o sospettabili, non si sa. Abitano tutti in zona tra Brembate Sopra e Chignolo d'Isola, in quella zona che viene definita Isola Bergamasca.

E secondo ulteriori indiscrezioni sarebbero uomini macchiati da precedenti penali per aggressione e violenza sessuale. Se sul corpo di Yara sono state trovate tracce biologiche estranee alla ragazza e se sulle persone in questione gravano sospetti concreti, allora potremmo anche essere ad un passo decisivo per questo giallo bergamasco.

Il dubbio principale viene però dalla stessa autopsia: sul corpo della ragazzina di Brembate Sopra scomparsa il 26 novembre non ci sono assolutamente segni evidenti di violenza sessuale. Il corpo, infatti, è vestito e portava gli abiti che Yara aveva indosso quella maledetta sera in cui uscì dalla palestra il 26 novembre, pantacollant, un bomber nero, le All Star col pelo dentro, i guantini coi brillantini in tasca assieme all'iPod ritrovato, insomma gli accessori della sua vita di tredicenne.

Dai primi esami è emerso che la ragazzina si difese disperatamente e fu uccisa forse a coltellate: ne sono state inferte almeno sei, quattro alla schiena, due più lievi al collo e al polso. Ma le analisi sono complicate dallo stato di ritrovamento del corpo, dopo tre mesi. Se il corpo è sempre rimasto lì dove Yara fu uccisa sarà essenziale esaminare l'humus, il terreno su cui posavano i resti.

La squadra di anatomopatologi e medici legali incaricati dell'esame autoptico sul corpo di Yara ha concluso il proprio lavoro ieri notte all'Istituto di medicina legale di Milano in via Mangiagalli. Ci vorrà invece qualche giorno per avere l'esito delle analisi di laboratorio eseguite da un genetista e da un tossicologo. È molto probabile che Cristina Cattaneo, la nota antropologa forense che la Procura ha scelto come proprio consulente, si sia avvalsa anche della collaborazione di esperti di scienze naturali per valutare gli effetti sul cadavere degli agenti atmosferici e ambientali.

 

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CADAVERE AVEVA BRACCIA ALL'INDIETRO

IN TASCA CHIAVI E SIM DI UN CELLULARE

MA MANCA TELEFONINO

Il corpo di Yara era disteso sulla schiena con le braccia all'indietro. A riferirlo è un testimone oculare, uno dei primi arrivati sul posto, che ha potuto osservare la scena del crimine prima che tutti venissero allontanati per fare spazio agli uomini della Scientifica. Secondo quanto si è appreso, i resti non erano individuabili da lontano, e nonostante si trovassero senza alcuna copertura nemmeno parziale sopra le sterpaglie, già da pochi passi risultavano praticamente invisibili. La scena apparsa davanti agli occhi delle prime persone accorse sul posto è stata quella di un cadavere in avanzatissimo stato di decomposizione: disteso sulla schiena, con le braccia all'indietro oltre il capo come nel tentativo di liberarsi da qualcuno di dosso, o forse per via di un breve trascinamento. Le mani parzialmente coperte dalle maniche del giubbotto, lo stesso che indossava il giorno che è scomparsa, come peraltro gli altri abiti che indossava, la felpa, i pantaloni elasticizzati e i guanti. In tasca sono stati trovati alcuni oggetti come una sim card di un telefonino, presumibilmente il suo, le chiavi di casa e la batteria di un telefonino, che invece manca all'appello. Il corpo in alcuni tratti era quasi mummificato e in alcuni punti scarnificato forse per l'intervento di alcuni animali, e presentava dei taglietti, uno più esteso alla schiena all'altezza dei reni, altri più piccoli all'altezza del collo e del petto. Segni che però ancora non è chiaro se siano stati provocati da chi l'ha aggredita o se siano stati inflitti post mortem. Una parola certa su tutto ciò non si potrà avere, a livello investigativo, fino a quando gli accertamenti più approfonditi sugli oggetti trovati e le risultanze autoptiche non daranno il giusto valore a ciascuno di questi elementi.

QUESTORE BERGAMO, INDAGINI

SU OGGETTI RITROVATI

Il valore delle evidenze investigative raccolte sul luogo del ritrovamento del corpo di Yara Gambirasio è in corso di analisi da parte degli inquirenti. Il questore di Bergamo, Vincenzo Ricciardi, ha precisato di "non confermare né smentire" nulla a riguardo ad alcune indiscrezioni relative al ritrovamento di una sim e di altri oggetti appartenuti a Yara. Il lavoro dell'Ert, l'unita speciale dello Sco (Servizio centrale operativo) della Polizia di Stato, di grande importanza per gli investigatori, proseguirà a oltranza fino a quando il terreno non sarà stato analizzato palmo a palmo. Saranno però accertamenti più approfonditi, fanno notare in ambienti investigativi, a permettere di capire quanto gli oggetti rinvenuti siano effettivamente utili alle indagini.

 

OPERAIO AZIENDA, SONO STATO

IN CAMPO NON C'ERA NIENTE

''Io ci sono stato a cercare la', non c'era assolutamente niente''. Lo ha detto, questa mattina, con parole smozzicate, un operaio che lavora nella ditta Rosa & C., una Spa che produce laminati industriali, proprietaria del terreno sterrato e al momento incolto, dove ieri pomeriggio e' stato ritrovato il corpo di Yara Gambirasio. Gia' ieri si era accennato al fatto che oltre alle ricerche effettuate dai volontari della Protezione Civile proprio in quel posto, anche i dipendenti della ditta avevano deciso, in una occasione, di effettuare una ricerca tutti insieme. ''Si', si' - conferma l'operaio - ci siamo stati a vedere in quel posto. E c'ero anch'io, ma la' non c'era assolutamente niente''. La Rosa & C. Spa e' un'azienda molto grande con diversi capannoni, sia industriali che ad uso ufficio, che si estende per un fronte di oltre 100 metri e termina proprio alla fine della strada asfaltata oltre la quale comincia il campo incolto dove sono stati trovati i resti.

DON CORINNO, ADESSO

SAPPIAMO COSA E' UN ORCO

''Nelle favole tutto finisce bene ma adesso sappiamo cosa e' un orco e siamo preoccupati perche' l'orco e' tra noi'': lo ha detto don Corinno, parrocco di Brembate, nella messa delle ore 10. La chiesa era strapiena e in molti non hanno nascosto la loro commozione. Il parroco ha annunciato che fino a sera le campane del paese suoneranno a festa ogni ora ''perche' - ha spiegato - ora Yara e' un angelo''.

LA STORIA

Yara Gambirasio era scomparsa il 26 novembre, a Brembate Sopra (Bergamo). Erano più o meno le 18.40 quando la tredicenne, giovane promessa della ginnastica ritmica, è uscita dal palazzetto dello sport per tornare a casa. Da quel momento di lei si sono perse le tracce. Yara è scomparsa tra via Morlotti e via Rampinelli, lungo i 700 metri che portano dal centro sportivo alla sua abitazione.

Tre mesi dopo quella fredda sera d'autunno, gli interrogativi del primo giorno restano ancora senza risposta. Polizia e carabinieri hanno ascoltato centinaia di persone, scandagliato la vita di amici e familiari, perlustrato palmo a palmo decine di chilometri quadrati di terreni, dalla Val Brembana, alla zona dell'Isola, fino alla Bassa Bergamasca. Il fiuto dei cani ha portato al gigantesco cantiere di Mapello (Bergamo), ispezionato a fondo per circa due settimane, attorno al quale sono state fatte mille ipotesi.

Il caso sembrava chiuso già dopo una settimana, con l'arresto di un muratore marocchino, che poi si è rivelato estraneo alla vicenda.

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LE ALTRE NOTIZIE

IL CORPO DI YARA

è stato trovato in un campo incolto a tra Madone e Chignolo d'Isola, ad una decina di chilometri da casa sua. Il corpo della ragazza era abbandonato tra l'erba alta.

"FERITE SUL COLLO E LA SCHIENA"

In base a una prima ispezione del cadavere, resa difficile dallo stato di decomposizione del corpo, Yara Gambirasio ha subito ferite d'arma da taglio alla schiena e al collo prima di morire. È quanto ha rilevato l'anatomopatologa Cristina Cattaneo sui resti, ritrovati ieri in un campo, della ragazza scomparsa il 26 novembre 2010 a Brembate.

TROVATI I-POD E SIM DEL CELLULLARE

In base a quanto scrive oggi l'Eco di Bergamo nei pressi del corpo di Yara sono stati inoltre trovati alcuni elementi molto utili per le indagini: le chiavi, l'iPod, ma soprattutto la sim del cellulare e la batteria dell'apparecchio, sui quali polizia e carabinieri stanno effettuando analisi tecniche e scientifiche alla ricerca di tracce utili.

PELLEGRINAGGIO E FIORI A BREMBATE

Nei pressi della casa dei Gambirasio a Brembate iniziano ad arrivare diverse persone con il desiderio di lasciare fiori, un biglietto o un segnale di affetto. I primi hanno portato una rosa bianca e un orsacchiotto con il messaggio "Sei un piccolo angelo". Il biglietto è stato lasciato sotto la casella della posta. Poco dopo le forze dell'ordine che transennano la zona hanno però impedito ad altri, su richiesta dei genitori di Yara, di avvicinarsi fino alla porta. "Noi piangiamo per tutte le sofferenze che hai dovuto patire, piangiamo la perdita di una delle nostre figlie, per la miseria umana e per non averti saputo proteggere" si legge in uno dei messaggi lasciati a distanza dall'abitazione. Un altro è firmato dalla "amica Gaia" e ricorda il sorriso e la dolcezza della giovane vittima.

IL QUESTORE: "TROVATE COSE IMPORTANTISSIME"

"Abbiamo trovato cose importantissime...". Lo ha detto il questore di Bergamo, Vincenzo Ricciardi, stamani in uno dei diversi sopralluoghi che ha effettuato sul luogo del ritrovamento del cadavere di Yara Gambirasio. Oltre ai resti di Yara e ai suoi vestiti, intorno al corpo sono stati infatti trovati alcuni suoi oggetti personali, tra i quali, pare, un i-Pod e un telefonino.

IL PARROCO: "l'ORCO E' TRA DI NOI"

"Nelle favole tutto finisce bene ma adesso sappiamo cosa è un orco e siamo preoccupati perchè l'orco è tra noi": lo ha detto don Corinno, parrocco di Brembate, nella messa delle ore 10. La chiesa era strapiena e in molti non hanno nascosto la loro commozione. Il parroco ha annunciato che fino a sera le campane del paese suoneranno a festa ogni ora "perchè - ha spiegato - ora Yara è un angelo".

LO STRAZIO DEI GENITORI

I genitori di Yara Gambirasio sono appena arrivati all'istituto di medicina legale di Milano dove è stato portato il cadavere della ragazzina trovato ieri. I due erano a bordo di una macchina delle forze dell'ordine scortata da altre due autovetture e sono entrati direttamente in auto nel cancello dell'istituto.

DOMANI L'AUTOPSIA A MILANO

Si svolgerà domani l'autopsia sul corpo di Yara Gambirasio. Effettuata ogni possibile analisi del luogo in cui si trovava il cadavere della ragazza nell'arco delle sei ore successive al ritrovamento, il corpo è stato spostato e verrà trasferito all'Istituto di medicina legale di Milano, dove nella giornata di lunedì sarà effettuata l'autopsia. Le condizioni del corpo non hanno reso possibile avanzare ora ipotesi sulle cause della morte e su eventuali violenze subite dalla ragazza.

FU ABBANDONATO LA STESSA SERA DELLA SCOMPARSA ?

Yara Gambirasio potrebbe essere stata abbandonata nel campo in cui oggi è stato ritrovato il cadavere, la stessa sera della scomparsa, il 26 novembre. Lo si apprende da fonti investigative, secondo le quali l'ipotesi sarebbe supportata dalle condizioni in cui è stato trovato il cadavere. Saranno comunque gli accertamenti scientifici che saranno eseguiti nei prossimi giorni a confermare o smentire questa possibilità.

IL CADAVERE SCOPERTO PER CASO

A scoprire il corpo della tredicenne nascosto tra la fitta vegetazione di un campo incolto, sempre secondo quanto si apprende, sarebbe stato un uomo che si trovava nella zona per caso e che non avrebbe alcun ruolo nella vicenda. L'uomo ha immediatamente chiamato gli investigatori, che hanno identificato Yara, con indosso i resti dei vestiti che aveva la sera della scomparsa.

IDENTIFICAZIONE GRAZIE AI VESTITI E APPARECCHIO DENTI

La tredicenne è stata identificata grazie ai vestiti. Il corpo è infatti in avanzato stato di decomposizione e soltanto i vestiti - identici a quelli che Yara indossava la sera della scomparsa - hanno consentito l'identificazione. Il riconoscimento è avvenuto anche grazie all'apparecchio per ortodonzia che la giovane aveva.

I RILIEVI IN CORSO

Uomini della polizia scientifica, assieme al medico legale, stanno effettuando i primi rilievi sul cadavere di Yara Gambirasio, la tredicenne scomparsa tre mesi fa da Brembate. Sul posto, oltre alle forze dell'ordine e al magistrato, si trovano anche i vigili del fuoco, che hanno illuminato con le cellule fotoelettriche il campo dove è stato rinvenuto il corpo, in modo da consentire gli accertamenti.

UN TESTIMONE: HA VISTO AUTO PRIMA DEL RITROVAMENTO

"Un ragazzo che era qui fino un'ora fa mi ha detto di avere visto un'auto, oggi pomeriggio, arrivare a velocità sostenuta proprio in questa via, fermarsi e ripartire". È la testimonianza di un abitante della zona, un giovane trentenne, che riferisce quanto gli sarebbe stato detto da uno dei giovani che hanno ritrovato il cadavere e che si sarebbero trovati sul posto per fare aeromodellismo. Il trentenne ha riferito che quel giovane non ha saputo dire il colore dell'auto. Secondo alcune voci, che al momento non sono state verificate, un'auto abbandonata sarebbe stata ritrovata nella zona. Ma le voci che si rincorrono continuamente su questo ritrovamento sono diverse e non sempre concordi.

CASA GAMBIRASIO PRESIDIATA

In via Rampinelli, dove c'è la casa della famiglia Gambirasio, è stata bloccato il traffico in un'area di circa 200 metri per impedire a chiunque di avvicinare l'abitazione. La zona è presidiata da polizia locale, carabinieri e volontari della protezione civile, gli stessi che per mesi avevano partecipato alle ricerche di Yara. Nel paese vige peraltro ancora l'ordinanza del sindaco per cui gli operatori televisivi non possono sostare nella zona immediamente vicina alla casa. Peraltro, nessuno abitante del paese si è al momento avvicinato alla zona che resta deserta.

ACQUISITE IMMAGINI DA TELECAMERE ZONA

Le immagini di alcune telecamere delle ditte che si trovano non lontano dal luogo del ritrovamento del cadavere di Yara Gambirasio sono in corso di acquisizione da parte degli investigatori. Intorno alle 19, infatti, è giunto in via Bedeschi, a Chignolo, la strada asfaltata più vicina al luogo del ritrovamento, e dove si trovano i 'filtri' della polizia locale, un furgone bianco con a bordo un responsabile della sicurezza di una delle aziende più vicine, che aveva il compito di scaricare le immagini delle telecamere e fornirle agli inquirenti. Sul posto è arrivato anche il sindaco di Chignolo.

I GENITORI AVVERTITI DAL QUESTORE DI BERGAMO

È stato il questore di Bergamo, Vincenzo Ricciardi a dare ai familiari di Yara Gambirasio la notizia del ritrovamento del cadavere della giovane. Il funzionario, dopo essere stato a lungo sul posto del rinvenimento si è recato a Brembate Sopra nella casa dei Gambirasio accompagnato dal Capo di gabinetto della Questura Angelo Re. Nell'abitazione si è recato poi anche il parroco di Brembate, Don Corinno Storti, che dal momento della sparizione di Yara ha sempre tenuto contatti stretti con la famiglia.

SOCCORRITORI: CORPO SUPINO E IN DECOMPOSIZIONE

E' stato confermato che il cadavere è stato trovato supino nella terra e nell'erba, con addosso i vestiti e l'apparecchio dentale. Secondo alcuni soccorritori, il cadavere dava l'impressione di una estrema fragilità, particolare ritenuto importante, questo, per stabilire se sia stato abbandonato lì recentemente o nei momenti successivi al sequestro.

Un corpo ormai ridotto a scheletro ma intatto, con i resti dei vestiti ancora indosso e i pantaloni alzati. Sarebbero proprio questi elementi, si sottolinea, che farebbero ipotizzare che il corpo della ragazzina si trovi lì da molto tempo, non escluso dalla sera della scomparsa. Se infatti - viene spiegato - il corpo fosse stato portato nel campo successivamente o addirittura negli ultimi giorni, avrebbe dovuto esser stato trasportato con una valigia, un sacco della spazzatura o comunque con un contenitore. E ciò, si fa notare, non avrebbe consentito al corpo di rimanere integro, visto lo stato di decomposizione in cui è stato ritrovato.

PARROCO A FEDELI: "HO UNA BRUTTA NOTIZIA"

"Devo darvi una brutta notizia, è stato ritrovato un corpo, dovrebbe essere quello di Yara": così il parrocco di Brembate Sopra, don Corinno Scotti si è rivolto, al termine della messa serale, ai suoi parrocchiani. Il sacerdote ha usato tutta la cautela del caso ma tra i presenti c'è stato un profondo fremito e una sorta di boato ha percorso la chiesa. Subito dopo la gente ha formato capannelli fuori dalla chiesa.

LUNEDI' MESSA E FIACCOLATA IN PAESE

Don Corinno Scotti, parroco di Brembate di Sopra (Bergamo) descrive come "molto scosso" il padre di Yara. "Sono stato da loro con il sindaco - racconta il sacerdote - e ho parlato con il papà, la madre non se l'è sentita. Non ci siamo detti molto, l'ho abbracciato e mi è parso molto scosso, ma di una forza come sempre esemplare. Di fronte a una notizia tremenda come questa è stato molto dignitoso". Don Scotti aggiunge di non aver ancora suonato le campane a morto, in attesa di una comunicazione ufficiale, ma aggiunge che lunedì ci sarà comunque una fiaccolata in paese, seguita da una messa, per ricordare Yara, mentre la sfilata di carnevale in programma domani è stata annullata. La ragazza sarà ovviamente ricordata anche nelle messe di domani.

RABBIA SU FACEBOOK

Non hanno atteso di sapere come e perchè Yara è morta: decine di utenti su Facebook hanno scaricato la loro rabbia sul social network, chiedendo che non vi sia nessuna pietà per chi si è reso responsabile di un delitto così atroce. Parole di fuoco in mezzo a centinaia di messaggi di solidarietà e di pena per la famiglia. Uno dei più duri è Giancarlo, che in una riga postata sulla pagina del 'gruppo per trovare Yara Gambirasio' esprime tutto il suo disprezzo: "bastardi schifosi - scrive - dovrebbero spellarvi vivi". Manuel invece chiede la pena di morte. La maggioranza dei messaggi - accanto ad una grande foto della tredicenne in divisa sportiva e la scritta "Ciao piccolina, sarai sempre nei nostri cuori" - è però un misto di solidarietà e incredulità per come si è conclusa la vicenda.

27 febbraio 2011

 

 

 

2011-02-28

Gli errori nella scomparsa di Yara

In quel campo ricerche marginali

-Il parroco: "L'orco è tra noi" | VIDEO

-Lo smacco della polizia locale

-E' giallo: il questore "Trovate cose importantissime"

 

Nel campo vicino alla zona industriale di Chignolo d'Isola (Bergamo) dove l'altro ieri pomeriggio è stato trovato il cadavere di Yara Gambirasio, la tredicenne scomparsa il 26 novembre scorso a Brembate Sopra (Bergamo), le ricerche sono state compiute, ma secondo alcune indiscrezioni non in modo particolarmente approfondito.

Il particolare emerge dagli accertamenti in corso da parte degli inquirenti che devono capire esattamente chi abbia condotto le ricerche nell'area incolta dove sono stati trovati i resti, in quale data e con quale metodologia. "Non si tratta di gettare la croce su nessuno, sia ben chiaro", dice un investigatore. Ma il particolare è fondamentale per capire se Yara possa essere stata abbandonata lì da tempo o più di recente.

Sarà effettuata, intanto, oggi nell'Istituto di medicina legale di Milano, l'autopsia sul corpo di Yara .

Oltre ai medici legali, all'esame autoptioco parteciperà anche l'anatomopatologa Cristina Cattaneo, che in passato si è occupata degli omicidi delle cosiddette Bestie di Satana e del caso di Elisa Claps.

Dall'esame medico-legale si attende la conferma di quanto trapelato ieri ossia che sul corpo di Yara, l'assassino, o gli assassini, abbiano infierito con almeno sei coltellate. Segni che per essere evidenziati debbono aver necessariamente scalfito le ossa della ragazzina, dato che non potrebbero aver lasciato tracce sui tessuti in decomposizione.

Dall'autopsia gli inquirenti attendono anche di sapere se l'aggressione mortale sia state preceduta da una violenza sessuale.

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CADAVERE AVEVA BRACCIA ALL'INDIETRO

IN TASCA CHIAVI E SIM DI UN CELLULARE

MA MANCA TELEFONINO

Il corpo di Yara era disteso sulla schiena con le braccia all'indietro. A riferirlo è un testimone oculare, uno dei primi arrivati sul posto, che ha potuto osservare la scena del crimine prima che tutti venissero allontanati per fare spazio agli uomini della Scientifica. Secondo quanto si è appreso, i resti non erano individuabili da lontano, e nonostante si trovassero senza alcuna copertura nemmeno parziale sopra le sterpaglie, già da pochi passi risultavano praticamente invisibili. La scena apparsa davanti agli occhi delle prime persone accorse sul posto è stata quella di un cadavere in avanzatissimo stato di decomposizione: disteso sulla schiena, con le braccia all'indietro oltre il capo come nel tentativo di liberarsi da qualcuno di dosso, o forse per via di un breve trascinamento. Le mani parzialmente coperte dalle maniche del giubbotto, lo stesso che indossava il giorno che è scomparsa, come peraltro gli altri abiti che indossava, la felpa, i pantaloni elasticizzati e i guanti. In tasca sono stati trovati alcuni oggetti come una sim card di un telefonino, presumibilmente il suo, le chiavi di casa e la batteria di un telefonino, che invece manca all'appello. Il corpo in alcuni tratti era quasi mummificato e in alcuni punti scarnificato forse per l'intervento di alcuni animali, e presentava dei taglietti, uno più esteso alla schiena all'altezza dei reni, altri più piccoli all'altezza del collo e del petto. Segni che però ancora non è chiaro se siano stati provocati da chi l'ha aggredita o se siano stati inflitti post mortem. Una parola certa su tutto ciò non si potrà avere, a livello investigativo, fino a quando gli accertamenti più approfonditi sugli oggetti trovati e le risultanze autoptiche non daranno il giusto valore a ciascuno di questi elementi.

QUESTORE BERGAMO, INDAGINI

SU OGGETTI RITROVATI

Il valore delle evidenze investigative raccolte sul luogo del ritrovamento del corpo di Yara Gambirasio è in corso di analisi da parte degli inquirenti. Il questore di Bergamo, Vincenzo Ricciardi, ha precisato di "non confermare né smentire" nulla a riguardo ad alcune indiscrezioni relative al ritrovamento di una sim e di altri oggetti appartenuti a Yara. Il lavoro dell'Ert, l'unita speciale dello Sco (Servizio centrale operativo) della Polizia di Stato, di grande importanza per gli investigatori, proseguirà a oltranza fino a quando il terreno non sarà stato analizzato palmo a palmo. Saranno però accertamenti più approfonditi, fanno notare in ambienti investigativi, a permettere di capire quanto gli oggetti rinvenuti siano effettivamente utili alle indagini.

 

OPERAIO AZIENDA, SONO STATO

IN CAMPO NON C'ERA NIENTE

''Io ci sono stato a cercare la', non c'era assolutamente niente''. Lo ha detto, questa mattina, con parole smozzicate, un operaio che lavora nella ditta Rosa & C., una Spa che produce laminati industriali, proprietaria del terreno sterrato e al momento incolto, dove ieri pomeriggio e' stato ritrovato il corpo di Yara Gambirasio. Gia' ieri si era accennato al fatto che oltre alle ricerche effettuate dai volontari della Protezione Civile proprio in quel posto, anche i dipendenti della ditta avevano deciso, in una occasione, di effettuare una ricerca tutti insieme. ''Si', si' - conferma l'operaio - ci siamo stati a vedere in quel posto. E c'ero anch'io, ma la' non c'era assolutamente niente''. La Rosa & C. Spa e' un'azienda molto grande con diversi capannoni, sia industriali che ad uso ufficio, che si estende per un fronte di oltre 100 metri e termina proprio alla fine della strada asfaltata oltre la quale comincia il campo incolto dove sono stati trovati i resti.

DON CORINNO, ADESSO

SAPPIAMO COSA E' UN ORCO

''Nelle favole tutto finisce bene ma adesso sappiamo cosa e' un orco e siamo preoccupati perche' l'orco e' tra noi'': lo ha detto don Corinno, parrocco di Brembate, nella messa delle ore 10. La chiesa era strapiena e in molti non hanno nascosto la loro commozione. Il parroco ha annunciato che fino a sera le campane del paese suoneranno a festa ogni ora ''perche' - ha spiegato - ora Yara e' un angelo''.

LA STORIA

Yara Gambirasio era scomparsa il 26 novembre, a Brembate Sopra (Bergamo). Erano più o meno le 18.40 quando la tredicenne, giovane promessa della ginnastica ritmica, è uscita dal palazzetto dello sport per tornare a casa. Da quel momento di lei si sono perse le tracce. Yara è scomparsa tra via Morlotti e via Rampinelli, lungo i 700 metri che portano dal centro sportivo alla sua abitazione.

Tre mesi dopo quella fredda sera d'autunno, gli interrogativi del primo giorno restano ancora senza risposta. Polizia e carabinieri hanno ascoltato centinaia di persone, scandagliato la vita di amici e familiari, perlustrato palmo a palmo decine di chilometri quadrati di terreni, dalla Val Brembana, alla zona dell'Isola, fino alla Bassa Bergamasca. Il fiuto dei cani ha portato al gigantesco cantiere di Mapello (Bergamo), ispezionato a fondo per circa due settimane, attorno al quale sono state fatte mille ipotesi.

Il caso sembrava chiuso già dopo una settimana, con l'arresto di un muratore marocchino, che poi si è rivelato estraneo alla vicenda.

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LE ALTRE NOTIZIE

IL CORPO DI YARA

è stato trovato in un campo incolto a tra Madone e Chignolo d'Isola, ad una decina di chilometri da casa sua. Il corpo della ragazza era abbandonato tra l'erba alta.

"FERITE SUL COLLO E LA SCHIENA"

In base a una prima ispezione del cadavere, resa difficile dallo stato di decomposizione del corpo, Yara Gambirasio ha subito ferite d'arma da taglio alla schiena e al collo prima di morire. È quanto ha rilevato l'anatomopatologa Cristina Cattaneo sui resti, ritrovati ieri in un campo, della ragazza scomparsa il 26 novembre 2010 a Brembate.

TROVATI I-POD E SIM DEL CELLULLARE

In base a quanto scrive oggi l'Eco di Bergamo nei pressi del corpo di Yara sono stati inoltre trovati alcuni elementi molto utili per le indagini: le chiavi, l'iPod, ma soprattutto la sim del cellulare e la batteria dell'apparecchio, sui quali polizia e carabinieri stanno effettuando analisi tecniche e scientifiche alla ricerca di tracce utili.

PELLEGRINAGGIO E FIORI A BREMBATE

Nei pressi della casa dei Gambirasio a Brembate iniziano ad arrivare diverse persone con il desiderio di lasciare fiori, un biglietto o un segnale di affetto. I primi hanno portato una rosa bianca e un orsacchiotto con il messaggio "Sei un piccolo angelo". Il biglietto è stato lasciato sotto la casella della posta. Poco dopo le forze dell'ordine che transennano la zona hanno però impedito ad altri, su richiesta dei genitori di Yara, di avvicinarsi fino alla porta. "Noi piangiamo per tutte le sofferenze che hai dovuto patire, piangiamo la perdita di una delle nostre figlie, per la miseria umana e per non averti saputo proteggere" si legge in uno dei messaggi lasciati a distanza dall'abitazione. Un altro è firmato dalla "amica Gaia" e ricorda il sorriso e la dolcezza della giovane vittima.

IL QUESTORE: "TROVATE COSE IMPORTANTISSIME"

"Abbiamo trovato cose importantissime...". Lo ha detto il questore di Bergamo, Vincenzo Ricciardi, stamani in uno dei diversi sopralluoghi che ha effettuato sul luogo del ritrovamento del cadavere di Yara Gambirasio. Oltre ai resti di Yara e ai suoi vestiti, intorno al corpo sono stati infatti trovati alcuni suoi oggetti personali, tra i quali, pare, un i-Pod e un telefonino.

IL PARROCO: "l'ORCO E' TRA DI NOI"

"Nelle favole tutto finisce bene ma adesso sappiamo cosa è un orco e siamo preoccupati perchè l'orco è tra noi": lo ha detto don Corinno, parrocco di Brembate, nella messa delle ore 10. La chiesa era strapiena e in molti non hanno nascosto la loro commozione. Il parroco ha annunciato che fino a sera le campane del paese suoneranno a festa ogni ora "perchè - ha spiegato - ora Yara è un angelo".

LO STRAZIO DEI GENITORI

I genitori di Yara Gambirasio sono appena arrivati all'istituto di medicina legale di Milano dove è stato portato il cadavere della ragazzina trovato ieri. I due erano a bordo di una macchina delle forze dell'ordine scortata da altre due autovetture e sono entrati direttamente in auto nel cancello dell'istituto.

DOMANI L'AUTOPSIA A MILANO

Si svolgerà domani l'autopsia sul corpo di Yara Gambirasio. Effettuata ogni possibile analisi del luogo in cui si trovava il cadavere della ragazza nell'arco delle sei ore successive al ritrovamento, il corpo è stato spostato e verrà trasferito all'Istituto di medicina legale di Milano, dove nella giornata di lunedì sarà effettuata l'autopsia. Le condizioni del corpo non hanno reso possibile avanzare ora ipotesi sulle cause della morte e su eventuali violenze subite dalla ragazza.

FU ABBANDONATO LA STESSA SERA DELLA SCOMPARSA ?

Yara Gambirasio potrebbe essere stata abbandonata nel campo in cui oggi è stato ritrovato il cadavere, la stessa sera della scomparsa, il 26 novembre. Lo si apprende da fonti investigative, secondo le quali l'ipotesi sarebbe supportata dalle condizioni in cui è stato trovato il cadavere. Saranno comunque gli accertamenti scientifici che saranno eseguiti nei prossimi giorni a confermare o smentire questa possibilità.

IL CADAVERE SCOPERTO PER CASO

A scoprire il corpo della tredicenne nascosto tra la fitta vegetazione di un campo incolto, sempre secondo quanto si apprende, sarebbe stato un uomo che si trovava nella zona per caso e che non avrebbe alcun ruolo nella vicenda. L'uomo ha immediatamente chiamato gli investigatori, che hanno identificato Yara, con indosso i resti dei vestiti che aveva la sera della scomparsa.

IDENTIFICAZIONE GRAZIE AI VESTITI E APPARECCHIO DENTI

La tredicenne è stata identificata grazie ai vestiti. Il corpo è infatti in avanzato stato di decomposizione e soltanto i vestiti - identici a quelli che Yara indossava la sera della scomparsa - hanno consentito l'identificazione. Il riconoscimento è avvenuto anche grazie all'apparecchio per ortodonzia che la giovane aveva.

I RILIEVI IN CORSO

Uomini della polizia scientifica, assieme al medico legale, stanno effettuando i primi rilievi sul cadavere di Yara Gambirasio, la tredicenne scomparsa tre mesi fa da Brembate. Sul posto, oltre alle forze dell'ordine e al magistrato, si trovano anche i vigili del fuoco, che hanno illuminato con le cellule fotoelettriche il campo dove è stato rinvenuto il corpo, in modo da consentire gli accertamenti.

UN TESTIMONE: HA VISTO AUTO PRIMA DEL RITROVAMENTO

"Un ragazzo che era qui fino un'ora fa mi ha detto di avere visto un'auto, oggi pomeriggio, arrivare a velocità sostenuta proprio in questa via, fermarsi e ripartire". È la testimonianza di un abitante della zona, un giovane trentenne, che riferisce quanto gli sarebbe stato detto da uno dei giovani che hanno ritrovato il cadavere e che si sarebbero trovati sul posto per fare aeromodellismo. Il trentenne ha riferito che quel giovane non ha saputo dire il colore dell'auto. Secondo alcune voci, che al momento non sono state verificate, un'auto abbandonata sarebbe stata ritrovata nella zona. Ma le voci che si rincorrono continuamente su questo ritrovamento sono diverse e non sempre concordi.

CASA GAMBIRASIO PRESIDIATA

In via Rampinelli, dove c'è la casa della famiglia Gambirasio, è stata bloccato il traffico in un'area di circa 200 metri per impedire a chiunque di avvicinare l'abitazione. La zona è presidiata da polizia locale, carabinieri e volontari della protezione civile, gli stessi che per mesi avevano partecipato alle ricerche di Yara. Nel paese vige peraltro ancora l'ordinanza del sindaco per cui gli operatori televisivi non possono sostare nella zona immediamente vicina alla casa. Peraltro, nessuno abitante del paese si è al momento avvicinato alla zona che resta deserta.

ACQUISITE IMMAGINI DA TELECAMERE ZONA

Le immagini di alcune telecamere delle ditte che si trovano non lontano dal luogo del ritrovamento del cadavere di Yara Gambirasio sono in corso di acquisizione da parte degli investigatori. Intorno alle 19, infatti, è giunto in via Bedeschi, a Chignolo, la strada asfaltata più vicina al luogo del ritrovamento, e dove si trovano i 'filtri' della polizia locale, un furgone bianco con a bordo un responsabile della sicurezza di una delle aziende più vicine, che aveva il compito di scaricare le immagini delle telecamere e fornirle agli inquirenti. Sul posto è arrivato anche il sindaco di Chignolo.

I GENITORI AVVERTITI DAL QUESTORE DI BERGAMO

È stato il questore di Bergamo, Vincenzo Ricciardi a dare ai familiari di Yara Gambirasio la notizia del ritrovamento del cadavere della giovane. Il funzionario, dopo essere stato a lungo sul posto del rinvenimento si è recato a Brembate Sopra nella casa dei Gambirasio accompagnato dal Capo di gabinetto della Questura Angelo Re. Nell'abitazione si è recato poi anche il parroco di Brembate, Don Corinno Storti, che dal momento della sparizione di Yara ha sempre tenuto contatti stretti con la famiglia.

SOCCORRITORI: CORPO SUPINO E IN DECOMPOSIZIONE

E' stato confermato che il cadavere è stato trovato supino nella terra e nell'erba, con addosso i vestiti e l'apparecchio dentale. Secondo alcuni soccorritori, il cadavere dava l'impressione di una estrema fragilità, particolare ritenuto importante, questo, per stabilire se sia stato abbandonato lì recentemente o nei momenti successivi al sequestro.

Un corpo ormai ridotto a scheletro ma intatto, con i resti dei vestiti ancora indosso e i pantaloni alzati. Sarebbero proprio questi elementi, si sottolinea, che farebbero ipotizzare che il corpo della ragazzina si trovi lì da molto tempo, non escluso dalla sera della scomparsa. Se infatti - viene spiegato - il corpo fosse stato portato nel campo successivamente o addirittura negli ultimi giorni, avrebbe dovuto esser stato trasportato con una valigia, un sacco della spazzatura o comunque con un contenitore. E ciò, si fa notare, non avrebbe consentito al corpo di rimanere integro, visto lo stato di decomposizione in cui è stato ritrovato.

PARROCO A FEDELI: "HO UNA BRUTTA NOTIZIA"

"Devo darvi una brutta notizia, è stato ritrovato un corpo, dovrebbe essere quello di Yara": così il parrocco di Brembate Sopra, don Corinno Scotti si è rivolto, al termine della messa serale, ai suoi parrocchiani. Il sacerdote ha usato tutta la cautela del caso ma tra i presenti c'è stato un profondo fremito e una sorta di boato ha percorso la chiesa. Subito dopo la gente ha formato capannelli fuori dalla chiesa.

LUNEDI' MESSA E FIACCOLATA IN PAESE

Don Corinno Scotti, parroco di Brembate di Sopra (Bergamo) descrive come "molto scosso" il padre di Yara. "Sono stato da loro con il sindaco - racconta il sacerdote - e ho parlato con il papà, la madre non se l'è sentita. Non ci siamo detti molto, l'ho abbracciato e mi è parso molto scosso, ma di una forza come sempre esemplare. Di fronte a una notizia tremenda come questa è stato molto dignitoso". Don Scotti aggiunge di non aver ancora suonato le campane a morto, in attesa di una comunicazione ufficiale, ma aggiunge che lunedì ci sarà comunque una fiaccolata in paese, seguita da una messa, per ricordare Yara, mentre la sfilata di carnevale in programma domani è stata annullata. La ragazza sarà ovviamente ricordata anche nelle messe di domani.

RABBIA SU FACEBOOK

Non hanno atteso di sapere come e perchè Yara è morta: decine di utenti su Facebook hanno scaricato la loro rabbia sul social network, chiedendo che non vi sia nessuna pietà per chi si è reso responsabile di un delitto così atroce. Parole di fuoco in mezzo a centinaia di messaggi di solidarietà e di pena per la famiglia. Uno dei più duri è Giancarlo, che in una riga postata sulla pagina del 'gruppo per trovare Yara Gambirasio' esprime tutto il suo disprezzo: "bastardi schifosi - scrive - dovrebbero spellarvi vivi". Manuel invece chiede la pena di morte. La maggioranza dei messaggi - accanto ad una grande foto della tredicenne in divisa sportiva e la scritta "Ciao piccolina, sarai sempre nei nostri cuori" - è però un misto di solidarietà e incredulità per come si è conclusa la vicenda.

27 febbraio 2011

Vedi tutti gli articoli della sezione "l'Unità"

 

 

Tre mesi di ricerche e speranze: SCHEDA

26 novembre 2010

Yara Gambirasio, 13 anni, di Brembate Sopra, scompare da casa dopo essere dopo essere uscita dal centro sportivo del paese in cui abita, dove era andata per portare uno stereo che doveva servire per una gara. Considerato il carattere tranquillo della ragazza e il suo stile di vita, fu scartata da subito l'ipotesi della fuga volontaria. Nessuna lite con i genitori, ottimi voti a scuola, nessuna conoscenza pericolosa nei giorni precedenti alla sparizione, anche perchè nella rubrica del suo telefono cellulare c'era solo una decina di numeri di telefono, nessuno di estranei alle normali amicizie e all'entourage famigliare.

Yarainrosa5 dicembre 2010

Il cittadino marocchino Mohamed Fikri, che lavora in un cantiere edile di Mapello, vicino a Brembate, e abita a Montebelluna in Veneto, viene fermato a bordo di una nave diretta a Tangeri. Contro di lui pesano diversi inizi, tra i quali un'intercettazione ambientale in cui sembra affermi 'Allah perdonami non l'ho uccisà. Ma la traduzione era sbagliata. Mohamd Fikri si proclama innocente. Riesce a dimostrare che le sue vacanze in Marocco erano programmate da tempo e che non stava fuggendo.

7 dicembre 2010

Anche su richiesta del pubblico ministero il Gip dispone la scarcerazione del cittadino marocchino.

8-9 dicembre 2010

A Brembate si concentrano centinaia di uomini della protezione civile, dei carabinieri e della polizia per cercare Yara. vengono impiegate anche le unità cinofile e i cani sembra individuino tracce proprio nel cantiere di Mapello. Le ricerche, però, non danno alcun esito.

10 dicembre 2010

Ci sono almeno tre testimoni che sostengono di avere visto Yara uscire dal palazzetto dello sport. Il primo a raccontare di aver visto la ragazzina è Enrico Tironi sul quale per alcuni giorni si addensano sospetti.

12 dicembre 2010

La mamma di Yara parla per la prima volta e in un'intervista dice di sentire "un grande affetto attorno alla sua famiglia".

16 dicembre 2010

Apprensione per il ritrovamento di una felpa dello stesso colore di quella che indossava Yara. Nel frattempo emerge che alle forze dell'ordine sono arrivate centinaia di segnalazioni anche da veggenti. Le ricerche si allargano ad un'area sempre più vasta e vengono controllate le celle telefoniche per stabilire l'ora dell'ultimo contatto di Yara.

20 dicembre 2010

Viene nuovamente sentita la mamma di Yara al fine di cercare un appiglio per le indagini. pochi giorni dopo vengono risentiti tutti i parenti.

YARA, MANIFESTOSUL MURO21 dicembre 2010

Emerge che la notizia che a Brembate nei mesi precedenti la scomparsa si sono verificati casi di adescamento di ragazzine. Le ricerche si allargano nonostante la neve e il brutto tempo.

26 dicembre 2010

I genitori di Yara assistono in mattinata alla messa di Santo Stefano nella parrocchia di Brembate Sopra, celebrata dal vescovo di Bergamo, Francesco Beschi. È la prima volta che Fulvio Gambirasio e Maura Panarese si fanno vedere in pubblico dalla scomparsa della figlia.

28 diembre 2010

I genitori di Yara convocano una conferenza stampa e rivolgono un appello ai rapitori: "Ridateci nostra figlia. Noi imploriamo la pietà di quelle persone che trattengono Yara chiediamo loro di rispolverare nella loro coscienza un sentimento d'amore; e dopo averla guardata negli occhi gli aprano quella porta o quel cancello che la separa dalla sua libertà".

30 dicembre 2010

Viene verificato l'intero traffico telefonico delle tre celle dove il telefono di Yara è stato agganciato l'ultima volta. L'indagine, però, non dà alcun risultato.

8 gennaio 2011

all'Eco di Bergamo arriva una lettera anonima che annuncia che il corpo di Yara è nel cantiere di Mapello. La lettera non viene tenuta in considerazione anche perchè il cantiere era già stato più volte ispezionato.

15 gennaio 2011

il sindaco di Brembate Diego Locatelli invita i giornalisti ad allentare la morsa sul paese che deve tornare alla normalità.

26 gennaio 2011

Dopo due mesi le ricerche continuano anche se più allentate.

26 febbraio 2011

Il corpo di Yara, a tre mesi esatti dalla scomparsa, viene ritrovato in una campo a Chignolo d'Isola, ad una decina di chilometri da Brembate (Bergamo). La tredicenne è stata identificata grazie ai vestiti e all'apparecchio per i denti.

26 febbraio 2011

 

 

 

Yara, colpita da sei coltellate

"Ha cercato di difendersi"

-Il parroco: "L'orco è tra noi" | VIDEO

-Lo smacco della polizia locale

-E' giallo: il questore "Trovate cose importantissime"

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Almeno sei coltellate hanno ucciso yara. Alla gola, al polso ealla schiena. Il corpo è stato trovato disteso a faccia in sù econ le braccia all'indietro. In tasca, chiavi di casa, una simcard e ricarica di cellulare, ma non il telefonino. 'Trovatecose importantissime', dice il questore. A Brembate il giornodel dolore. Sconvolti i genitori,a Milano per il riconoscimento.

COLPITA DA SEI COLTELLATE

Yara è stata colpita dal suo assassino con almeno sei coltellate, alcune delle quali inferte con molta violenza. E' quanto apprende l'ANSA da fonti qualificate che stanno indagando sulla morte della tredicenne di Brembate. L'esame del cadavere avrebbe evidenziato una ferita alla gola, una al polso e ben quattro alla schiena, una delle quali molto profonda all'altezza dei reni. L'ipotesi è che la ragazza sia stata prima colpita al collo, poi al polso, nel tentativo di difendersi, e infine alla schiena.

CADAVERE AVEVA BRACCIA ALL'INDIETRO

IN TASCA CHIAVI E SIM DI UN CELLULARE

MA MANCA TELEFONINO

Il corpo di Yara era disteso sulla schiena con le braccia all'indietro. A riferirlo è un testimone oculare, uno dei primi arrivati sul posto, che ha potuto osservare la scena del crimine prima che tutti venissero allontanati per fare spazio agli uomini della Scientifica. Secondo quanto si è appreso, i resti non erano individuabili da lontano, e nonostante si trovassero senza alcuna copertura nemmeno parziale sopra le sterpaglie, già da pochi passi risultavano praticamente invisibili. La scena apparsa davanti agli occhi delle prime persone accorse sul posto è stata quella di un cadavere in avanzatissimo stato di decomposizione: disteso sulla schiena, con le braccia all'indietro oltre il capo come nel tentativo di liberarsi da qualcuno di dosso, o forse per via di un breve trascinamento. Le mani parzialmente coperte dalle maniche del giubbotto, lo stesso che indossava il giorno che è scomparsa, come peraltro gli altri abiti che indossava, la felpa, i pantaloni elasticizzati e i guanti. In tasca sono stati trovati alcuni oggetti come una sim card di un telefonino, presumibilmente il suo, le chiavi di casa e la batteria di un telefonino, che invece manca all'appello. Il corpo in alcuni tratti era quasi mummificato e in alcuni punti scarnificato forse per l'intervento di alcuni animali, e presentava dei taglietti, uno più esteso alla schiena all'altezza dei reni, altri più piccoli all'altezza del collo e del petto. Segni che però ancora non è chiaro se siano stati provocati da chi l'ha aggredita o se siano stati inflitti post mortem. Una parola certa su tutto ciò non si potrà avere, a livello investigativo, fino a quando gli accertamenti più approfonditi sugli oggetti trovati e le risultanze autoptiche non daranno il giusto valore a ciascuno di questi elementi.

QUESTORE BERGAMO, INDAGINI

SU OGGETTI RITROVATI

Il valore delle evidenze investigative raccolte sul luogo del ritrovamento del corpo di Yara Gambirasio è in corso di analisi da parte degli inquirenti. Il questore di Bergamo, Vincenzo Ricciardi, ha precisato di "non confermare né smentire" nulla a riguardo ad alcune indiscrezioni relative al ritrovamento di una sim e di altri oggetti appartenuti a Yara. Il lavoro dell'Ert, l'unita speciale dello Sco (Servizio centrale operativo) della Polizia di Stato, di grande importanza per gli investigatori, proseguirà a oltranza fino a quando il terreno non sarà stato analizzato palmo a palmo. Saranno però accertamenti più approfonditi, fanno notare in ambienti investigativi, a permettere di capire quanto gli oggetti rinvenuti siano effettivamente utili alle indagini.

GENITORI ARRIVATI A ISTITUTO

MEDICINA LEGALE MILANO

I genitori di Yara Gambirasio sono appena arrivati all'istituto di medicina legale di Milano dove e' stato portato il cadavere della ragazzina trovato ieri. I due erano a bordo di una macchina delle forze dell'ordine scortata da altre due autovetture e sono entrati direttamente in auto nel cancello dell'istituto.

OPERAIO AZIENDA, SONO STATO

IN CAMPO NON C'ERA NIENTE

''Io ci sono stato a cercare la', non c'era assolutamente niente''. Lo ha detto, questa mattina, con parole smozzicate, un operaio che lavora nella ditta Rosa & C., una Spa che produce laminati industriali, proprietaria del terreno sterrato e al momento incolto, dove ieri pomeriggio e' stato ritrovato il corpo di Yara Gambirasio. Gia' ieri si era accennato al fatto che oltre alle ricerche effettuate dai volontari della Protezione Civile proprio in quel posto, anche i dipendenti della ditta avevano deciso, in una occasione, di effettuare una ricerca tutti insieme. ''Si', si' - conferma l'operaio - ci siamo stati a vedere in quel posto. E c'ero anch'io, ma la' non c'era assolutamente niente''. La Rosa & C. Spa e' un'azienda molto grande con diversi capannoni, sia industriali che ad uso ufficio, che si estende per un fronte di oltre 100 metri e termina proprio alla fine della strada asfaltata oltre la quale comincia il campo incolto dove sono stati trovati i resti.

DON CORINNO, ADESSO

SAPPIAMO COSA E' UN ORCO

''Nelle favole tutto finisce bene ma adesso sappiamo cosa e' un orco e siamo preoccupati perche' l'orco e' tra noi'': lo ha detto don Corinno, parrocco di Brembate, nella messa delle ore 10. La chiesa era strapiena e in molti non hanno nascosto la loro commozione. Il parroco ha annunciato che fino a sera le campane del paese suoneranno a festa ogni ora ''perche' - ha spiegato - ora Yara e' un angelo''.

LA STORIA

Yara Gambirasio era scomparsa il 26 novembre, a Brembate Sopra (Bergamo). Erano più o meno le 18.40 quando la tredicenne, giovane promessa della ginnastica ritmica, è uscita dal palazzetto dello sport per tornare a casa. Da quel momento di lei si sono perse le tracce. Yara è scomparsa tra via Morlotti e via Rampinelli, lungo i 700 metri che portano dal centro sportivo alla sua abitazione.

Tre mesi dopo quella fredda sera d'autunno, gli interrogativi del primo giorno restano ancora senza risposta. Polizia e carabinieri hanno ascoltato centinaia di persone, scandagliato la vita di amici e familiari, perlustrato palmo a palmo decine di chilometri quadrati di terreni, dalla Val Brembana, alla zona dell'Isola, fino alla Bassa Bergamasca. Il fiuto dei cani ha portato al gigantesco cantiere di Mapello (Bergamo), ispezionato a fondo per circa due settimane, attorno al quale sono state fatte mille ipotesi.

Il caso sembrava chiuso già dopo una settimana, con l'arresto di un muratore marocchino, che poi si è rivelato estraneo alla vicenda.

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LE ALTRE NOTIZIE

IL CORPO DI YARA

è stato trovato in un campo incolto a tra Madone e Chignolo d'Isola, ad una decina di chilometri da casa sua. Il corpo della ragazza era abbandonato tra l'erba alta.

"FERITE SUL COLLO E LA SCHIENA"

In base a una prima ispezione del cadavere, resa difficile dallo stato di decomposizione del corpo, Yara Gambirasio ha subito ferite d'arma da taglio alla schiena e al collo prima di morire. È quanto ha rilevato l'anatomopatologa Cristina Cattaneo sui resti, ritrovati ieri in un campo, della ragazza scomparsa il 26 novembre 2010 a Brembate.

TROVATI I-POD E SIM DEL CELLULLARE

In base a quanto scrive oggi l'Eco di Bergamo nei pressi del corpo di Yara sono stati inoltre trovati alcuni elementi molto utili per le indagini: le chiavi, l'iPod, ma soprattutto la sim del cellulare e la batteria dell'apparecchio, sui quali polizia e carabinieri stanno effettuando analisi tecniche e scientifiche alla ricerca di tracce utili.

PELLEGRINAGGIO E FIORI A BREMBATE

Nei pressi della casa dei Gambirasio a Brembate iniziano ad arrivare diverse persone con il desiderio di lasciare fiori, un biglietto o un segnale di affetto. I primi hanno portato una rosa bianca e un orsacchiotto con il messaggio "Sei un piccolo angelo". Il biglietto è stato lasciato sotto la casella della posta. Poco dopo le forze dell'ordine che transennano la zona hanno però impedito ad altri, su richiesta dei genitori di Yara, di avvicinarsi fino alla porta. "Noi piangiamo per tutte le sofferenze che hai dovuto patire, piangiamo la perdita di una delle nostre figlie, per la miseria umana e per non averti saputo proteggere" si legge in uno dei messaggi lasciati a distanza dall'abitazione. Un altro è firmato dalla "amica Gaia" e ricorda il sorriso e la dolcezza della giovane vittima.

IL QUESTORE: "TROVATE COSE IMPORTANTISSIME"

"Abbiamo trovato cose importantissime...". Lo ha detto il questore di Bergamo, Vincenzo Ricciardi, stamani in uno dei diversi sopralluoghi che ha effettuato sul luogo del ritrovamento del cadavere di Yara Gambirasio. Oltre ai resti di Yara e ai suoi vestiti, intorno al corpo sono stati infatti trovati alcuni suoi oggetti personali, tra i quali, pare, un i-Pod e un telefonino.

IL PARROCO: "l'ORCO E' TRA DI NOI"

"Nelle favole tutto finisce bene ma adesso sappiamo cosa è un orco e siamo preoccupati perchè l'orco è tra noi": lo ha detto don Corinno, parrocco di Brembate, nella messa delle ore 10. La chiesa era strapiena e in molti non hanno nascosto la loro commozione. Il parroco ha annunciato che fino a sera le campane del paese suoneranno a festa ogni ora "perchè - ha spiegato - ora Yara è un angelo".

LO STRAZIO DEI GENITORI

I genitori di Yara Gambirasio sono appena arrivati all'istituto di medicina legale di Milano dove è stato portato il cadavere della ragazzina trovato ieri. I due erano a bordo di una macchina delle forze dell'ordine scortata da altre due autovetture e sono entrati direttamente in auto nel cancello dell'istituto.

DOMANI L'AUTOPSIA A MILANO

Si svolgerà domani l'autopsia sul corpo di Yara Gambirasio. Effettuata ogni possibile analisi del luogo in cui si trovava il cadavere della ragazza nell'arco delle sei ore successive al ritrovamento, il corpo è stato spostato e verrà trasferito all'Istituto di medicina legale di Milano, dove nella giornata di lunedì sarà effettuata l'autopsia. Le condizioni del corpo non hanno reso possibile avanzare ora ipotesi sulle cause della morte e su eventuali violenze subite dalla ragazza.

FU ABBANDONATO LA STESSA SERA DELLA SCOMPARSA ?

Yara Gambirasio potrebbe essere stata abbandonata nel campo in cui oggi è stato ritrovato il cadavere, la stessa sera della scomparsa, il 26 novembre. Lo si apprende da fonti investigative, secondo le quali l'ipotesi sarebbe supportata dalle condizioni in cui è stato trovato il cadavere. Saranno comunque gli accertamenti scientifici che saranno eseguiti nei prossimi giorni a confermare o smentire questa possibilità.

IL CADAVERE SCOPERTO PER CASO

A scoprire il corpo della tredicenne nascosto tra la fitta vegetazione di un campo incolto, sempre secondo quanto si apprende, sarebbe stato un uomo che si trovava nella zona per caso e che non avrebbe alcun ruolo nella vicenda. L'uomo ha immediatamente chiamato gli investigatori, che hanno identificato Yara, con indosso i resti dei vestiti che aveva la sera della scomparsa.

IDENTIFICAZIONE GRAZIE AI VESTITI E APPARECCHIO DENTI

La tredicenne è stata identificata grazie ai vestiti. Il corpo è infatti in avanzato stato di decomposizione e soltanto i vestiti - identici a quelli che Yara indossava la sera della scomparsa - hanno consentito l'identificazione. Il riconoscimento è avvenuto anche grazie all'apparecchio per ortodonzia che la giovane aveva.

I RILIEVI IN CORSO

Uomini della polizia scientifica, assieme al medico legale, stanno effettuando i primi rilievi sul cadavere di Yara Gambirasio, la tredicenne scomparsa tre mesi fa da Brembate. Sul posto, oltre alle forze dell'ordine e al magistrato, si trovano anche i vigili del fuoco, che hanno illuminato con le cellule fotoelettriche il campo dove è stato rinvenuto il corpo, in modo da consentire gli accertamenti.

UN TESTIMONE: HA VISTO AUTO PRIMA DEL RITROVAMENTO

"Un ragazzo che era qui fino un'ora fa mi ha detto di avere visto un'auto, oggi pomeriggio, arrivare a velocità sostenuta proprio in questa via, fermarsi e ripartire". È la testimonianza di un abitante della zona, un giovane trentenne, che riferisce quanto gli sarebbe stato detto da uno dei giovani che hanno ritrovato il cadavere e che si sarebbero trovati sul posto per fare aeromodellismo. Il trentenne ha riferito che quel giovane non ha saputo dire il colore dell'auto. Secondo alcune voci, che al momento non sono state verificate, un'auto abbandonata sarebbe stata ritrovata nella zona. Ma le voci che si rincorrono continuamente su questo ritrovamento sono diverse e non sempre concordi.

CASA GAMBIRASIO PRESIDIATA

In via Rampinelli, dove c'è la casa della famiglia Gambirasio, è stata bloccato il traffico in un'area di circa 200 metri per impedire a chiunque di avvicinare l'abitazione. La zona è presidiata da polizia locale, carabinieri e volontari della protezione civile, gli stessi che per mesi avevano partecipato alle ricerche di Yara. Nel paese vige peraltro ancora l'ordinanza del sindaco per cui gli operatori televisivi non possono sostare nella zona immediamente vicina alla casa. Peraltro, nessuno abitante del paese si è al momento avvicinato alla zona che resta deserta.

ACQUISITE IMMAGINI DA TELECAMERE ZONA

Le immagini di alcune telecamere delle ditte che si trovano non lontano dal luogo del ritrovamento del cadavere di Yara Gambirasio sono in corso di acquisizione da parte degli investigatori. Intorno alle 19, infatti, è giunto in via Bedeschi, a Chignolo, la strada asfaltata più vicina al luogo del ritrovamento, e dove si trovano i 'filtri' della polizia locale, un furgone bianco con a bordo un responsabile della sicurezza di una delle aziende più vicine, che aveva il compito di scaricare le immagini delle telecamere e fornirle agli inquirenti. Sul posto è arrivato anche il sindaco di Chignolo.

I GENITORI AVVERTITI DAL QUESTORE DI BERGAMO

È stato il questore di Bergamo, Vincenzo Ricciardi a dare ai familiari di Yara Gambirasio la notizia del ritrovamento del cadavere della giovane. Il funzionario, dopo essere stato a lungo sul posto del rinvenimento si è recato a Brembate Sopra nella casa dei Gambirasio accompagnato dal Capo di gabinetto della Questura Angelo Re. Nell'abitazione si è recato poi anche il parroco di Brembate, Don Corinno Storti, che dal momento della sparizione di Yara ha sempre tenuto contatti stretti con la famiglia.

SOCCORRITORI: CORPO SUPINO E IN DECOMPOSIZIONE

E' stato confermato che il cadavere è stato trovato supino nella terra e nell'erba, con addosso i vestiti e l'apparecchio dentale. Secondo alcuni soccorritori, il cadavere dava l'impressione di una estrema fragilità, particolare ritenuto importante, questo, per stabilire se sia stato abbandonato lì recentemente o nei momenti successivi al sequestro.

Un corpo ormai ridotto a scheletro ma intatto, con i resti dei vestiti ancora indosso e i pantaloni alzati. Sarebbero proprio questi elementi, si sottolinea, che farebbero ipotizzare che il corpo della ragazzina si trovi lì da molto tempo, non escluso dalla sera della scomparsa. Se infatti - viene spiegato - il corpo fosse stato portato nel campo successivamente o addirittura negli ultimi giorni, avrebbe dovuto esser stato trasportato con una valigia, un sacco della spazzatura o comunque con un contenitore. E ciò, si fa notare, non avrebbe consentito al corpo di rimanere integro, visto lo stato di decomposizione in cui è stato ritrovato.

PARROCO A FEDELI: "HO UNA BRUTTA NOTIZIA"

"Devo darvi una brutta notizia, è stato ritrovato un corpo, dovrebbe essere quello di Yara": così il parrocco di Brembate Sopra, don Corinno Scotti si è rivolto, al termine della messa serale, ai suoi parrocchiani. Il sacerdote ha usato tutta la cautela del caso ma tra i presenti c'è stato un profondo fremito e una sorta di boato ha percorso la chiesa. Subito dopo la gente ha formato capannelli fuori dalla chiesa.

LUNEDI' MESSA E FIACCOLATA IN PAESE

Don Corinno Scotti, parroco di Brembate di Sopra (Bergamo) descrive come "molto scosso" il padre di Yara. "Sono stato da loro con il sindaco - racconta il sacerdote - e ho parlato con il papà, la madre non se l'è sentita. Non ci siamo detti molto, l'ho abbracciato e mi è parso molto scosso, ma di una forza come sempre esemplare. Di fronte a una notizia tremenda come questa è stato molto dignitoso". Don Scotti aggiunge di non aver ancora suonato le campane a morto, in attesa di una comunicazione ufficiale, ma aggiunge che lunedì ci sarà comunque una fiaccolata in paese, seguita da una messa, per ricordare Yara, mentre la sfilata di carnevale in programma domani è stata annullata. La ragazza sarà ovviamente ricordata anche nelle messe di domani.

RABBIA SU FACEBOOK

Non hanno atteso di sapere come e perchè Yara è morta: decine di utenti su Facebook hanno scaricato la loro rabbia sul social network, chiedendo che non vi sia nessuna pietà per chi si è reso responsabile di un delitto così atroce. Parole di fuoco in mezzo a centinaia di messaggi di solidarietà e di pena per la famiglia. Uno dei più duri è Giancarlo, che in una riga postata sulla pagina del 'gruppo per trovare Yara Gambirasio' esprime tutto il suo disprezzo: "bastardi schifosi - scrive - dovrebbero spellarvi vivi". Manuel invece chiede la pena di morte. La maggioranza dei messaggi - accanto ad una grande foto della tredicenne in divisa sportiva e la scritta "Ciao piccolina, sarai sempre nei nostri cuori" - è però un misto di solidarietà e incredulità per come si è conclusa la vicenda.

27 febbraio 2011

 

 

 

 

 

 

 

2010-12-29

Yara, appello dei genitori:

"Convinti che sia viva"

Yara, ragazza scomparsa, Bergamo

''Ridateci nostra figlia'', lo hanno detto i genitori di Yara in un appello alla stampa, a distanza di 36 giorni dalla scomparsa della ragazza da Brembate Sopra. ''Noi imploriamo la pieta' di quelle persone che trattengono Yara - hanno detto Fulvio e Maura Gambirasio, tenendosi per mano - chiediamo loro di rispolverare nella loro coscienza un sentimento d'amore; e dopo averla guardata negli occhi gli aprano quella porta o quel cancello che la separa dalla sua liberta'''. ''Noi vi preghiamo - hanno detto commossi i genitori di Yara nell'ex colonia elioterapica, fino a qualche giorno fa tempo base delle ricerche - ridateci nostra figlia, aiutateci a ricomporre il puzzle della nostra quotidianita', aiutateci a ricostruire la nostra normalita''.

I genitori di Yara Gambirasio, la ragazza di Brembate Sopra scomparsa il 26 novembre scorso, hanno voluto anche ringraziare ''tutta la gente che con molto amore, con rispetto ci sta sostenendo in questo cammino di speranza''. Parlando con i giornalisti, prima di leggere il loro appello, hanno spiegato di parlare di ''cammino di speranza'' perche' ''noi crediamo, siamo convinti, come le forze dell'ordine, che Yara sia viva''. ''Abbiamo gia' fatto avere, tramite il signor sindaco, i nostri ringraziamenti alle associazioni, ai volontari, a tutte le forze dell'ordine, a tutta la gente che sta prosciugando il proprio tempo libero per una cosa di cui siamo onorati''. Fulvio Gambirasio ha spiegato che la famiglia non rilascera' interviste, ''perche' siamo in una fase delicata''. Da qui la scelta di rivolgere solamente un appello per la liberazione della figlia tredicenne.

28 dicembre 2010

 

 

 

2010-12-28

Yara, appello dei genitori: "Convinti che sia viva"

Yara, ragazza scomparsa, Bergamo

''Ridateci nostra figlia'', lo hanno detto i genitori di Yara in un appello alla stampa, a distanza di 36 giorni dalla scomparsa della ragazza da Brembate Sopra. ''Noi imploriamo la pieta' di quelle persone che trattengono Yara - hanno detto Fulvio e Maura Gambirasio, tenendosi per mano - chiediamo loro di rispolverare nella loro coscienza un sentimento d'amore; e dopo averla guardata negli occhi gli aprano quella porta o quel cancello che la separa dalla sua liberta'''. ''Noi vi preghiamo - hanno detto commossi i genitori di Yara nell'ex colonia elioterapica, fino a qualche giorno fa tempo base delle ricerche - ridateci nostra figlia, aiutateci a ricomporre il puzzle della nostra quotidianita', aiutateci a ricostruire la nostra normalita''.

I genitori di Yara Gambirasio, la ragazza di Brembate Sopra scomparsa il 26 novembre scorso, hanno voluto anche ringraziare ''tutta la gente che con molto amore, con rispetto ci sta sostenendo in questo cammino di speranza''. Parlando con i giornalisti, prima di leggere il loro appello, hanno spiegato di parlare di ''cammino di speranza'' perche' ''noi crediamo, siamo convinti, come le forze dell'ordine, che Yara sia viva''. ''Abbiamo gia' fatto avere, tramite il signor sindaco, i nostri ringraziamenti alle associazioni, ai volontari, a tutte le forze dell'ordine, a tutta la gente che sta prosciugando il proprio tempo libero per una cosa di cui siamo onorati''. Fulvio Gambirasio ha spiegato che la famiglia non rilascera' interviste, ''perche' siamo in una fase delicata''. Da qui la scelta di rivolgere solamente un appello per la liberazione della figlia tredicenne.

28 dicembre 2010

 

 

 

2010-12-12

Bergamo, si cerca ancora Yara

georadar per 'spiare' il cemento

georadar carabinieri yara ricerche

Le ricerche di Yara proseguono mentre si accavallano le voci, tutte smentite, riguardo a rancori nei confronti della sua famiglia.

Oggi e' stato provato di tutto. I carabinieri hanno cercato con il georadar, un sistema che consente di analizzare le anomalie nella composizione del cemento, per escludere che la ragazza sia stata uccisa e seppellita, in un cantiere di Mapello, nei pressi di Bonate Sopra, da dove Yara, 13 anni, promessa della ginnastica ritmica, e' scomparsa lo scorso 26 novembre.

Le ricerche sono proseguite anche in un campo di mais. Non ha trovato conferme il fatto che il padre di Yara abbia testimoniato in un procedimento che ha portato all'arresto, in Spagna, di un narcotrafficante residente a Brembate Sopra, Pasquale Locatelli, per il quale l'uomo avrebbe lavorato in passato nel campo dell'edilizia. Anche se non e' escluse, cosi' come le altre, anche la pista della criminalita' organizzata. Prosegue anche la ricerca di riscontri al racconto di Enrico Tironi, il diciannovenne vicino di casa della ragazza che l'avrebbe vista quel giorno in compagnia di due uomini nella via in cui entrambi abitano, vicino agli uomini c'era una Citroen rossa con la carrozzeria graffiata.

Una ricerca finalizzata per valutare altre testimonianze che raccontano cose simili: una ex guardia giurata e una vicina di casa della ragazza scomparsa che raccontano entrambi di due uomini in via Rampinelli, che stavano litigano. I due non parlano, pero', della presenza della ragazza. I racconti di entrambi divergono su molti punti, tra di loro e con quello di Tironi, e quindi, vanno verificati con grande precauzione. Oggi, in procura, si ' visto anche Mohammed Fikri, il marocchino che fu fermato e poi rilasciato in relazione alla scomparsa della ragazza.

''Sto bene'', si e' limitato a dire, accompagnato dal suo avvocato, Roberta Barbieri. Sta cercando di riottenere quanto gli e' stato sequestrato quando fu fermato a bordo della nave che lo stava portando in Marocco. Tramonta, tra le tante, anche la segnalazione di una signora di Ponte San Pietto che aveva parlato di un interferenza nel walkie-tolkie con cui parlava con la figlia proprio il 26 novembre. ''L'abbiamo presa, portiamola la'''. I carabinieri l'hanno valutata due giorni dopo la scomparsa di Yara, ma non ha avuto alcun esito.

12 dicembre 2010

 

Rapita da malavita? Spunta ipotesi vendetta

Yara, ragazza scomparsa, Bergamo

Un sequestro della malativa, come vendetta o ritorsione: e' una delle ipotesi su cui lavorano gli inquirenti impegnati nelle indagini sulla scomparsa di Yara Gambirasio. E' stato analizzato l'ambiente di lavoro del padre Fulvio gli inquirenti hanno stato scoperto che la sua ditta (la "Gamba coperture" di Brembate Sopra) ha lavorato in passato con un'azienda di proprieta' di due fratelli bergamaschi arrestati lo scorso ottobre dalla Guardia di Finanza su mandato della direzione distrettuale antimafia di Napoli.

L'accusa per i due era riciclaggio legato al traffico di droga internazionale del loro padre: l'uomo sarebbe stato legato al clan camorristico dei Mazzarella ed e' a sua volta finito in manette in Spagna nel mese di maggio. La ditta dei due fratelli e' tra l'altro impegnata nel cantiere del centro commerciale di Mapello che e' stato fino dal primo momento al centro delle ricerche della ragazza.

Il rapimento potrebbe quindi essere una forma di punizione o di ritorsione per qualcosa che non e' ancora stato accertato. Il fatto che il tutto sia stato fatto senza lasciare tracce, dimostrerebbe che si sia trattato di un lavoro di professionisti.

 

11 dicembre 2010

2010-12-09

Yara: gli inquirenti puntano

su uno o più conoscenti

Yara, ragazza scomparsa, Bergamo

Yara Gambirasio sparita. Gli investigatori ora ritengono che l'abbiano rapita una o più persone che conoscono la ragazza o la sua famiglia, dopo lo sbaglio che aveva portato a fermare un nordafricano – già rilasciato e che con i legali valuta se chiedere i danni. Sulla sparizione c'è la testimonianza di un ragazzo. E poi per gli inquieranti Yara, uscendo dal Palazzetto dello Sport di Brembate (Bergamo) dove si allenava difficilmente avrebbe dato confidenza a degli sconosciuti. In giornata sono proseguite le ricerche di Yara in un'azienda di Brembate Sopra in cui è stoccato materiale edile, ghiaia e pietre. Nei dintorni hanno ritrovato oggetti che però non risulterebbero collegati alla giovane scomparsa ormai da 12 giorni.

Nel frattempo molti immigrati arrivati da varie zone d'Italia, ad esempio dal Veneto e dalla Lombardia, hanno portato la loro solidarietà alla famiglia di Yara. ''Sono persone straordinarie che nel momento del dolore ci devono insegnare la civiltà''. Lo ha detto Mohamed Ahmed, di origine egiziana ma con cittadinanza italiana, ricevuto in casa dei genitori di Yara Gambirasio, a Brembate Sopra, per consegnare loro una lettera di solidarietà. Due donne da Padova, rappresentando altri extracomunitari, hanno consegnato una lettera.

Il marocchino, Mohammed Fikri, all'inizio sembrava coinvolto nella scomparsa della ragazzina. Poi l'uomo, fermato su un traghetto diretto da Sanremo in Marocco, è stato scarcerato ieri dopo tre notti in cella, con il via libera del Pm Letizia Ruggeri. Il magistrato che coordina le indagini si è limitato a chiedere al giudice per le indagini preliminari la mera convalida del fermo ma non la custodia cautelare in carcere "avendo riscontrato l'assenza sopravvenuta di un adeguato grado indiziario". L'uomo era stato fermato per una traduzione sbagliata di un'intercettazione. A Brembate l'aria si era fatta pesante nei confronti dei numerosi extracomunitari, soprattutto nordafricani, che lavorano in aziende e cantieri della zona.

Polemiche su Porta a Porta. L'Osservatorio sui diritti dei minori contesta lo spot di Porta a Porta dedicato alla scomparsa di Sara e Yara andato in onda durante la programmazione di Cenerentola su Rai 1 in prima serata. L'Associazione nazionale dei sociologi si unisce alla protesta e dice che non bisogna pagare il canone. Per Bruno Vespa l'allarme è ingiustificato.

 

8 dicembre 2010

 

 

 

2010-11-13

Sarah, il tribunale del riesame: no a scarcerazione di Sabrina

Il Tribunale del Riesame di Taranto ha respinto l'istanza di scarcerazione, presentata dagli avvocati Vito Russo ed Emilia Velletri, per Sabrina Misseri, la giovane di Avetrana accusata di concorso in omicidio volontario e sequestro di persona nell'ambito dell'inchiesta sull'omicidio di Sarah Scazzi, 15 anni, uccisa lo scorso 26 agosto ad Avetrana.

Sabrina Misseri resta quindi in carcere. Su di lei pesa, oltre le ultime dichiarazioni del padre, che le ha addossato la responsabilità totale dell'omicidio, anche la testimonianza di un'amica di famiglia. Le dichiarazioni di Anna Cosima Pisanò - secondo la difesa di Sabrina Misseri - sono poco credibili se confrontate non solo con elementi oggettivi già preesistenti, ma anche con altri interrogatori depositati dall'accusa in data 9 novembre 2010. "In ordine all'episodio accaduto durante la trasmissione "Chi l'ha visto" - affermano i legali della ragazza - si evince dagli interrogatori di Alessio e Ivano che Sabrina si allontana da casa Misseri subito insieme a loro per tentare di trovare la contrada dove gli investigatori stavano cercando di recuperare il corpo di Sarah".

Quindi, secondo i suoi avvocati, Sabrina non uscì in cortile e non sostenne con la sua amica Anna quello scambio di battute sulla confessione che il padre Michele aveva appena rilasciato."Per questo motivo - affermano i legali - le dichiarazioni rese ai magistrati da parte di Anna Pisanò sono inattendibili e per questo motivo non possono comprovare con pervicacia che la stessa testimone dica il vero".

 

 

 

TUTTI GLI ARTICOLI SUL GIALLO DI AVETRANA a cura di Salvatore Maria Righi

- Il delitto anticipato a mezz'ora prima?

- L'ossessione di Sabrina: "Una volta era una bella ragazza"...

- Cosima quel giorno era a casa

- La verità nelle vite parallele delle due sorelle

- Sarah, lo zio e Sabrina verso la resa dei conti

- Misseri: "E' stata mia figlia Sabrina"

- Sarah non è stata violentata

- Sarah, il cerchio si stringe?

- Il cuoco non ricorda gli sms (di Ivan Cimmarusti)

- Sarah, quell'anticipo le è stato fatale...

- Il piano di Cosima per salvare Sabrina

- Chi ha sepolto Sarah? "Michele non era solo"

- Un piano di morte via sms: così è stata uccisa Sarah

- Quando Ivano respinse Sabrina

- Nel diario la solitudine di Sarah: "Ivano mi coccola, Sabrina no"

- Il giallo della mattina

- L'inconfessabile verità di Michele: "Sto coprendo altre persone"

- Spunta possibile movente: gelosia tra donne

- Quei 26 minuti di follia

- Sarah, l'odio degli ultimi giorni e quell'ironia della cugina

 

- VIDEO: Lo zio alle tv | Le mille contraddizioni di Sabrina

13 novembre 2010

 

 

 

 

 

 

 

2010-11-12

Sarah, l'odio degli ultimi giorni e quell'ironia della cugina

di Salvatore Maria Righitutti gli articoli dell'autore

Non sono gli ultimi passi, ma gli ultimi giorni ad aver scandito la fine di Sarah Scazzi. Di questo sono sempre più convinti gli inquirenti, che lavorano ad un'ipotesi sul delitto di Avetrana che parte una settimana prima del giorno in cui è stata uccisa. Il punto è naturalmente il forte risentimento che Sabrina aveva nei suoi confronti per causa di Ivano Russo, il cuoco verso il quale la figlia di Michele Misseri aveva una vera "ossessione".

I due si erano appartati in macchina, prima di Ferragosto, ma contrariamente a quanto si sapeva finora, le avances di Sabrina non sarebbero state rifiutate da Ivano. I due infatti avrebbero avuto un rapporto sessuale, a quanto pare parzialmente consumato. Sabrina avrebbe poi confidato l'episodio a Sarah, che a sua volta lo avrebbe raccontato al fratello. E lui, Claudio Scazzi, lo avrebbe in qualche modo rinfacciato allo stesso Ivano, in un pomeriggio passato al mare a Torre Colimena insieme a Sarah e ad alcuni amici, assente Sabrina. Da qui, il chiarimento tra Ivano e Sabrina venerdì 20, per la notte bianca di Avetrana, e soprattutto il risentimento della ragazza per Sarah, che ai suoi occhi avrebbe fatto la "spia" rivelando quell'intimità.

Ma non è il solo motivo, il "disonore", che avrebbe spinto Sabrina ad una collera tale da sfociare nel delitto. C'era anche la gelosia per Ivano che, è questo l'ultimo fronte investigativo, avrebbe avuto contatti con Sarah durante il suo soggiorno a San Pancrazio, dalla zia Dora, durato dal lunedi al mercoledi precedenti la sua morte. In quei giorni, come risulterebbe dai tabulati telefonici, la ragazzina e Ivano sarebbero rimasti in contatto, ma non è da escludere nemmeno che il cuoco si sia recato a far visita a Sarah.

Tutto questo, se confermato, potrebbe essere stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso della ragione a Sabrina, che sentendosi "scavalcata" dalla cugina, avrebbe fatto divampare il suo risentimento e il suo rancore per Sarah. Una specie di climax di odio, appunto, che in questa ricostruzione sarebbe durato circa una settimana, per consumarsi il primo pomeriggio di giovedì 26, quando Sarah ha suonato il campanello di Via Deledda 22 per essere inghiottita per sempre, con una cintura stretta al collo.

 

 

TUTTI GLI ARTICOLI SUL GIALLO DI AVETRANA a cura di Salvatore Maria Righi

- Il delitto anticipato a mezz'ora prima?

- L'ossessione di Sabrina: "Una volta era una bella ragazza"...

- Cosima quel giorno era a casa

- La verità nelle vite parallele delle due sorelle

- Sarah, lo zio e Sabrina verso la resa dei conti

- Misseri: "E' stata mia figlia Sabrina"

- Sarah non è stata violentata

- Sarah, il cerchio si stringe?

- Il cuoco non ricorda gli sms (di Ivan Cimmarusti)

- Sarah, quell'anticipo le è stato fatale...

- Il piano di Cosima per salvare Sabrina

- Chi ha sepolto Sarah? "Michele non era solo"

- Un piano di morte via sms: così è stata uccisa Sarah

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- Nel diario la solitudine di Sarah: "Ivano mi coccola, Sabrina no"

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- L'inconfessabile verità di Michele: "Sto coprendo altre persone"

- Spunta possibile movente: gelosia tra donne

- Quei 26 minuti di follia

 

- VIDEO: Lo zio alle tv | Le mille contraddizioni di Sabrina

11 novembre 2010

 

 

 

 

 

 

 

2010-11-10

"Una volta era una bella ragazza..." Ecco l'ossessione di Sabrina

di Salvatore M. Righitutti gli articoli dell'autore

"Sabrina era una bella ragazza, prima": sta forse in queste poche parole, una specie di sentenza, la miccia che ha acceso il delitto di Avetrana. Così avrebbe detto Ivano Russo, il cuoco che è diventato il perno involontario dell'omicidio di Sarah. Lui che in quel paese di case bianche e uliveti era una specie di idolo delle ragazze, a quanto emerge dai racconti e dalle testimonianze, e che conosce Sabrina Misseri da quanto la figlia di Michele, appunto, era forse un'altra persona.

Più magra, prima che una cura al cortisone l'abbia trasformata anche fisicamente, come succede a chi deve sottoporsi a certi trattamenti. Non certo una colpa, ovvio, ma forse dal suo intimo punto di vista, quello da indagata per concorso in omicidio e sequestro di persona, probabilmente una rancorosa presa di coscienza. Nei confronti, evidentemente, della cugina molto più giovane e molto più attraente, se è vero che ai suoi occhi era Sarah che ormai catalizzava la attenzioni di Ivano e la spingeva lontana dal suo obiettivo.

Il rapporto con Ivano, secondo quanto sappiamo, si sarebbe rotto definitivamente il venerdì precedente la scomparsa della ragazzina, quando il cuoco ha litigato con lei alla presenza di Sarah stessa. Prima di ferragosto lui si era appartato in macchina con Sabrina e ne aveva, diciamo, respinto le avances, sigillando di fatto un rifiuto che Sabrina evidentemente ha cominciato ad elaborare proprio allora. L'episodio è stato raccontato dalla Misseri a Sarah, e da Sarah al fratello Claudio Scazzi, che al mare a Torre Colimena, di fronte ad alcuni amici (ma in assenza di Sabrina) ha quasi rimproverato di questo Ivano: ti stai approffittando dei sentimenti di Sabrina, questo il senso delle sue parole. Da qui la dura resa dei conti del giorno dopo, venerdì 20, sei giorni prima dell'omicidio, con Ivano che deve aver chiesto conto di tutto questo a Sabrina e forse anche a Sarah, che raccontando le confidenze della cugina al fratello, ha involontariamente dato il colpo di grazia al rapporto tra Ivano e Sabrina. E ha aperto, probabilmente, il vaso di Pandora della collera ossessiva che ha portato al suo omicidio.

 

 

TUTTI GLI ARTICOLI SUL GIALLO DI AVETRANA a cura di Salvatore Maria Righi

 

- Cosima colta da malore. Ma CC e polizia l'interrogano a casa

- Cosima quel giorno era a casa

- La verità nelle vite parallele delle due sorelle

- Sarah, lo zio e Sabrina verso la resa dei conti

- Misseri: "E' stata mia figlia Sabrina"

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- L'inconfessabile verità di Michele: "Sto coprendo altre persone"

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- Quei 26 minuti di follia

 

- VIDEO: Lo zio alle tv | Le mille contraddizioni di Sabrina

10 novembre 2010

 

 

 

 

La verità nelle vite parallele delle due sorelle

di Salvatore Maria Righitutti gli articoli dell'autore

Da adesso si gioca a carte scoperte, in questo delitto che dopo l’orrore attende le verità. Già oggi, a quanto pare, si dovrebbe fare un bel passo avanti per capire davvero chi e come ha ucciso Sarah Scazzi. Perché nell’incidente probatorio che attende Michele Misseri davanti ai pm si capirà se il contadino di Avetrana, solo contro tutte le donne di casa, continuerà a tenere la figlia Sabrina dentro la scena, confermando la sua responsabilità e quindi la "collegialità" dell’omicidio, anche se la fase dell’occultamento è ancora tutta da chiarire. La prova del Dna sul tampone fatta dai Ris gli ha praticamente tolto dalle spalle il fardello del vilipendio di cadavere che era apparso, anche agli inquirenti, un particolare non solo raccapricciante, ma anche improbabile. Orologio alla mano, in quel primo pomeriggio del 26 agosto Misseri non avrebbe avuto il tempo materiale di trasportare il povero corpo, abusarne e poi liberarsene, prima di andare a raccogliere fagiolini col cognato. Ma anche senza l’empia violenza di cui si era accusato, trequarti d’ora non sono poi molti per arrivare in Contrada Mosca, scaricare il cadavere, occultarlo, sistemare il pozzo e tornare ad Avetrana: solo per andare e venire in auto ci vogliono più di venti minuti.

Tanto che non si può ancora escludere anche un’altro scenario: cioè che l’assassino, o gli assassini, siano andati solo a fare un sopralluogo sulla strada verso San Pancrazio, dove in quei minuti dopo le 15 è stata agganciato anche il cellulare di Sabrina Misseri. Poi, deciso dove liberarsi del corpo di Sarah, l’occultamento sia stato fatto con calma più tardi, verso sera, quando tra l’altro Misseri ha un "buco" di oltre due ore di cui nulla si sa, tra le 18.30 e le 21, quando i tabulati registrano due chiamate col nipote Cosimino che abita quelle parti, in località Centonze.

L’altro snodo della vicenda alle porte in questi giorni è atteso dai laboratori dei Ris, riguarda gli accertamenti sulle impronte digitali trovate nel vano batteria del cellulare di Sarah. È venuto fuori che su quel reperto ci sono i polpastrelli di quattro persone: chi sono e quando lo hanno toccato? Un riscontro fondamentale nell’impianto accusatorio che il procuratore Sebastio ha definito "ormai delineato", per ricostruire la mappa di responsabilità che hanno portato al delitto Scazzi. Dovranno decifrare anche le eventuali impronte sulla corda usata per strangolare la ragazzina, sempre che quella in loro possesso sia quella giusta. Una domanda a cui dovrebbe rispondere il professor Luigi Strada, il medico legale che sta finendo la sua relazione.

Resta, tuttavia, il problema più grosso: perché Sarah è stata uccisa? A questa domanda, l’unica che può fare luce su tutto il resto, stanno cercando di dare una risposta i pm in questa fase molto delicata delle indagini. Dopo la caduta la natura sessuale del delitto. del movente "intrafamigliare" rimane in piedi l’idea che appunto ci sia stata una regia di gruppo nelle ultime ore di vita della ragazzina, ma a questo punto bisogna per forza mettere a fuoco lo scenario tra le due famiglie. La gelosia e la rivalsa di Sabrina, accese dalla sua "ossessione" per Ivano, sono in questo momento il perno dell’accusa che fa leva anche sulla amnesie e le bugie messe in fila dalla figlia di Michele Misseri.

Ma non è solo a questo a cui pensano gli inquirenti, probabilmente, se è vero che nei giorni scorsi hanno sentito a lungo Concetta, mamma di Sarah, sui rapporti con casa Misseri. Il perimetro di questa vicenda è decisamente femminile e riguarda, più in generale, le vite parallele delle sorelle Serrano spesso divise da gelidi silenzi e occhiate pesanti. Concetta che viene adottata da bambina dallo zio Cosimo Spagnolo, per poter finire la scuola, ma poi torna a casa propria, prima di incontrare Giacomo Scazzi e sposarlo, dopo una rituale "fuitina" d’amore. Il loro trasloco a Milano, la nascita di Claudio e poi quella di Sarah, quando Concetta aveva già abbracciato la scelta dei Testimoni di Geova. Sono rimaste ad Avetrana le sue sorelle, invece, la primogenita Emma che si è occupata di Sabrina e Valentina, mentre Michele Misseri e la moglie Cosima erano in Germania a faticare per tornare al paese e farsi una casa. Una decina d’anni all’estero e poi di nuovo il lavoro nei campi ad Avetrana, tornando insieme la sera, lui sul trattore e dietro la moglie sull’Opel Astra. Negli stessi anni, gli ultimi otto, Concetta tornata da Milano si occupava dello zio invalido, da cui ha ereditato la casa di Vico Verdi II, e faceva il porta a porta per i Testimoni di Geova, mentre Sarah cresceva in Via Deledda, sotto l’ala protettrice di Sabrina. Un quadro, forse, molto idilliaco di quello che sembra.

05 novembre 2010

 

 

 

 

Sarah, l'ultima bugia dei Misseri Cosima quel giorno era a casa

di Salvatore Maria Righitutti gli articoli dell'autore

Non è vero che Cosima Serrano fosse al lavoro, quel 26 agosto, come aveva detto finora e come qualcuno aveva confermato. Lei che di solito la mattina, come il marito Michele Misseri, andava nei campi altrui come operaia, quest'anno per esempio raccogliendo fragole. Quel giovedì, aveva raccontato agli inquirenti, come tutte le altre volte si era alzata ancora a notte fonda per prepararsi e farsi trovare pronta al passaggio del "caporale", il datore di lavoro che la veniva a prendere tutti i giorni. "Tornavo di solito a casa verso le due e mio marito era già a riposare sulla sua sedia a sdraio", aveva aggiunto quando è stata sentita. E' esattamente il contrario di quello che ha detto suo marito, Michele Misseri, secondo il quale invece quando è rincasato dal lavoro, quel giorno, ha trovato a casa Cosima, Sabrina e Sarah: "Erano a tavola e discutevano tra loro, io sono andato a mangiare nel cucinino, che faccio meglio".

 

C'è anche una prova, del fatto che Cosima Serrano quella mattina non è andata al lavoro, oppure è andata ma è rincasata molto prima del solito: una transazione bancaria effettuata alle 12.18, ossia quando Sarah risulterebbe ancora essere stata a casa Misseri, prima di rincasare da mamma Concetta e poi uscire di nuovo verso Via Deledda. Ma le amnesie e i ricordi imperfetti di Cosima non riguardano solo la mattinata, perché anche sugli attimi in cui si è consumato il delitto ha dato alcune versioni dei fatti contrastanti. La moglie di Misseri ha detto che dormiva, poi che era in dormiveglia, perché non poteva certo sapere che il marito fosse in giardino, come aveva detto inizialmente, se davvero stava riposando.

Tra le cose da chiarire, se fosse vero che Sabrina ha ucciso Sarah e poi ha chiamato Misseri, c'è allora anche la posizione di Cosima, che potrebbe davvero essere stata nel suo letto a dormire, ma poi ha sicuramente parlato due volte al telefono col marito, dopo le 15, una chiamata fatta e una ricevuta, proprio nei momenti in cui il contadino – secondo le ricostruzioni – stava portando il cadavere di Sarah al pozzo: di cosa avranno parlato e che cosa si saranno detti?

 

TUTTI GLI ARTICOLI SUL GIALLO DI AVETRANA a cura di Salvatore Maria Righi

 

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- Quando Ivano respinse Sabrina

- Nel diario la solitudine di Sarah: "Ivano mi coccola, Sabrina no"

- Il giallo della mattina

- L'inconfessabile verità di Michele: "Sto coprendo altre persone"

- Spunta possibile movente: gelosia tra donne

- Quei 26 minuti di follia

09 novembre 2010

2010-10-24

Il film del 26 agosto Sette minuti di follia per uccidere Sarah

di S. M. Righitutti gli articoli dell'autore

TUTTE LE PUNTATE DEL GIALLO DI AVETRANA a cura di Salvatore Maria Righi

- Un piano di morte via sms: così è stata uccisa Sarah

- Quando Ivano respinse Sabrina

- Nel diario la solitudine di Sarah: "Ivano mi coccola, Sabrina no"

- Il giallo della mattina

- L'inconfessabile verità di Michele: "Sto coprendo altre persone"

- Spunta possibile movente: gelosia tra donne

- VIDEO: Lo zio alle tv | Sabrina prima e dopo

 

Avetrana, giovedì 26 agosto, ore 14.25. Cominciano con un sms gli ultimi dieci minuti della vita di Sarah Scazzi, quelli ricostruiti dai magistrati con le loro indagini e dal gip che ha convalidato l'impianto accusatorio ipotizzato dai pm Argentino e Buccoliero, nell'ambito di uno dei pomeriggi più orrendi e cupi che le cronache di questo paese abbiano mai raccontato.

C'è però un appendice ancora tutta chiarire. La mattina dello stesso giorno, secondo Concetta Scazzi, sua figlia si alza presto e alle otto va da Sabrina Misseri, la cugina che abita in Via Deledda. Alle 10, ricorda la madre, Sarah torna a casa ed esce di nuovo, per comprare una crema di bellezza alla cugina che lavoricchiava come estetista in casa, nella stanza lasciata libera da Valentina, la sorella sposata che vive a Roma. Poi Sarah è tornata a casa Misseri fino all'ora di pranzo, rientrando a in Vico Verdi II verso le 12.30. Cosa abbiano detto e fatto durante quelle ore le due cugine, che si vedevano quotidianamente, non è ancora noto e probabilmente sarà oggetto di ulteriori indagini e approfondimenti, trattandosi di un lungo periodo di tempo precedente il delitto. Di certo in mattinata Sabrina manda un sms ad Angela Cimino, un'amica, che poi le risponderà più tardi, proprio nel bel mezzo della scena del crimine.

Alle 13, è ancora mamma Scazzi che ricorda, Sarah ha accompagnato il padre in macelleria, per rincasare insieme a lui venti minuti dopo. Giacomo Scazzi abita a Milano col figlio Claudio, fratello di Sarah, ma si trova ad Avetrana per trascorrere le ferie estive. A questo punto, secondo Concetta Serrano, sua figlia riceve da Sabrina un sms per avvisarla di un pomeriggio al mare: "Quando è tornata da casa Misseri non sapeva ancora di dover andare" ha aggiunto la signora. Il problema è che nei tabulati acquisiti dagli inquirenti pare non esserci traccia di questo messaggio.

Di sicuro, alle 14.23 Mariangela Spagnoletti invia un sms all'amica Sabrina, "il tempo di mettere un costume e vengo". La Misseri risponde alle 14.24, con prontezza che in analoga situazione non avrà pochi minuti dopo, non certo a caso per gli inquirenti: "Avviso Sarah?". "Ok", risponde Mariangela che a quel punto, dopo aver dato conferma all'impegno di andare insieme al mare, presumibilmente comincia i preparativi per recarsi in Via Deledda a prendere Sabrina e Sarah.

E' a quel punto che Sabrina manda un sms a Sarah (14.25 e 8"), seguito da un altro (14.28 e 13 secondi), ma nel frattempo la ragazzina era già uscita di casa e si è avvicinata alla casa di Sabrina. Tra la sua abitazione e quella della cugina, a occhio, sono circa 400 metri, col passo svelto che teneva Sarah non più di tre-quattro minuti, anche perché a quell'ora, nella "controra" del riposo, ad Avetrana non c'era anima viva in giro. Una coppia di fidanzati che l'ha incontrata dirà poi di averla vista camminare verso Via Raffaello Sanzio, una stradina che porta a Via Deledda, verso le 14.25, sul lato destro della carreggiata, quello dell'ombra, quello che Sarah sceglieva sempre per andare dalla cugina.

Tra il secondo sms mandato da Sabrina a Sarah e lo squillo di Sarah a Sabrina passano appena 13 secondi, significa presumibilmente – come annota lo stesso Gip – che la ragazzina era già arrivata nei pressi della casa quando l'ha fatto, forse in anticipo rispetto a quello che si aspettasse Sabrina. La quale a quel punto (14.28 e 40 secondi) manda a Mariangela un sms dal tono molto criptico: "Sto tentando in bagno". Forse per prendere tempo e "bloccare" l'amica in arrivo? In questo caso si spiegherebbe il ristrettissimo spazio di tempo tra lo squillo ricevuto da Sarah e il sms spedito a Mariangela.

Quello che segue, in ogni caso, è un film dell'orrore e violenza che si basa sugli attimi e dura in tutto 6 minuti e 57 secondi. Secondo quello che dice Michele Misseri, a quel punto Sabrina avrebbe trascinato Sarah dentro al garage, percorrendo verso il basso la rampa fino a trovarsi al cospetto del padre insieme alla ragazzina, "per darle una lezione". Da lì l'abbraccio a Sarah da dietro, tenendola ferma mentre il contadino le metteva una corda al collo. Nessuno ha visto o sentito nulla, d'altronde la rimessa di casa Misseri è profondamente scavata nel sottosuolo dell'abitazione. Misseri racconta di aver stretto la corda al collo di Sarah per "sei o sette minuti", il medico legale ha già accertato che la morte della ragazzina è sopraggiunta dopo un paio di minuti, preceduta da uno choc psicofisico che l'ha stordita e le ha fatto perdere i sensi.

Nel frattempo alle 14.31, sono passati tre minuti dallo squillo di Sarah a Sabrina e Mariangela è ancora "sospesa", Sabrina riceve un sms da Angela Cimino, forse la risposta al suo mandato in mattinata. Risponderà all'amica alle 14.35, meno di sette minuti dopo aver ricevuto lo squillo da Sarah: è in quel pugno di minuti che secondo gli inquirenti si è consumato il tragico destino di Sarah. Alle 14.38 la Cimino manda un altro sms a Sabrina, la quale finalmente alle 14.39 e 27 secondi scrive a Mariangela: "Pronta". Mariangela Spagnoletti ha poi detto di aver ricevuto questo sms quando si trovava ormai in Via Deledda, il che significa che non avrebbe atteso il via libera di Sabrina per andarla a prendere, bagno o non bagno.

Mentre succede tutto questo e Sarah viene uccisa, Cosima Serrano, moglie di Michele Misseri, riposa nel suo letto e non si accorge di nulla. Però ricorda un sms da Mariangela a Sabrina, quindi quello delle 14.23, che secondo lei riposava insieme a lei sullo stesso giaciglio. Sabrina ha detto di essere rimasta ancora sul letto e di essersi alzata solo dopo aver ricevuto lo squillo da Sarah, cadendo in contraddizione logica sul momento di levarsi per andare in bagno.

Fatto sta che Mariangela arriva davanti a casa Misseri alle 14.40, mentre successivamente interrogata Sabrina ha sostenuto fossero le 14.30 ("Mariangela ti sbagli, le ho detto, sei arrivata da me alle 14.30"), trovando l'amica ad attenderla davanti al cancello di casa, in stato di agitazione e con la borsa per il mare. Viceversa Sabrina, che ha negato di essere agitata, sostiene che attendeva Mariangela sulla veranda di casa sua. Mariangela resta seduta in macchina e Sabrina dice di aver visto suo padre davanti al garage, ma è singolare che non l'abbia visto l'amica che aveva fermato l'auto col muso proprio verso la rimessa, situata a pochi passi.

Sabrina sale sulla Ford Ka di Mariangela e dice che Sarah non è arrivata, "l'hanno presa, l'hanno presa" urla (e poi smentisce di averlo mai detto). Le due si dirigono verso la casa di Sarah, e da lì fanno un andirivieni tra Via Vico Verdi II e Via Deledda, dove Mariangela riferirà di aver visto Misseri armeggiare davanti alla Seat Marbella parcheggiata davanti al garage col cofano posteriore aperto. Alle 14.55, tornata in Vico Verdi II, Sabrina chiama Michele Misseri, poi chiama Concetta Serrano che alle 14.45, mentre pranzava, ha trovato sul suo cellulare alcune chiamate di Sabrina, che la cercava per chiedere notizie della figlia. Ma quando chiama la mamma di Sarah ha già parlato col padre: per chiederle di Sarah o per sincerarsi che abbia già sistemato il corpo?

Non è l'unica telefonata da interpretare e da accertare, perché alle 15.08, quando avrebbe già dovuto essere al lavoro nel suo campo, Michele Misseri chiama il fratello. Alle 15.25, poi, il contadino riceve una telefonata dalla moglie, mezzora dopo (15.59) è lui stesso che chiama Cosima: per dirle cosa? Forse per rassicurarla sull'occultamento del cadavere in Contrada Mosca? Le celle telefoniche in quel periodo agganciano il cellulare di Cosima Serrano in zona San Pancrazio, non lontano dal pozzo della morte dove è stata buttato il corpo di Sarah.

A quel punto Michele Misseri va però a raccogliere fagiolini, circa trequarti d'ora dopo il suo solito orario, come nota Giuseppe Serrano, suo cognato che era solito affiancarlo nel lavoro: è stata quella la prima grossa crepa nell'alibi del contadino, poi crollato con la confessione della notte del 6 ottobre. Ma è stato anche il primo di una serie di circostanze e incongruenze che hanno riempito l'ultimo pomeriggio di Sarah Scazzi.

23 ottobre 2010

 

 

 

2010-10-22

Nel diario la solitudine di Sarah "Ivano mi coccola, Sabrina no"

di Salvatore Maria Righitutti gli articoli dell'autore

"Ieri sera sono uscita con Sabrina e la sua amica Mariangela, siamo andate in birreria poi siamo tornate a casa e Sabrina come al solito si è arrabbiata xk dice k quando c'è Ivano sto smp con lui, e ti credo almeno lui mi coccola a differenza sua, potexi avere 1 fidanzato così, mah vabbe tanto ci sono abituata...".

E' difficile aggiungere qualcosa alle ultime righe sul diario scritte da Sarah Scazzi, poche ore prima di essere strangolata nel garage di una famiglia piuttosto balorda, per non dire di peggio. Lei che per Sabrina, la cugina che ne piangeva – a pulsante, ha detto qualche psicologo – la scomparsa con lacrime al cianuro, era una sorella e una figlia. Proprio lei, che secondo suo padre e secondo il gip che l'ha lasciata in prigione con un'ordinanza di 20 pagine, ha spinto Sarah verso un cappio rudimentale "per darle una lezione".

Una scena ancora più agghiacciante, quella successa il giorno dopo quelle parole che Sarah ha affidato al suo diario con le kappa, le abbreviazioni, la sua acca nel nome per volare un po' via da Avetrana, e l'abitudine a non essere coccolata, lei che ne aveva ancora un enorme diritto. Non la coccolava ovviamente uno zio che passava le giornate nei campi e che ha colpito la mamma Concetta, a raccontare come gli mancava e come soffriva la sua scomparsa, lei che giustamente non aveva notizia di nessun legame del genere tra Michele Misseri e la nipote, tra un adulto e una bambina che vivevano mondi opposti sotto allo stesso tetto. E tantomeno la coccolava una zia, Cosima Misseri, che raccoglieva pomodori e non cambiava quasi mai la sua faccia di pietra, a mettergliela vicina più una nonna, coi capelli bianchi e la mole imponente, ma non di quelle che ti tengono sulle ginocchia e ti sistemano i capelli: una che, lo dicono i magistrati, ha coperto e protetto chi le ha messo una corda al collo e poi l'ha stretta, nonostante lei chiedesse di essere lasciata in pace, "lasciatemi stare, fatemi andare a casa", e poi il silenzio.

 

L'ultima notte di una ragazzina di 15 anni che ha passato la sua estate verso la seconda superiore con una compagnia di adulti, lontana dal municipio di Avetrana dove la sera si radunano di solito i giovani della sua età, racconta un vuoto pneumatico che è stato amplificato dalla cantina di Michele Misseri, ma chissà quando è cominciato davvero.

 

- L'inconfessabile verità di Michele: "Sto coprendo altre persone"

- Spunta possibile movente: gelosia tra donne

- Sms di Sabrina: mi faccio schifo

- VIDEO: Lo zio alle tv | Sabrina prima e dopo

22 ottobre 2010

 

 

 

 

Sarah, Sabrina e Cosima: il giallo della mattina

di S.M.Righitutti gli articoli dell'autore

C'è un aspetto del delitto di Avetrana che non è ancora stato ben focalizzato, ma che potrebbe essere aver avuto un ruolo importante nell'orrore di quel 26 agosto. La mattina precedente la sua uccisione, infatti, la ragazzina è stata a lungo in compagnia della cugina Sabrina. Le due si erano viste anche la sera precedente, nell'ambito della compagnia di amici più grandi che Sarah frequentava insieme a Sabrina. Non è ancora stato chiarito, per esempio, se la decisione di andare al mare sia stata presa in quell'occasione, nell'ambito di una serata nella quale Sarah ha avuto anche un duro confronto con Sabrina (ci sono testimonianze agli atti dell'inchiesta), oppure se le cugine abbiano deciso il giorno dopo.

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Appunto per questo, forse, sarebbe interessante approfondire come abbiano trascorso quelle ore prima del pranzo nelle quali, a quanto si può dedurre, Sabrina e Sarah erano sole in casa, visto che Misseri e la moglie avrebbero dovuto essere al lavoro nei campi. Del primo, perlomeno, c'è traccia nelle dichiarazioni di questi giorni: è assodato che il contadino è tornato a pranzo quel 26 agosto. Non risulta ancora invece con chiarezza di Cosima, che allo stato è stata sentita come persona informata dei fatti e non è dato sapere se abbia chiarito agli inquirenti anche i suoi spostamenti in quella mattinata.

Di certo c'è che Sarah si è recata in Via Deledda, cioè il luogo dove è stata uccisa, nelle ore precedenti al pranzo, come aveva fatto altre volte del resto a quanto si apprende da una frequentazione assidua di casa Misseri. Ma è pur vero, anche, che a poche ore dal delitto, sarebbe molto importante fare luce su quello che è accaduto in quell'abitazione tra Sarah, Sabrina e forse anche Cosima.

Ci sarebbero due versioni contrastanti, sull'ultima mattina di Sarah. Secondo la badante rumena che accudiva lo zio della ragazzina, Cosimo Spagnolo, padre adottivo della mamma Concetta, la ragazzina è uscita di casa verso le 10 per andare in Via Deledda, ed è tornata alle 12.30 per il pranzo. Mamma Concetta ricorderebbe invece che Sarah è uscita di casa molto prima, alle 8 del mattino, quindi di buon ora, per andare da Sabrina. Non ha però detto, almeno a quanto si sa, se la figlia fosse solita uscire di casa così presto, o se piuttosto l'abbia fatto solo quella mattina.

In ogni caso, Sarah sarebbe poi tornata a casa verso metà mattina, per fare una commissione a Sabrina, comprarle una crema di bellezza, e poi tornare in Via Deledda fino all'ora di pranzo, che la ragazzina ha consumato in modo frugale nella propria abitazione. Può anche darsi che la badante sia arrivata a casa Scazzi quando Sarah era già uscita per poi vederla comparire verso le 10, quando è tornata in Via Deledda, In questo caso, a poche ore dal suo omicidio, Sarah avrebbe passato più di quattro ore con Sabrina e forse con Cosima. Difficile che in quella mattina non ci siano elementi riconducibili al delitto compiuto di lì a poco, nell'ipotesi dell'omicidio d'impeto e, a maggior ragione, anche in quella di una agghiacciante premeditazione.

21 ottobre 2010

 

 

L'inconfessabile verità di Miché "Sto coprendo altre persone"

di Salvatore Maria Righitutti gli articoli dell'autore

"Sabrina resta in carcere": la decisione del gip del tribunale di Taranto Martino Rosati - che conferma che la pista degli inquirenti ruota intorno alle donne di casa Misseri - arriva mentre dalla cella dov'è rinchiuso lo zio di Sarah, l'orco reo confesso Michele, rimbomba un'altra faccia della verità. "Sto coprendo altre persone". Raccontano che i custodi inviolabili della svolta siano loro, i cappellani del carcere di via Carmelo Magli, l’agente penitenziario crivellato di colpi in una notte di inverno di 16 anni fa, appena smontato dal suo turno. A loro, dicono, Michele Misseri abbia consegnato il suo ultimo peso, quello vero. Come per togliersi di dosso definitivamente il vestito da mostro e tornare ad essere un contadino con le unghie sporche di terra, trascinato in modo balordo in una storia di morte, bugie e gelosie. Si preoccupa per le sue olive, tra poco è tempo di raccolta, fa sapere il suo avvocato: è davvero la stessa persona che due settimane fa si accusava di aver molestato, strangolato e violentato, da morta, Sarah Scazzi? O forse, più verosimilmente, quel ruolo era troppo difficile da mantenere, come in una canzone di Lucio Dalla, perfino per un padre disposto a tutto pur di salvare la sua famiglia. Un contadino che si alzava alle tre e mezza del mattino per andare nei campi, ma che per avere dieci euro in tasca doveva chiedere alla moglie. Il punto è proprio questo, questa storia ha cambiato di sesso. Il protagonista non è più Michele Misseri e la cultura patriarcale di cui è un figlio anomalo, ma è l’universo femminile di casa sua. L’ipotesi che gli inquirenti sostengono senza sosta da settimane, paradossalmente in misura sempre maggiore proprio a partire dalla confessione del contadino, è che Sarah non sia stata uccisa dallo zio e che non sia nemmeno stata uccisa in garage. Forse proprio per questo, durante il lungo interrogatorio che ha preceduto il ritrovamento del cadavere, i magistrati hanno chiesto a bruciapelo a Misseri, dopo un lungo silenzio di riflessione, "dove l’hai portata?", quasi dando per scontato che lui avesse appunto svolto solo un ruolo di becchino, lui che davvero ha lavorato a lungo in un cimitero durante i suoi anni in Germania. E forse per questo, il garage in realtà potrebbe essere solo una suggestiva location scelta per mettere in piedi una finzione convincente. Specie se è vero che Sarah aveva le chiavi di casa Misseri, ieri mattina cinque carabinieri le hanno cercate perquisendo l’abitazione di Via Deledda. Molto più plausibile che la ragazzina abbia aperto il cancello e sia entrata nell’abitazione, all’interno della quale sia stata poi uccisa e casomai portata dopo nella rimessa, attraverso una porta interna che collega il garage alla casa. Certo, diventerebbe difficile escludere la premeditazione di un delitto che si è svolto nel ristretto arco di una decina di minuti, prima che Mariangela Spagnoletti arrivasse in Via Deledda a prendere Sabrina e quindi potesse anche involontariamente essere testimone, così come è vero che Sarah è stata strangolata con una corda che non è stata ancora ritrovata, ma chissà se non fosse già stata preparata all’uso in quel pomeriggio. "Avevamo già pensato di darle una lezione", avrebbe detto in questi giorni Misseri a proposito di Sarah. La sua abitudine a riposare nel primo pomeriggio, fino oltre le 16, ha portato qualcuno a ipotizzare che durante l’omicidio lui stesse dormendo, ma è anche vero che il modo dettagliato e preciso con cui ha descritto le fasi in cui la ragazzina è stata strangolata, dopo i riscontri arrivati dal medico legale, farebbero pensare che quantomeno il contadino abbia assistito all’orribile sequenza. Il suo ruolo, a questo punto, riguarderebbe la fase successiva, quella dell’occultamento del cadavere in Contrada Mosca. Dove, nelle ore successive al delitto, pare sia stato rintracciato anche il telefonino della moglie Cosima e quello di un nipote, Cosimino, figlio di una sorella di Misseri, interrogato lunedì sera in procura. Perché, frequentando casa Misseri, conosceva orari e abitudini dello zio contadino e poteva dare informazioni utili, ma forse non solo per quello. C’è un altro aspetto da chiarire, infatti, e riguarda la pietra che è stata messa sul pozzo-cisterna dopo averci messo dentro il cadavere di Sarah. Si tratta infatti di un pesante macigno che forse Misseri da solo non avrebbe potuto spostare. Pare che gli inquirenti stiano cercando di individuare chi può averlo aiutato a spostarla, per completare il mosaico di questo delitto che in uno scenario sempre più agghiacciante potrebbe aver coinvolto quattro persone. Mentre è attesa per oggi l’ordinanza del gip che dovrà decidere se concedere a Sabrina gli arresti domiciliari, si lavora anche alla ricerca del movente che a questo punto, se davvero il delitto non è opera di Misseri, riguarderebbe i rapporti tra Sarah e Sabrina, ma anche quelli tra la ragazzina e la zia Cosima, a sentire le indiscrezioni che parlano di un coinvolgimento sempre maggiore della mamma in questa storiaccia. Di lei, a quanto pare, Sarah aveva quasi soggezione, forse anche per il carattere forte e carismatico. Per capire chi ha ucciso Sarah, bisogna per forza capire perché sia stata strangolata, e se c’è un gineceo di presunte assassine e complici, allora la gelosia o quantomeno la rivalsa di natura e di ambito femminile è sicuramente tra le piste più accreditate. La ragazzina frequentava non solo Sabrina, ma una comitiva di persone che come la cugina erano tutte più grandi di lei. Tra di loro c’era anche Ivano Russo, il ragazzo per cui aveva preso una cotta e che che ieri è andato dai carabinieri di Avetrana a riprendersi il cellulare dopo gli accertamenti sui tabulati telefonici. Sarah si diceva "confusa" per quella genuina infatuazione di cui era al corrente anche mamma Concetta, la quale pare che abbia cercato di dissuadere la figlia per l’evidente motivo della differenza di età. Anche Sabrina lo ha fatto, con una "ripresa", come l’ha definita lei, che invece a qualche testimone è apparso invece un vero e duro rimprovero, la sera prima di essere uccisa.

21 ottobre 2010

 

 

 

 

Quando Ivano respinse Sabrina di S. M. Righi

di Salvatore Maria Righitutti gli articoli dell'autore

C'è un episodio che riguarda Sabrina e Ivano, e indirettamente anche la morte di Sarah Scazzi, a quanto risulta dall'ordinanza del gip di Taranto, che è venuto alla luce in questi giorni da indiscrezioni relative alle indagini in corso. Come scrive il giudice Martino Rosati, la figlia di Michele Misseri aveva un'ossessione per il cuoco di Avetrana che era anche amico di Sarah: da questa triangolazione, nella mente di Sabrina, devono essere sbocciati quei pensieri malsani che l'hanno spinta a "dare una lezione" alla cugina.

Nei giorni precedenti a quel 26 agosto, ad Avetrana, Ivano e Sabrina si sono appartati in automobile per parlare. Ad un certo punto, risulta, la ragazza si sarebbe spogliata, offrendo all'amico la propria disponibilità che Ivano ha però rifiutato, pur cortesemente. Dell'episodio, a quanto pare, si è parlato nei giorni successivi, quando la comitiva di ragazzi è andata al mare a Torre Colimena. Mancava Sabrina, ma c'era Claudio Scazzi, fratello di Sarah, la quale avrebbe appreso del particolare proprio da Sabrina e verosimilmente ne ha messo al corrente Claudio.

Il fratello della povera quindicenne, parlando con Ivano davanti agli altri sulla spiaggia, dell'episodio delle avances e più in generale del suo rapporto con Sabrina, avrebbe fatto capire a Ivano, non si sa quanto scherzosamente, che sua cugina aveva una vera cotta nei suoi confronti: la stai illudendo, è il senso delle parole che avrebbe pronunciato Scazzi a Russo.

 

Il particolare, che potrebbe anche essere approfondito dagli inquirenti visto che la gelosia è uno dei moventi dell'omicidio secondo i magistrati, serve se non altro a capire che i rapporti tra i protagonisti della vicenda erano ben noti a tutti gli amici e conoscenti, in quel borgo di confine tra Taranto e Lecce.

22 ottobre 2010

 

2010-10-21

L'inconfessabile verità di Miché "Sto coprendo altre persone"

di Salvatore Maria Righitutti gli articoli dell'autore

"Sto coprendo altre persone". Raccontano che i custodi inviolabili della svolta siano loro, i cappellani del carcere di via Carmelo Magli, l’agente penitenziario crivellato di colpi in una notte di inverno di 16 anni fa, appena smontato dal suo turno. A loro, dicono, Michele Misseri abbia consegnato il suo ultimo peso, quello vero. Come per togliersi di dosso definitivamente il vestito da mostro e tornare ad essere un contadino con le unghie sporche di terra, trascinato in modo balordo in una storia di morte, bugie e gelosie. Si preoccupa per le sue olive, tra poco è tempo di raccolta, fa sapere il suo avvocato: è davvero la stessa persona che due settimane fa si accusava di aver molestato, strangolato e violentato, da morta, Sarah Scazzi? O forse, più verosimilmente, quel ruolo era troppo difficile da mantenere, come in una canzone di Lucio Dalla, perfino per un padre disposto a tutto pur di salvare la sua famiglia. Un contadino che si alzava alle tre e mezza del mattino per andare nei campi, ma che per avere dieci euro in tasca doveva chiedere alla moglie. Il punto è proprio questo, questa storia ha cambiato di sesso. Il protagonista non è più Michele Misseri e la cultura patriarcale di cui è un figlio anomalo, ma è l’universo femminile di casa sua. L’ipotesi che gli inquirenti sostengono senza sosta da settimane, paradossalmente in misura sempre maggiore proprio a partire dalla confessione del contadino, è che Sarah non sia stata uccisa dallo zio e che non sia nemmeno stata uccisa in garage. Forse proprio per questo, durante il lungo interrogatorio che ha preceduto il ritrovamento del cadavere, i magistrati hanno chiesto a bruciapelo a Misseri, dopo un lungo silenzio di riflessione, "dove l’hai portata?", quasi dando per scontato che lui avesse appunto svolto solo un ruolo di becchino, lui che davvero ha lavorato a lungo in un cimitero durante i suoi anni in Germania. E forse per questo, il garage in realtà potrebbe essere solo una suggestiva location scelta per mettere in piedi una finzione convincente. Specie se è vero che Sarah aveva le chiavi di casa Misseri, ieri mattina cinque carabinieri le hanno cercate perquisendo l’abitazione di Via Deledda. Molto più plausibile che la ragazzina abbia aperto il cancello e sia entrata nell’abitazione, all’interno della quale sia stata poi uccisa e casomai portata dopo nella rimessa, attraverso una porta interna che collega il garage alla casa. Certo, diventerebbe difficile escludere la premeditazione di un delitto che si è svolto nel ristretto arco di una decina di minuti, prima che Mariangela Spagnoletti arrivasse in Via Deledda a prendere Sabrina e quindi potesse anche involontariamente essere testimone, così come è vero che Sarah è stata strangolata con una corda che non è stata ancora ritrovata, ma chissà se non fosse già stata preparata all’uso in quel pomeriggio. "Avevamo già pensato di darle una lezione", avrebbe detto in questi giorni Misseri a proposito di Sarah. La sua abitudine a riposare nel primo pomeriggio, fino oltre le 16, ha portato qualcuno a ipotizzare che durante l’omicidio lui stesse dormendo, ma è anche vero che il modo dettagliato e preciso con cui ha descritto le fasi in cui la ragazzina è stata strangolata, dopo i riscontri arrivati dal medico legale, farebbero pensare che quantomeno il contadino abbia assistito all’orribile sequenza. Il suo ruolo, a questo punto, riguarderebbe la fase successiva, quella dell’occultamento del cadavere in Contrada Mosca. Dove, nelle ore successive al delitto, pare sia stato rintracciato anche il telefonino della moglie Cosima e quello di un nipote, Cosimino, figlio di una sorella di Misseri, interrogato lunedì sera in procura. Perché, frequentando casa Misseri, conosceva orari e abitudini dello zio contadino e poteva dare informazioni utili, ma forse non solo per quello. C’è un altro aspetto da chiarire, infatti, e riguarda la pietra che è stata messa sul pozzo-cisterna dopo averci messo dentro il cadavere di Sarah. Si tratta infatti di un pesante macigno che forse Misseri da solo non avrebbe potuto spostare. Pare che gli inquirenti stiano cercando di individuare chi può averlo aiutato a spostarla, per completare il mosaico di questo delitto che in uno scenario sempre più agghiacciante potrebbe aver coinvolto quattro persone. Mentre è attesa per oggi l’ordinanza del gip che dovrà decidere se concedere a Sabrina gli arresti domiciliari, si lavora anche alla ricerca del movente che a questo punto, se davvero il delitto non è opera di Misseri, riguarderebbe i rapporti tra Sarah e Sabrina, ma anche quelli tra la ragazzina e la zia Cosima, a sentire le indiscrezioni che parlano di un coinvolgimento sempre maggiore della mamma in questa storiaccia. Di lei, a quanto pare, Sarah aveva quasi soggezione, forse anche per il carattere forte e carismatico. Per capire chi ha ucciso Sarah, bisogna per forza capire perché sia stata strangolata, e se c’è un gineceo di presunte assassine e complici, allora la gelosia o quantomeno la rivalsa di natura e di ambito femminile è sicuramente tra le piste più accreditate. La ragazzina frequentava non solo Sabrina, ma una comitiva di persone che come la cugina erano tutte più grandi di lei. Tra di loro c’era anche Ivano Russo, il ragazzo per cui aveva preso una cotta e che che ieri è andato dai carabinieri di Avetrana a riprendersi il cellulare dopo gli accertamenti sui tabulati telefonici. Sarah si diceva "confusa" per quella genuina infatuazione di cui era al corrente anche mamma Concetta, la quale pare che abbia cercato di dissuadere la figlia per l’evidente motivo della differenza di età. Anche Sabrina lo ha fatto, con una "ripresa", come l’ha definita lei, che invece a qualche testimone è apparso invece un vero e duro rimprovero, la sera prima di essere uccisa.

21 ottobre 2010

 

 

 

2010-10-18

La zia di Sarah: "Sabrina innocente" E lo zio Michele ritratta sullo stupro

Michele Misseri vuole ritrattare la seconda parte della sua confessione, quella in cui dice di avere abusato del corpo senza vita della nipote Sarah Scazzi. L'uomo lo ha confidato prima al cappellano del carcere di Taranto e poi ne ha parlato col suo avvocato, Daniele Galoppa, che, poco fa, lo ha comunicato ai giornalisti. Oggi, intanto, è stato convalidato il fermo di Sabrina Misseri, accusata, in concorso col padre Michele, di omicidio e sequestro di persona. Il gip Martino Rosati si è riservato, però, la decisione in merito all'ordinanza di custodia cautelare in carcere, ovvero all'ipotesi di concedere a Sabrina gli arresti domiciliari.

Nel pomeriggio è stata ascoltata, come persona informata sui fatti, anche la madre della ragazza, Cosima Serrano. La donna ha

risposto per circa quattro ore alle domande degli investigatori alla presenza del procuratore capo, Franco Sebastio. Con lei c'erano la sorella Emma e la figlia maggiore Valentina. Dopo avere accolto per settimane i giornalisti in casa, sostenendo ore

ed ore di dirette televisive, oggi le donne di casa Misseri hanno manifestato notevole insofferenza verso i giornalisti che le assediavano per conoscere i contenuti dell'interrogatorio. Lo stesso astio che la gente, fuori dal Tribunale, ha riversato su

Cosima Serrano, urlando "Vergogna, assassina".

Intorno alle 19, alla Procura di Taranto è arrivato anche Alessio Pisello, uno dei migliori amici di Sabrina che, con le ragazze, si doveva recare al mare quel tragico pomeriggio del 26 agosto. Il giovane è stato convocato d'urgenza per essere ascoltato dai pubblici ministeri e dagli investigatori dei carabinieri come persona informati sui fatti.

"Tutto quello che sta succedendo è assurdo, ma da qui escono gli innocenti?" E' la domanda che Sabrina Misseri ha rivolto ai suoi avvocati Vito Russo ed Emilia Velletri, durante l'udienza di convalida del fermo, a cui i suoi legali si sono opposti con una

memoria difensiva in cui affermano che non sussistono il pericolo di fuga, quello della reiterazione del reato e, soprattutto,

quello di inquinamento delle prove.

"Pentitevi" è, invece, l'appello che Concetta Serrano Spagnolo, madre di Sarah Scazzi, rivolge al cognato Michele ed alla nipote

Sabrina, attraverso il suo avvocato Nicodemo Gentile. La donna, chiusa da giorni in casa e pietrificata nel suo dolore, chiede ai

familiari di pentirsi se coinvolti nell'omicidio, affinché questa vicenda non provochi ulteriori lacrime.

Si profila un'ipotesi, emersa dagli sms, che aggraverebbe il quadro. Sabrina avrebbe attirato la cugina nella casa. Se confermato e lei avrebbe partecipato all'assassinio sarebbe omicidio premeditato. E c'è un'altro dettaglio per ora da acclarare: dal cellulare di Sarah sarebbe partito un sms quando la ragazza era stata già uccisa.

Per il medico legale Luigi Strada le lesioni riscontrate sul collo di Sarah Scazzi sono compatibili con la presa di una donna. Oggi la Procura di Taranto decide sulla convalida del fermo di Sabrina Misseri, accusata di concorso in omicidio e di aver nascosto insieme al padre il cadavere della cugina. I magistrati sarebbero orientati a confermare l'arresto della ragazza che si proclama innocente e sostiene che il padre ha perso la testa. Il fatto che la madre e la sorella Valentina abbiano portato indumenti e biancheria fanno presagire una conferma del fermo.

Ma gli inquirenti vogliono capire meglio e chiarire anche cos'è accaduto nella famiglia Misseri. Infatti gli inquirenti sospettano che la moglie moglie di Michele, reo confesso, e madre di Sabrina, sapeva o per lo meno potrà chiarire contraddizioni tra le varie testimonianze della famiglia: Cosima Serrano sarà ascoltata nei prossimi giorni come "persona informata dei fatti". E l'audizione era già programmata prima del fermo della figlia. Cosima Serrano però è preoccupata e dice: "Ora tocca a me". Mentre Valentina Misseri accusa i giornalisti: se la sorella è in carcere, sostiene, ora è "colpa dei giornalisti".

Dopo l'arresto di Sabrina la situazione non si sta affatto calmando. La ragazza è sottoposta a fermo per concorso in omicidio e sequestro di persona (oggi c'è l'udienza di convalida), è in isolamento nella prigione di Taranto e, riferiscono le agenzie, dal carcere accusa il padre di essere un vigliacco e si proclama estranea all'assassinio.

Intanto la madre della ragazza e moglie di Michele Misseri, Cosima Serranno, definisce la figlia arrestata innocente e attacca: "Michele me lo possono anche abbandonare in cella per sempre. Ma Sabrina non c'entra, devono crederle. O sarò io la prossima, come mormora il paese? In fondo, sono la moglie di Michele, la mamma di Sabrina. Verranno a prendere anche me adesso? Quante ore vogliono tenermi sotto torchio? Michele ci sta uccidendo tutti quanti, uno dopo l'altro". La signora ha scritto anche una lettera alla figlia in prigione: "Non mollare, ti vogliamo bene, devi avere fiducia, devi dire sempre la verità, devi ricordarti i momenti felici trascorsi con i tuoi affetti, il paese sta con te". Poi chiede: "Che fanno i carabinieri qui fuori, vogliono impedirmi di scappare? Quello - dice parlando del marito - tirerà in ballo anche me. Dormivo, avevo faticato in campagna e stavo a letto a dormire quel 26 agosto".

Anche Valentina Misseri difende Sabrina, in carcere con l'accusa di concorso in omicidio volontario e sequestro di persona: "Mia sorella non sarebbe mai stata capace di una tale abnormità, mia sorella che io ho visto disperarsi durante le varie ricerche di Sara ha sempre detto le stesse cose". "Se fosse vera questa atrocità – insiste - mia sorella e mio padre si sarebbero smentiti a vicenda con la storia delle telefonate sul cellulare di Sara. Cosa ci sarebbe stato di meglio che, essendo complici, mettersi d'accordo sulla ricostruzione, sugli alibi, sui tempi e i modi della scomparsa?". E in questa vicenda che ha preso fin dall'inizio la piega dello show televisivo con i protagonisti davanti alle telecamere, Valentina manda un sms a News Mediaset dicendo: "Sabrina è innocente! Questa è la cosa più importante! Mio padre ha ucciso Sarah e ora sta uccidendo la figlia".

Intanto la difesa di Sabrina Misseri annuncia che impugnerà l'eventuale ordinanza di custodia cautelare che la procura ha chiesto al gip di emettere al termine dell'udienza di convalida del fermo della ventiduenne. Lo fa sapere uno dei legali di Sabrina, Vito Russo: deciderà se impugnarlo dinanzi al tribunale del Riesame o direttamente in Cassazione. L'udienza di domani si svolgerà dinanzi al gip di Taranto Martino Rosati.

Il giudice per le indagini preliminari ha tre possibilità: può convalidare il fermo ed emettere l'ordinanza di custodia cautelare; può non convalidarlo (per questioni tecniche legate, ad esempio, all'insussistenza del pericolo di fuga dell'indagata) ed emettere comunque il provvedimento restrittivo in carcere; oppure può non convalidare il fermo rilevando la mancanza dei presupposti previsti dalla legge (gravi indizi di colpevolezza e/o esigenze cautelari) e scarcerare l'indagata.

18 ottobre 2010

 

 

IL DELITTO DI AVETRANA

"Lo zio Michele dormiva

mentre Sarah veniva uccisa"

Nuova ipotesi dei pm sul ruolo di Sabrina: "Mentre lei litigava con la cugina, il padre era a letto". I Ris: sul telefonino della ragazza uccisa le impronte di più persone. Ombre su Cosima, forse sapeva di GIULIANO FOSCHINI e MARIO DILIBERTO

"Lo zio Michele dormiva mentre Sarah veniva uccisa" Michele Misseri

TARANTO - Le impronte di più persone trovate nel vano batteria del cellulare di Sarah Scazzi. Le donne di casa Misseri che parlano con i pizzini. E una nuova pista investigativa che stravolgerebbe le carte in tavola, addossando solo su Sabrina la responsabilità dell'omicidio. Sono queste le novità dell'inchiesta sull'omicidio di Sarah Scazzi in attesa dell'ordinanza del gip Martino Rosati che oggi deciderà se scarcerare o meno la ragazza.

I Ris hanno trovato più impronte sul telefonino di Sarah. Il dato, insieme ad altri, sarà al centro di accertamenti irripetibili che si terranno la prossima settimana. Fu Michele Misseri, lo zio assassino, a raccontare di aver rinvenuto casualmente l'apparecchio. Pochi giorni dopo ammise il delitto. Aggiunse di aver buttato la batteria subito dopo aver nascosto il corpo della vittima. La presenza di quelle impronte nel vano batteria, quindi, sembra dire che l'apparecchio sia stato toccato da più persone dopo il delitto e prima della messinscena del ritrovamento.

È una scoperta che appare ancora più rilevante se rapportata ad un'intercettazione captata dagli investigatori all'indomani del ritrovamento. A parlare era Sabrina, la figlia di Michele finita dietro le sbarre dopo la chiamata in correità del padre. "L'altra sera lo abbiamo toccato tutti" avrebbe detto la 22enne che da venerdì scorso è in cella, con le accuse di concorso in omicidio e sequestro. Lunedì il gip ha convalidato il suo fermo e oggi dovrebbe sciogliere la riserva sulla misura cautelare da applicare.

Sul fronte investigativo è spuntato un giallo riguardo ad un secondo telefono cellulare in uso ai Misseri. Quel cellulare, in famiglia, veniva utilizzato da tutti ed il suo segnale sarebbe stato captato nella zona di contrada Mosca, proprio come quello di Michele Misseri all'ora in cui venne occultato il cadavere di Sarah. Se l'indiscrezione fosse confermata, potrebbe indicare solo due cose. O che lo zio orco aveva addosso anche quel telefono, oppure che non era solo mentre infilava il corpo di Sarah nella cisterna. Un dubbio sul quale si stanno concentrando da tempo le attenzioni degli inquirenti. Anche perché nel corso della sua confessione Misseri è caduto in quello che potrebbe essere un lapsus. Raccontando dell'occultamento di cadavere ad un certo punto dice: "Abbiamo parcheggiato", salvo correggersi subito dopo. L'uso del plurale ha fatto scattare i sospetti dei pm.E forse anche per questo che sono circolate voci sull'interrogatorio reso due giorni fa da Cosima Misseri. La moglie dello zio orco avrebbe potuto sapere del delitto, ma avrebbe tenuto la bocca chiusa. Fonti investigative hanno fermamente smentito la sua iscrizione nel registro degli indagati, ma l'inchiesta va avanti.

In questo momento gli investigatori continuano la ricostruzione su come sono andate le cose quel 26 agosto, via Deledda, casa Misseri. Sul tavolo degli inquirenti ci sono almeno dieci versioni diverse: sei ne ha regalate papà Michele, (che annuncia nuove rivelazioni nei prossimi giorni) le altre sono frutto dei racconti di Sabrina e di mamma Cosima. La procura di Taranto comincia però a non credere a nessuna di queste versioni messe a verbale dai componenti della famiglia Misseri. E da qualche ora ha cominciato a pensare che ce ne sia un'altra. Quella vera, sulla quale in queste ore in gran riserbo stanno cercando riscontri. Tutto parte da due intercettazioni telefoniche dal tenore poco chiaro e da un'abitudine: Michele Misseri tutti i giorni, dalle 14 alle 17 almeno, dormiva. Il giorno della scomparsa di Sarah però non lo ha fatto: "Ho finito di lavorare intorno all'una, una e un quarto - ha raccontato al pm Mariano Buccoliero nel verbale del 7 ottobre, ore 2,15 - Sono tornato a casa. Quando sono entrato mia figlia e mia moglie dormivano: mia moglie nel letto matrimoniale e mia figlia nella sua stanza. Io sono entrato, mi sono lavato un po' le mani, ho mangiato e sono sceso giù in cantina. Eravamo intorno alle due, volevo mettere in moto il trattore per andare in campagna". In queste parole gli investigatori hanno individuato almeno tre grosse contraddizioni: la prima, i Misseri erano soliti mangiare tutti quanti insieme.La seconda: Misseri appena tornava a casa non scendeva mai in cantina, ma dormiva ("quella mattina mi sono alzato come sempre alle 3,30 del mattino" racconta nello stesso verbale). La terza: Misseri di solito andava in campagna il pomeriggio dopo le 16-16,30. Mai prima. Tutti particolari che hanno fatto balenare negli investigatori un tremendo sospetto, che al momento è soltanto un'ipotesi: Sabrina potrebbe aver fatto tutto da sola, mentre suo padre dormiva. L'uomo avrebbe poi provveduto a nascondere il cadavere.

Infine, un ultimo particolare: ieri i carabinieri hanno depositato migliaia di pagine tra intercettazioni telefoniche e ambientali che riguardano Sabrina e suo padre. Sembrerebbe che, da settimane, le donne di casa Misseri usassero parlare con i pizzini per non essere ascoltate dagli investigatori.

(20 ottobre 2010)

 

 

2010-10-16

Sabrina in carcere, gli inquirenti: movente intrafamiliare

"Il quadro delle indagini sembrerebbe definitivamente concluso". Così il procuratore capo della Repubblica del Tribunale di Taranto, Franco Sebastio, riassume i fatti che hanno portato al fermo per concorso in omicidio volontario e sequestro di persona effettuato ieri sera a carico di Sabrina Misseri, 25 anni, la cugina di Sarah Scazzi, la 15enne di Avetrana uccisa lo scorso 26 agosto.

Il Procuratore non ha spiegato in dettaglio il "movente intrafamiliare" alla base del delitto, dicendo che non poteva fornire particolari. Stando alle ipotesi, filtrate ma non confermate, potrebbe essersi trattato anche dell'interesse di alcuni ragazzi per Sarah, interessi che avrebbero suscitato la gelosia o comunque la contrarietà di Sabrina. Sui presunti risvolti "sessuali" della vicenda il Procuratore non ha voluto pronunciarsi.

Tra le righe gli inquirenti hanno fatto capire che sono state le avance sessuali su Sarah il vero motivo della sua eliminazione. Proprio per questo è le due cugine avrebbero litigato la sera prima. Quindi l'accusa di sequestro di persona e concorso in omicidio è stata attribuita a Sabrina per il suo ruolo attivo che ha avuto nella sparizione e uccisione di Sarah.

Nella conferenza stampa di stamani, il Procuratore ha parlato di "intensa giornata" riferendosi a quella di eri con operazioni che sono cominciate all'alba, "quando Michele Misseri è stato prelevato dal carcere e portato sui luoghi del delitto". Sono stati ispezionati, il garage di via Grazia Deledda, attiguo all'abitazione dell'uomo, ad Avetrana, il luogo dove Misseri ha raccontato di aver bruciato lo zainetto e gli abiti di Sarah, infine il luogo dove sarebbe avvenuto "l'eventuale vilipendio di cadavere".

Il Procuratore ha chiarito che nel posto dove Michele Misseri ha bruciato lo zainetto e gli abiti di Sarah sono stati "rinvenuti frammenti delle cuffiette del cellulare della ragazza". "In un terzo luogo distante sia dal luogo dove il cadavere è stato nascosto, sia da dove sono stati bruciati gli abiti della quindicenne - ha aggiunto Sebastio - è stata rinvenuta la batteria del cellulare del telefonino di Sarah che lo stesso Misseri aveva lanciato dalla propria auto in corsa. La batteria è stata rinvenuta sul ciglio della strada".

Subito dopo l'uomo è stato trasferito presso la caserma dei carabinieri di Manduria dove ha fatto altre dichiarazioni, e successivamente è stato ricondotto in carcere. A questo punto entra in scena la figlia Sabrina che nel corso dell'interrogatorio a cui è stata sottoposta come persona indagata ha respinto tutte le accuse, non chiarendo però, ma soprattutto non convincendo i magistrati che, al termine dell'interrogatorio, ne hanno disposto il fermo con la pesante accusa di sequestro di persona e concorso in omicidio volontario.

"Abbiamo già inoltrato la richiesta di convalida del fermo e parallelamente anche quella di incidente probatorio allo scopo di cristallizzare le dichiarazioni di Michele Misseri", ha detto il procuratore, che ha aggiunto: "Con molta probabilità il tutto avverrà nei primi giorni della prossima settimana, ovvero lunedì massimo martedì mattina".

La sorella di sabrina invia sms a giornalisti: "È innocente"

Era chiusa nella casa di via Grazia Deledda ad Avetrana, in provincia di Taranto, nell'attesa e nell'angoscia per l'interrogatorio della sorella ma quando, forse dalla televisione, ieri sera ha appreso che la sorella Sabrina era stata fermata per concorso in sequestro di persona e omicidio volontario nell'ambito dell'inchiesta sull'omicidio della cugina, Valentina, la sorella più grande della prima, ha inviato un sms ad alcuni giornalisti che stanno seguendo la vicenda da giorni. "Sabrina è innocente", c'era scritto.

Sarebbe stato il padre Michele a chiamare in causa la figlia più piccola. La stessa Sabrina all'inizio del lungo interrogatorio nella caserma della Compagnia di Manduria che poi si è concluso con il suo fermo, avrebbe telefonato alla famiglia per riferire di non aver incontrato il padre. Quindi non ci sarebbe stato alcun confronto tra i due come si era ipotizzato in un primo momento visto che entrambi erano stati portati nella caserma della Compagnia di Manduria. Ma evidentemente sono stati ascoltati separatamente.

16 ottobre 2010

 

 

 

Sarah: le diverse ipotesi sul "movente intrafamiliare"

Il procuratore della Repubblica di Taranto Franco Sebastio, che stamani ha tenuto una conferenza stampa con il comandante provinciale dei carabinieri colonnello Giovanni Di Blasio, ha parlato di "movente intrafamiliare" per l'omicidio di Sarah Scazzi ma non ha spiegato nel merito di cosa si tratti.

Sono quindi diverse le ipotesi che vengono avanzate, da quella di presunti litigi tra Sabrina e Sarah per le attenzioni di ragazzi a quella che sembra con il tempo prendere consistenza: Sarah potrebbe essere stata uccisa perché non rivelasse le "attenzioni" illecite dello zio, il padre di Sabrina, molestie che se rivelate in pubblico avrebbero potuto avere effetti devastanti sulla famiglia.

Come già detto si tratta solo di congetture e solo con il completamente di tutti gli accertamenti e delle indagini si potrà avere forse una risposta.

16 ottobre 2010

 

 

 

 

 

2010-10-09

Migliaia al funerale di Sarah: "Giovani fragili, abbiatene cura"

Lo stadio di Avetrana colmo di persone. Il feretro con i resti di Sarah Scazzi che entra accolto tra gli applausi. Le parole di un prete: "I giovani non sono vuoti, sono solo fragili. Abbiate più cura di loro".

Il piccolo paese pugliese sconvolto dalla brutale violenza di un uomo sulla sua giovane nipote si è riversato attonito nello stadio comunale. Durante il tragitto sino all'altare la gente ha lanciato fiori bianchi in direzione della bara. Ai piedi dell'altare una foto di Sarah e accanto una corona inviata dal comando provinciale dei carabinieri di Taranto. Presenti anche rappresentanze di studenti delle scuole di Avetrana.

Al termine del rito funebre celebrato dal parroco di Avetrana, Don Dario De Stefano, é salita sul palco, che ha ospitato l'altare, Concetta Ferrano Spagnolo, la madre di Sarah. La donna, che è testimone di Geova, si è seduta accanto al figlio Claudio.

"A te solo signore la giustizia, a noi la vergogna sul volto". Sono le dure parole pronunciate dal parroco. "E' un giorno triste - ha detto - che chiude un tempo di attese, sofferenze, speranze e delusioni. Sarah, la nostra Sarah, ti abbiamo cercato per tanti giorni senza arrenderci. Abbiamo lottato perché volevamo rivederti sorridere, ascoltare i tuoi progetti e desideri, ma tutto questo non si è avverato".

"Non è vero che i giovani sono vuoti, sono solo fragili", ha aggiunto don Dario De Stefano. Il sacerdote ha rivolto un invito ai giovani: "Non abbiate paura a raccontare le vostre difficoltà, le vostre paure a chi vi ama veramente e vi può indicare una strada sicura. Non chiudetevi nella vostra solitudine che può diventare angoscia". E poi l'appello alla folla: "Se il mondo non ritornerà a Dio, non ci potrà essere futuro".

C'era anche Cosima Spagnolo, la moglie di Michele Misseri, tra le prime persone ad essere entrate alla camera ardente di Sara Scazzi ad Avetrana. La zia della giovane uccisa è seduta accanto al padre di Sarah, Giacomo Scazzi.

09 ottobre 2010

 

 

42 giorni tra indagini, ipotesi e piste false

E' durata 42 giorni la ricerca di Sarah Scazzi la studentessa quindicenne di Avetrana scomparsa nel nulla il 26 agosto scorso.

26 agosto - L'ultima traccia di Sarah Scazzi risale alle 14,30 quando chiama al telefonino la cugina Sabrina, in compagnia della quale sarebbe dovuta andare al mare,intanto percorre le poche centinaia di metri che dividono le abitazioni delle due cugine;

27 agosto - All'indomani della denuncia di scomparsa di Sarah da parte dei genitori, cominciano le ricerche dei carabinieri, orientate in tutte le direzioni, facendo conto sopratutto sulle tracce informatiche del telefonino della ragazza.

30 agosto - Le ricerche di Sarah si arricchiscono di appelli anche attraverso Internet ed i social Network, e la madre della ragazza teme un rapimento.

1 settembre - Su alcuni profili pubblicati in rete su Facebook gli investigatori scoprono alcuni messaggi, probabilmente "postati" da Sarah, nei quali la studentessa manifesterebbe l'intenzione di voler fuggire da Avetrana dove si sente oppressa.

5 settembre - Numerose segnalazioni della ragazza, in varie parti d'Italia e persino all'estero, vengono verificate dagli investigatori, intanto il volto della 15enne e' diffuso oltre che su Internet anche su manifesti affissi ovunque e pubblicati anche dai quotidiani.

8 settembre - Al vaglio degli inquirenti sono le deposizioni delle cugine di Sarah, di alcuni parenti ed amici della ragazzina, che nella comitiva era considerata, anche per i suoi 15 anni, la "mascotte" del gruppo.

10 settembre - Gli investigatori, supportati anche dagli specialisti inviati da Roma, interrogano nuovamente i parenti stretti di Sarah, e altri amici della ragazza, per accertare le voci di un litigio con una cugina, per motivi sentimentali.

29 settembre - Michele Misseri, zio di Sarah e padre di Sabrina, la 22enne con la quale Sabrina sarebbe dovuta andare in spiaggia il giorno della scomparsa, trova "casualmente" il telefonino della ragazzina, adagiato sui resti di sterpaglie in un uliveto nelle campagne alla periferia di Avetrana, ed avvisa i carabinieri.

- 6 ottobre - Nel corso di un interrogatorio fiume, Michele Misseri, crolla davanti ai magistrati che lo interrogano al Comando provinciale dei carabinieri, ed ammette le sue responsabilita', indicando il luogo dove ha nascosto il corpo.

- 7 ottobre - Poco prima delle 2, i Vigili del Fuoco recuperano alla luce delle fotoelettriche in pozzo in un podere di Michele Misseri, il corpo di Sarah.

07 ottobre 2010

 

 

 

Sciarelli, scoppia la polemica. "Sbagliata la morte in diretta tv"

"Ieri sera è stato terribile", così Federica Sciarelli, conduttrice di 'Chi l'ha visto', commenta la diretta tv durante la quale la madre di Sarah Scazzi ha avuto le prime notizie della tragica fine della figlia.

"E' stato terribile - ripete - come ho già detto, terribile che la mamma debba aver appreso queste cose dai giornalisti. C'eravamo noi e i giornalisti che la chiamavano al telefono. E per questo ho detto alla madre di Sarah se voleva andare via e ho chiesto all'avvocato di accompagnarla". La prima notizia, spiega la conduttrice era quella del ritrovamento del corpo "e speravamo di dare la contro-notizia, speravamo e invece non è successo. Una cosa terribile. Il problema è che forse se qualcuno degli inquirenti avesse detto alla donna qualcosa... Noi come tutti i giornalisti eravamo lì a cercare di capire cosa fosse successo".

"Chi l'ha visto è da anni, da molto prima di me che si occupa di scomparsi quando non se ne occupava nessuno, noi siamo lì a dare i tutti i particolari e speriamo tutto si svolga al meglio, speriamo in un ritrovamento", così come ieri sera stessa - spiega la conduttrice - è stata data la notizia del ritrovamento dell'imprenditore scomparso a Torino".

"Ieri sera - aggiunge la conduttrice - abbiamo deciso di non interrompere e continuare il collegamento anche perché altrimenti era in programma la trasmissione della Dandini, di satira, e non ci è sembrato il caso dopo quelle notizie". "E' brutto - ripete

ancora Federica Sciarelli - è brutto perché di una ragazzina di 15anni avremmo voluto parlare del suo ritrovamento, salva, invece non è andata così".

La diretta televisiva, però, ha scatenato furiose polemiche. Il direttore di Raitre Paolo Ruffinidifende la scelta fatta ieri sera di proseguire con la diretta di Chi l'ha visto? per seguire gli sviluppi della vicenda di Sara Scazzi. ''Il programma ha cercato di gestire nel modo piu' delicato possibile una vicenda cosi' tragica e devo dire che la conduttrice ci e' riuscita'', e' il parere del direttore.

Ruffini sottolinea il bivio cui si e' trovato davanti ieri sera: ''interrompere il programma e dare la linea a Parla con me, una programma di satira, per giunta registrato e che quindi non avrebbe avuto certamente il tono giusto. Ho preferito tenere aperto il programma fino a che Linea Notte non poteva prendere la linea e sono convinto anche oggi di aver fatto la scelta giusta, sarebbe stata meno consona la prima scelta''. Gia' i giornali di oggi e ora anche vari politici sottolineano che invece il fatto che la madre di Sara Scazzi abbia saputo del ritrovamento del corpo della figlia in diretta da Raitre e' una cosa orribile. ''Non e' stata una cosa

studiata. Noi - ha detto ancora Paolo Ruffini - non abbiamo inseguito questa notizia, noi eravamo in onda con un programma

di servizio dedicato alla ricerca degli scomparsi e stavamo seguendo il caso di Sara. Durante la diretta la madre ha ricevuto la telefonata di un giornalista della carta stampata che le chiedeva del ritrovamento del cadavere e a quel punto lei lo ha chiesto alla Sciarelli che piu' volte si e' preoccupata di farla riaccompagnare a casa''.

Sulla foto sorridente di Sara Scazzi, a mezzanotte, c'era tutta la platea televisiva: una media di 4 milioni 227 mila spettatori su Raitre sulla diretta di Chi l'ha visto?, il 33,25%. Il programma di ricerca degli scomparsi, con una media abituale intorno al 10-11%, ha vissuto ieri una puntata particolare seguendo, fino al tragico epilogo della notizia del ritrovamento del cadavere della ragazzina scomparsa da casa il 26 agosto. Il dettaglio minuto per minuto e' impressionante, dal 9-10% di share via via che andava avanti, le notizie arrivavano e si aveva l'impressione che il caso fosse ad una svolta, il programma ha catalizzato l'attenzione del pubblico tv con un crescendo significativo, mentre la madre di Sara era pietrificata ad ascoltare in diretta le notizie sulla ragazza. Dal 10% dei primi minuti della trasmissione si e' passati al 13, 14 e poi 18 e 20% fino a quando intorno alle 23 la trasmissione ha superato i 4 milioni di spettatori e il 20% e poi il 25%. Dalle 23.30 in poi la diretta di Chi l'ha visto?, che oggi da

alcuni viene contestata come inopportuna, e' stata la trasmissione piu' vista in tv, delle reti ammiraglie e di tutte le altre, superando i 5 milioni con uno share superiore al 30%. Negli ultimi minuti, mentre arrivavano le conferme del ritrovamento del cadavere, quasi il 38% di share e 5 milioni 200 mila spettatori.

07 ottobre 2010

 

 

Chi è il mostro? Intanto diamo la colpa a Facebook

di Cesare Buquicchiotutti gli articoli dell'autore

Chi è il mostro? In mancanza di sospettati diamo la colpa a Facebook. La drammatica storia di Sarah Scazzi ha messo in evidenza, se mai se ne sentisse ancora il bisogno, quanto sia facile e, in alcuni salotti (specialmente televisivi), anche particolarmente à la page dare la colpa dei mali del mondo al diabolico web, al tentacolare Facebook o alle infernali chat su internet.

Spericolati psicanalisti da salotto tv hanno intonato le loro dolenti riflessioni su quanto gli adolescenti siano in pericolo davanti a tali melliflue tecnologie. Eccoli a citare esempi che assomigliano sempre di più a leggende metropolitane, privi come sono di riferimenti statistici e di contesto di realtà. Sarah era stata adescata sui social network, andavano ripetendo.

Con questo non si possono certo sottovalutare i pericoli reali che possono derivare da strumenti innovativi e sfuggenti, che però, rimangono sempre strumenti nelle mani di uomini. Con il bene e con il male che tutto ciò comporta. Ed è ancora più delicato il rapporto tra adolescenti, o addirittura bambini, e nuove tecnologie quando non vi è la mediazione di un genitore o di un educatore.

Ma è proprio la statistica a dirci, e a sottolineare drammaticamente proprio nelle ultime settimane, di quanta violenza sia invece generata ed espressa dentro le famiglie italiane e non solo. Da ultima la vicenda di Sarah.

E anche quando la verità viene svelata, il ruolo del web e di Facebook non smette di essere predominante. Lo zio di Sarah, Michele Misseri, è appena crollato dopo un lungo interrogatorio, ammettendo di aver strangolato la nipote nel giorno della scomparsa e già sul social network appaiono migliaia di messaggi per ricordare la ragazza. Il web diventa il luogo "sociale" dove esprimere sgomento, dove confrontare con gli altri le proprie emozioni: sane o malate, giuste o sbagliate, come tutte le emozioni umane.

Molti, infatti, dedicano un pensiero a Sarah, una preghiera, una canzone. Semplici cittadini e uomini politici ("Sono sinceramente sconvolto dalla vicenda della piccola Sarah. Senza parole" scrive invece sul suo profilo il sindaco di Firenze, Matteo Renzi). Stefania scrive sulla affollata bacheca web "...non ci sono parole... sono sconcertata... era solo una ragazzina... forse se le forze dell'ordine avessero cercato meglio intorno alle campagne dei parenti...". Mentre Alyssa scrive: "Sei morta in un modo bruttissimo, non dovrebbe accadere a nessuno. Per questi bastardi ke stanno in giro non basta stare attenti agli estranei ora anche ai parenti. Cmq addio ora sarai in pace...".

Francesco le rivolge "tutte le nostre preghiere", Miryam la chiama "piccola grande donna..." e le dedica un video di Gianluca Grignani, "PER TE SARAH!!!!!! Destinazione paradiso". Poi c'è Angelo Ultras Taranto che scrive: "Addio Sarah anke noi ultras della tua stessa terra ti rendiamo il nostro più caro saluto ke possano gli angeli accompagnarti in paradiso e sorridere in pace per tutta l'eternità". Sono tanti anche coloro che si lasciano andare inveendo contro lo zio e sfogando i più bassi istinti. Intanto, sul gruppo "Uniti, Per Trovare Sarah Scazzi" gli iscritti sono più di 500mila e i messaggi e le emozioni continuano ad affastellarsi: giusti o sbagliati, sani o malati. Come su tutto il web, come (e più) in tutte le famiglie.

07 ottobre 2010

 

 

 

Silenzi e segreti di quella famiglia

di Salvatore Maria Righitutti gli articoli dell'autore

Abitavano in questa catapecchia a un piano, coi muri pericolanti, le sedie sfondate e i resti di un pavimento color pastello anni cinquanta, il vecchio recinto delle pecore dominato da un grande albero di fichi. "Lu craunaro" abitava qui, su un sentiero di campagna tra i campi, con nove figli e una povertà da tagliare a fette.

Girano brutte voci in paese su Cosimo Misseri, padre di Michele che poi è andato a lavorare in Germania come tanti da queste parti, e quando è tornato si è tirato su la casa dove è stata uccisa Sarah. Dicono che proprio qui, tra questi muri ammuffiti e squassati dalle intemperie, "lu craunaro" abusasse delle figlie , un contadino-pastore, forse padre-padrone, che si arrampicava sulle montagne per scavare carbone, da lì il suo nomignolo. Verità o dicerie, di certo suo figlio è rimasto legato a quel pezzo di terra dove è nato e cresciuto: ha portato il cadavere di Sarah proprio lì vicino, nel pozzo dove da piccolo, insieme ad altri bambini e agli adulti, andava ad attingere l'acqua piovana. Perché questi campi e questi contadini hanno il mare a un tiro di carabina, ma hanno da sempre il problema dell'acqua. La torre piezometrica che si vede all'orizzonte e il canale che doveva servire a questo, sono rimasti fantasmi nella campagna, perché hanno fatto tutto ma si sono dimenticati di fare il contratto di fornitura.

È una storia di dimenticanze, di coincidenze e di assenze, la terribile e triste storia di Sarah che di snaturato, forse, non aveva solo lo zio, a casa nel primo pomeriggio del 26 agosto, lui che non tornava mai dai campi prima delle sette di sera. Sua nonna, Aronza Serrano, aveva cinque figli, quattro femmine e un maschio. Così tanti che ne ha praticamente regalata una alla sorella, Filomena Spagnolo, e al suo consorte Cosimo, invalido e sofferente di reni. Concetta Serrano-Spagnolo, mamma di Sarah, è stata adottata in questo modo un po' patriarcale che talvolta capita ancora di trovare nel mezzogiorno. In segno di riconoscenza, Concetta ha assistito lo zio-padre fino alla fine, accompagnandolo a fare la dialisi e vedendolo morire mentre tutti cercavano la ragazzina. Ha ottenuto in dote la casa di Via Verdi in cui abitava con Sarah, ma era sempre una donna sola con una ragazzina da tirare su. Un'anomalia da queste parti, coi cortili che brulicano prole e nonostante la fuga da Avetrana dei giovani che vanno a studiare e vivere altrove. "chi studia in qualche posto sopra a Bari non torna più", fa un ingegnere coi capelli bianchi.

Concetta era sola da otto anni circa, da quando cioè è tornata da Milano dove viveva con Giacomo Scazzi e Claudio, il primo figlio. Il padre naturale di Sarah che da queste parti faceva l'elettrauto, ma pare si desse anche da fare con altre attività, se è vero che ha qualche precedente per piccoli reati. Niente, probabilmente, di fronte al buco nero che ha inghiottito Sarah e quasi travolto la ex moglie, che l'altra sera ha scoperto la fine della ragazzina davanti alle telecamere di "Chi l'ha visto?". Forse, come dice qualcuno, non siamo noi che guardiamo la tv, ma è il contrario.

08 ottobre 2010

 

 

 

 

il SOLE 24 ORE

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2011-01-03

L'autopsia sul corpo di Yara esclude tracce di violenza sessuale. Prelievo del Dna a 10 persone

articoli di Roberto Galullo e Agnese CodignolaCronologia articolo1 marzo 2011Commenti (4)

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Questo articolo è stato pubblicato il 01 marzo 2011 alle ore 09:24.

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Non ci sarebbero tracce di violenza sessuale sul corpo di Yara Gambirasio. Lo dicono le prime indiscrezioni sulla lunga autopsia condotta sul corpo della ragazzina di Brembate Sopra, iniziata alle 14 di ieri pomeriggio e terminata solo a notte fonda dopo oltre dodici ore di lavoro da parte dell'equipe coordinata dall'anatomopatologa Cristina Cattaneo. Gli esiti sono già stati riferiti al pubblico ministero Letizia Ruggeri. Dal massimo riserbo che li circonda per ora sarebbe appunto emersa solo l'assenza di tracce di violenza sessuale, peraltro già ipotizzata nel corso della prima prima ispezione effettuata al momento del rinvenimento del cadavere.

Il criminologo: Yara uccisa a mezz'ora dal rapimento

Yara Gambirasio uccisa a coltellate, trovata la sim. Il dolore e la rabbia su Facebook

La tragedia di Brembate Sopra in 25 scatti

Una deduzione che derivava dal fatto che la ragazza avesse ancora indosso vestiti e biancheria. Questo fa pensare che il rapitore abbia ucciso Yara prima di riuscire a usarle violenza, forse a causa di una sua reazione. Non si sa invece se sul corpo siano state tracce biologiche dell'omicida, cosa che sarebbero di importanza fondamentale per le indagini. Eventuali elementi che potrebbero far risalire al Dna dell'assassino potrebbero essere messi a confronto con quelli di alcuni pregiudicati per reati di tipo sessuale che vivono nei dintorni. Nei prossimi giorni proseguiranno altri accertamenti, riscontri, analisi e confronti.

Il medico legale si trincera dietro massimo riserbo

L'anatomopatologa forense, Cristina Cattaneo, che ha condotto l'esame autoptico sul corpo di Yara Gambirasio, si è rifiutata di rispondere ad ogni domanda: "Ho il veto assoluto, non posso e non voglio dirvi nulla su questa vicenda, perchè è a rischio anche la credibilità di quello che dirò poi un domani". A dispetto dell'insistenza dei cronisti, la Cattaneo non ha voluto violare il velo di riserbo attorno al quale ha avvolto gli esiti del suo lavoro. "C'è un magistrato competente su questo caso chiedete a lei, è l'unica persona che può dire qualcosa: io non posso dire nulla, perchè, come voi capite, ho un mestiere da difendere".

Ancora curiosi e foto su luogo del ritrovamento

Prosegue intanto senza sosta, a Chignolo d'Isola, il via vai di curiosi e di cittadini della zona sul luogo del ritrovamento dei resti di Yara. Le persone, di tutte le età, arrivano da sole, in compagnia, in bici, in auto, con i bambini in braccio o con il cane, scattano foto con i videofonini e si fanno intervistare proprio sull'esatto punto in cui è stato trovato il cadavere della ragazzina. Nei primi giorni le persone che si avvicinavano deponevano fiori e biglietti mentre ora si limitano a fare foto.

Polemica su ricerche, vertici protezione civile in questura

Non si ferma, nel frattempo, la polemica sulle ricerche effettuate dai volontari che negli ultimi tre mesi hanno cercato Yara e che nonostante le perlustrazioni nel terreno di Chignolo in cui è stato trovato il cadavere non avevano scoperto niente. Una prima verifica delle ispezioni compiute in quella zona con un colloquio in questura, si è scoperto, era stata fatta fin dalle ore successive al ritrovamento, sabato pomeriggio. Un nuovo incontro tra polizia, carabinieri, e i rappresentanti dei volontari della Protezione civile è in corso di svolgimento questa mattina nella questura di Bergamo. C'è chi è arrivato ad adombrare il sospetto che qualcuno a conoscenza dei fatti potesse far parte proprio dei gruppi di volontari e quindi potesse avere rallentato o sviato le ricerche. Ma dalla Protezione civile fanno notare come ogni ricerca venisse decisa e coordinata da polizia e carabinieri, con i volontari che si limitavano ad eseguire le loro indicazioni. Sono comunque nate delle polemiche sul disordine che sarebbe stato trovato nella mappatura delle aree battute. Tutte cose che hanno indignato i membri della Protezione civile, che da ieri pomeriggio hanno deciso di mettersi in silenzio stampa. E nella fiaccolata di ieri sera si sono messi in prima fila, come a sottolineare la loro importanza nella vicenda di Yara.

Consiglio regionale Lombardia osserva oggi un minuto di silenzio

Per commerare Yara, ma anche il tenente degli alpini Massimo Ranzani, ucciso ieri in un attentato in Afghanistan, la seduta del Consiglio regionale della Lombardia si è aperta oggi con un minuto di silenzio. "Vogliamo unirci al dolore della famiglia del tenente Ranzani, con la cui morte sale a 37 il numero dei soldati italiani uccisi in Afghanistan - ha ricordato il presidente dell'assemblea, Davide Boni (Lega Nord) - ma vogliamo anche esprimere la nostra vicinanza alla famiglia di Yara, la cui morte è ingiusta e incomprensibile". Proprio a mamma Maura e papà Fulvio, il presidente Boni ha inviato un telegramma per esprimere il dolore e la commozione dell'intera assemblea lombarda e ha annunciato che spedirà loro alcuni mazzi di fiori che gli sono stati consegnati da parte di alcuni consiglieri bergamaschi.

 

 

Come se non bastasse, a mettere nell'angolo il premier – che invece quel giorno era stato "salvato" proprio dal ministro dell'Istruzione Gelmini – è stato pure il presidente del Senato, Renato Schifani. Ieri la seconda carica dello Stato che si trovava in visita in Abruzzo, è voluto tornare sul tema-scuola. E non a caso. Ed è così che ha cercato di far dimenticare quella scivolata di Silvio Berlusconi. "La scuola svolge una funzione primaria: educa le future classi dirigenti del paese, e a questa va riconosciuta una funzione indispensabile".

Ma è la postilla quella che conta: "Spero – ha detto Schifani – che le polemiche di questi giorni vengano archiviate al più presto, perché tra l'altro vi sono stati dei chiarimenti e controchiarimenti". L'ultimo è il suo.

E' quanto è successo a Bergamo? La domanda è legittima anche perché, come ripete al Sole-24 Ore il questore intervistato, che proprio in questi giorni ha assunto un nuovo e prestigioso incarico, "ad esempio, difficilmente si assiste al tripudio di volontari che sono scesi in campo in questo caso per cercare Yara". Pare di capire, insomma, che i volontari siano più un problema che una risorsa per le questure che, di solito e come è stato in questo caso, sono deputate a fare le ricerche. O attraverso il commissariato o attraverso la squadra mobile.

Senza un perfetto coordinamento si corre il rischio – come è accaduto in questo caso – di inseguire soggetti sbagliati o affidarsi al caso.

Senza un perfetto coordinamento entrano sulla scena più o meno autonomamente decine di soggetti che, a vario titolo, possono produrre risultati utili alle indagini o, paradossalmente, creare danni irreversibili. A Bergamo si è assistito alla discesa in campo della Protezione civile che non è solo a livello nazionale, ma può declinarsi anche a livello regionale, provinciale e comunale. Singole "carte" da giocare, fino a un poker completo di carte che se non viene governato e bene dall'alto, rischia di confondere o sparigliare il mazzo delle ricerche.

Oltre alla Polizia devono (o meglio: dovrebbero) entrare in campo, in perfetta simbiosi, i Carabinieri ma anche, come in questo caso, si accendono i riflettori della stampa, quasi sempre le gelosie e l'autonomia tra i Corpi rendono tutto più complesso. Se si aggiunge che, di volta in volta, possono entrare in azione anche singoli esperti oltre ai corpi di polizia locale (comunali o provinciali), al Corpo forestale (regionale o provinciale) e ai vari reparti specializzati delle Forze dell'ordine (da quelli scientifici a quelli investigativi), si capisce come le ricerche possano diventare una nave senza timoniere.

Quanto è accaduto nella provincia di Bergamo – dove c'è chi giura di aver battuto a tappeto quell'angolo di campagna dove è stato ritrovato il corpo di Yara e c'è chi lascia intendere che la salma è sempre stata lì – rischia di rappresentare l'ennesima macchia di fango sulla divisa di uno Stato che ha mille Corpi e (spesso) zero coordinamento.

 

 

Dna, sangue & c. Dove mirano le indagini dei Ris

di di Agnese CodignolaCronologia articolo1 marzo 2011

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Questo articolo è stato pubblicato il 01 marzo 2011 alle ore 15:26.

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Il corpo di una vittima, e l'ambiente in cui è avvenuto il delitto, parlano. Basta saperli ascoltare. Ecco quali sono le voci più utili e quelle che verranno ascoltate in futuro, secondo anche l'opinione di Luciano Garofano, generale ed ex comandante dei RIS (Reparto Carabinieri Investigazioni) di Parma, oggi consulente, considerato ancora il massimo esperto italiano di crime scene, appena rientrato dal congresso americano di medicina forense.

DNA: la possibilità di stabilire se il DNA trovato su un campione appartiene o meno a una persona ha rivoluzionato la medicina forsense. Il test non è esente da limiti, perché è esatto solo se è possibile studiare 10-15 regioni del DNA , se cioè sono diaponibili almeno 3-4 cellule; in caso il campione sia degradato o misto, l'esame comunque definisce una probabilità (molto alta). Con i sistemi attuali l'analisi richiede dalle 9 alle 24 ore, a seconda che sia o meno necessaria una purificazione del campione. Negli ultimi mesi, tuttavia, sono stati sviluppati test ultrarapidi, che in meno di quattro ore forniscono una risposta, particolarmente utili per confermare i fermi di polizia. L'accelerazione è resa possibile dall'adozione di dispositivi micronizzati (lab on a chip), su un chip. Bastano la saliva raccolta con un tampone nella bocca, pochi reagenti e un leggero riscaldamento. Una variante canadese prevede l'impiego di nanoparticlelle d'oro, anche in questo caso per arrivare a una risposta in poche ore e a temperatura ambiente.

Grazie a una recente applicazione messa a punto da un team europeo l'esame del DNA può inoltre permettere, se il campione è integro, di distinguere il colore dei capelli del proprietario del DNA; l'accuratezza è del 90 per cento in caso di capelli neri, dell'80 se i capelli sono castani o biondi, ed è possibile distinguere tra colori simili quali rosso spento e biondo o le diverse sfumature di biondo. L'esame è possibile grazie all'identificazione di 13 sequenze specifiche per i capelli disposte su 11 geni diversi.

SANGUE: è stato il primo campione biologico utilizzato in medicina forenese, e ha ancora molte cose da dire. Negli ultimi mesi, per esempio, è stata presentata una quantificazione di un sottotipo di DNA legato alla sintesi di linfociti T (il DNA circolare) la cui concentrazione declina con l'età. Per la prima volta si può dunque risalire all'età di chi ha lasciato una traccia di sangue oltreché al sesso, al profilo genetico, all'assunzione di farmaci e droghe o alcol.

IMPRONTE: l'identità, ma anche il consumo di farmaci o droghe, la dieta. Le impronte digitali, tutt'altro che superate, sono ancora oggi fonte inesauribile di informazioni. Un team di ricercatori inglesi ha messo a punto un esame che, tramite la spettrometria di massa (in particolare quella chiamata matrix-assisted laser desorption/ionisation mass spectrometry imaging (MALDI-MSI), permette di capire anche se la persona cui appartiene un'impronta ha toccato sostanze chimiche o cibi specifici o un preservativo, in questo caso in base alla presenza o meno di lubrificante per i casi di supposto abuso sessuale (vedi fig).

Di recente, poi, è stato compiuto un altro significativo passo in avanti: gli esperti della polizia scozzese sono riusciti a definire con precisione le impronte lasciate su un tessuto o su altre superfici, fatto finora spesso impossibile. Si sono serviti di una tecnica messa a punto negli anni settanta ma mai usata per i tessuti, chiamata deposizione di metallo nel vuoto, nella quale vapori di oro e zinco si depositano su superifici anche molto lisce, rilevando l'impronta.

I colleghi dell'Università della Pennsylvania hanno poi dimostrato che lo stesso metodo con altri reagenti permette di capire se l'impronta appartiene a un giovane o a un anziano, a una donna che sta allattando e così via, perché le impronte si modificano anche in funzione delle condizioni di salute o di eventi specifici quali alcune malattie o l'allattamento.

Moltissimo si sta poi facendo per definire l'impronta olfattiva di ciasciuno, che dipende dallo stato di salute, dai cosmetici usati, dal luogo di lavoro. I nasi elettronici stanno dando una grossa mano in questo senso, e la carta di identitià dello human scent potrebbe presto essere di complemento alle indagini.

BIOPSIE VIRTUALI: l'autopsia da film esiste ancora e resta fondamentale e insostiuibile fondamentale, ma accanto ad essa è sempre più frequente l'utilizzo di virtopsie, ossia autopsie virtuali, che si basano su tecnologie quali la TC, nella versione normale o come angio-TC postmortem, che può essere molto utile per capire le cause di una morte improvvisa (provocata, per esempio, da un'aneurisma o da un'anomalia vascolare che abbia causato l'arresto cardiaco). L'esame non è invasivo e fornisce risposte molto accurate. Sistemi basati sulla TC sono anche impiegati per definire con precisione la traiettoria di un proiettile nonché le imperfezioni sempre presenti su di esso così come nella canna. Infine, sempre la TC è ritenuta la tecnica migliore per identificare droga ingoiata dai corrieri (vedi fig) e presente, per esempio, sotto la lingua

DENTI: l'esame dell'arcata dentaria ha ormai raggiunto l'affidabilità di quello del DNA, e non a caso è stato determinante per esempio nel recente processo contro Raniero Busco, accusato di aver ucciso Simonetta Cesaroni. Un team spagnolo lo ha certificato, pubblicando i risultati ottenuti su oltre 3.000 arcate contenute nel database della polizia che dimostrano lo stesso margine di errore previsto per il DNA, e cioè 0,999 in una scala da 0 a 1. L'esame dei denti è complicato dal fatto che la dentatura cambia con l'età e con l'igiene orale, ma i medici legali sono in grado di tenere conto delle possibili variabili e di arrivare a un risultato (vedi fig).

CAPELLI: da diversi anni l'analisi del capello è in grado di fornire informazioni piuttosto dettagliate sul consumo di droghe e farmaci, grazie alla spettrometria di massa.

RICERCA DEL CADAVERE: ciò che ha lasciato perplessi molti e alimentato aspre polemiche, nel caso di Yara Gambirasio, è la mancata scoperta del corpo, con ogni probabilità deposto nel campo dove è stato trovato il giorno stesso della scomparsa. Fino a oggi sono stati utilizzati, per questo tipo di ricerche, cani e radar specifici, ma non sempre essi consentono a una conclusione rapidamente. Ora sono in studio nasi eletronici e sistemi per una diagnosi veloce dei vapori emessi dalla decomposizione del corpo con prelievi nel terreno ed esami dell'aria, e probabilmente presto questo tipo di esame andrà a integrare l'aiuto fornito dai cani.

 

 

 

2011-02-28

Citroen rossa o no nella storia di Yara la risposta più dolorosa è arrivata - Il criminologo: uccisa subito

di Guido De FranceschiCronologia articolo28 febbraio 2011Commenta

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Questo articolo è stato pubblicato il 28 febbraio 2011 alle ore 18:35.

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Yara Gambirasio è una ragazzina di 13 anni. Vive a Brembate di Sopra, meno di ottomila abitanti. È terra di capannoni e di alacrità produttiva orobica. Poco più a nord si allunga la Val Brembana. Verso sud si sviluppa il triangolo dell'Isola Bergamasca. Da Brembate di Sopra in pochi minuti di macchina si arriva a Bergamo. Suppergiù, una decina di chilometri. Yara va a scuola proprio nel capoluogo. Tutte le mattine entra nell'aula della terza media nella scuola Maria Regina delle Orsoline.

Il criminologo: Yara uccisa a mezz'ora dal rapimento. Polemiche sulle indagini

Yara Gambirasio uccisa a coltellate, trovata la sim. Il dolore e la rabbia su Facebook

Alle sei e mezza del pomeriggio di venerdì 26 novembre 2010 fa piuttosto freddo. È gia buio. Yara esce dalla palestra. La Polisportiva comunale di Brembate di Sopra è un posto che la ragazza conosce benissimo. La sua passione è la ginnastica ritmica. Ha già vinto due medaglie d'oro a livello nazionale. Sono vittorie adolescenziali costruite allenandosi giorno per giorno proprio in quella palestra. Yara ha portato in palestra uno stereo, in vista di una gara. Quando è ora di tornare a casa, la ragazza chiude il suo giubbotto nero di Hello Kitty sulla sua maglietta azzurra ed esce. Un elastico rosso le stringe i capelli in una coda di cavallo, una praticità da giovanissima sportiva che non si vergogna di una pettinatura basic e dell'apparecchio ortodontico che le scintilla sui denti ogni volta che sorride. E Yara, racconta chi la conosce, sorride molto spesso.

Mentre percorre i primi passi verso casa, forse si infila nelle orecchie le cuffiette dell'iPod. Qualche minuto prima dal suo telefono cellulare Lg è da poco partito un sms per una sua amica. "Ci vediamo domenica, alla gara". Poco dopo la madre di Yara, Maura, maestra d'asilo le cui origini portano in Salento, chiamerà proprio quel telefono. Sua figlia dovrebbe aver già percorso le poche centinaia di metri che separano il cento polisportivo dalla villetta rossa della famiglia Gambirasio, in via Rampinelli. In quella casa Yara vive con mamma Maura, papà Fulvio, geometra in un'azienda della zona, e tre fratelli. Anche loro, come Yara, portano traccia di un'inclinazione dei genitori verso nomi bislacchi. Keba, la primogenita, ha un paio d'anni più di Yara. I maschi, Gioele e Nathan, sono i piccini di famiglia. Il telefono di Yara però è spento. E tale rimarrà.

La ragazza quel pomeriggio non torna a casa. Alla sera neppure. Neanche di notte. Il suo telefono resta irraggiungibile. Sembra scomparsa nel nulla. Iniziano le ricerche che coinvolgono anche un grande numero di volontari. Un vicino di casa della ragazza, il diciannovenne Enrico Tironi, racconta ai giornalisti di aver visto Yara parlare con due uomini nei pressi di un'auto rossa. Benché gli inquirenti non gli credano un granché, in mancanza di testimoni il giovane diventa un habitué della sala interrogatori. Gli uomini che indagano sulla scomparsa di Yara ascoltano e riascoltato Enrico varie volte. Dettaglio più, dettaglio meno, la sua versione resta la stessa. Due persone e un'auto rossa. Una Citroën rossa.

Le ricerche continuano in un ampio territorio circostante. Non si trovano tracce interessanti. Ci si affida al naso dei cosiddetti "cani molecolari". Joker, un cane di Sant'Umberto, arriva addirittura dalla Svizzera per partecipare alle ricerche. Pare che Oltrechiasso addestrino unità cinofile particolarmente efficienti. Le tracce olfattive conducono con insistenza in un cantiere di Mapello, un paese vicino. Il luogo è analizzato con estrema cura. Non si trova nulla. Intanto una goffa traduzione dall'arabo di un'intercettazione telefonica mette nei guai il cittadino marocchino Mohammed Fikri.

La sera del 4 dicembre, il ventitreenne Mohammed, che lavora nel cantiere di Mapello, è a bordo di una nave che da Genova è diretta a Tangeri. L'inizio della sua vacanza si interrompe bruscamente. Poche ore dopo il giovane è in stato di fermo a Bergamo, gli chiedono di spiegare molte cose. Perché quelle parole al telefono? Perché tanta fretta di imbarcarsi? Si alza subito qualche borbottio contro gli stranieri. Il sindaco di Brembate di Sopra, Diego Locatelli, leghista, smorza con la sua tranquillizzante sobrietà ogni faciloneria xenofoba. In breve, grazie ad ascolti più precisi, si scoprirà che al telefono Mohammed non parlava di omicidi, ma di tutt'altro. E c'è una spiegazione anche per ogni altro sospetto che lo riguarda. Il ragazzo in pochi giorni sarà del tutto scagionato.

Maura e Fulvio, i genitori di Yara, mantengono una riservatezza d'altri tempi che si direbbe pretelevisiva. Si limiteranno a un compostissimo e saltuario appello davanti alle telecamere. I talk show e le trasmissioni pomeridiane devono accontentarsi di riproporre per mesi sempre gli stessi fotogrammi. Di più da Maura e Fulvio non riusciranno mai a strappare. Nemmeno quelle solite tre parole un po' stizzite che anche i più ritrosi finiscono di concedere, anche soltanto per aprirsi un po' più agevolmente una via nel fitto dei microfoni. Maura e Fulvio chiedono soltanto rispetto. Apprezzano molto le manifestazioni di solidarietà, ma soprattutto quelle composte e poco fracassone. Poi chiedono addirittura il silenzio stampa.

Intanto si segue ogni ipotesi. Gli investigatori e le squadre di volontari perlustrano ogni angolo della Bassa Bergamasca. Arriva qualche lettera anonima, qualche segnalazione stravagante. Ma non c'è nessun riscontro. Si ripercorrono le strade già percorse. Si fruga nei campi, intorno ai paesi, nelle zone industriali, nei pochi interstizi sterpagliosi che tra un paese e l'altro l'operosità bergamasca non ha trasformato in terra produttiva. Sono luoghi battuti soltanto da chi fa jogging solitario o porta a spasso il cane. Da qualche coppietta. Da qualche tossico. Di Yara sembra non esserci nessuna traccia, dal momento in cui il suo telefono ha agganciato la cella di Mapello nel tardo pomeriggio del 26 novembre, in quegli stessi minuti in cui la ragazza è scomparsa. Il passare dei mesi e l'assenza di risultati non sembrano fiaccare le ricerche.

Sabato 26 febbraio, un uomo di circa quarant'anni, Massimo, approfitta del fine settimana per usare il suo aeroplano telecomandato. Sceglie come campo di volo uno spiazzo nei pressi di un piccolo polo industriale vicino a Chignolo d'Isola, a una decina di chilometri da Brembate di Sopra. L'aeromodello non funziona come dovrebbe. Massimo lo vede atterrare tra l'erba alta. Non lo vede più. Lo cerca, frugando con gli occhi il terreno arbustoso. Prima di vedere la minifusoliera vede qualcos'altro. Si avvicina. Chiama il 113. Quel qualcos'altro e il corpo di Yara Gambirasio. A prima vista la ragazzina ha ricevuto alcune coltellate. L'autopsia cercherà di aiutare a scoprire altre risposte. Quelle risposte che, in silenzio come sempre, Fulvio e Maura Gambirasio attendono da tre mesi. La prima risposta, quella fondamentale, quella più dolorosa, è già arrivata sabato.

 

 

Il criminologo: Yara uccisa a mezz'ora dal rapimento. Gli investigatori tornano sul campo delle polemiche

Cronologia articolo28 febbraio 2011Commenta

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Questo articolo è stato pubblicato il 28 febbraio 2011 alle ore 16:22.

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Yara Gambirasio "è stata uccisa subito, nel giro di mezz'ora dal rapimento" e il suo corpo "probabilmente è stato sempre lì dove è stato trovato" sabato scorso, in un campo di sterpaglie a 10 chilometri da casa della tredicenne. Ad ucciderla "non è stato un serial killer o un mostro, non mi sembra un omicidio passionale: è un omicidio volontario premeditato di qualche sicario o killer che ha fatto egregiamente il proprio mestiere, peraltro facile. L'hanno uccisa e basta".

Yara Gambirasio uccisa a coltellate, trovata la sim. Il dolore e la rabbia su Facebook

A sostenerlo, all'agenzia TMNews, è il criminologo Francesco Bruno, docente di Psicopatologia forense e criminologia all'università La Sapienza di Roma. "Il corpo aveva tutta l'aria di stare lì da un sacco di tempo - dice Bruno - però è probabile che sia stato fatto in qualche modo ritrovare proprio dai rapitori che l'hanno uccisa. Ci sono state molte iniziative della famiglia in questo senso e non credo alla storia dell'aeroplanino" dell'uomo che ha ritrovato il cadavere, finito proprio in quel campo.

L'autopsia sul cadavere, effettuata a Milano, fornirà di certo altri dettagli su tempi e cause della morte di Yara, ma per il criminologo i primi elementi sullo stato del corpo e sul suo ritrovamento fanno ritenere che "l'azione è stata fatta da persone fredde e lucide. L'hanno uccisa nella prima mezz'ora dal rapimento. Poi può darsi che in una manifestazione di pietà abbiano fatto ritrovare il corpo. Anche l'elemento del coltello è importante - prosegue il criminologo - perchè potrebbe essere stato usato per depistare le indagini. Di solito, ad esempio, il crimine organizzato non uccide una ragazzina, oppure lo fa cercando di far attribuire la colpa ad altri e così è possibile che sia stato usato il coltello in modo depistante. Di sicuro, però, è stato usato per uccidere. La ragazza si è difesa ed è stata accoltellata nella schiena perchè cercava di fuggire".

Bruno mette però sotto accusa i metodi di ricerca: "Per mia esperienza è possibile che in Italia qualcosa che si cerca non si trovi anche se sta a pochi centimetri, perché le ricerche delle persone scomparse vengono fatte senza un metodo, senza una responsabilità adeguata. Non è colpa delle persone, ma del sistema che non è in grado di intervenire. In Italia si va a "Chi l'ha visto?" e non si cerca così una persona scomparsa. Ci vorrebbe una "testa" - conclude - una sala operativa interforze sulle persone scomparse: tutti i paesi hanno strumenti organizzativi più semplici. Tutti tranne noi".

Le polemiche sul campo del ritrovamento

Nel campo vicino alla zona industriale di Chignolo d'Isola (Bergamo) dove sabato pomeriggio è stato trovato il cadavere di Yara Gambirasio, la tredicenne scomparsa il 26 novembre scorso a Brembate Sopra (Bergamo), le ricerche sono state compiute, ma secondo alcune indiscrezioni non in modo particolarmente approfondito. Il particolare emerge dagli accertamenti in corso da parte degli inquirenti che devono capire esattamente chi abbia condotto le ricerche nell'area incolta dove sono stati trovati i resti, in quale data e con quale metodologia. "Non si tratta di gettare la croce su nessuno, sia ben chiaro", dice un investigatore. Ma il particolare è fondamentale per capire se Yara possa essere stata abbandonata lì da tempo o più di recente.

Secondo le risultanze emerse, le ricerche in quel campo furono condotte il 12 dicembre scorso. A condurre le ricerche è stato un gruppo di circa 15 persone che in quella giornata si occupò delle zone di Bonate Sopra (l'area del tiro al piattello), Terno D'Isola (le aree adiacenti il cimitero) e Chignolo D'Isola (la zona di via Bedeschi - quella in cui è stato trovato il cadavere).

Il gruppo delle ricerche, che comprendeva dieci volontari della Protezione Civile, due carabinieri e almeno un'unità cinofila, si sarebbe diviso in due diverse direzioni: una che portava verso un'area di alberi ad alto fusto, alle spalle del campo dove sono stati trovati i resti, e una verso un torrente che scorre parallelo allo sterrato.

Inoltre, la testimonianza raccolta ieri dall'Ansa di un operaio della vicina ditta Rosa & C., che aveva dichiarato di aver partecipato con alcuni colleghi a una ulteriore ricerca spontanea in quel campo, è stata meglio precisata oggi: i dipendenti dell'azienda hanno sì organizzato una ricerca decisa concordemente con il titolare, prima del 12 dicembre, ma in quella occasione si sarebbero recati a cercare nell'area che dai capannoni industriali della fabbrica degrada verso il torrente adiacente. Un'area, quindi, a lato del campo. Non è escluso, poi, che qualche operaio abbia deciso di proseguire fino alla zona in cui sono stati trovati i resti ma il grosso delle ricerche è stato effettuato in un altro posto.

Il prosieguo delle indagini

Nella mattinata di oggi a Chignolo d'Isola i giornalisti e i curiosi che si trovavano sul posto hanno notato un'auto in borghese con a bordo tre uomini, che hanno fatto allontanare tutti dal luogo del ritrovamento per circa un quarto d'ora. Quella stessa auto ha poi iniziato a percorrere molte vie laterali tra il territorio di Chignolo d'Isola e Madone, a non più di dieci chilometri da Brembate di Sopra.

Uno dei poliziotti in borghese, molto probabilmente del Servizio centrale operativo di polizia, utilizzava una telecamera. L'obiettivo della polizia è avere un quadro completo di tutti i punti d'accesso al luogo del ritrovamento, per poi eventualmente verificare quali telecamere, pubbliche o private, possono aver ripreso spostamenti sospetti. Gli inquirenti sono infatti convinti che l'assassino, o gli assassini di Yara, sono arrivati sul posto in auto, o con un furgone, per poi scaricare il corpo straziato della povera ragazzina, o forse per ucciderla lì, sul posto.

La strada per arrivare a quel campo incolto non è solo una. C'è la carreggiata asfaltata della zona industriale di Chignolo d'Isola, via Bedeschi. Poco oltre via Bedeschi, in direzione Ovest, ci sono almeno due stradine sterrate, in mezzo ai campi agricoli e adiacenti un paio di aziende, che permettono poi di raggiungere il campo dove la ragazza è stata ritrovata. Ma la stessa via Bedeschi è divisa in due parti: la porzione che attraversa la zona industriale, dove si sono concentrati gli inquirenti e i giornalisti negli ultimi giorni, e l'altra parte di via Bedeschi che è sul lato opposto del campo in cui è stato trovato il corpo di Yara e raggiunge il centro abitato di Chignolo d'Isola. Anche da lì, tramite una stradina sterrata, si può arrivare in auto al luogo del ritrovamento. Anche questi dettagli e i molteplici punti d'accesso a quel campo, teatro dell'ultimo dramma, non rendono la vita facile agli inquirenti.

Questa sera a Bergamo e Brembate due messe e una fiaccolata

Due messe e una fiaccolata sono in programma questa sera a Bergamo e a Brembate Sopra (Bergamo), per ricordare Yara Gambirasio. Le iniziative, programmate da tempo per mantenere viva l'attenzione e il raccoglimento sulla vicenda della ragazzina scomparsa, sono state confermate anche dopo la notizia della morte. In città, la celebrazione avrà luogo alle 20.30 nella chiesa parrocchiale di Loreto, a poca distanza dalla scuola media delle suore Orsoline, che frequentava Yara. Durante la funzione saranno letti anche alcuni messaggi dei compagni di scuola della tredicenne, che questa mattina sono stati portati in classe e lasciati sul suo banco vuoto, insieme a un mazzo di fiori. Fiaccolata di preghiera e santa messa anche a Brembate Sopra, organizzata dalla parrocchia. Il corteo si snoderà per le vie del paese dalle 20.15, partendo dalla parrocchia, fino alla cappella dei Mortini del Roccolo.

Autopsia a Milano

È iniziata alle 14 all'Istituto di medicina legale di Milano l'autopsia di Yara Gambirasio. Nelle scorse ore sono state numerose le persone che sono andate davanti all'edificio di piazza Gorini e hanno legato dei mazzi di fiori alla cancellata presidiata dalle forze dell'ordine. "Yara, non ti ho conosciuto, ma i nostri cuori battono per te", si legge su un biglietto accluso a uno dei mazzi. L'equipe guidata dalla dottoressa Cristina Cattaneo dovrà chiarire prima di tutto le cause della morte: un primo esame ha evidenziato quattro lesioni alla schiena (di cui due molto profonde), una al collo e una a un polso, che hanno le caratteristiche delle ferite da arma da taglio, ma la loro natura dovrà essere accertata. Si pensa che possano essere state inferte durante una lotta con l'assassino, e questo può far sperare che addosso siano rimaste tracce di Dna dell'omicida. Quindi bisognerà stabilire, dato fondamentale per le indagini, a quando risale la morte e quanto tempo ha trascorso il cadavere nel punto in cui è stato trovato.

"Se fallisce Fli lascio la politica"

Fini ribadisce quindi che non si dimetterà "perché non c'è nessun conflitto", ma assicura che "se il progetto di Fli fallirà lascerò la politica". Poi rimarca che, sulla possibilità che la maggioranza sollevi un conflitto d'attribuzione per il caso Ruby, "Fli farà quello che ha fatto fino ad oggi, nella migliore tradizione della destra italiana". Non ci sarà alcun conflitto istituzionale "tra il mio ruolo di presidente della Camera e il mio ruolo politico", assicura ancora Fini. E aggiunge: "Ogni decisione sarà presa seguendo il regolamento". Infine assicura che Urso e Ronchi resteranno dentro Fli e che non ci saranno altre fuoriuscite. E, a quanti agitano il fantasma di un'alleanza con la sinistra, riserva una chiosa chiarissima. "Chi dice che Fini vuole andare a sinistra è in preda a un'allucinazione. Questa è una bugia messa in giro ad arte dal Pdl un partito che non interpreta più i principi della destra".

 

 

 

 

 

 

Yara Gambirasio uccisa a coltellate, trovata la sim del cellulare. Il dolore e la rabbia su Facebook

Cronologia articolo27 febbraio 2011Commenti (6)

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Questo articolo è stato pubblicato il 26 febbraio 2011 alle ore 17:31.

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Importanti sviluppi nella giornata di domenica sul caso Yara Gambirasio. La ragazza, ritrovato sabato sera in un campo a Ponte San Pietro a una decina di chilometri da Brembate di sopra (Bergamo), è stata colpita dal suo assassino con almeno sei coltellate, alcune delle quali inferte con molta violenza. È quanto emerge in base a fonti qualificate che stanno indagando sulla morte della tredicenne di Brembate. L'esame del cadavere avrebbe evidenziato una ferita alla gola, una al polso e ben quattro alla schiena, una delle quali molto profonda all'altezza dei reni. L'ipotesi è che la ragazza sia stata prima colpita al collo, poi al polso, mentre cercava di difendersi, e infine alla schiena. Yara potrebbe essere stata uccisa nell'immediatezza della sua scomparsa: la stessa sera del 26 novembre, probabilmente, o nelle ore immediatamente successive. Un'ipotesi che avrebbe trovato conferme dal primo esame effettuato sul cadavere dagli uomini della polizia scientifica e dal medico legale: i capelli della tredicenne, infatti, erano ancora legati con lo stesso elastico rosso che indossava la sera in cui è scomparsa.

Non è la sola novità. "Sono state trovate cose importantissime": con queste poche parole il questore di Bergamo Vincenzo Ricciardi riassume l'esito dei rilievi effettuati attorno al corpo di Yara Gambirasio. Si tratterebbe dell'iPod della ragazza e della sim card e la batteria del del cellulare (mentre il telefonino, un Lg nero, non è stato rintracciato). Sul posto sono stati trovati anche diversi effetti personali della ragazza, tra cui le chiavi di casa, che saranno sottoposti ad analisi tecniche e scientifiche alla ricerca di tracce utili per risalire a chi l'ha uccisa.

La cella telefonica

Gli investigatori acquisiranno i dati registrati dalla cella telefonica che copre il campo di Chignolo d'Isola, dove ieri è stato trovato il cadavere della tredicenne. L'accertamento ha uno scopo preciso: individuare tutti i telefoni che si sono agganciati alla cella di Chignolo sia la sera del 26 novembre, giorno della scomparsa di Yara, sia nei giorni immediatamente successivi. Servirà, inoltre, a verificare se tra tutti i telefoni che hanno agganciato la cella di Chignolo d'Isola in quelle ore, ve ne siano uno o più che verso le 18:30 del 26 novembre - giorno della scomparsa - ha agganciato la cella di Brembate che copre la zona dove si trova la palestra da cui Yara è uscita senza più fare ritorno a casa.

Il riconoscimento

Nella mattinata di domenica i genitori Mara e Fulvio hanno effettuato all'istituto di medicina legale di Milano il riconoscimento del cadavere della ragazzina. Al riconoscimento era presente anche l'anatomopatologa Cristina Cattaneo, che già ieri era stata presente al ritrovamento della salma. I genitori non hanno voluto rilasciare dichiarazioni. Sempre all'Istituto di Milano sarà effettuata domani l'autopsia, alla quale parteciperanno anche un genetista e un patologo. Il corpo della ragazzina è in pessime condizioni, in parte mummificato e in parte ridotto a scheletro, forse a causa degli attacchi di qualche piccolo animale. Chi l'ha visto ieri lo ha descritto come disteso sulla schiena con le braccia all'indietro, abbandonato tra le sterpaglie.

Yara identificata dai vestiti e dall'apparecchio ai denti

Yara è stata identificata ieri grazie ai vestiti. Il corpo è infatti in avanzato stato di decomposizione e soltanto i vestiti - identici a quelli che Yara indossava la sera della scomparsa - hanno consentito l'identificazione. Il riconoscimento del corpo di Yara è avvenuto anche grazie al rinvenimento dell'apparecchio per ortodonzia che la giovane aveva. Lo si è appreso da fonte qualificata delle forze dell'ordine. Un particolare questo che, unito all'abbigliamento, ha convinto gli investigatori di trovarsi di fronte al cadavere della ragazzina.

Dolore e rabbia su Facebook e Twitter

Sono tantissimi i messaggi su Facebook al "Gruppo per trovare Yara Gambirasio". La rabbia si alterna al dolore. E tra i molti non mancano quelli disposti a fare una giustizia sommaria. Anche sugli altri social network come Twitter, c'è chi lancia proposte shock: "Dateli a noi, non ci fidiamo più dei giudici".

"Ci siamo noi per vendicarti, troveremo quell'uomo e rimpiangerà tutto", "Trovate l'assassino di Yara e datelo alla comunità, che sapremo cosa farne, perch‚ e facile prenderlo e metterlo in carcere al caldo e con i pasti pronti", "Datelo a noi, non ci fidiamo più della giustizia, gli daranno l'infermità mentale a quella bestia": sono alcuni dei commenti più duri lasciati sulla pagina di Facebook dedicata a Yara Gambirasio, che al momento ospita centinaia di commenti, e si arricchisce di minuto in minuto. Oltre all'affetto verso la piccola ritrovata morta, oggi è la rabbia a orientare i post della comunità del web, che arriva ad invocare una "giustizia del popolo".

"Non ho parole piccola Yara, questi crimini non si devono giudicare in tribunale, perché si sa come vanno a finire! Io sarei per la giustizia del popolo o al limite una pena di morte con sofferenza", "Nel nostro Paese la giustizia è decisamente inesistente, ai colpevoli non verrà fatto nulla". Ancora, su Twitter, in pochi minuti viene ritrasmesso molte volte il post "Povera piccola Yara. Ci vorrebbe la pena di morte, altro che storie!!!".

Ma c'è anche chi ha offeso la memoria di Yara, come riportato dall'associazione Meter. Per questo, il vicepresidente della commissione Antimafia Fabio Granataha "già denunciato alle autorità competenti un gruppo di Facebook che attraverso un link sta oltraggiando la piccola Yara, pubblicizzando il suo nome e il suo volto attraverso una finta locandina cinematografica definendo la ragazzina Zombie". Per Granata, "è un barbaro segnale di cinismo atroce che va represso nel modo più rigoroso e immediato. Ecco l'Italia a cosa si sta riducendo: nessun rispetto neanche per la più triste e atroce delle storie".

Il vescovo: momento oscuro

"Questi non sono gesti frutto del destino, ma frutto dell'uomo. Non vogliamo alimentare alcun tipo di vendetta, ma sappiamo che questo momento è oscuro": questo il commento del vescovo di Bergamo Francesco Beschi all'omicidio di Yara Gambirasio. Intervistato da un'emittente locale a margine di un incontro pubblico, monsignor Beschi (che aveva contattato più volte la famiglia Gambirasio in passato e ha celebrato la Messa di Brembate Sopra a Santo Stefano) ha dichiarato: "Non vogliamo sottrarci al dolore con parole di consolazione che non sono capaci di consolare nessuno, ma vogliamo stare dentro a questo dolore. Yara non l'abbiamo perduta: è diventata segno di una comunità. Sto con la sua famiglia e con il loro dolore. Ho condiviso l'attesa e ora voglio stare vicino a loro non con le parole ma con la preghiera".

Domani fiaccolata a Brembate

In molti stiano portando dei fiori davanti alla casa della famiglia Gambirasio. Al ritorno dall'istituto di medicina legale i genitori avevano trovato una rosa bianca, un orsacchiotto e un peluche. Hanno preso questi due oggetti e li hanno portati in casa, ma poi hanno chiesto ai vigili e ai poliziotti che presidiano l'accesso alla loro strada di invitare chi eventualmente vuole lasciare un fiore o un biglietto a deporli fuori dalla loro strada chiusa.

"Sono molto provati, adesso vorrebbero chiudersi nel loro dolore e elaborare da soli questa disgrazia". Lo ha detto il sindaco di Brembate, Diego Locatelli, che ha sentito il padre e la madre di Yara al ritorno da Milano. "Per loro quel momento - ha detto ancora il sindaco - è stato davvero pesante, ma tutto il paese è rimasto colpito da questa disgrazia". Locatelli ha aggiunto che ancora non è stato deciso il lutto cittadino. "Dobbiamo vedere come sono i tempi dopo l'autopsia di domani - ha spiegato -, poi decideremo cosa fare".

Domani sera si svolgerà una fiaccolata che era già stata organizzata qualche giorno fa, prima ancora del ritrovamento del corpo della 13enne. Secondo il programma, il corteo partirà alle 20:15 dalla chiesa parrocchiale per arrivare alla Santella dei Mortini del Roccolo, storico punto di riferimento per il paese nei casi di calamità. Qui sarà celebrata una Messa. Preghiere per Yara si sono svolte oggi in molte chiese della provincia di Bergamo.

Cadavere trovato da un passante con il cane

Secondo quanto si apprende, la zona, non distante da alcuni capannoni industriali, sarebbe stata battuta nei mesi scorsi dalle squadre di soccorso e non si esclude quindi che il corpo sia stato portato sul luogo del ritrovamento in tempi più recenti. A trovarlo una persona che passava nella zona. A trovare il corpo è stato un abitante della zona che stava portando il cane a passeggio.

 

 

Il paese senza Grande fratello. Il silenzio di Brembate Sopra, fra immigrati, aziende e parrocchia

di Nino CiravegnaCronologia articolo14 dicembre 2010

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Questo articolo è stato pubblicato il 14 dicembre 2010 alle ore 07:52.

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La geografia non è scienza statica, fatti e misfatti ne cambiano i riferimenti, quarant'anni fa spiegavano che Brembate di Sopra si trova a 11 chilometri da Sotto il Monte, con la cascina natale del Papa buono, Giovanni XXIII. In piena Tangentopoli assicuravano di essere a soli cinque chilometri da Curno, dove abitava il castigatore di Mani pulite, Antonio Di Pietro. Fino a qualche mese fa si vantavano di stare a due passi, 7,5 km per la precisione, da Pontida, famosa per le adunate della Lega nord che dettano l'agenda politica nazionale.

Da fine novembre Brembàt Sura, in lingua bergamasca, è entrato, suo malgrado, nel circo mediatico per la scomparsa di Yara Gambirasio, la tredicenne acqua e sapone appassionata di ginnastica ritmica scomparsa senza lasciare traccia. Ora sono gli altri paesi a calcolare i chilometri che li separano da questo piccolo centro delle Prealpi Orobiche.

A Brembate di Sopra il circo mediatico per il momento non ha provocato la catastrofe morbosa creata ad Avetrana - il paesino pugliese dove è stata uccisa Sarah Scazzi - grazie all'estremo riserbo della famiglia Gambirasio, mai una comparsata in tv, le telecamere evitate con grande dignita. Un dolore non sbandierato, la casa è stata protetta fin da subito da un cordone di polizia locale, la popolazione ha fatto quadrato contro gli intrusi, una riservatezza che sconfina in un'omertà che si può definire virtuosa. Apparire sul piccolo schermo per rispondere a domande "insulse", così le ha definite il parroco don Corinno Scotti, non è cosa da bergamaschi.

I volantini che segnalano la scomparsa di Yara, "chi ha notizie utili contatti subito il 112", sono visibili ma discreti, li trovi appesi in tutte le vetrine, tra viaggi alle Maldive o caffè macinato in offerta, si vedono anche al mercato del venerdì mattina, 50 bancarelle a due passi dalla via sbarrata di casa Gambirasio e dall'oratorio San Giovanni Bosco che prepara al cenone di Capodanno, 45 euro per gli adulti, 25 per i giovani, la vita continua, sono già aperte le iscrizioni, al costo di 530 euro, alla giornata mondiale dei giovani, in programma dal 16 al 23 agosto 2011 a Madrid.

Unica stonatura la reazione verbalmente e graffitariamente violenta contro i marocchini subito dopo l'arresto dell'operaio Mohammed Fikri, rilasciato nel giro di poche ore. Gli immigrati ci sono, sono tanti, ufficialmente ne risultano poco meno di 500, quelli irregolari si calcolano moltiplicando per 4-5 volte, dall'Ucraina arrivano le badanti impegnate in quello che la Caritas locale definisce welfare invisibile, quasi 1.500 brembatesi hanno più di 65 anni, i marocchini (il gruppo più numeroso della provincia) sono in fabbrica o nel piccolo commercio, più in basso, nella piana, gli indiani lavorano nelle campagne. Sono tanti, forse arrivati troppo in fretta, servono, ma resta, a Brembate di Sopra come altrove, il rapporto traballante tra la tradizionale accoglienza lombarda e la rigidità di un paesino orobico dove alle ultime elezioni la Lega ha raccolto il 45% dei voti, il doppio del Pdl, gli avanzi lasciati agli altri partiti.

Il caso Yara colpisce pesantemente, la provincia di Bergamo è poco avvezza a fatti gravi anche se è ai primi posti in Italia nel rapporto tra reati e numero di abitanti, la classifica della Qualità della vita (pubblicata sul Sole-24 Ore del Lunedì il 6 dicembre) penalizza pesantemente la provincia proprio per la sicurezza, con 1.171 furti in casa, 259 rapine e 14 tentati omicidi nel 2009. L'attesa snervante per Yara è qualcosa di più angosciante, non si è mai preparati a fatti del genere.

La vita continua, forse con con meno chiacchiere tra gente abituata di suo a parlare poco, ruvida senza eccedere, il brembatese che ha fatto più carriera è Giulio Terzi di Sant'Agata, ex maestro di bon ton diplomatico in qualità di responsabile del cerimoniale della Farnesina, attuale ambasciatore italiano a Washington, in questi giorni ha telefonato, assicurano, per informarsi sugli ultimi avvenimenti.

Brembate di Sopra ha 7.700 abitanti, mille in più rispetto al 2001, con un reddito medio dichiarato di 14.500 euro, tra i primi venti della ricca provincia di Bergamo, il doppio abbondante, per fare un paragone improprio, a quanto dichiarato nel paese pugliese di Sarah Scazzi, quasi 1.500 in più rispetto a un altro paese a benessere diffuso di cui si è parlato recentemente, Caldogno, il centro vicentino più colpito dall'alluvione del 1° novembre.

La ricchezza arriva da lontano, l'industrializzazione di Brembate di Sopra è cominciata a fine 800 con l'arrivo del gruppo tessile svizzero Legler, che voleva sfruttare la forza delle acque del Brembo e del vicino fiume Adda. Qualche anno fa la famiglia svizzera ha alzato bandiera bianca, impossibile difendersi dalla concorrenza cinese. Gli storici stabilimenti sono vuoti, alcuni sono stati ristrutturati, da un anno i padri Giuseppini hanno aperto una scuola professionale che ha legami con artigiani e piccole imprese.

Accanto, Bergamo formazione, aziende speciale della Camera di commercio, ha aperto un incubatore di nuove imprese, ogni anno vengono selezionate da 15 a 20 idee imprenditoriali, spiega Giovanni Fucini, responsabile dell'iniziativa: "Diamo agli aspiranti imprenditori uffici, servizi, tecnologie e formazione. Li aiutiamo a fare un business plan, a strutturarsi professionalmente, a trovare clienti e partner. Il bilancio è più che positivo, su 90 imprese costituite finora solo 3-4 si sono arrese. Stanno arrivando anche start up dell'università, i settori più gettonati sono turismo, green economy e servizi".

La Legler si è fermata, ma la crescita del manifatturiero è proseguita a tappe forzate. A Brembàt Sura negli anni 70 un appassionato delle due ruote, Lander Nocchi, si è inventato un nuovo business, utilizzando policarbonati innovativi per produrre caschi da motociclisti, fascia alta, utilizzati dai principali campioni internazionali, l'export arriva in 70 paesi, il fatturato del gruppo è di poco meno di 60 milioni di euro, i dipendenti 360. La crisi delle moto è pesante, la concorrenza cinese cresce anche nei caschi, ma Nolan continua a investire, vuole accorpare i tre stabilimenti della zona, qualche mese fa ha rinnovato con i sindacati l'accordo sui premi di risultato.

Brembate di Sopra è zona ricca. ha subìto meno la crisi globale perché spazia in più settori industriali, dalla metalmeccanica alla plastica, dal legno all'abbigliamento. All'Associazione industriali di Bergamo la definiscono area strutturalmente forte e sana, con un'alta propensione all'export. Nomi conosciuti dal grande pubblico o aziende specializzate, c'è l'impianto della Gildemeister italiana, 280 dipendenti dopo che 40 sono andati in mobilità volontaria, che fa parte del colosso tedesco della robotica, c'è la Bremboflex, specializzata in raccorderie metalliche, la Polynt, del gruppo Ducati, che produce plastiche speciali per il settore automotive, a quattro chilometri c'è lo stabilimento di N&W, il colosso dei sistemi della distribuzione di bevande che una settimana fa ha chiuso lo stabilimento danese per concentrare in zona le attività, da mille posti di lavoro si passerà a 1.200. Zona ricca, imprenditorialità diffusa, il 40% delle linee telefoniche ricade nell'area business, le imprese operative, segnala la Camera di commercio, sono 599 - quasi una ogni dieci abitanti, lattanti compresi - tra queste anche la Soprano, una piccola impresa specializzata in batterie e tamburi, con export in Canada e Australia.

Il paese di Yara è alla confluenza di due valli che economicamente sono molto distanti, la Val Seriana, crollata con l'industria tessile, la Valle Imagna, specializzata nelle lavorazioni del legno, milioni di Pinocchietti sono usciti da quelle zone impervie, ma la Cina si è impossessata anche del burattino di Collodi, l'industria del legno è andata in tilt, la crisi globale ha dato colpi feroci.

La disoccupazione in provincia è salita al 4-4,5%, praticamente la metà di quella nazionale, nell'Isola bergamasca, così si chiama la zona di Brembàt Sura, è ancora più bassa. Non va tutto bene, ovviamente, la crisi ha portato cassa integrazione e mobilità, fallimenti e chiusure, la Valbrem, della media Val Brembana è l'ultima di una serie, rischia di abbassare le saracinesche a fine anno. Una situazione nuova, come ammette Ferdinando Uliano, segretario provinciale della Fim-Cisl: "Fino a pochi anni fa i nostri iscritti in caso di chiusura ci dicevano: fateci avere un incentivo all'uscita, ci pensiamo noi a trovare un altro posto. Ora invece è diventato tutto più difficile, quasi impossibile". Il caso più eclatante si conclude in questi giorni, manca solo il referendum tra i lavoratori, riguarda la chiusura dello stabilimento Indesit con 430 addetti. È stato firmato un accordo innovativo, l'azienda si è impegnata a ricollocare gli addetti, concederà da 11 a 15mila euro per ogni assunzione dei suoi ex dipendenti, un contributo di 6mila euro a ogni lavoratore, integrazioni per i prepensionamenti.

Sui siti di viaggi non trovi alberghi a Brembate di Sopra, solo qualche piccolo agriturismo, il paese non ha piatti particolari e neanche vini del posto, in compenso ti imbatti in cose che non ti aspetteresti di vedere in un paese delle Prealpi Orobiche. Come l'osservatorio del Sole, 70mila visitatori l'anno per scrutare il cielo con il quarto telescopio rifrattore d'Italia e un planetario che trasmette il sistema stellare in 3D, l'obiettivo è la divulgazione scientifica dell'astronomia. Soprattutto trovi strutture pubbliche che fanno invidia a molti comuni limitrofi. La residenza sanitaria degli anziani ha ricevuto numerosi riconoscimenti di qualità a livello regionale, può permettersi di far pagare solo 1.400 euro al mese (un centinaio in più per i malati di Alzheimer), o una ventina di euro al giorno per il centro diurno, perché, dicono al comune, "non abbiamo manager o dirigenti strapagati", sono in corso lavori per costruire un reparto per malati terminali, i posti disponibili passeranno da 220 a 280. La raccolta differenziata è arrivata al 61%, sta per essere ultimato un impianto di teleriscaldamento che renderà autonome tutte le strutture comunali e gli edifici di una nuova piazza, funzionerà a metano, ma i motori sono convertibili, più avanti sarà possibile sperimentare olio vegetale o altre fonti rinnovabili.

È in dirittura d'arrivo un nuovo teatro, 820 posti, tutte le scuole sono state ristrutturate e ammodernate. Il problema maggiore? Il traffico, sulle ampie strade della periferia e sulle strette vie del centro si scaricano ogni giorno 25-30mila auto a camion che dalle valli si riversano a Bergamo, una situazione soffocante, a detta di tutti. E dai paesi vicini arrivano anche per fare sport, Brembate di Sopra fa scuola, in questo. Ai centri sportivi ci sono 14mila iscritti, il doppio degli abitanti di Brembàt Sura, la piscina ha 750 appassionati ogni giorno, il calcio femminile milita in serie A2, il grande Palasport sarà presto affiancato da una galleria del vento per l'atletica agonistica, in più di mille si cimentano nei vari corsi di ballo classico o latino americano, 835 atleti fanno attività agonistica, come la campionessa Yara. Brembate di Sopra è uno dei migliori vivai delle società Atletica Bergamo 59, qui è nata sportivamente Federica Curiazzi, 17 anni, tra le migliori promesse mondiali della marcia. Pochi anni più di Yara, che non mancava un allenamento fino a quel maledetto 26 novembre, quando è scomparsa, proprio uscendo dalla palestra.

 

 

 

 

 

 

 

2010-12-25

I genitori di Yara: ridateci nostra figlia

Cronologia articolo28 dicembre 2010

Questo articolo è stato pubblicato il 28 dicembre 2010 alle ore 10:43.

"Ridateci nostra figlia": lo hanno detto i genitori di Yara in un appello alla stampa, a distanza di 32 giorni dalla scomparsa della ragazza da Brembate Sopra (Bg) "Noi imploriamo la pietà di quelle persone che trattengono Yara - hanno detto Fulvio e Maura Gambirasio, tenendosi per mano - chiediamo loro di rispolverare nella loro coscienza un sentimento d'amore; e dopo averla guardata negli occhi gli aprano quella porta o quel cancello che la separa dalla sua libertà".

Parlano di "cammino di speranza" mamma e papà Gambirasio perchè, spiegano: "noi crediamo, siamo convinti, come le forze dell'ordine, che Yara sia viva. "Noi vi preghiamo - hanno detto commossi i genitori di Yara nell'ex colonia elioterapica, fino a qualche giorno fa tempo base delle ricerche - ridateci nostra figlia, aiutateci a ricomporre il puzzle della nostra quotidianità, aiutateci a ricostruire la nostra normalita".

"Non meritiamo di proseguire la nostra vita senza il sorriso di Yara", è scritto ancora nell'appello. "Noi siamo una famiglia semplice, siamo un nucleo di persone che ha basato la propria unità sull'amore, sul rispetto, sulla sincerità e sulla solarità del nostro quieto vivere. Da un mese - prosegue l'appello - ci stiamo ponendo innumerevoli domande sul chi, il che cosa, il come, il quando e il perchè ci sta accadendo tutto ciò. Noi non cerchiamo risposte, noi non chiediamo di sapere, noi non ci assilliamo per capire, noi non vogliamo puntare il dito verso qualcuno, noi desideriamo solo, immensamente, che nostra figlia faccia ritorno nel suo mondo nel suo paese, nella sua casa, nelle braccia dei suoi cari".

 

 

 

 

2010-11-13

I legali della famiglia Scazzi contro Sabrina: su di lei indizi solidi e gravi

Cronologia articolo13 novembre 2010

Questo articolo è stato pubblicato il 13 novembre 2010 alle ore 10:00.

Sabrina Misseri resta in carcere per la morte della cugina, Sarah Scazzi. Lo ha deciso il tribunale del Riesame di Taranto sul ricorso presentato dai legali della giovane per chiederne la scarcerazione. Secondo i giudici tarantini sono giustificate le esigenze di custodia cautelare in carcere per la cugina di Sarah Scazzi che é accusata di omicidio insieme al padre Michele Misseri.

Nel dispositivo di ordinanza, con cui il Tribunale del Riesame ha rigettato la richiesta di scarcerazione di Sabrina Misseri, viene anche ordinata la trasmissione al Procuratore della Repubblica di Taranto delle "note critiche sulla relazione tecnica di autopsia sul cadavere di Sarah Scazzi", la perizia di sei pagine stilata dal medico legale consulente della difesa di Sabrina, Enrico Risso. Nel documento, prima di esprimere i suoi giudizi sui risultati della perizia chiesta dalla Procura al professore Luigi Strada, Risso critica aspramente sia la Procura che lo stesso Strada per non avere consentito alla difesa "di esercitare i propri diritti costituzionalmente e processualmente garantiti". Il collegio difensivo di Sabrina ha quindi preso visione della consulenza medico-legale disposta dalla Procura soltanto durante l'udienza al tribunale del Riesame ed ha avuto poche ore a disposizione per depositare la propria controperizia. La cosa, a detta di Risso, risulta particolarmente grave in quanto l'istanza dei legali Russo e Velletri di accedere ai reperti autoptici ed al materiale fotografico era stata accolta. Per questo motivo, nella perizia, Risso era stato particolarmente duro e il Tribunale del riesame ha ora trasmesso gli atti chiedendo, in pratica, l'apertura di un procedimento.

Il punto certo, su cui si trovano d'accordo i periti è che Sarah è morta in 2-3 minuti, dopo avere perso coscienza in 8-12 secondi per la forte pressione esercitata sul suo collo. Ma che l'arma del delitto sia una cintura, come sostiene il professore Luigi Strada, il perito incaricato dalla Procura di Taranto, non può essere una certezza per il medico legale Enrico Risso, consulente di parte della difesa di Sabrina Misseri.

Il corpo di Sarah è rimasto troppo tempo immerso nell'acqua, la cute si è distaccata e quindi, scrive Risso nella sua controperizia, "il livello di degradazione raggiunto dai tessuti non può far escludere altri oggetti, come ad esempio una corda (più liscia, di largo impiego nei più svariati ambiti lavorativi)". Impossibile è anche "individuare il genere (maschile o femminile) dell'aggressore e la forza esercitata sulla vittima per produrne la morte".

Per Enrico Risso, infine, nella perizia di Strada sono totalmente ignorate le cicatrici sul braccio di Michele Misseri, perché viene accettata la giustificazione che ne dà il contadino, che se le sarebbe procurate urtando delle canne a becco di flauto. "E' opportuno ricordare - scrive Risso nella sua relazione - che nei casi di strangolamento con tentativo di stupro (posto in essere o no) sono tipiche le unghiature causate dalla vittima che tenta di divincolarsi dalla stretta mortale al collo".

Rompe la consegna del silenzio Concetta Serrano Spagnolo, la mamma di Sarah Scazzi che commenta la decisione del tribunale del Riesame di lasciare in carcere la nipote: "Se Sabrina ha ucciso è colpevole. I giudici hanno preso atto dei gravi indizi e mi sembra giusto. Se è colpevole è giusto che rimanga dentro".

"Altri tre giudici si sono convinti di un quadro indiziario solido e grave nei confronti di Sabrina e questi sono fatti", hanno dichiarato gli avvocati Walter Biscotti e Nicodemo Gentile, legali della famiglia di Sarah Scazzi. "Proseguendo con i fatti - aggiungono i legali - aspettiamo l'incidente probatorio di Michele Misseri, dove saremo presenti perchè non dimentichiamo che se è pur vero che lui ha fatto trovare il corpo e piano piano sta raccontando la verità, ci sono alcune zone d'ombra che meritano di essere approfondite. In particolare - concludono gli avvocati - ci riferiamo a quel abbiamo parcheggiato e l'hanno trascinata riferiti da

Misseri".

 

 

 

2010-10-24

Valentina Misseri incontra il padre in carcere e difende Sabrina: mia sorella è innocente

Cronologia articolo24 ottobre 2010

Questo articolo è stato pubblicato il 24 ottobre 2010 alle ore 15:35.

"La colpa è anche vostra se è andata in carcere". "Mia sorella è innocente". "Andate via tutti, non vi sopportiamo più, non avete mai aiutato mia sorella, l'avete rovinata pure voi". E ancora: "Sabrina è innocente! Questa è la cosa più importante! Mio padre ha ucciso Sarah e ora sta uccidendo la figlia".

Valentina Misseri non ha mai smesso di sostenere e difendere la sorella Sabrina, coimputata insieme al padre Michele dell'omicidio di Sarah Scazzi. Eppure venerdì scorso - secondo quanto sostiene l'avvocato Daniele Galoppa intervenuto durante la trasmissione di Rai Uno "L'arena" – Valentina e Michele si sareberro incontrati per la prima volta in carcere dopo l'arresto.

Sullo sfondo ci sarebbero divergenze sulla gestione "legale" della vicenda. Galoppa ha sostenuto che Valentina avrebbe suggerito al padre di revocargli il mandato (Galoppa è l'avvocato d'ufficio) e di nominare un nuovo legale di fiducia. Nei giorni scorsi gli avvocati di Sabrina Misseri avevano polemizzato con il legale sostenendo che sarebbe stato proprio lui a spingere Michele Misseri a cambiare versione dei fatti e accusare anche la figlia Sabrina.

"Smentisco categoricamente che Valentina Misseri abbia mai parlato con il padre di questioni legate al cambio di legale" è la replica di Vito Russo, l'avvocato che insieme alla moglie Emilia Velletri difende Sabrina Misseri: Valentina in carcere ha incontrato il padre solo ed esclusivamente per portargli un cambio e non per parlare di altro".

Viaggio nel paese di Sarah. Un paese normale. Prima che si accendesse il Grande fratello dell'orrore (dal nostro inviato Nino Ciravegna)

 

 

 

 

2010-10-21

Madre e sorella a casa dopo la visita a Sabrina in carcere. Lunedì a Roma le indagini tecniche

Cronologia articolo20 ottobre 2010

Questo articolo è stato pubblicato il 20 ottobre 2010 alle ore 16:24.

Le circostanze dell'omicidio di Sarah Scazzi non sono ancora chiare e sospetti e indiscrezioni continuano a rincorrersi. Fra le più recenti, quella per la quale Sarah sarebbe stata uccisa in casa degli zii e non nel loro garage. In serata la Procura di Taranto ha diffuso una nota con la quale si cerca di mettere un freno a queste voci: "Con riferimento a notizie riferite da alcuni organi di stampa - è scritto nella nota - riportanti presunte dichiarazioni concernenti le indagini in corso per l'omicidio di Sarah Scazzi, questo ufficio smentisce categoricamente la ipotetica riconducibilità delle stesse a questa Procura e, più in generale, agli organi inquirenti". "Le indagini in corso - conclude la nota - proseguono nella rigorosa osservanza della linea di doveroso riserbo adottata fin dall'inizio delle stesse".

Questo pomeriggio Cosima Serrano, madre di Sabrina Misseri, e la sorella di quest'ultima, Valentina, sono rientrate a casa dopo la visita alla casa circondariale di Taranto dove Sabrina è detenuta da venerdì scorso con le accuse di sequestro di persona e concorso in omicidio ai danni della cugina Sarah Scazzi, la quindicenne uccisa ad Avetrana.

Cosima e Valentina sono arrivate a bordo della stessa auto di famiglia sulla quale si erano allontanate questa mattina. Le due donne sono entrate in casa senza rispondere alle domande dei giornalisti che le attendevano. Subito dopo l'auto, una station wagon grigia, condotta dal fratello di Cosima, Giuseppe, e con a bordo l'altra sorella Emma è ripartita. La visita in carcere è durata poco più di un'ora. Cosima e Valentina pare abbiano potuto incontrare la loro congiunta su autorizzazione del magistrato.

L'amica. "Io e Sabrina siamo cresciute insieme, abitiamo una di fronte all'altra da quando avevo 6/7 anni. Frequentavo sia Sabrina che Sara, perchè dove c'era Sabrina c'era Sara. Sabrina non è mai stata gelosa di nessuno e nel modo più assoluto di sua cugina". Lo ha raccontato a Mattino Cinque, intervistata da Federica Panicucci, Liala, amica e vicina di casa di Sabrina Misseri e amica di Sarah Scazzi. "Mi dissocio dalla descrizione televisiva del carattere di Sabrina. Sabrina - ha detto Liala - è una ragazza semplice, aperta, pulita, lavoratrice, non eccentrica, molto timida, che si scoraggia molto facilmente e che non si sente all'altezza e per questo motivo la prendevamo in giro. Non sembra neanche lei per la tenacia con cui adesso si difende. Era legatissima alla famiglia, alla strada e alla casa in cui viveva, era molto legata alle origini e soprattutto era legata a suo padre che era la prima persona della sua vita. Sono attualmente incredula rispetto alle accuse mosse contro Sabrina e contro tutta la famiglia".

 

 

 

Secondo gli inquirenti la moglie di Misseri sapeva. Sabrina urla: sono innocente

Cronologia articolo19 ottobre 2010Commenti (6)

Questo articolo è stato pubblicato il 19 ottobre 2010 alle ore 14:19.

Cosima Serrano sapeva quello che suo marito Michele Misseri e sua figlia Sabrina avevano fatto a Sara. Gli inquirenti e gli investigatori che indagano sull'omicidio della quindicenne sono sempre più convinti, dopo l'interrogatorio di ieri durato circa tre ore, che la donna sia in qualche modo coinvolta e abbia avuto un ruolo nell'intera vicenda. Quantomeno quello di coprire il marito e la figlia.

Secondo quanto si apprende da fonti qualificate, al momento, però, Cosima non è indagata. Allo stato degli accertamenti svolti, spiegano infatti le fonti, non sarebbero ancora emersi elementi che possano far ipotizzare un suo coinvolgimento, superiore al favoreggiamento, che in ambito familiare non è punibile.

Cosima, mamma di Sabrina Misseri, questa mattina si è recata insieme alla figlia Valentina e alla sorella Emma a far visita alla ragazza rinchiusa da venerdì sera nel carcere di Taranto. Le due non si sono potute vedere perché Sabrina è in isolamento, e le comunicazioni avvengono tramite avvocato. La madre è sempre convinta che Sabrina non ha fatto nulla, mentre la ragazza le ha mandato a chiedere "è vero che gli innocenti escono dal carcere?"

La donna ha portato alcuni vestiti ed effetti personali a Sabrina che aspetta con trepidazione la decisione del Gip Martino Rosati prevista per domani, circa la conferma della misura cautelare in carcere. Sabrina Misseri è indagata per concorso in omicidio volontario e sequestro di persona assieme al padre Michele Misseri, reo confesso dell'omicidio della nipotina quindicenne Sarah Scazzi.

Attraverso le sbarre della cella Sabrina ha urlato la sua innocenza: ha gridato che vuole uscire e accusa il padre di essere un bugiardo. La ragazza a tratti piange, si affaccia, attraverso le sbarre, alla finestra della cella e urla: "Sono innocente, vi prego aiutatemi".

 

2010-10-16

Il pm, Sarah è stata uccisa da zio e cugina. Per la madre della vittima Sabrina è una seconda Franzoni

Cronologia articolo16 ottobre 2010

Questo articolo è stato pubblicato il 16 ottobre 2010 alle ore 12:30.

Per il procuratore della Repubblica di Taranto, Franco Sebastio, l'indagine è chiusa e il movente dell'omicidio di Sarah Scazzi è da ricercare nell'ambito familiare. Secondo lo stesso magistrato non ci sono altre ipotesi al momento per quanto riguarda il motivo per cui Sabrina e il padre hanno deciso di eliminare Sarah. Gli inquirenti hanno fatto capire che probabilmente sono state le avances sessuali su Sarah il vero motivo della sua eliminazione. Proprio per questo è le due cugine avrebbero litigato la sera prima.

Di qui l'accusa di sequestro di persona e concorso in omicidio è stata attribuita a Sabrina per il suo ruolo attivo (avrebbe collaborato col padre a trascinarla in cantina e l'avrebbe mantenuta ferma mentre il papà la strangolava con la corda) che ha avuto nella sparizione e uccisione di Sarah.

La procura della Repubblica ha "immediatamente avviato la procedura per chiedere al giudice delle indagini preliminari l'eventuale convalida del fermo di Sabrina Misseri e l'incidente probatorio" che consentirà di sentire insieme i due indagati e "cristallizzare definitivamente" le loro dichiarazioni.

Il legale di Sabrina: "È una montatura"

L'avvocato Vito Russo, legale difensore di Sabrina Misseri, davanti all'abitazione della famiglia Misseri ha detto: "Sabrina è innocente. Come si fa a credere a una persona che cambia quattro volte la sua versione dei fatti. Non escludo - ha aggiunto ancora l'avvocato - che tutto questo possa essere una strategia della difesa di Michele Misseri perché, come ben sapete, se uno collabora con la giustizia ha uno sconto di pena".

"Per quanto mi riguarda - ha proseguito legale - non ho dubbi sull'innocenza di Sabrina e per questo motivo ho richiesto l'incidente probatorio nei confronti della mia assistita, e proprio per questo se fossi convinto della sua colpevolezza non avrei chiesto la cristallizzazione delle sue dichiarazioni". Questa mattina - ha detto ancora Vito Russo - sono stato in carcere a visitare Sabrina che non fa altro che piangere ed è anche demoralizzata.

Per la mamma di Sarah Sabrina è colpevole

"L'ho avuta accanto tutti questi giorni. Ha ripetuto le stesse cose come leggendo un copione. Sarà la seconda Franzoni perché negherà sempre". Lo ha detto la mamma di Sara Scazzi, Concetta, al giornalista di "Chi l'ha visto" Maurizio Amici, l'unico che stamani è riuscito a parlare, senza telecamere

La ricostruzione dei fatti

La giornata di ieri ha definitivamente dato la svolta alle indagini sull'uccisione della quindicenne. La giornata era cominciata all'alba per gli inquirenti e gli investigatori che insieme ai Ris di Roma si erano presentati in casa di Michele Misseri ispezionando il garage e, nello stesso tempo, sottoponendo il reo confesso a un nuovo interrogatorio, nel corso del quale lo stesso Misseri avrebbe coinvolto la figlia Sabrina. Subito dopo gli inquirenti si sono portati nei luoghi in cui Misseri avrebbe prima abusato del corpo della giovane da morta e, successivamente, nel posto dove ha bruciato i vestiti. In questo luogo, a circa cento metri da dove l'uomo aveva sepolto il corpo di Sarah sono stati rinvenuti dei resti di cenere tra cui alcuni pezzi di magnete, che lasciano supporre appartenessero alle cuffie di Sarah.

Subito dopo l'uomo è stato trasferito presso la caserma dei carabinieri di Manduria dove ha fatto altre dichiarazioni, e successivamente è stato ricondotto in carcere. A questo punto entra in scena la figlia Sabrina che nel corso dell'interrogatorio a cui è stata sottoposta come persona indagata ha respinto tutte le accuse, non chiarendo però, ma soprattutto non convincendo i magistrati che, al termine dell'interrogatorio, ne hanno disposto il fermo con la pesante accusa di sequesto di persona e concorso in omicidio volontario.

Sabrina ascoltata dai carabinieri. È indagata per l'occultamento del cadavere

Le impronte sul cellulare di Sarah Scazzi al vaglio del Ris. La mamma: non voglio vedere mia sorella

L'omicidio di Sarah. Spunta il giallo delle cuffiette

Stadio di Avetrana gremito per i funerali di Sarah Scazzi

Sarah, il dolore della madre in diretta tv. I dubbi della stampa estera

 

 

 

Sabrina è in carcere. È indagata per concorso in omicidio

Cronologia articolo15 ottobre 2010

Questo articolo è stato pubblicato il 15 ottobre 2010 alle ore 12:08.

Dopo oltre sei ore di interrogatorio nella caserma dei carabinieri di Manduria, Sabrina Misseri, la cugina di Sarah Scazzi, la quindicenne di Avetrana trovata morta in una cisterna poco lontano dal paese, è stata sottoposta "a fermo perchè gravemente indiziata di sequestro di persona e omicidio volontario in concorso".

Secondo le indiscrezioni filtrate finora, la cugina di Sarah non avrebbe ammesso alcuna responsabilità e il suo fermo sarebbe stato deciso solo dopo l'ultima versione dei fatti fornita dal padre, Michele Misseri, reo confesso dell'omicidio.

In particolare, secondo un'ipotesi di ricostruzione dei fatti, ma si tratta solamente di indiscrezioni, Sabrina avrebbe attirato, in quella giornata di agosto, Sarah, con la quale doveva recarsi al mare, nel garage dove è stato compiuto l'omicidio, tenendola ferma mentre il padre Michele la strangolava. Sabrina avrebbe anche aiutato il padre a nascondere il corpo della cugina. Le prime ammissioni dell'uomo sul coinvolgimento della figlia Sabrina hanno portato a nuovi interrogatori, prima del padre e poi della stessa Sabrina.

Alle 11 presso i carabinieri di Taranto è prevista la conferenza stampa per esporre i motivi che hanno portato al fermo di Sabrina Misseri.

Le perquisizioni e i sospetti sulla cugina

Ieri i carabinieri hanno perquisito il garage dell'abitazione di Michele Misseri, dove Sarah Scazzi è stata uccisa il 26 agosto scorso. Gli investigatori cercavano riscontri a quanto raccontato dallo zio della 15enne, il quale ha confessato di averla strangolata con una cordicella proprio nel locale sottostante la sua abitazione. Nel garage, che non è mai stato posto sotto sequestro, oltre ai militari e agli esperti della "scientifica", erano presenti Misseri e il sostitito procuratore di Taranto, Mariano Buccoliero. Ai giornalisti che più volte hanno rilevato l'anomalia gli investigatori hanno sempre detto che il mancato sequestro era dovuto a ragioni investigative.

 

 

Le impronte sul cellulare di Sarah Scazzi al vaglio del Ris. La mamma: non voglio vedere mia sorella

Cronologia articolo14 ottobre 2010Commenti (8)

Questo articolo è stato pubblicato il 14 ottobre 2010 alle ore 13:42.

I carabinieri del Reparto investigazioni scientifiche (Ris) hanno trovato tracce di impronte digitali di diverso tipo sul cellulare di Sara Scazzi. Lo si è appreso da fonti investigative. Il telefonino della 15enne di Avetrana, uccisa dallo zio reo confesso Michele Misseri il 26 agosto scorso, venne consegnato ai carabinieri dallo stesso omicida, privo di batteria il 29 settembre.

L'uomo disse, per depistare gli investigatori, di averlo trovato casualmente vicino a rami e foglie secche bruciate in un podere in cui aveva lavorato la sera prima. Gli inquirenti stanno cercando di capire se nell'omicidio della 15enne sia coinvolto anche un complice. Intanto, per la prima volta dal giorno del suo arresto, Michele Misseri ha detto di essersi pentito "mentre quel pomeriggio, dopo aver sepolto nel pozzo il corpo di Sarah, mi sono messo a bruciare i vestiti".

Misseri, che ha reso ampia confessione agli investigatori, ha raccontato di aver successivamente abusato del corpo della nipote prima di farlo sparire in fondo ad un pozzo, dove lui stesso 42 giorni dopo lo ha fatto ritrovare: ora è rinchiuso in una cella di isolamento del carcere di Taranto. Ma ancora, nonostante siano trascorsi 8 giorni dal ritrovamento del corpo di Sarah, ancora un velo di mistero insiste su questa vicenda.

Gli specialisti dell'Arma dei carabinieri, intanto, stanno analizzando diversi numeri di cellulare che in qualche modo hanno potuto avere a che fare con questa storia. I cellulari esaminati dai militari del colonnello Giovanni Di Blasio, sono quelli di Sabrina (cugina di Sarah), di Ivano (un giovane che sarebbe stato inutilmente cercato da Sabrina il 26 agosto), del padre di Sabrina (lo zio Michele) e di Mariangela (un'amica).

Da questi telefonini sono partiti una serie di sms il pomeriggio del 26 agosto, ma questi sms risultano cancellati dagli apparecchi, il lavoro dei carabinieri è quindi più complesso. Dalla ricostruzione degli sms si potrebbero, ad esempio conoscere gli spostamenti di Sabrina e del padre, che ha confessato l'assassino. Una cosa al momento pare certa, che i due quel pomeriggio, almeno fino alle 16,30 non fossero nella stessa zona, stando a quanto si rileva dalle celle telefoniche.

Concetta Serrano Spagnolo, la madre di Sarah Scazzi, mercoledì per la prima volta dopo il ritrovamento del cadavere della figlia ha parlato, spiegando che al momento non se la sente di tornare ad avere rapporti con la famiglia del cognato Michele Misseri, l'uomo che ha confessato il delitto. "Il vocabolario - ha detto la donna - non ha parole per definire l'assassino di mia figlia". Quindi dopo la visita di venerdì scorso, quando Concetta andò a casa Misseri per abbracciare la sorella e dirle che sapeva bene che loro non c'entravano nulla, c'è stato un allontanamento vistoso: "Non conviene in questo momento continuare ad avere rapporti con loro".

Oggi pomeriggio Sarah sarà tumulata alle 16 nel cimitero di Avetrana. L'amministrazione comunale a tempo di record è riuscita a costruire una cappella monumentale che raccoglierà i resti della povera ragazza.

 

 

L'omicidio di Sarah: spunta il giallo delle cuffiette

Cronologia articolo11 ottobre 2010Commenti (1)

Questo articolo è stato pubblicato il 11 ottobre 2010 alle ore 22:45.

A due giorni dal funerale di Sarah Scazzi, la ragazzina di Avetrana uccisa dallo zio, MIchele Misseri, restano ancora tanti i buchi neri dell'inchiesta. E una parte importante delle indagini ruota attorno al telefonino di Sarah scomparsa di casa il 26 agosto scorso e ritrovata, cinque giorni fa, morta nelle campagne ai confini con la provincia di Lecce. L'unica cosa certa è che il telefonino è rimasto in possesso o nella disponibilità di Michele Misseri per trentaquattro giorni.

All'inizio si era pensato che la sim del cellulare fosse stata asportata dall'apparecchio. Successivamente, invece, gli inquirenti hanno confermato che all'atto del ritrovamento del telefono la scheda telefonica era inserita al suo posto.

Il mistero della cuffia. Un altro dubbio, però, arriva ora dagli atti dell'inchiesta. I giorni successivi alla scomparsa tutti hanno descritto Sarah come una ragazza che amava la vita , soprattutto, a cui piaceva ascoltare continuamente la musica, tanto da avere caricato sul suo cellulare centinaia di canzoni in formato mp3. Per ascoltarle, Sarah usava una cuffia, così come confermato dalla madre anche il giorno della scomparsa. "Prima di uscire di casa aveva le cuffiette nell'orecchio", aveva detto la madre. Ma della cuffia del telefono di Sarah nelle testimonianze di Michele Misseri, nella cantina della sua abitazione, nella Seat Marbella usata per trasportare il cadavere di Sarah, nel casolare davanti cui si è consumata la violenza e nei luoghi dove sono stati bruciati i vestiti e il cellulare e vicino al pozzo dove è stato ritrovato il cadavere, delle cuffiette non c'è nessuna traccia.

La battaglia attorno alla perizia psichiatrica. Stamattina è stata anche depositata la richiesta di perizia psichiatrica da parte del legale di Michele Misseri, Daniele Galoppa, motivata, tra l'altro, dalle tre versioni "contraddittorie, assolutamente illogiche e poco credibili", fornite dallo zio omicida e dallo strupro commesso dopo l'uccisione, segno di "un evidente stato patologico mentale". Ma alla perizia pschiatrica si oppongono gli avvocati della famiglia Scazzi, che si batteranno affinché Misseri non venga considerato incapace di intendere e di volere nel momento in cui ha ucciso Sarah.

Le contraddizioni del delitto. Una dei nodi su cui insiste la difesa è sulla dinamica del delitto. A pagina 4 del verbale di interrogatorio del 7 ottobre, Michele Misseri spiega che Sarah è scesa di propria iniziativa nel garage in cui lui si trovava alle 14.25-14.30 del 26 agosto, il giorno della scomparsa e del delitto. "Lei l'ha chiamata?", gli chiedono i pm. E lui risponde: "No, è scesa da sola". Sul perchè la ragazza l'ha raggiunto, Misseri non lo sa spiegare: "È scesa e ha detto: zio!". Pm: "Per salutarti?" Misseri: "Per salutarmi, penso, penso di sì". Pm: "Beh? E quando ha detto 'ziò, lei che cosa le ha risposto? Vieni Sarah?". Misseri: "No, non ho risposto niente (...). Poi non so quello che mi è successo, Sarah si è girata di spalle (...) forse stava guardando, si è girata, e io ho preso un pezzo di corda e l'ho attorcigliata al collo". Sara non ha avuto la forza di gridare. L'uomo dice di aver stretto la morsa per 5-6 minuti, "troppo tempo" per la difesa. E mentre stringeva la corda, il cellulare della nipote squillava. Poi Sara è crollata sul pavimento.

Versioni contrastanti. Secondo la difesa, l'assenza del movente dell'omicidio fornita in questo interrogatorio dallo zio, contrasta con le altre due versioni fornite successivamente dall'indagato. Quella resa, poche ore dopo, in presenza del medico legale Luigi Strada, al quale l'arrestato ha detto che Sara, pochi istanti prima del delitto, lo aveva "toccato ai fianchi con le mani". E quella resa il giorno dopo al giudice che ha convalidato il fermo, dinanzi al quale Misseri ha cambiato ancora versione: non ha più detto che la nipote gli aveva toccato i fianchi, ma ha rivelato di aver palpeggiato la ragazzina e, subito dopo, di averla strangolata. Ha inoltre aggiunto che qualche giorno prima dell'omicidio aveva molestato Sara nella cucina di casa sua.

 

 

2010-10-14

Le impronte sul cellulare di Sarah Scazzi al vaglio del Ris. La mamma: non voglio vedere mia sorella

Cronologia articolo14 ottobre 2010Commenti (2)

Questo articolo è stato pubblicato il 14 ottobre 2010 alle ore 13:42.

I carabinieri del Reparto investigazioni scientifiche (Ris) hanno trovato tracce di impronte digitali di diverso tipo sul cellulare di Sara Scazzi. Lo si è appreso da fonti investigative. Il telefonino della 15enne di Avetrana, uccisa dallo zio reo confesso Michele Misseri il 26 agosto scorso, venne consegnato ai carabinieri dallo stesso omicida, privo di batteria il 29 settembre.

L'uomo disse, per depistare gli investigatori, di averlo trovato casualmente vicino a rami e foglie secche bruciate in un podere in cui aveva lavorato la sera prima. Gli inquirenti stanno cercando di capire se nell'omicidio della 15enne sia coinvolto anche un complice. Intanto, per la prima volta dal giorno del suo arresto, Michele Misseri ha detto di essersi pentito "mentre quel pomeriggio, dopo aver sepolto nel pozzo il corpo di Sarah, mi sono messo a bruciare i vestiti".

Misseri, che ha reso ampia confessione agli investigatori, ha raccontato di aver successivamente abusato del corpo della nipote prima di farlo sparire in fondo ad un pozzo, dove lui stesso 42 giorni dopo lo ha fatto ritrovare: ora è rinchiuso in una cella di isolamento del carcere di Taranto. Ma ancora, nonostante siano trascorsi 8 giorni dal ritrovamento del corpo di Sarah, ancora un velo di mistero insiste su questa vicenda.

Gli specialisti dell'Arma dei carabinieri, intanto, stanno analizzando diversi numeri di cellulare che in qualche modo hanno potuto avere a che fare con questa storia. I cellulari esaminati dai militari del colonnello Giovanni Di Blasio, sono quelli di Sabrina (cugina di Sarah), di Ivano (un giovane che sarebbe stato inutilmente cercato da Sabrina il 26 agosto), del padre di Sabrina (lo zio Michele) e di Mariangela (un'amica).

Da questi telefonini sono partiti una serie di sms il pomeriggio del 26 agosto, ma questi sms risultano cancellati dagli apparecchi, il lavoro dei carabinieri è quindi più complesso. Dalla ricostruzione degli sms si potrebbero, ad esempio conoscere gli spostamenti di Sabrina e del padre, che ha confessato l'assassino. Una cosa al momento pare certa, che i due quel pomeriggio, almeno fino alle 16,30 non fossero nella stessa zona, stando a quanto si rileva dalle celle telefoniche.

Concetta Serrano Spagnolo, la madre di Sarah Scazzi, mercoledì per la prima volta dopo il ritrovamento del cadavere della figlia ha parlato, spiegando che al momento non se la sente di tornare ad avere rapporti con la famiglia del cognato Michele Misseri, l'uomo che ha confessato il delitto. "Il vocabolario - ha detto la donna - non ha parole per definire l'assassino di mia figlia". Quindi dopo la visita di venerdì scorso, quando Concetta andò a casa Misseri per abbracciare la sorella e dirle che sapeva bene che loro non c'entravano nulla, c'è stato un allontanamento vistoso: "Non conviene in questo momento continuare ad avere rapporti con loro".

Oggi pomeriggio Sarah sarà tumulata alle 16 nel cimitero di Avetrana. L'amministrazione comunale a tempo di record è riuscita a costruire una cappella monumentale che raccoglierà i resti della povera ragazza.

 

 

2010-10-09

Stadio di Avetrana gremito per i funerali di Sarah Scazzi, la madre resta a casa

Cronologia articolo9 ottobre 2010

Questo articolo è stato pubblicato il 08 ottobre 2010 alle ore 19:36.

Praticamente tutta Avetrana e tantissima gente proveniente dai comuni limitrofi, ha riempito il piccolo campo sportivo comunale del paese tarantino, dove sta cominciando la cerimonia funebre religiosa per Sarah Scazzi. La bara bianca, portata a spalla dagli uomini della Protezione Civile, è stata sistemata davanti all'altare. Nel campo di gioco sono state allestite oltre duemila sedie, ma tantissima gente è in piedi e l'unica gradinata coperta dello stadio, è gremita. Davanti alla bara siedono il padre ed il fratello di Sarah ed i familiari più stretti.

"Questo è un giorno triste per tutti noi - ha detto il sindaco di Avetrana intervenendo in chiesa durante i funerali - abbiamo sperato per 42 lunghissimi giorni che tu Sarah ti fossi volontariamente allontanata da noi, così come avevi manifestato nel tuo diario. E volesse Iddio che tanto fosse avvenuto".

La mamma di Sarah Scazzi, Concetta Serrano Spagnolo, è rimasta a casa e non assisterà al funerale che sarà celebrato tra pochi minuti nel campo sportivo di Avetrana. In mattinata nella camera ardente si è presentata Cosima Spagnolo, moglie di Michele Misseri, l'uomo che ha confessato di avere ucciso Sarah Scazzi. La donna è entrata nella sala insieme al figlio Claudio salvo poi lasciarla all'ingresso di Concetta Serrano Spagnolo nella camera ardente.

"Non c'è odio da parte di Concetta e dei suoi familiari nei confronti della sorella e delle nipoti e cugine di Sarah. Il responsabile è lo zio", ha detto l'avvocato Walter Biscotti, legale della famiglia della ragazza.

Il difensore di Michele Misseri, l'omicida della nipote Sara Scazzi, ha intanto fatto sapere che depositerà lunedì prossimo la richiesta di perizia psichiatrica per l'omicida al gip del Tribunale di Taranto perchè venga accolta in sede di incidente probatorio. Lo ha riferito lo stesso legale l'avvocato Daniele Galoppa, parlando con i giornalisti. Il legale ha anche respinto le voci secondo cui in questi giorni avrebbe ricevuto minacce. "Non mi è giunta nessuna minaccia - ha detto - e ritengo che non ne arriveranno. Io lavoro al fianco degli inquirenti per trovare tutta la verità. Il mio posto non è ad Avetrana, è qui dove svolgo la mia attività".

Intanto, Michele Misseri è detenuto in isolamento nel carcere di Taranto. Il suo fermo è stato convalidato dal Gip, anche se non c'è ancora chiarezza su alcuni aspetti dell'omicidio. "Ritengo che il mio assistito sia credibile quando parla della fasi successive all'omicidio", ha detto l'avvocato Daniele Galoppa, difensore di Michele Misseri. "Le grosse incongruenze - ha aggiunto all'uscita dal carcere dove si è tenuta l'udienza di convalida del fermo di pg di Misseri - si hanno soprattutto quando parla del momento in cui ha commesso l'omicidio. Oggi ha detto anche in qualche circostanza di non ricordare".

Col giudice per le indagini preliminari del tribunale di Taranto, Misseri ha ammesso di aver strangolato la nipotina dopo che questa aveva respinto una sua avance. L'ammissione, secondo l'avvocato Galoppa, è stata fatta per la prima volta dinanzi al gip, mentre in precedenza Misseri aveva detto di aver ucciso colpito da un raptus. Tra le righe dell'ordinanza del gip traspare però il dubbio che lo zio reo confesso possa essere stato aiutato da qualcuno. Stupisce per esempio il fatto che nessun familiare abbia sentito o visto nulla nella scena del delitto, che era il garage di casa.

Nell'udienza di convalida la procura ha contestato a Michele Misseri anche il reato di vilipendio di cadavere. La contestazione sarebbe legata allo stupro che l'uomo ha raccontato agli inquirenti di aver compiuto dopo che aveva già ucciso la nipote, strangolandola. Gli altri reati contestati sono omicidio volontario, sequestro di persona e occultamento di cadavere. Il reato di vilipendio di cadavere si riferisce anche al denudamento del corpo che l'uomo ha compiuto quando lo ha portato in campagna per nasconderlo.

 

 

 

Sarah, il dolore della madre in diretta tv. I dubbi della stampa estera

di Elysa FazzinoCronologia articolo8 ottobre 2010Commenti (7)

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Questo articolo è stato pubblicato il 08 ottobre 2010 alle ore 14:38.

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La storia è sulla prima pagina del sito web del Daily Mail. "Madre apprende che la figlia scomparsa è morta durante intervista in diretta tv… e il cognato confessa l’omicidio". La foto è di Sarah Scazzi, la quindicenne pugliese strangolata e violentata dallo zio, ma la protagonista ora è la madre, Concetta Serrano, "sconvolta" sotto le telecamere di "Chi l’ha Visto". Un fatto insolito anche per il tabloid britannico, che vive di scandali e tragedie.

"La stavano filmando per la tv italiana mentre faceva appello perché la aiutassero a trovare la figlia quando le è stata data la straziante notizia".

La madre "è apparsa visibilmente scioccata", ha mormorato "mio cognato è innocente"e "non ci posso credere". "Era seduta nel soggiorno dello zio di Sarah, Michele Messeri, quando la polizia le ha detto della confessione".

"Le agenzie di stampa italiane – racconta il Daily Mail – hanno dato la notizia della confessione allo stesso tempo di Chi L’Ha Visto", il programma della Rai che indaga sulle persone scomparse. "Dopo che il reporter tv ha informato la signora Serrano della morte della figlia, chi faceva il programma ha continuato a filmarla, nonostante fosse chiaramente sotto shock". È "solo dopo parecchi minuti" che le hanno chiesto se voleva che le riprese cessassero, al che lei ha risposto "E’ meglio".

La decisione di informare la signora Serrano della morte della figlia mentre era in tv "è stata fortemente criticata da molti telespettatori", scrive il Daily Mail, che ricorda uno dei commenti dei telespettatori: "Se siete esseri umani con un minimo di cuore, non potete fare qualcosa di simile". Il giornale aggiunge che Paolo Ruffini ha difeso il modo in cui è stata data la notizia: "Il programma ha cercato di gestire una faccenda molto tragica nel modo più delicato possibile e devo dire che la presentatrice ci è riuscita".

L’angoscia della madre è in primo piano anche nei lanci dell’agenzia Associated Press, ripresa su vari siti Usa, dal Chicago Tribune, al Washington Post al San Francisco Chronicle. Il caso fa notizia anche negli Stati Uniti.

"Mentre gran parte della nazione guardava la tv", scrive l’Ap, cercarono di chiamare al telefonino lo zio, che da ore era sotto interrogatorio insieme alla moglie. Messeri non rispose. "A un certo punto qualcuno telefonò alla madre, che impallidì". E lei chiese alla reporter dello show tv se la notizia era vera.

L’Ap riferisce quanto ha detto Federica Sciarelli: "A quel punto le abbiamo detto: Signora forse è meglio che vada a casa". E la madre ha annuito: "Ok, andiamo", col viso tirato mentre lasciava la stanza.

 

 

L'autopsia conferma la confessione dello zio: Sara è stata prima strangolata, poi violentata

Cronologia articolo7 ottobre 2010Commenti (23)

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Questo articolo è stato pubblicato il 07 ottobre 2010 alle ore 08:44.

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Si è conclusa intorno alle 18 l'autopsia sul corpo di Sarah Scazzi, la giovane uccisa dallo zio lo scorso 26 agosto. Il professor Luigi Strada, direttore dell'istituto di medicina legale dell'Università degli Studi di Bari, spiega: "È trascorso troppo tempo da quando Sarah è stata uccisa e gettata nel pozzo. Per questo motivo ho fatto dei prelievi nella vagina e dei tamponi per chiarire l'aspetto della violenza sessuale. Per quanto riguarda il resto, confermo quanto uscito dagli investigatori, ovvero che sul collo della ragazza abbiamo trovato dei segni di strangolamento".

Ad una precisa domanda su come si presentava il corpo della ragazza lo stesso medico legale ha detto: "Come un corpo che è stato in fondo ad un pozzo pieno d'acqua per 42 giorni". Lo stesso medico legale si è riservato di presentare la sua relazione entro sessanta giorni da oggi.

Il corpo di Sarah Scazzi, la quindicenne di Avetrana scomparsa il 26 agosto scorso, è stato gettato in un pozzo pieno d'acqua in un podere dello stesso zio, a due chilometri dal paese. Le operazioni di recupero sono ancora in corso, poiché il cadavere sarebbe coperto da pietre.

Micheli Misseri, 54 anni, ha confessato nella tarda serata di ieri dopo molte ore di interrogatorio nella caserma dei carabinieri del comando provinciale di Taranto. Era stato convocato in mattinata con la moglie, Cosima Spagnolo, e la figlia maggiore, Valentina, sorella di Sabrina, la cugina con la quale Sarah aveva appuntamento il giorno della sua scomparsa per andare al mare. Ma alla fine madre e figlia sono state riaccompagnate a casa, mentre Misseri è crollato sotto le domande degli inquirenti.

Era stato lui, il 29 settembre, a consegnare ai carabinieri il cellulare di Sarah, privo di batteria e di scheda sim, dicendo di averlo trovato in un podere nel quale aveva lavorato per conto terzi. Voleva depistare gli investigatori, ma qualcosa è andato storto. E dopo 42 giorni è finita nel modo più tragico anche l'angoscia della famiglia Scazzi. Ieri sera la mamma di Sara, Concetta Spagnolo, che era in collegamento diretto con la trasmissione di Rai3 'Chi l'ha visto?', quando ha capito che la figlia era morta ha preferito abbandonare i riflettori. La conduttrice Federica Sciarelli ha definito "terribili" quei momenti.

La confessione raccapricciante

"L'ho strangolata con una cordicella mentre era di spalle e ho abusato di lei dopo che era già morta": è la rivelazione agghiacciante che ha fatto agli investigatori Misseri. Sempre secondo le dichiarazioni dell'uomo, la ragazza sarebbe stata strangolata nel garage di casa sua. Prima di occultare il cadavere gettandolo in un pozzo, Misseri l'ha denudato e ha successivamente bruciato i vestiti.

Sarah è scomparsa in 12 minuti

È racchiusa in 12 minuti la vicenda della scomparsa della quindicenne si hanno notizie certe fino alle 14.30, quando Sara esce da casa per raggiungere l'abitazione della cugina, Sabrina Misseri, di 22 anni, che l'aspetta per andare al mare. La ricostruzione dei fatti è stata confermata dai riscontri ottenuti dai militari attraverso i tabulati e le celle telefoniche.

Sara esce da casa alle 14.30. Poichè non ha credito sul cellulare, com'è sua consuetudine fa uno squillo convenzionale sul telefonino della cugina per dirle che sta arrivando. Da via Verdi (vico secondo), dove abita Sara, a via Grazia Deledda, dove vive Sabrina Misseri, di 22 anni, occorre camminare per 600 metri. Bisogna percorrere alcune strade, che sono deserte per la calura estiva, alla periferia della città.

Dopo aver ricevuto lo squillo alle 14.30, Sabrina alle 14.35 viene raggiunta sotto casa sua dall'amica Mariangela che guida l'auto con la quale le tre ragazze devono raggiungere il mare, il Villaggio Aurora che si trova sulla strada per la vicina San Pietro in Bevagna. Sabrina vede che Sara non arriva e chiede all'amica se l'ha incontrata per strada. "Non ho visto nessuno", le risponde Mariangela. Sabrina si preoccupa subito perchè Sara solitamente impiega cinque minuti per arrivare a casa sua. Afferra il cellulare e chiama la cuginetta. Il telefono squilla per cinque-sei volte, poi la chiamata viene respinta e scatta la segreteria telefonica. Sabrina non si dà per vinta. Ricompone il numero ma questa volta il cellulare di Sara è spento. Sono le 14.42.

 

 

 

 

 

 

L'OSSERVATORE ROMANO

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2010-09-24

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